Le adolescenti di oggi sono come Alice nel Paese
delle Meraviglie: curiose, trasgressive
e indipendenti. Il nemico però non si nasconde
nel bosco, ma tra le mura domestiche
come dimostrano i recenti casi di cronaca
Come il personaggio di Alice, descritto da Lewis Carroll, autore di “Alice nel paese delle meraviglie”, le adolescenti di oggi sono curiose, trasgressive, intraprendenti. Ogni genitore di adolescente sa perfettamente quanto sia difficile riuscire a controllare gli spostamenti e gli incontri della propria figlia. Come il personaggio di Alice le adolescenti hanno voglia di esplorare, di entrare dentro nuovi mondi e si lasciano facilmente coinvolgere da chi, prendendole per mano, le invita a seguirle in questi nuovi ed affascinanti mondi. Per loro, al contrario di quanto facevano quando erano piccole le mamme e le nonne, e dimenticando le loro continue raccomandazioni alla prudenza, è sempre più facile varcare un confine, un orizzonte, una “porta” e passare da un ambiente rassicurante, abitudinario e conosciuto ad un mondo tutto nuovo da esplorare, sconosciuto, fascinoso e vissuto inizialmente con entusiasmo ed eccitazione. Come Alice entrano facilmente in una nuova realtà come in un sogno, una favola o semplicemente come in una fiction, dove a causa della loro giovane età ed inesperienza, manca la comprensione delle possibili fonti di pericolo, dove non hanno alcun controllo e facilmente possono essere vittime di comportamenti aggressivi, ostili, sadici e predatori.
La cronaca di questi ultimi mesi ha messo in evidenza che spesso la porta che varcano con tanta leggerezza non apre a storie emozionanti ed affascinanti, bensì apre al mondo dei mostri, degli orchi, dei carnefici. Orchi che ansiosamente aspettano che una giovane vittima cada nella loro trappola, come un minuscolo ed inerme moscerino nella letale tela del ragno. E quella persona che inizialmente si era mostrata così gentile ed affettuosa nell'accompagnarla nella nuova avventura, non appena la porta del nuovo mondo è stata varcata, improvvisamente si trasforma nel predatore, nell'orco delle favole, nel mostro dei peggiori incubi.
Ogni orco sa bene come tendere la propria rete, come seduttivamente invogliare la vittima a concedergli il consenso e seguirlo all'interno dell'incubo, dove tutto è come l'inferno delle peggiori fantasie. E' un orco che non si pente, non si ferma e non torna indietro, non conosce pentimento per la morte della giovane vittima, non conosce rimorso per le angosce che provoca nei familiari della vittima, non è in grado di provare empatia per le sofferenze che provoca nella vittima e da cui invece trae forza e piacere. Forza e piacere che lo inducono a tessere una nuova tela per una nuova vittima. Un orco quindi che di vittima in vittima affina le proprie tecniche e diviene sempre più letale ed irresistibile per chi, come le giovani adolescenti, non è abbastanza grande da capire il pericolo che si cela dietro queste soavi trappole, ma abbastanza grande da voler vivere esperienze nuove e stimolanti.
A differenza di Alice che riesce alla fine della storia ad uscire dall'incubo e tornare nella comoda e rassicurante realtà, le adolescenti di oggi, una volta varcata la porta della sicurezza, difficilmente riescono a tornare indietro ed uscire dall'incubo e disperatamente soccombono ad una sorte beffarda. Come è successo tanti anni fa ad Elisa Claps, come è successo recentemente a Sarah Scazzi, come è successo da poco a Yara Gambirasio. Tre giovani adolescenti che sono state facilmente attratte in un gioco più grande di loro senza minimamente percepire il rischio che stavano correndo, fidandosi dell'amico e del familiare fino alla sua trasformazione in letale carnefice. Le indagini in alcuni casi hanno dimostrato ed in altri stanno dimostrando che l'orco non era lo sconosciuto, il mostro che esce dall'ombra ed inibisce e paralizza la propria vittima mettendole paura, l'orco era una persona di fiducia, che poteva essere seguito nel percorso sconosciuto come le sue promesse indicavano, imboccando l'avventura non attraverso la consueta “porta”, ma attraverso una “uscita” diversa verso una esperienza nuova ed allettante. La tragica conclusione del gioco in cui da adolescenti credevano ed in cui erano ingenuamente entrate è avvenuta quindi per mano di amici, di familiari, di conoscenti del luogo. Altro che “attenti allo sconosciuto” come da sempre sentono dire in casa! La diffidenza e la guardia è necessario alzarla a partire dal proprio ambiente domestico e con le persone con cui si condivide il quotidiano.
Le adolescenti improvvisamente ed inesorabilmente scoprono quindi, a proprie spese, che il mostro in realtà non si aggira con le fattezze dell'orco, non è così brutto come viene dipinto nelle favole, bensì si mostra inizialmente con la bellezza e la gentilezza di un principe.
Scoprono quindi l'amara verità che il mostro potrebbe essere in chiunque si avvicini loro con seducenti promesse e che anzi i mostri peggiori si aggirano proprio tra le persone più conosciute e che riempiono il quotidiano: l'amico, il compagno di scuola, l'amico del fratello, l'amico della discoteca, il vicino di casa. E di fronte all'improvviso e violento emergere del mostro scoprono che non sanno difendersi, che non possono farlo e che ormai sono cadute in una trappola da cui non sanno e non possono uscire. Di fronte al mostro, al suo mimetismo ed alle sue temibili armi seduttive scoprono troppo tardi che l'unica sicurezza cui possono aspirare era la prevenzione che c'era nelle raccomandazioni della nonna e della madre, negli unici input su cui oggi è possibile puntare per costruire nelle adolescenti una valida coscienza del rischio e del pericolo che le conduca ad un maggior senso della difesa e della sicurezza personale. Nonna e madre che a loro volta, da adolescenti, sono state molestate, abusate, profanate essendo già cadute nelle mani dell'amico orco e del conoscente mostro, e sanno perfettamente dove sono i pericoli e da chi bisogna guardarsi per tutelare la propria integrità.
Ora più che mai, di fronte ad una realtà drammatica che inghiotte e cancella molte giovani vite, è necessario educare le adolescenti ad un maggior senso della sicurezza personale. Compito estremamente difficile per qualsiasi genitore ed educatore, poiché è sottilissima la linea che divide una formazione alla prudenza da una istigazione alla paura ed all'insicurezza.
(www.marcocannavicci.it)
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ELISA CLAPS, 16 anni, era scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993. Il 17 marzo scorso il suo cadavere, con segni di ferite da colpi di arma da taglio, è stato ritrovato nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano. Del delitto è accusato Danilo Restivo, detenuto in Gran Bretagna per un altro delitto, il quale si dice innocente.
SARAH SCAZZI, 15 anni, era scomparsa ad Avetrana (Taranto) il 26 agosto scorso. Il suo cadavere è stato recuperato in un pozzo nella notte tra il 6 e il 7 ottobre su indicazione dello zio Michele Misseri, che prima si è autoaccusato dell’omicidio, poi ha addebitato le responsabilità alla figlia Sabrina. Padre e figlia sono tuttora detenuti.
YARA GAMBIRASIO, 13 anni, è scomparsa a Brembate Sopra (Bergamo) il 26 novembre. Il suo cadavere è stato trovato il 26 febbraio nelle campagne nei dintorni del luogo di residenza. Si ipotizza che gli autori siano persone del posto, suoi conoscenti.
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L’autobiografia di una vita con il mostro
La piccola Margaux cresce a Union City nel New Jersey, suo padre, di origine portoricana, ha soldi solo se lavora, beve troppo, la ama e non ama. La mamma entra ed esce dagli ospedali psichiatrici, tenta il suicidio, la ama e non l´ama. La bambina ha 7 anni quando in piscina vede un vecchio con gli occhi azzurri, pettinato come i Beatles «con tutte quelle rughe e i capelli che stavano diventando grigi e la pelle cascante del collo», che diversamente dagli altri adulti, ha l´aria di saper accogliere e capire i bambini; e infatti è lei ad avvicinarlo, a chiedergli di giocare. Si chiama Peter, vive con una compagna e i due bambini di lei, non ha che la sua pensione di ex reduce, ha una casa piena di animali e di colori, dove invita la bambina e la sua mamma. In quella casa, Margaux, lungo una frenetica infanzia e una disperata adolescenza, è costretta a restare bambina nel corpo abusato che deve mantenersi impubere, e nella mente che deve continuare a vivere di pensieri infantili, mentre la devastano fantasie oscene e pornovideo. Non crescere, non diventare donna, è il solo modo che lei ha di non perdere Peter e il suo ruolo di creatura adorata, fiabesca, asservita; mentre lui, inesorabilmente, di anno in anno, si disintegra, smette di portare la dentiera, perde i capelli, non riesce più a guidare la moto, è piegato dai dolori di schiena. Soprattutto a poco a poco non la desidera più. Per 15 anni Margaux si sperde in tre vite: la ragazzina che va a scuola, che litiga con i genitori, che si infiamma dei coetanei, che ha le amichette; la preda che anela alle ore trascorse, magari piangendo, nelle viscide, esaltanti attenzioni del suo predatore; e Nina, «un vera dea del sesso», il personaggio inventato attraverso cui lei può immaginare perversioni, dire scurrilità, subire, ma anche pretendere, ogni sorta di abusi. Qualcuno, anche il padre, sospetta che in quel legame tra una bambina e un vecchio che ha tappezzato la sua stanza delle sue foto, che gira continuamente video su di lei, ci sia qualcosa di malsano: ma quando per due anni a Margaux proibiscono di frequentare quella casa, lei smette di mangiare, vomita, non va più a scuola. È la mamma a riportarla nell´antro dell´orco, certa che Peter sia una brava persona, e pazienza se ogni tanto lui e la ragazzina scompaiono, o litigano come una coppia, insieme hanno imparato a vivere il loro segreto occultandolo del tutto, o quasi. La loro storia pedofila, però, non è altro che l´anello di una cupa, inesorabile catena: a nove anni, la zia di Margaux è stata violentata e la mamma ha subìto molestie dallo stesso uomo; Peter bambino si è venduto a un uomo, adolescente è stato aggredito sessualmente da due coetanee, da adulto una bambina gli si è infilata nel letto, gli sono state sottratte le figlie che aveva molestato, infine è finito in prigione per le violenze a bambine avute in affidamento. A 16 anni Margaux è ancora vergine e nell´ultima vertigine dell´odissea di una bambina troppo precocemente iniziata al sesso, è lei a pretendere «di completare finalmente il cerchio che era iniziato quando avevo otto anni». Sei anni dopo, Peter si suicida, buttandosi in un burrone: ha 66 anni, Margaux ne ha 22 e ha da poco cominciato l´accidentato cammino di una vita tutta sua, una vita qualsiasi. «Nella speranza di trovare un senso a quanto era accaduto ho cominciato a buttar giù la storia della mia vita…».
(da: Margaux Fragoso – “Tigre, tigre” – Mondadori)
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