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Marzo - Aprile/2011 - Articoli e Inchieste
GdiF
Malati di serie B?
di ottenere i risarcimenti dovuti. Lorenzo Lorusso - Coordinatore Reg. Friuli V.G. - Osservatorio Amian

In una delle numerose pubblicazioni dell’Associazione Esposti Amianto - AEA del Friuli Venezia Giulia, che raccoglie gli atti delle conferenze mediche sull’argomento sino all’anno 2006, la dott.ssa Anna Muran dell’Azienda Sanitaria n. 1 Triestina indica tre tipologie di persone che richiedono l’iscrizione nel Registro Regionale degli Esposti all’Amianto (Legge Regionale nr.22/2001): «1) I lavoratori che possono documentare la loro esposizione professionale; 2) Coloro che, pur avendo avuto un’esposizione professionale, non sono in possesso di documentazione probante; 3) I soggetti non esposti professionalmente».
Tra gli esposti professionali ci sono i dipendenti e gli ex lavoratori della Guardia di Finanza, che si trovano però incredibilmente declassati dalla prima alla seconda categoria, quella dei senza documenti. E non certo per loro volontà o per inerzia nel richiedere il previsto curriculum lavorativo, ma perché sino ad oggi il Comando Regionale della Guardia di Finanza di Trieste ne ha respinte tutte le richieste di cui siamo a conoscenza. Eppure il rilascio del curriculum lavorativo, oltre ad essere atto comunque doveroso, non implica automaticamente e implicitamente il riconoscimento ufficiale del risarcimento previsto dalla legge 257/1992 a tutela degli esposti alle mortali fibre di amianto. Questa certificazione serve solo all’INAIL per individuare con maggiore chiarezza se nei luoghi in cui il dipendente delle Fiamme Gialle ha prestato o continua a prestare servizio vi era o meno esposizione alle fibre, e quindi la possibilità di contrarre malattie amianto-correlate, che purtroppo hanno sempre un esito tragico, mortale per la persona colpita e drammatico per la sua famiglia.
Il problema nasce dall’errata convinzione dei Comandi militari triestini, forse dovuta ad un’interpretazione pedissequa della normativa, secondo la quale solo alcune categorie di operai che manipolano l’amianto potrebbero contrarre patologie amianto-correlate. Come se l’esposizione, cioè l’inalazione delle fibre potenzialmente mortali non derivasse dalla loro presenza obiettiva nell’ambiente, ma solo da manipolazioni lavorative dirette. Una tesi dunque del tutto illogica e infondata sul piano medico e scientifico, la quale escluderebbe i dipendenti della Guardia di Finanza che hanno subito esposizioni ambientali spesso molto intense, tranne i pochi che potrebbero avere anche manipolato, involontariamente o no, l’amianto durante il servizio di riscontro delle merci in transito nel porto o nella stazione ferroviaria di Villa Opicina, contenute in sacchi quasi sempre aperti e spesso privi di indicazioni di pericolo.
Un aspetto, quest’ultimo, che è ancora oggetto di accertamenti, mentre è sicuro che la legge è entrata in vigore nell’ormai lontano 1992, ma la prima bonifica delle caserme e degli altri luoghi di lavoro ci risulta essere stata effettuata solo nel 1999, cioè ben sette anni dopo, senza che il personale fosse mai stato nemmeno avvertito del pericolo gravissimo derivante dall’esposizione all’amianto. Basti pensare al solo caso dello Scalo Legnami, con una caserma del Corpo dove il personale ha dormito e mangiato, oltre che lavorato, tra 100.000 metri quadri di tettoie in amianto, molte delle quali sarebbero tuttora in loco. Dagli accessi incrociati che abbiamo effettuato (grazie alla legge 7 agosto 1999, nr. 241 ed al D.P,R. nr. 184 del 2006) agli atti sono emersi fatti nuovi ancora più sconcertanti: i Comandi della Guardia di Finanza hanno chiesto altre bonifiche appena negli anni successivi al 1999, e l’ultima è addirittura recentissima poiché risale alla prima metà del 2010: ben 18 anni dopo la promulgazione della legge 257/1992, ed a 16 anni dall’entrata in vigore della legge 626/ 1994 per la sicurezza negli ambienti di lavoro!
Quale sicurezza? E chi doveva vigilare e prevenire lo ha fatto, quando e come? A porsi queste domande sono ormai in tanti. Altra certezza sono purtroppo i quattro dipendenti ed ex della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia morti per mesotelioma della pleura, e gli altri deceduti o in cura per cancro ai polmoni, al colon, alla laringe ed allo stomaco: tutte patologie che la medicina legale conferma amianto-correlate e nelle quali l’amianto è quantomeno concausa nell’insorgenza del tumore. Ed è stato il Professor Claudio Bianchi di Monfalcone - una delle più autorevoli personalità nel mondo della medicina legale e della ricerca scientifica sull’amianto - ad individuare per primo una fibra di amianto nella pleura di un sottufficiale della Guardia di Finanza deceduto. Alla stazione ferroviaria di Villa Opicina, negli anni del contrabbando di sigarette e del traffico di droga, i più esposti al rischio amianto erano i finanzieri cui veniva spesso ordinato, durante la sosta dei treni in stazione, di smontare e rimontare i pannelli di lamiera delle toilette e dei corridoi dove solitamente i trafficanti occultavano la droga. E sotto quei pannelli c’erano quasi sempre coibentazioni in amianto, Tanto che da atti di indagini e da articoli del Messaggero Veneto risultano accertati i decessi per esposizione all‘amianto di ben nove ferrovieri del compartimento di Udine. Il 18 gennaio si è tenuta presso la Corte dei Conti di Trieste la seconda udienza della causa pilota promossa dagli avvocati Roberto Scirocco ed Ezio Bonanni, rispettivamente del Foro di Trieste e di quello di Roma, a favore dell’appuntato scelto in congedo Fedele Boffoli, che è stato esposto alle fibre di amianto (così come certificato dall’Azienda Sanitaria mediante inserimento nel Registro Regionale degli Esposti) sia nel periodo in cui ha prestato servizio in porto sia in quello in cui ha prestato servizio presso il Reparto Comando della caserma di Passeggio Sant’Andrea. In questa caserma la presenza di amianto in dosi massicce è documentata in numerosi e corposi fascicoli del Genio Civile di Trieste e dell’Azienda Sanitaria. È inconfutabile che in talune caserme della Guardia di Finanza della provincia di Trieste fosse presente l’amianto sia in forma compatta sia in forma friabile, quest’ultima di gran lunga la più pericolosa. La caserma di Passeggio Sant’Andrea, sede di vari Comandi del Corpo, ubicata a pochi metri di distanza dalla ex Fabbrica Macchine, edificio oggi fatiscente, è risultata piena di amianto e di eternit. Con queste fibre killer hanno convissuto per molti anni gli ignari finanzieri, ma le stesse hanno resistito indisturbate persino ai lavori effettuati per la costruzione dell’allora nuova mensa di servizio, la cui realizzazione fu contestata persino da alcuni delegati della Rappresentanza Militare. Oggi, col senno del poi, molti si chiedono se in effetti fosse opportuno e necessario iniziare i lavori di costruzione della mensa ancora prima di avere effettuato le bonifiche. Noi abbiamo fiducia come sempre nella Giustizia e ci affidiamo alla Magistratura nella certezza di vedere riconosciuto il nostro buon diritto.
Ma una domanda nasce spontanea: nel Friuli Venezia Giulia i dipendenti del Corpo morti per mesotelioma o affetti da patologie definite amianto-correlate potevano essere salvati se ci fosse stata una qualunque forma di prevenzione? È stato fatto tutto il possibile per evitare il peggio? Sono state applicate correttamente anche per i finanzieri le norme di legge a tutela degli ambienti di lavoro? Non vogliamo fare allarmismo e non accusiamo nessuno, ma chiediamo chiarezza anche in memoria di chi non c’è più, e per rispetto a chi sta soffrendo. Facciamo pertanto appello a tutti quei finanzieri che sono venuti in contatto con l’amianto ed alle mogli e figli delle vittime della fibra mortale a mobilitarsi prendendo contatto con noi e con gli avvocati della causa pilota, anche per poter aderire ai numerosi ricorsi predisposti per

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