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Gennaio - Febbraio/2011 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
La nuova generazione
di Carlotta Rodorigo

Una componente della civiltà umana è quella di sollevarsi dalla materia per spiegare la propria esistenza. Nessun popolo è stato immune da credenze religiose, anche presso le civiltà più avanzate, al massimo del progresso, la religione resta un fenomeno di capitale importanza.
Se tentiamo di sostituirla con l’interpretazione scientifica e il destino siamo ancora lontani dall’aver spiegato il mistero dell’uomo.
La tendenza religiosa che troviamo nelle società primitive si allea spesso con il potere politico, ma con la liberazione liberale e il progresso si giunge a dover separare i poteri tra Stato e religione.
Le principali religioni oggi sono il cristianesimo, l’islamismo, il giudaismo, il buddismo, il confucianesimo, il taoismo, lo shintoismo, l’induismo, lo zoro-astrismo. Inoltre esistono religioni primitive praticate in Asia, Africa e in America da popolazioni rimaste ad uno stato arretrato di civiltà.
Dal latino “religio” può significare trattare con cura o da “religo” unire con vincolo, ma anche imperfezione o scrupolo.
Data l’immensa varietà di espressione religiosa sviluppatasi nel mondo durante 6.000 anni, comprendere i vari punti di vista potrebbe aiutarci a demolire l’odio che c’è nel mondo dovuto a divergenze religiose.
Tutti sappiamo dissentare sulle varie credenze religiose, ma non c’è motivo di odiare chi sostiene punti di vista diversi.
La storia dell’uomo deve condurci a riflettere sul ruolo avuto dalla religione nelle numerose guerre che hanno sconvolto l’umanità.
Le Crociate, l’Inquisizione, i conflitti in Medio Oriente e nell’Irlanda del Nord, le carneficine in Iran e Iraq, gli scontri tra indù e sikn in Inda, suscitano dubbi circa le dottrine e l’etica religiosa.
Le guerre di religione tendono a diventare eccezionalmente violente e non si riesce a raggiungere compromessi o conciliazioni che sono ritenuti “peccato”.
L’uomo litiga per la religione, serve per essa, combatte e muore per essa: tutto fuorché vivere per essa.
Blaise Pascal ricordava che “Mai gli uomini fanno il male così pienamente come quando lo fanno per convinzione religiosa”.
Lo studio della religione rivela il desiderio di conoscere se la vita è accidentale e priva di significato. Dato l’avanzare dell’ateismo e l’ampio consenso ottenuto dalla teoria dell’evoluzione, molti prendono per scontato che Dio non esista.
La nostra è una generazione che si pone contro la religione, ma che sta imparando a vivere senza religiosità. Non è contro un Dio ma perché nessuno ha testimoniato la necessità di una fede che illumini le domande della vita e la bellezza della fraternità.
I giovani, anche tenendosi sempre più a distanza dalle pratiche religiose, esprimono apprezzamento per il valore dell’esperienza religiosa. Da una parte condividono molte posizioni assunte in relazione alla difesa della tradizione cristiana, della cultura occidentale; dall’altra vivono un totale analfabetismo biblico.
Nel mondo di Internet pochi amano parlare di fede nella rete e si dichiarano agnostici. Molti di questi giovani, pur avendo frequentato l’insegnamento della religione a scuola e pur vivendo in ambienti d’ispirazione cattolica, disertano con disinvoltura gli appuntamenti domenicali e non sono interessati ad approfondimenti della fede cristiana.
Già i loro genitori, con il rifiuto della tradizione culturale e religiosa dell’Occidente, hanno rallentato e con il tempo negato la pratica di preghiera e il legame di fede, pur conservando per abitudine che i figli andassero a catechismo, ma senza dimostrare la loro fiducia, interrompendo la loro testimonianza.
Oggi si ama più la giovinezza che i giovani, dimenticando che i punti di appoggio per i ragazzi devono tornare ad essere la fede, la famiglie e la società.

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