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Marzo - Aprile/2011 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Lampedusa, la porta per l’Europa
di Carlotta Rodorigo

Lampedusa, la maggiore isola delle Pelagie è situata a sud-ovest della Sicilia ha una superficie di 20,2 Kmq, lunghezza massima 11 Km. Nell’antichità fu nota ai Romani con il nome di Lopadusa.
I residenti dell’Isola: 5.500.
Al momento è difficile stabilire il numero di nuovi arrivati su quest’isola, ma basta osservare il porto per capire quali siano i risultati di una vera e propria invasione. Sono giovani nordafricani in massima parte tunisini, accolti, in un primo momento per solidarietà fino ad un certo limite, quando il numero è cresciuto a dismisura.
Oggi migranti e abitanti di Lampedusa sono arrivati ad un pareggio non più sopportabile e i lampedusani cercano di difendersi protestando per questa situazione insostenibile.
L’ambiente ne risente per primo, sporcizia ovunque e cartelli con direttive ignorate come: area video controllata: non rubare.
I locali pubblici fanno entrare due ragazzi alla volta per poterli controllare ed evitare che la merce sparisca. Come pensare di risolvere una situazione così deteriorata!
Gli abitanti di Lampedusa vivevano di turismo.
Il lavoro estivo aiutava a superare l’inverno, ma cosa accadrà ora?
L’isola attende che si risolva la situazione, la gente rivuole la sua isola, non appoggia più il buonismo dei primi momenti e chiede che gli “invasori” se ne vadano.
Era iniziato tutto con sbarchi accettati, quasi una novità curiosa nel vedere tanti giovani fin quando, con l’aumento degli arrivi le donne oggi non possono conservare una serenità in pericolo e chiedono: “se ne devono andare”.
a Lampedusa si sta combattendo per la sopravvivenza, per conservare una vita dignitosa anche se non si riesce a dare altro che la sopravvivenza su un ruolo, per tanti immigrati.
Come risolvere questa situazione. L’aiuto da parte dell’UE non c’è. Il governo tunisino rifiuta l’ipotesi di rimpatri.
Arroccandosi sulla determinazione che verranno ripresi solo cittadini tunisini identificabili e che faranno richiesta di rientro in patria. Negata la riconsegna totale.
D’altra parte Roma non riesce ad ottenere di più dovendo trattare con una nazione che sta uscendo dalla rivoluzione che chiede all’Italia aiuto e comprensione. Non è contemplato il rientro, proposto dal governo italiano, di una prima nave con mille tunisini se questi tunisini non daranno il loro personale consenso anche se si tratta di clandestini.
Da Tunisi si scusano per i disagi che ci stanno causando sperando di poterli risolvere al più presto. Esistono già degli accordi, tutt’ora vigenti, stipulati quando la situazione non era così drammatica, che prevedeva il rientro in Tunisia di 5 immigrati al giorno per via aerea o con la nave.
Ma oggi questo non basta più perché il quadro della situazione è molto cambiato senza che Tunisi accolga un vero dialogo con l’Italia per una risoluzione di un problema che neanche le 27 nazioni dell’unione europea vogliono aiutare a risolvere.
Il problema più grande è che dopo una risoluzione uno stato deve risolvere infinite urgenze e questo porta a trascurare l’urgenza Lampedusa, essendo coscienti del fatto che la propria polizia e il proprio esercito non sono in grado di assicurare il controllo di tutte le coste per impedire le partenze verso l’Italia.
Anzi chiedono all’Italia l’occorrente per contrastare e potenziare una probabile attività per contenere il fenomeno delle partenze di massa. E chiedono comprensione. chiedono battelli, motori fuoribordo, jeep subito per una spesa rilevante.
La nostra isola ormai divisa in due con i suoi abitanti dimenticati, privati della libertà del vivere quotidiano sente crescere una rabbia perché non vede il ritorno di una vita tranquilla la vita vissuta dai pescatori fino all’arrivo dei 5.500 che sono sbarcati e continuano ad arrivare con la potenza di una tempesta inarrestabile.
La volontà di risolvere il dramma c’è ma manca la collaborazione di tante nazioni che si rifiutano di darci una mano per contrastare la tempesta che si è abbattuta contro di noi.

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