home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 15:10

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Marzo - Aprile/2011 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Le rivolte sotto casa
di Carlotta Rodorigo

E’ in atto un esodo biblico verso l’isola di Lampedusa. Una deliziosa isola italiana che vive, più che altro, di turismo e per questo, conosciuta in molte parti del mondo.
Un esodo iniziato quando si è instaurata una rivolta partita dall’Egitto, Tunisia, Libia e non ancora finita.
Ma i paesi europei hanno capito nel modo giusto quanto sta accadendo?
La rivolta iniziata il 15 febbraio in Libia giunta a Tripoli per defenestrare Gheddafi ha procurato un massacro di dimostranti e il riacutizzarsi di una guerra civile che sembra non aver tregua.
E Gheddafi è ancora li rinunciando alla fuga come aveva fatto il presidente tunisino e il presidente egiziano che avevano vissuto in tempi stretti la stessa rivoluzione, che minaccia ora Marocco, Algeria, Giordania e Yemen.
E’ un modo che si sta rivoltando alla politica attuale senza arrivare a scegliere una guida sicura, non avendo apparentemente una leadership.
Non abbiamo una vera informazione, noi dell’unione europea, per valutare i risultati di questa rivoluzione nel campo economico, del terrorismo islamico e immigrazione, che potrebbero travolgerci con decisioni di nuove guide di cui non conosciamo gli scopi primari. L’Italia viene rifornita dalla Libia per il 20 per cento di petrolio e il 10 per cento di gas e guarda con preoccupazione l’evolversi degli avvenimenti senza trovare una risoluzione individuale, anche perché costretta a seguire le direttive dell’Ue che ha meno interessi con la Libia.
Quello che interessa di questa rivoluzione in atto di 200 milioni di individui giovani, è l’idea che potrebbe portare ad una vera democrazia con conseguente benessere.
Per ora attendiamo i risultati concreti che seguiranno gli slogan inneggianti alla cacciata di Gheddafi ma che non ci comunicano i successori che saranno i nuovi leader.
La situazione si regge sui comitati popolari rivoluzionari contro il regime ancora in cattedra, mentre dall’esterno non si può avere il potere d’intervenire. Intanto continuano le stragi quotidiane, le emigrazioni di massa, mentre le forze armate locali ubbidiscono ai numerosi Ras locali e non ai militari che parteggiano per Gheddafi.
A noi europei e agli Stati Uniti non resta che assistere impotenti a un massacro senza parteggiare ma solo scommettere sulle varie rivoluzioni degli eventi.
Ma non dimentichiamo che è ancora aperta la questione Egitto che non sa scegliere il capo giusto per chiudere il capitolo rivoluzione. Le piazze sono ancora in agitazione, scioperi per aumentare i salari o per cacciare i vecchi manager.
Tutto è fermo in Egitto dalla fine di gennaio: l’economia, il turismo con una perdita di entrare considerevole e una continua futa di capitali, senza che si vede niente di nuovo per affrontare questo dramma.
La giunta militare che tiene il potere, sembra non saper frenare quanto sta accadendo, perdendo così quanti potrebbero essere trattenuti per risolvere la situazione.
Si è fatta sentire tra questo stato di cose, soltanto la voce di predicatori islamici, che porta alla memoria gli ayatollah dell’Iran, per organizzare manifestazioni n previsione di elezioni,
In Tunisia intanto, il governo di transizione apre le porte per liberare dalle prigioni tutti i detenuti politici senza un appoggio forte dell’esercito, mentre i giovani a migliaia fuggono, via mare verso una effimera soluzione per risolvere una situazione invisibile.
Da noi la vita continua ma non possiamo dimenticare la “guerra” che coinvolge l’Occidente: l’attacco alla Serbia, all’Afganistan, all’Iran, alcuni ancora in atto, che chiedono aiuto, che fanno morti senza saper bene a qual fine. Freno al terrorismo? richiesta di democrazia? Petrolio?
Per ora possiamo contare decine e decine di morti tra civili e militari ma l’opinione pubblica da che parte sta?
Attualmente il peso più grande da sopportare dell’Italia è il problema dell’immigrazione di folle di individui che assalgono i nostri confini, tra l’indifferenza o quasi delle nazioni “amiche”, che quotidianamente sbarcano sulle nostre spiagge chiedendo quello che non potremo dare o soltanto per invadere la nostra terra secondo un disegno ben stabilito.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari