Ritiene che le persone comincino a diventare più ricettive in merito ai problemi legati all’estremismo islamico?
Assolutamente sì, decisamente più di prima. La gente comincia ad essere stanca delle bugie e del tentativo di insabbiamento da parte delle organizzazione islamiche di tutti gli attacchi alla libertà ed ai diritti di matrice islamica. Le persone cominciano ad ascoltare con attenzione quello che ho da dire. Purtroppo non ho degli accessi privilegiati ai media.
Il fatto che in Gran Bretagna la religione sia onnipresente nelle politiche e nei discorsi di chi è al governo non è un ostacolo per le battaglie legate ai temi della laicità?
Devo dire che in Gran Bretagna il cristianesimo, almeno nelle sue forme estreme, è stato relegato ai margini e non rappresenta un problema. Certamente il Paese in cui vivo è tutto fuorché uno stato laico. La regina è anche capo della Chiesa d’Inghilterra, che è anche chiesa di Stato e nella camera dei Lords siedono di diritto i Vescovi anglicani.
Sicuramente tutto questo è problematico ma non al punto da poterlo considerare una teocrazia. Il vero problema per la laicità è rappresentato dall’Islam che ha una continua serie di incessanti rivendicazioni identitarie basate sulla religione. E paradossalmente questo sta generando anche una risposta di mobilitazione laica.
Come ricevete le informazioni dall’Iran?
Si tratta di contatti underground che agiscono in maniera clandestina per ovvi motivi. Le nuove tecnologie sono fondamentali in questi casi, vengono usati spesso Twitter, le mail, gli sms, oltre alle telefonate.
Cos’altro si potrebbe fare per far pressione sull’Iran in termini di rispetto dei diritti umani?
Direi che non sarebbe male pensare a una forma di boicottaggio diplomatico ed eventualmente anche commerciale.
Sicuramente i beni bancari del regime iraniano all’estero dovrebbero essere congelati.
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