Sono un maresciallo della Guardia di Finanza, scrivo per chiedere aiuto, nella speranza che, accendendo ulteriormente i riflettori sulla mia vicenda personale e lavorativa, si possano risolvere, almeno in parte, i problemi che attanagliano la mia esistenza da ormai dieci anni.
Nel 1999 ho subito un trauma cranio-cervicale a causa di un incidente occorso nel mentre svolgevo il servizio d’istituto.
Le patologie contratte a seguito del traumatismo occorso in servizio sono dotate di un dinamismo a carattere progressivamente ingravescende e, a tutt’oggi, si presentano quali molto invalidanti e complesse. In estrema sintesi, dette patologie comportano la definitiva compromissione del distretto articolare costituito dal rachide cerviale, con correlata degenerazione di tutti i dischi intervertebrali cervicali, presenza di discopatie multiple cervicali e conseguente accentuata cervicobrachialgia, la disfunzione permanente della articolazione temporo-mandibolare, risultata lussata a seguito del trauma, e, soprattutto, la appurata compromissione dei nuclei vestibolari centrali, accentuata dalla presenza di un conflitto neuro-vascolare in fossa cranica posteriore.
Tali patologie causano ripetute e frequentissime crisi vertiginose e una costante ed accentuata difficoltà nel mantenere l’equilibrio, sia statico che dinamico.
Dal momento in cui sono stato coinvolto in tale incidente, è iniziato per me un vero e proprio calvario. Infatti, nessun aiuto o agevolazione ho ricevuto da parte dello Stato e di quei dirigenti che, nella mia particolare vicenda, hanno impersonificato lo Stato. Pertanto mi sono sentito completamente abbandonato e non sono stato aiutato in alcun modo nell’ottenere il sacrosanto riconoscimento della dipendenza da causa di servizio, altresì essendo costretto ad adire più volte le competenti Autorità giuristizionali, senza peraltro riuscire a risolvere definitivamente la controversia, nonostante l’esito pienamente favorevole dei ricorsi esperiti.
E’ stata emessa anche una sentenza dal Tar Toscana - 5018/2004 - avente forza di “giudicato”, di cui la Pubblica amministrazione, ancora oggi, cerca di sminuire il valore ed il significato, continuando a ritardare il recepimento pieno e completo della pronuncia del giudice amministrativo.
Infatti, quei parziali e nient’affatto esaustivi riconoscimenti che ho già ottenuto in tal direzione, sono stati frutto di gravose ed estenuanti battaglie medico-legali e, a causa della insistenza con cui ho cercato di tutelare i miei diritti essenziali e costituzionalmente garantiti (in primis, l’art. 32 della Costituzione), sono stato reso oggetto di vessazioni di tutti i tipi tuttora perduranti.
Attualmente mi trovo in posizione di aspettativa per malattia da più di due anni, aspettativa che è retribuita per intero perché la malattia è dipendente da causa di servizio. Detta aspettativa mi è stata concessa, a più riprese, dagli ospedali militari. Gli Enti preposti, concedendo a più riprese, temporanea inabilità, hanno evitato di dover giungere ad un giudizio di stabilizzazione della patologia che riconoscesse l’esatta entità della stessa in maniera definitiva, chiara e trasparente (la mia condizione di salute potrebbe comportare, chiaramente, anche il congedo dal Corpo).
Si rappresenta che sul mio caso, già vi è stato l’interessamento della stampa in concomitanza della avvenuta presentazione di un’interrogazione parlamentare (2007). In quell’occasione fu denunciata una vera e propria attività di mobbing perpetrata dalle superiori gerarchie nei confronti di un militare afflitto da rilevantissimi problemi di salute.
Accendere di nuovo i riflettori sulla vicenda - che nonostante l’aggravarsi della mia condizione sanitaria, accertata con dovizia in molteplici strutture sanitarie pubbliche e private ed in contesti del tutto diversi - non è stata ancora risolta, potrebbe aiutarmi ad ottenere il sacrosanto riconoscimento di elementari, ancorché fondamentali e costituzionali diritti, sinora violati ed offesi costantemente e reiteratamente nel corso di più di dieci anni.
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