Giuseppe De Lutiis, storico dei servizi segreti
ed esperto di massoneria, analizza le dichiarazioni
negative rilasciate dall'ex Venerabile sul Governo attuale
e in particolare sul premier che non avrebbe
più i favori delle logge internazionali
Professor De Lutiis, Licio Gelli torna a farsi sentire, e in quello che dice si individuano dei segnali, alcuni abbastanza precisi. L’ex Venerabile della Loggia P2 tra il gennaio e il febbraio scorsi ha rilasciato una serie di interviste, per esprimere il suo punto di vista sulla situazione attuale del Paese, opinioni accompagnate a ricordi di un passato più o meno recente, alcuni dei quali appaiono delle rivelazioni o delle allusioni. Anzitutto, Gelli – dopo aver varie volte rivendicato una sorta di copyright sul programma di Silvio Berlusconi – emette giudizi decisamente critici sull’attuale governo, e in particolare sulla figura del premier. Lei, in un’intervista a Il Riformista ha detto “Gelli prepara un cambio”. Che cosa significa esattamente?
Può significare che all’interno dei poteri economico-finanziari, che negli ultimi diciassette anni hanno sempre sostenuto Berlusconi, vi siano uomini di alto profilo (interno e internazionale) che vedono con sgomento come certi comportamenti del presidente del Consiglio abbiano fatto precipitare ad un livello prossimo allo zero la stima, che pure vi è stata per molti anni, nei confronti di un uomo che aveva già provocato l’irritazione di due autorevoli signore, che governano Paesi come la Germania e la Finlandia.
Non sappiamo quali collegamenti Gelli abbia conservato o intessuto, nel tempo, con ambienti massonici internazionali. Di certo qualcuno lo ha spinto ad intervenire, in un momento caotico e delicato della nostra vita politica, per prendere le distanze da Silvio Berlusconi, auspicare un cambiamento, una nuova guida politica. Gelli, rilasciando le ricordate interviste, sta risvegliando la memoria di più persone e sembra essere pronto, se necessario, a tirar fuori i suoi dossier.
Inoltre la Massoneria internazionale, all’interno della quale vi sono anche non poche persone che potremmo definire “gentiluomini di vecchio stampo”, può certamente comprendere e perdonare private scappatelle di vario tipo, ma non un comportamento che ricorda la corte pontificia di Papa Alessandro VI.
Se Gelli ha conservato un ruolo di un certo livello nella massoneria internazionale, può essere stato incaricato, dai vertici di tali ambienti, di lanciare segnali di dissenso e preoccupazione. Per il buon nome della massoneria mondiale, è probabile che vi siano autorevoli “fratelli” che auspicano un pensionamento, più o meno a breve termine, del presidente del Consiglio.
Lei pensa che Licio Gelli abbia tuttora dei forti legami con ambienti politico-finanziari, magari attraverso filiere di segno massonico? E che più che un burattinaio sia il portavoce di poteri che, senza scivolare nella dietrologia, possiamo definire “occulti” nel senso che restano discretamente dietro le quinte?
Certamente. Non dimentichiamo che Gelli, entrato in massoneria nel 1965, dopo pochi anni era già un “trentatré” con ampi poteri, al punto da costringere la parte più illuminata dei vertici massonici ad uscire dal Grande Oriente.
Naturalmente sono passati molti anni e possiamo ipotizzare che i suoi referenti internazionali possano essere in parte cambiati, ma la sua presa di distanze da Berlusconi è forse il segno che egli possa essersi avvicinato alle massonerie europee, sempre prudenti nell’uso di toni anticomunisti troppo duri, che tra l’altro, ormai, sono superati dall’evolversi della Storia.
In questo momento in Italia è in atto una vera e propria guerra tra massoni, che però non si identifica con la storica rivalità fra le due principali “discendenze” della massoneria: Palazzo Giustiniani e Piazza del Gesù. Quello in corso è uno scontro meno nobile e la posta in gioco non è ovviamente solo politica, ma coinvolge il sistema bancario, le fusioni, le nomine, le concessioni, lo smantellamento del sistema pubblico in favore di quello privato, gli affari, gli appalti. Cordate politico-massoniche cercano di accaparrarsi quante più posizioni di rilievo è possibile. Gelli si è schierato contro Berlusconi, ma in favore di chi?
Tornando ai nostri “poteri occulti”, possiamo ipotizzare che sia in atto una ridefinizione di un progetto che il Cavaliere di Arcore non è riuscito a realizzare? In un’intervista, Gelli cita il “comportamento goliardico” di Berlusconi…
La massoneria non è una congrega di moralisti bigotti. Non dimentichiamo che Gabriele d’Annunzio – che pure indulgeva a particolari “sregolatezze” sessuali – è stato sempre tenuto in gran conto nelle logge. Ma, appunto, questi comportamenti devono essere mantenuti in penombra, non esibiti come solo goliardi dei tempi andati potevano permettersi. E se Gelli, dopo decenni di silenzio, ha concesso tre interviste nell’arco di un solo mese, esprimendo critiche non tanto velate, è ipotizzabile che autorevoli “liberi muratori” della City di Londra o della Valle della Senna abbiano incaricato il Venerabile di esprimere valutazioni che somigliano molto ad “avvertimenti”.
Licio Gelli, che ha avuto il ruolo di supervisore di quello che era chiamato Piano di Rinascita Democratica, ha avuto forse l’incarico di prospettare la necessità di “pensionare” una guida non più adeguata?
Questo a me sembra indubitabile. Non tanto per scelte di politica interna, ma per un discredito che dalla persona del presidente rischia di estendersi ad una comunità che ha avuto nel suo seno uomini di alto se non di altissimo livello, come Vittorio Alfieri, Giovanni Amendola, Francesco Crispi, Carlo Goldoni, Giuseppe Mazzini, per non parlare del massone più popolare del mondo, Giuseppe Garibaldi.
L’ex Venerabile parla anche di servizi segreti, e di organismi “operativi”, quali Gladio e l’Anello. Dobbiamo leggervi delle allusioni al tempo presente? Lei è uno dei più profondi conoscitori dei servizi italiani. Qual è la situazione attuale? Sono spariti i rischi di “deviazioni” o “contaminazioni”? Ad esempio, quale pensa sia stato il loro ruolo nei rapporti Berlusconi-Gheddafi?
L’indicazione, fornita da Gelli, di una ripartizione “triangolare” dei poteri in Italia (la Gladio a Cossiga, l’Anello ad Andreotti, la P2 a Gelli) è suggestiva e può essere veritiera anche alla luce del fatto che Cossiga nei primi anni Novanta difese con veemenza la segretezza di Gladio contro Andreotti, che invece ne aveva provocato il disvelamento. Quest’ultimo, a sua volta, viene indicato da molte fonti come l’ispiratore dell’Anello, e Gelli è universalmente considerato il capo della P2. Per la verità vi è chi ritiene che il vero fondatore e capo della superloggia fosse Cefis. Chi era Eugenio Cefis? Vicepresidente dell’Eni ai tempi di Mattei, entrò in conflitto con lui e lasciò l’azienda. Ma dopo l’“incidente” di Bascapè – cioè dopo la morte di Mattei per l’esplosione di una bomba collocata nel suo aereo personale - Cefis tornò all’Eni, divenendone presidente dopo un breve interregno. Vi sono autorevoli funzionari, all’interno dell’azienda, che non considerano Cefis estraneo alla morte di Mattei, e persino di Pierpaolo Pasolini, che negli ultimi mesi di vita stava raccogliendo indizi e forse prove su una possibile corresponsabilità di Cefis nell’attentato di Bascapè.
La suddivisione dei poteri indicata da Gelli è comunque suggestiva. Vorrei osservare che, se questa suddivisione corrispondesse alla realtà, la nostra democrazia sarebbe puramente di facciata.
Il discorso sulle cosiddette “deviazioni” dei servizi segreti sarebbe molto lungo. Nella storia dell’ultimo mezzo secolo, gli unici servizi “deviati” furono quei dirigenti del Sisde che nei primi anni Novanta si resero responsabili di paurosi ammanchi finanziari.
Quelle che vengono considerate “deviazioni”, cioè le protezioni accordate a estremisti di destra responsabili di reati di strage negli anni Settanta, furono attività la cui responsabilità è da cercare a livelli più alti, forse internazionali. Certamente uomini dei servizi furono incaricati di proteggere i giovani neofascisti autori delle stragi, ma l’ordine di attuare quella che fu chiamata “strategia della tensione”, secondo quanto accertato dal giudice Salvini, sembra provenire da uffici di guerra psicologica facenti capo ad una base Nato nel Veneto.
Quanto ai rischi di future “deviazioni”, è necessario premettere che la Guerra Fredda è finita, i partiti comunisti hanno cambiato nome e si sono trasformati in partiti socialdemocratici. Un’eventuale vittoria di questa sinistra non provocherebbe particolari allarmi a livello internazionale, come si è visto con i governi Prodi e D’Alema.
Per quanto riguarda un possibile ruolo dei Servizi nel rapporto Berlusconi-Gheddafi, vi è un ruolo istituzionale degli agenti segreti, che è quello di proteggere il presidente del Consiglio da pericoli non solo fisici. Se Berlusconi, poco prima di baciare la mano assassina di Gheddafi, si fosse consultato con i vertici del Servizio, avrebbe evitato una gaffe memorabile, che resterà nei libri di storia politica per qualche decennio.
Possiamo, insomma, ritenere che Licio Gelli detiene ancora un cospicuo bagaglio di segreti, riguardanti personaggi attualmente sulla scena, e che sia in grado di dosarne la rivelazione, o minacciare di farlo, per favorire un’operazione voluta dall’alto? Lei ha detto che le esternazioni dell’ex Venerabile potrebbero essere legate a “un cambiamento sia del potere palese che di quello più o meno occulto”...
Certamente Gelli è stato il punto di riferimento di uomini dotati di enormi poteri nei settori più sensibili della società, dall’economia all’industria, dal mondo militare a quello dei servizi segreti. È improbabile che egli oggi possa rappresentare il principale interprete del disagio che settori del mondo massonico internazionale mostrano di avere nei confronti della stella cadente, Silvio Berlusconi. E’ però molto probabile che uomini del suo stesso partito, magari con il placet di consessi massonici internazionali, sceglieranno – ma forse lo hanno già scelto – un esponente presentabile della destra che possa aspirare a divenire la guida politica dell’Italia nel prossimo decennio.
Naturalmente, se ne avrà la salute, Licio Gelli potrà ancora essere uno degli esecutori di decisioni prese a più alto livello. Ma l’“uomo nuovo” potrebbe anche avere un nome che a noi, per il momento, non dice nulla, che però nelle logge della City di Londra e a Washington è già noto e apprezzato.
FOTO: Licio Gelli
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