L’estate è finita e ci troviamo ancora una volta a fare i conti con quello che rappresenta un momento importante del confronto sindacale, ovvero il 31 ottobre che per molti sindacati e sindacalisti è spesso l’unica occasione di confronto.
Loschi figuri e personaggi a dir poco ambigui si fanno i loro beati comodi per tutto l’anno, per comparire magicamente in questi giorni con un’allegra brigata di compari a chiedere la nostra fiducia. Mi verrebbe da dire “alla faccia della faccia tosta”. Io credo invece che l’organizzazione che ho l’onore di rappresentare possa andare a testa alta incontro a chiunque e, ciò che più conta, guandandolo negli occhi.
Non abbiamo bisogno, e non intendiamo farlo in nessun modo, di mettere in atto politiche mercenarie e trasformiste per ottenere qualche iscritto in più. Noi ci sottraiamo con onore ad ogni forma di meretricio ideologico o materiale che sia, orgogliosi di essere ciò che siamo, dei bambini che si stanno facendo grandi, piano pian, compiendo i passi nei tempi giusti e, ciò che più conta, con le persone giuste.
Rivendichiamo con orgoglio, ma mai con superbia e sterili trionfalismi, che appena 11 mesi fa risorgevamo dalle ceneri con una Segreteria praticamente inesistente e un numero di iscritti a dir poco imbarazzante. Oggi, dopo mesi di duro lavoro e sana competizione, abbiamo raggiunto il non facile obiettivo di essere una precisa realtà in provincia di Sassari, fuori e dentro l’Amministrazione, laddove fino a poco tempo fa c’era gente che quasi non sapeva neanche che esistesse un sindacato denominato Silp per la Cgil.
Oggi abbiamo una Segreteria che lavora alacremente, un numero di iscritti più che quadruplicato, una serie di attività e di iniziative in atto che, passatemi la nota di orgoglio, sfido chiunque a trovare chi abbia fatto di più e meglio in così poco tempo.
Da ultima, l’iniziativa che più di tutte ci rende orgogliosi e che spero possa rendere altrettanto orgogliosi tutti voi di cui a poco, e che definirei epocale, per l’assoluta novità che rappresenta non solo per la questura di Sassari e il suo territorio, ma anche per tutto il territorio nazionale, ridisegnando in qualche modo i confini dei rapporti tra Amministrazione e rappresentanze sindacali. Infatti, come comunicato nei giorni scorsi, dopo mesi di battaglie e non facili mediazioni al Dipartimento, supportate dal decisivo e sentito sostegno della Segreteria Nazionale, siamo riusciti ad ottenere l’autorizzazione ad aprire uno sportello servizi della Cgil all’interno della questura, appena dopo realtà ben più grosse e complesse come le questure di Palermo e Genova.
Sono molte le possibilità che questa iniziativa offre ai nostri iscritti, permettendogli di ottenere sul posto di lavoro una tutela a 360 gradi in tutti i settori, supportati dalla professionalità e competenza degli operatori della Cgil, cercando così di dare delle risposte laddove la nostra Amministrazione troppo spesso risulta lacunosa, quando non totalmente impreparata.
Quindi, niente sensazionalismi o false promesse, ma solo un’analisi seria e concreta di ciò che siamo e sulle prospettive di crescita che ci si profilano all’orizzonte. E quando parlo di crescita mi riferisco chiaramente anche all’imprescindibile dato numerico, condizione essenziale di ogni associazione basata sul consenso, ma con altrettanta forza mi riferisco al dato valoriale, culturale, emozionale, tutti elementi fondanti e vitali per un’organizzazione di uomini e donne che aspiri a combattere le ingiustizie, concquistare nuovi diritti, affermare con forza il proprio ruolo sociale, livellare e possibilmente eliminare le disparità, e così via.
Spero che tutti noi insieme si possa continuare in misura sempre crescente a perseguire questi e altri obiettivi, e costruire quel sistema che sarà solo e sempre quello che noi faremo diventare.
Siamo noi gli artefici del nostro destino, del cambiamento. Non lamentiamoci, come troppo spesso si sente fare, quando non ci sentiamo rappresentati da questa o quella organizzazione sindacale, perché siamo noi che decidiamo a chi dare forza e consenso per rappresentare al meglio le nostre istanze, i nostri desideri, le nostre aspirazioni. Siamo noi che decidiamo se sfruttare al meglio questa grossa opportunità che la nostra ottima Costituzione ci mette a disposizione, o se sprecarla barattandola spesso con miseri egoismi o cedendo alle pressioni delle false promesse del boss-sindacalista di turno.
Dobbiamo impegnarci tutti insieme per far sì che tutto questo possa avvenire, lavorando su noi stessi e su coloro che ci stanno vicino, nella speranza che anche la nostra Amministrazione possa cominciare ad evolversi in tal senso, riuscendo finalmente a dismettere l’abito del pregiudizio e ad un uniformarsi al mondo che cambia, riconoscendo alle libere associazioni di uomini e donne che la compongono il sacrosanto diritto di discutere con essa i problemi che l’affliggono, ascoltandoli per davvero, riconoscendo un effettivo ruolo ai loro rappresentanti, realizzando veramente quella sintonia che può farci crescere tutti insieme.
I tempi sono cambiati. E’ ora che i nostri dirigenti di ogni ordine e grado si rendano conto delle enormi risorse umane che hanno a disposizione, le valorizzino, le potenzino, in un rapporto che mai deve essere di sfida, atteggiamento in cui tutti perdono, ma sempre di sano confronto in cui tutte le parti coinvolte vincono.
E’ arrivato il momento che i nostri capi capiscano che quando rispondono positivamente ad una nostra istanza non stanno facendo una concessione ma semplicemente rispettando delle regole democratiche di sana e leale convivenza che, sia detto chiaramente, tutti siamo chiamati a rispettare e a far valere, perché non mi stancherò mai di ripetere che solo una vera consapevolezza e osservanza dei nostri doveri può renderci solidi e credibili destinatari di diritti.
Sì, forse sto andando troppo avanti, ma è guardando la luna, e non il dito, che si sogna e, si sa, qualche volta i sogni si realizzano anche.
“Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?” Antonio Gramsci.
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