home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 15:08

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Novembre/2010 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
La nascita del romanzo poliziesco
di Claudio Ianniello

Il romanzo poliziesco moderno discende dalla letteratura popolare dei “banditi gentiluomini”: da Robin Hood a Fra Diavolo, da Rinaldo Rinaldi di Vulpius fino ai Masnadieri di Schiller.
Il mito del ribellismo dei banditi buoni, riconducibile ai movimenti sociali di contestazione d’epoca feudale, che fu oggetto anche d’ interesse di autori come il Cervantes, Fielding, Lasage, Defoe, Schiller, Byron, Shelley, trovò una vasta eco sulle cosiddette Images d’Epinal, una sorta di gazzette, vendute e lette ai mercati nonché in ballate e rappresentazioni teatrali.
I delinquenti in essa rappresentati, che rifiutavano di dedicarsi ad un lavoro onesto in una comunità onesta, per quanto incalliti e crudeli, non erano del tutto incapaci di pentimento cristiano, una volta percepita l’ assurdità del male commesso.L’esemplarità del loro castigo serviva non solo come deterrente ma anche per confermare nei più l’osservanza dei valori religiosi imperanti.
In una siffatta società in cui la giustizia di Dio veniva prima di quella dell’uomo poteva mai esserci posto per un eroe poliziotto o per uno scaltro detective alla ricerca della verità?
Nel corso del sec. XVIII, questo genere di racconto entra in crisi perchè ritenuto ormai anacronistico. Saranno prima i melodrammi più popolari e poi, le cronache dei giornali a rilanciare l’interesse del pubblico su un argomento più vivo e palpitante: il mondo del crimine.
A favorire questo cambiamento di fronte, furono l’insicurezza sociale, dovuta al dilagante fenomeno della delinquenza, che comincia a mettere seriamente a repentaglio le basi stesse dell’ economia capitalistica, e la maggiore libertà di stampa.
A motivare buona parte degli autori dei feuilleton erano principalmente motivazioni opportunistiche quali la bramosia di guadagno e la ricerca di un pubblico più vasto.
Non mancarono tuttavia grandi romanzieri dell’ epoca, come Balzac, Hugo, Dickens, Dumas, e Dostoevskji, le cui opere contribuirono ad esprimere problemi sociali reali e motivazioni ideologiche più profonde. Anche ai protagonisti dei racconti di Balzac o di Hugo che erano “puri e semplici flagelli della società”, non veniva negata una chance di redenzione.
Erano criminali dal cuore d’oro, personaggi di transizione, non ancora i “cattivi senza cuore” dei romanzi polizieschi del XX sec.
La trasformazione da nobile bandito in ignobile canaglia, è dovuta, in definitiva, ad una metamorfosi ideologica, che ha attraversato la letteratura popolare durante la seconda metà del XIX sec., definita dallo storico della letteratura tedesca Klaus Inderthal “riflesso prosaico” della società borghese, o “letteratura irriflessa” .
Ad incentivare la voglia di distrazione e di divertimento del pubblico, vi erano prevalentemente delle ragioni contigenti: le tensioni sociali derivanti dal mondo del lavoro e del mercato, le frustrazioni della vita in città.
La gente non leggeva i romanzi polizieschi per erudirsi o per capire la natura della società o per cambiare lo status quo sociale, ma semplicemente per distendersi. Il successo del romanzo poliziesco non si esaurisce, tuttavia, nel solo bisogno di evasione dei lettori.
Alla sua base infatti, si cela anche una profonda ansia dettata dalla mancanza d’interesse, e dalla monotonia e noia che cominciano ad affliggere l’ uomo contemporaneo, appartenente al ceto medio, che cerca i divertimenti e le distrazioni più disparati.
Il pubblico era affascinato dal crimine non solo per mera passione dello scandalo ma perché esso esprimeva, meglio di altre realtà umane, quello che verrà definito da Erich Fromm in Psicanalisi della società contemporanea come un “profondo desiderio di drammatizzazione stessa dei poli estremi della vita umana, vale a dire la vita e la morte, ad opera del delitto e del castigo, della lotta tra l’uomo e la natura”.

Alle solitudini e “stranezze” che esistevano anche allora e che minacciavano la rispettabilità borghese, il giallo offriva soluzioni e razionalità, magari inesistenti nella realtà, ma che costituivano una realtà parallela, tranquillizzante e confortante.
Prescindendo dalla figura dell’ Edipo di Sofocle, considerato in termini storico culturali l’archetipo dell’investigatore, il primo esempio dell’intreccio tra esercizio razionale e momento storico ci viene fornito da Edgar Allan Poe.
Il grande poeta-scrittore, autore dei celebri racconti Gli omicidi della Rue Morgue, La lettera rubata, Il mistero di Marie Roget, è considerato giustamente il fondatore del giallo costruito sulla figura dell’ investigatore razionale: il cavalier Dupin.
La narrativa gialla di Poe, come del resto quella di Conan Doyle, è caratterizzata dall’elemento fantastico. Entrambi erano attratti dal soprannaturale.
A primo acchitto potrebbe sembrare una contraddizione, ma non è così.
L’intreccio di realismo e d’immaginazione è alla base dei migliori risultati che questa narrativa abbia raggiunto. Le deduzioni hanno sempre il sostegno della logica, sono espressioni del razionalismo scientifico in perfetta sintonia con le leggi della fisica.
Ma colui che è in lotta col male, deve poter operare in uno stato di grazia propiziato non da doti paranormali, ma dalla più rigorosa razionalità accanto alla quale permangono, pur tuttavia, tracce di antiche culture, non riconducibili alla pura razionalità: Poe, influenzato dall’esoterismo, cerca lo stato di grazia nell’alcol; l’ampliamento della coscienza di Sherlock Holmes è propiziato dagli stupefacenti.
Come ha avuto modo di affermare Giorgio Galli nella prefazione al libro di Ernest Mandel Delitti per Diletto: “La droga dell’investigatore è il residuo culturale dei filtri e delle pozioni della tradizione magica che proprio il razionalismo scientifico ha perseguitato e disperso in un’ epoca di transizione, nella quale la scienza nascente ancora si intrecciava con culture alternative”.
Non è errato, per tanto, cogliere nella figura paradigmatica di Sherlock Holmes l’anello di congiunzione tra la scienza moderna e l’idea antichissima dell’investigazione alla quale non era estranea la tecnica della divinazione-deduzione, nata nell’antica Persia ed introdotta nella letteratura da Voltaire nel suo Zadig. Ma c’è dell’ altro..
I romanzi polizieschi delle origini avevano forme convenzionali ed erano molto lontani dal realismo o dal naturalismo letterari. I poliziotti che vi comparivano, anche se , il più delle volte, sembravano lenti o bisognosi, erano tutt’ altro che degli imbelli e sprovveduti, e finivano, quasi sempre, per avere ragione dei loro avversari.La Polizia era scavalcata solo in caso di delitti eccezionalmente complicati che richiedevano un acumen superiore per sventare le intenzioni criminali di individui dotati, a loro volta, di capacità straordinarie.
In tal caso il vero eroe non era tanto lo sbirro che si ammazzava di lavoro, bensì il fine segugio proveniente da una classe superiore come Dupin, Sherlock Holemes, Miss Marple di Agata Christie. Il vero tema dei romanzi polizieschi non era tanto il crimine in quanto tale, bensì l’ enigma che gli era costruito intorno.
Quanto più arduo era il rompicapo da risolvere, attraverso una serie sistematica d’ indizi e tracce, tanto più le qualità tipiche del super detective: saggezza, astuzia, intelligenza, immaginazione, avevano modo di evidenziarsi.
Il delitto, ridotto a mistero, poteva essere comunque risolto facendo appello allo spirito analitico puro che prendeva il sopravvento su quello sintetico.
Nell’ interazione stretta tra i primi sviluppi del romanzo giallo e l’intelligenza analitica, è possibile intravedere l’ importanza che l’incipiente criminalistica avrebbe avuto sull’ evoluzione di questo filone letterario, a buon diritto, considerato anch’ esso figlio del Positivismo.
Più il lavoro della moderna Polizia si avvantaggiava dei progressi scientifici ottenuti nel campo delle scienze naturali e delle conseguenti applicazioni nell’ ambito tecnologico e della produzione industriale, maggiore ne era l’ eco nei romanzi polizieschi.

La letteratura e successivamente il cinema, agiranno, a loro volta, da catalizzatori nei confronti del pensare e dell’ agire per indizi, contribuendo in maniera più determinante di quanto si pensi, alla formulazione dei principi stessi della polizia scientifica.
Questa simbiosi tra detection e media è presente tuttora nella società . La riprova di come realtà e fiction nei primi romanzi gialli finivano col subire condizionamenti e rilanci reciproci, è possibile coglierla ad esempio dal fatto che Conan Doyle, che era medico, s’ispirò alla figura di un grande altro medico, Joseph Bell, per creare il personaggio di Sherlock Holmes.
Dalla scienza della medicina egli ha mutuato non soltanto le nozioni tecniche ma anche la semeiotica medica, insostituibile parametro di riferimento fin dall’ antichità per diagnosticare le malattie inaccessibili all’ osservazione diretta sula base dei semplici sintomi superficiali.
Allora a rendere l’ investigatore ed il clinico simili, non c’ era soltanto il metodo d’ indagine, ma anche la stretta identità tra malattia e il delitto, entrambi visti come turbamento di uno stato di quiete del corpo fisico e di quello sociale.
A tenere in gran conto, senza alcun imbarazzo di sorta, i suggerimenti provenienti dai romanzi di Poe e Conan Doyle, furono propio gli esperti di criminalistica tra cui Alphonse Bartillon, Edmond Locard e Luke S. May, uno dei fondatori della criminalistica negli USA.
Questo mondo investigativo scomparirà nel giro di un secolo, travolto dalla straordinaria crescita delle conquiste scientifiche applicate all’investigazione e dalla diversificazione specialistica delle materie oggetto dell’ investigazione: terrorismo, computer crime, serial killer etc..
Verrà sostituito da un nuovo modello di detection in grado di adattarsi alle mutate condizioni storico – politiche - economiche della società contemporanea.
Una nuova concezione del romanzo giallo/poliziesco, avrà modo di affermarsi a partire dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso, allorquando una diversa generazione di scrittori, scopriranno quella che i filosofi chiamano “ragion debole”
Il fascino del romanzo giallo persiste oggi più che mai.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari