home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 15:09

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Gennaio - Febbraio/2011 - Interviste
Procure in crisi
“Servono più sostituti”
di a cura dii Aldo Ligabò

Antonio Laudati, Procuratore di Bari
lamenta la carenza di organico e l’eccessiva
durata dei processi. E sul tema giustizia invoca
la collaborazione con gli Enti pubblici
ma anche la società civile

Signor Procuratore capo, in alcune dichiarazioni alla stampa di qualche tempo fa, lei ha ventilato la possibilità che, a causa di carenza di sostituti procuratori, alcuni reati di un certo rilievo potrebbero essere non perseguiti. Lo conferma?
Certo che confermo che l’organico della Procura di Bari, che è una Procura distrettuale Antimafia e quindi comprende tre province (Bari, Bt -Barletta, Andria, Trani - e Foggia), è del tutto insufficiente, specie se paragonata agli altri distretti meridionali (Palermo, Napoli e Reggio Calabria). Sulla carta ci dovrebbero essere 28 sostituti procuratori, già decisamente insufficienti, di fatto fra trasferimenti in altre sedi, elezioni al Csm, colleghi che hanno scelto di fare politica attiva, la Procura può contare su 23 sostituti. Bari è una grande metropoli, fra le più ricche del Mezzogiorno e come tale presenta tutti i fenomeni collegati alle realtà ricche, soprattutto i fenomeni criminali. Del resto, non è un mistero per nessuno che le organizzazioni criminali s’insediano, cercano di penetrare il tessuto, di quelle economie ricche. Il contrasto che come Procura noi poniamo a questi fenomeni è altissimo: stiamo operando decine e decine di arresti.
In questo contesto lei mi chiede se come Procuratore opero delle scelte su quali reati perseguire e quali no? Non è così perché l’obbligatorietà dell’azione penale è uno dei pilastri della nostra Giustizia. Le faccio, però, solo un esempio. Un esempio vero. Una domenica dello scorso agosto la mia Procura è dovuta intervenire in tre fatti di sangue: l’omicidio di un prete sulla Murgia per colpa di un bracconiere; l’omicidio di un fotografo barese; il ferimento di un tossicodipendente. In servizio vi erano solo tre sostituti, ora mi dica lei con tutta la buona volontà dei colleghi, se le avessero rubato l’auto, o se dei ladri si fossero introdotti nel suo appartamento, lei davvero crede che il pm di turno avrebbe smesso di occuparsi degli omicidi e del ferimento per scoprire chi le ha rubato l’auto o i suoi quadri?
Quello che le voglio dire è che nonostante i furti di auto e i furti negli appartamenti siano decisamente riprovevoli, quelli che maggiormente “mortificano” il vivere civile, che violentano la privacy dei cittadini onesti, molte volte non hanno la stessa attenzione investigativa che meriterebbero e che probabilmente ci sarebbe se avessi più sostituti procuratori.

Nel nostro Paese, nel dibattito di riforma della Giustizia penale, alcuni, al fine di migliorare il sistema Giustizia penale, propongono soluzioni come la facoltatività dell’esercizio dell’azione penale. Alcuni ritengono che i Procuratori di fatto scelgono i fascicoli da aprire, e quindi i reati da perseguire. Cosa ne pensa dell’azione penale obbligatoria?
Credo che in parte le ho già risposto, quello che voglio aggiungere è che il problema non è mai “azione penale obbligatoria” sì, “azione penale obbligatoria” no… Sono convinto che la Giustizia del Terzo Millenio, comunque, non può essere amministrata solo dal Procuratore.
Per questo abbiamo organizzato a Bari un convegno “Organizzare la Giustizia” che ha messo insieme non solo gli Enti locali (Regione, Provincia e Comune di Bari), ma anche l’avvocatura, i giornalisti, l’Università perché insieme realizzassimo un’idea di Giustizia condivisa. Ognuno con il proprio ruolo può contribuire a creare una Giustizia più immediata ed efficace: gli Enti locali dovrebbero essere i primi nostri interlocutori proprio perché dovrebbero conoscere meglio i bisogni dei cittadini.

Lei è favorevole alla separazione delle carriere?
In Italia abbiamo processi che durano mediamente una decina di anni. Ora secondo lei i cittadini avvertono la necessità che i pm abbiano una carriera separata da quella dei giudici, oppure hanno interesse che un processo, specie in sede civile, abbia una durata ragionevole?
Una persona vittima di un sopruso ha forse interesse a veder riconosciuto il suo diritto in un tempo ragionevole, ma la stessa logica vale per l’imputato che ha diritto a sapere se è condannato o innocente. Credo che chi si appassiona a questi “dettagli” non conosce i veri problemi della Giustizia.

Lei cosa ne pensa dell’eleggibilità del pm?
Penso che un pubblico ministero che deve essere eletto finirebbe per avere, giustamente, le stesse logiche di un politico che cerca consenso. Io quando ipotizzo un reato o chiedo una condanna lo faccio applicando la legge non facendo un sondaggio.

Ad un anno dal suo insediamento qual è il suo bilancio?
Questa è una domanda che da sola meriterebbe un’intera intervista.
In genere sono abituato a fare i “i bilanci” solo alla fine e un anno qui a Bari è servito solo per avviare un lavoro di organizzazione della Procura che darà i suoi frutti solo nel corso dei prossimi anni. Posso, invece, dire che quest’anno ho imparato a conoscere e amare una città che conoscevo poco e che mi ha accolto con grande entusiasmo e rispetto.

A Bari quanto è diffusa la corruzione nella Pubblica amministrazione?
Né più né meno che in altre regioni. La corruzione è un fenomeno italiano non pugliese.

La faida del Gargano ha destato clamore nel nostro Paese. Ci può fare il punto della situazione?
Dopo l’omicidio dei fratelli Piscopo avvenuto a Vieste il 18 novembre scorso, abbiamo, come Direzione distrettuale Antimafia, tenuto un vertice a Vico del Gargano per fare il punto della situazione con il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, le Procure di Foggia e Lucera, e tutte le Forze dell’ordine che operano sul territorio. L’obiettivo è quello di arrestare i due latitanti Pacillo e Notarangelo che continuano a condizionare le attività illecite del territorio.
Anche in questa occasione, però, vorrei ricordare che l’aver sottovalutato in tutti questi anni il fenomeno della mafia del Gargano ha permesso a questa di agire in maniera indisturbata, di radicarsi meglio, ma soprattutto di arricchirsi a dismisura con lo spaccio delle sostanze stupefacenti e il racket delle estorsioni. L’aver pensato che fosse solo e semplicemente una “faida fra pastori” ha impedito anche alla magistratura e alle Forze dell’ordine di accendere meglio i riflettori.
Ora questi sono più che accesi e i risultati non mancheranno, specie se anche i cittadini cominceranno ad avere più fiducia nella Giustizia e, quindi, accetteranno la sfida di collaborazione che noi abbiamo lanciato. Ovvero di costruire una Legalità Organizzata contro una criminalità organizzata.

Nel mese di settembre c’è stato l’omicidio ad Altamura di D’Ambrosio. Ci può descrivere il panorama della criminalità organizzata del barese?
La criminalità organizzata barese è composta di diversi clan, alcuni operanti nella città di Bari altri in centri importanti come Altamura e Bitonto.
In genere, però, il controllo dell’intero territorio è nelle mani di gruppi vecchi ed emergenti che negli ultimi anni hanno deciso di delocalizzare le proprie attività illecite. Per questo motivo lo spaccio di sostanze stupefacenti si è spostato nei centri immediatamente adiacenti alla cintura della città metropolitana. E’ qui che ci sono stati, specie in quest’anno, alcuni dei più efferati fatti di sangue.
Perché? Forse perché il capoluogo era decisamente controllato meglio dalle Forze dell’ordine, mentre la periferia no.
L’omicidio Dambrosio, infine, si inserisce in una sanguinosa guerra interna ad Altamura che vede contrapposti due clan che si contendono il territorio.
Quello che mi preme sottolineare è che nel giro di poco tempo le indagini hanno permesso di risalire a esecutori e mandanti e di assicurarli alla Giustizia.
_____________________

Antonio Laudati, magistrato (Consigliere di Cassazione), attualmente guida la Procura barese. In passato è stato Direttore generale della Giustizia penale presso il ministero della Giustizia.
E’ stato pubblico ministero alla Procura nazionale Antimafia e prima alla Direzione distrettuale Antimafia napoletana.
E’ esperto di cooperazione internazionale e ha pubblicato studi sul contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata.
Ha presieduto, presso il Consiglio dell’Unione Europea, il gruppo multidisciplinare per il contrasto al crimine organizzato.

FOTO: Antonio Laudati

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari