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Novembre/2010 - Contributi
Nuovo Codice della Strada: una pentola senza coperchio
di Segreteria reg.le Silp per la Cgil - Lombardia

Mentre in Italia l’incidentalità sui tratti autostradali nel 2010 è aumentata “solo” del 14% (fonte: Asaps - ma non dovevamo diminuirla del 50% entro il 2010?) e, nonostante questo dato allarmante, qualcuno irresponsabilmente chieda l’elevazione ai nuovi limiti di velocità sulle maggiori arterie fino ai 150 km (per perdere la patente ci si vedrà “costretti” a spingere il proprio veicolo oltre i 200 km/h); mentre contemporaneamente diminuiscono i poliziotti della Stradale, e diminuiscono solidarmente le stesse auto di servizio a loro in uso (quando ci sono, naturalmente), inquadrate in quel limbo che va dal museo delle auto storiche agli “avanzi di rottamazione”; mentre ormai le divise sono cimeli da conservare in naftalina (anche qui, quando ci sono... ma poi, ancora coi pantaloni alla zuava e gli stivaloni al ginocchio in piena estate devono indossare i poveri stradalini, nonostante le decine di norme sulla sicurezza sui posti di lavoro?).
Ebbene in questa situazione di generale abbandono, anche la scorsa estate, come del resto da qualche anno a questa parte, è arrivato il solito maxi-decreto che ha stravolto, a partire dalle fondamenta, il Codice della Strada.
Di solito il parto della legge viene salutato dalla solita locuzione di rito perpetuantesi: “giro di vite”. Mai come quest’anno, però, il Codice della Strada ha subito uno stravolgimento senza precedenti, intervenendo a disciplinare molteplici aspetti anche molto particolari ed interstiziali. Per carità, se tutto portasse ad un risultato in termini di sicurezza tangibili, tutti i “giri di vite” sarebbero ben accetti. Nessuno potrebbe controbbattere nulla. In ballo non ci sono le casse statali, ma la sicurezza delle persone che circolano su strada. Non dimentichiamolo. Almeno questa dovrebbe essere l’idea di fondo. Se qualcuno però si fosse messo a capire cosa veramente è cambiato nel nuovo Codice della Strada, arriverebbe a delle conclusioni un po’ meno entusiastiche rispetto ai proclami pubblicitari del governo.
Infatti, il famoso “giro di vite” ha diversi aspetti davvero preoccupanti, a partire dall’atteggiamento del legislatore sulla guida in stato d’ebbrezza. Infatti, che lo si voglia o meno, vi è stata la depenalizzazione della guida in stato d’ebbrezza per i conducenti trovati con un tasso compreso tra lo 0,5 e lo 0,8 fino a ieri era un reato. Si andava davanti ad un giudice, con tutto quello che comportava il giudizio, in termini di “comprensione” della gravità della propria condotta. Se non fosse bastato, di certo un po’ avrebbe intimorito.
Oggi invece ce la si cava con una multa di 500 euro, il ritiro della patente e tutti amici come prima. Con il giudizio davanti ad un giudice, si pagavano ammende che partivano da qualche centinaio di euro in più: altro regalo agli ubriachi del volante. Come al solito, poi, 500 euro per un operaio sono mezzo stipendio, per un imprenditore lo sfizio di una serata. Ancora una volta l’Italia tagliata a metà.
Se questo non bastasse, è passato pure il famoso emendamento “grappino” (con un ricorso, nonostante il ritiro della patente per l’ebbrezza alla guida, si torna a circolare per i viaggi verso il posto di lavoro), che sembrava la classica boutade estiva di qualche bontempone parlamentare con amicizie alcoliche (e probabilmente lui stesso annebbiato dai fumi dell’alcol nel momento stesso del parto di questa stravagante idea) è diventato legge. In spregio a tutti i parenti di quelle povere vittime della strada che proprio a causa di questi soggetti si sono trovati la vita distrutta. Ma tant’è: un elettore ubriaco che si ricorda di te quando sta guidando per andare a lavorare (se ci va) è molto meglio di un elettore senza più diritto di voto perché... trapassato.
E questo sarebbe il famoso giro di vite? Un atto di vero coraggio avrebbe portato ad abbassare finalmente i tassi a zero (come in altri Paesi d’Europa) senza più l’isteria di dividere (tutta politica... e se ci fosse qualche mio elettore lì dentro?) come in un sudoku impazzito, mille categorie di bevitori e di tassi: quelli giovani, quelli professionali, quelli che lavorano, quelli che non lavorano, quelli di professione. Per onor di cronaca sono state previste sanzioni anche per i neopatentati e gli autisti professionali, che subiranno una sanzione solo pecuniaria se verranno trovati a circolare con tasso da 0 a 0,5: come dire, lo Stato ti trova parzialmente ebbro, o poco ebbro, o con un principio di ebbrezza, ti fa una multa e ti lascia andare come se nulla fosse. Non è un po’ incoerente perseguire con una piccola reprimenda un comportamento che di per sé potrebbe essere altamente pericoloso?
La seconda aberrazione (tra le molteplici) della nuova formulazione del Codice della Strada, deriva dalle nuove sanzioni previste per l’eccesso di velocità. Ma come! Tutti gli studi effettuati sui tratti autostradali non avevano dimostrato come un controllo capillare e una persecuzione priva di casualità della velocità avesse diminuito la mortalità nei tratti autostradali con percentuali davvero inaspettate?
Evidentemente il successo era troppo marcato, bisognava lenirlo in qualche modo: detto-fatto! Per chi trasgredisce i limiti di velocità questo governo ha previsto uno sconto sui punti nelle fasce più popolate di trasgressori. Si potrà andare un po’ più forte sapendo che lo Stato ti tollera un po’ di più. Se non bastasse è passata l’altra boutade estiva della possibilità di innalzare su alcune strade, con determinate caratteristiche, il limite di velocità sino a 150 km/h. Per vedersi togliere la patente, bisognerà infatti avere bolidi che riescano ad andare oltre i 200 km/h per quei tratti coperti dal tutor, contro ogni logica della sicurezza su strada.
Poi ci sono una serie di provvedimenti previsti nel nuovo Codice della Strada che nulla hanno a che fare con i comportamenti di guida (vertono sui diversi aspetti tecnici che lo regolano), ma che la dicono lunga su chi ha davvero influito sulla legge che ha stravolto il Codice della Strada: scuole guida, autotrasportatori, pubblicitari, costruttori di veicoli... i soggetti che avevano interesse (evidentemente privato) a che si facesse qualche cosa per loro. I cittadini, quelli che rispettano le regole, invece non contano più nulla. La mission del Codice della Strada (salvaguardare la salute e l’esistenza di chi circola sulla strada) è ormai diventata un soprammobile: cambiare il Codice della Strada è di per sé voler dire che si è fatto qualche cosa per la sicurezza, mentre la realtà dei fatti dimostra ancora una volta le logiche che hanno guidato a questo nuovo testo: condonare i comportamenti pericolosi e dare voce agli interessi di parte.
E i poliziotti?
Se volete, la cosa più incomprensibile è l’aver previsto di fatto un nuovo Codice della Strada, e non aver previsto un solo euro perché le Forze dell’ordine (ed in primis la Polizia Stradale, al fronte per ciò che concerne il contrasto degli illeciti commessi sulla strada) possano perseguire questa valanga di nuove norme. Viene approvata una legge, e poi lo Stato dice alla Polizia di arrangiarsi a farla rispettare. Ma allora quanto importa a questo governo che il nuovo Codice della Strada venga fatto rispettare? Nei fatti, evidentemente zero.
Ai poliziotti che lavorano sulla strada, che ormai quotidianamente sono costretti a deglutire grosse dosi di dignità (se usciste con un’auto della Polizia con le gomme da neve il giorno di ferragosto, non fareste una gran figura, ve lo assicuro) dopo il danno quotidiano, si aggiunge anche la beffa sempiterna, e se volete un po’ arrogante, del nuovo Codice della Strada. Infatti è stata a loro deputata anche la riscossione dei proventi di determinate contravvenzioni (le violazioni sui tempi di guida degli autotrasportatori, i sovraccarichi, i sorpassi), cui con grande sollievo si era riusciti a farne a meno quasi vent’anni fa.
Un ritorno al passato in piena regola, inaudito e soprattutto inspiegabile. Risultato: il crollo delle contravvenzioni elevate per gli articoli legati alla riscossione immediata.
Una voce “autorevole” ha sostenuto che sarebbero stati gli autotrasportatori stessi a pretendere questo metodo di pagamento (e naturalmente gli è stato dato ascolto... come a tutti coloro che hanno rimostranze e interessi privati da tutelare). Costretti cioè a far di conto per “fare cassa” delle contravvenzioni che soprattutto per i conducenti professionali sono diventate assai pesanti.
Se non è nostra intenzione entrare nel merito della sanzione, di certo sorgono dei problemi logistici e pratici non di poco conto: i resti chi li verserà? Dovranno i poliziotti tirar fuori i propri portafogli in attesa che le cifre vengano depositate presso qualche istituto bancario? Perché non sono stati previsti i Pos wireless per poter permettere agli autotrasportatori (veri destinatari dell’oblazione diretta) di pagare le eventuali contravvenzioni? Saranno previste indennità ai colleghi che maneggiano questi fiumi di denaro, quantificabili in diversi milioni di euro all’anno? Come è infatti possibile pensare che al giorno d’oggi una persona possa viaggiare con più di 500 euro nel portafogli?
Tutti quesiti senza risposte e a cui evidentemente solo i poliziotti dovranno far fronte: le pattuglie dovranno iniziare a fare le spole con i Tir verso i bancomat delle cittadine per poter dar senso ad un nonsenso (togliendole di conseguenza dalle strade per un considerevole lasso di tempo).
Così si fa sicurezza della circolazione stradale? A questo si aggiunga che proprio al Dipartimento di Pubblica Sicurezza è stato fatto un ulteriore taglio del 10%: nonostante questo, gli esponenti di questo esecutivo mettono tra i famosi 5 punti del rilancio “la sicurezza”. Come non ci si fa a domandare di quale sicurezza si stia parlando: quella dei furbi? Mancano le risorse anche per gli etilometri (di fatto non previste spese in tal senso) e la tanta pubblicizzata lotta all’uso di stupefacenti sulle strade non è mai di fatto partita: tutti gli strumenti sperimentati nel tempo, non sono de facto in uso alle Forze di polizia (se non uno, forse, per regione). Nemmeno l’uso di stupefancenti alla guida, evidentemente, è una delle priorità di questo governo.
Per concludere: tanto fumo e niente arrosto con il nuovo Codice della Strada. Molto spazio ai furbetti del volante (e a chi mette davvero con la propria condotta di guida a repentaglio l’incolumità della circolazione). E mani legate ai poliziotti che devono perseguire le violazioni. Ad ognuno la propria valutazione.
Non solo critiche, ma anche proposte da parte della Segreteria regionale del Silp per la Cgil, Lombardia:
- innanzitutto portare il limite di tasso alcolico a zero, così come in alcuni Paesi europei già viene attuato: chi beve prima di mettersi alla guida deve immediatamente essere consapevole che sta violando la legge. Oggi come oggi, moltissimi non sono in grado di stabilire se quanto hanno bevuto generalmente nella serata sia sufficiente o meno a superare i test dell’alcolemia. A questo punto diverrebbe pure inutile dotare tutti i locali di “etilometri” obbligatori (ulteriore esborso a carico dei privati e degli esercenti). Basta ipocrisie su uno stato che genera migliaia di morti ogni anno.
- Che si inizi davvero la lotta per il contrasto all’uso di stupefacenti prima di porsi alla guida. Una battaglia che non è mai iniziata, nonostante i proclami. Il fenomeno sta assumendo forme e modalità preoccupanti e sempre più giovani adottano questo tipo di “sballo” in maniera alternativa all’alcol proprio per assenza di controlli.
- Ripristino delle sanzioni peggiorative per l’eccesso di velocità, perché l’Italia dei furbetti (che hanno i veicoli di grossa cilindrata e devono andare forte) non deve sempre farla franca. E’ provato che i limiti tassativi, quando applicati, diminuiscono la mortalità. Perché tornare a favorire questi comportamenti?
- Dotare i veicoli attrezzati con etilometri e strumenti per la rilevazione di stupefacenti la Polizia Stradale: la sicurezza parte dal controllo capillare, dalle dotazioni, non solo dalla buona volontà degli operatori di Polizia. Questi non possono portarsi da casa gli etilometri, che costano circa 3.000 euro. Avere anche furgoni dotati dell’apposita strumentazione favorirebbe anche la privacy dei controlli sul pregresso uso di sostanze alteranti.
- Ritornare al pagamento con bollettini postali: in alternativa dotare di strumenti Pos i poliziotti pattuglianti, per poter riscuotere le sanzioni amministrative senza dover far girare denaro contante.
- Prevedere l’introduzione di un reato connesso alla fuga con i veicoli durante i controlli di Polizia. Si registra, dopo l’applicazione a tappeto delle Forze di polizia in diverse zone del Paese del regime restrittivo sulla guida in stato d’ebbrezza, un aumento esponenziale di questa condotta, potenzialmente molto pericolosa, che ha già causato diversi feriti tra le Forze di polizia, oltre che automobilisti incolpevoli. Oggi il comportamento è sanzionato esclusivamente con il combinato disposto di una sanzione amministrativa ridicola (un centinaio di euro e la promessa che un giorno salterà la patente per un mese), e la resistenza a pubblico ufficiale secondo alcune sentenze di Cassazione.
- Nel Codice della Strada è prevista l’introduzione del foglio rosa ai 17enni: ebbene allo stato attuale della legge chiunque potrebbe mettersi a bordo con nostro figlio minorenne (magari ubriaco e sotto l’influsso di stupefacenti) per esercitarsi. Si chiede quindi un adeguamento urgente che limiti questa facoltà che venga esercitata solo con un genitore (o un esercente la patria potestà) o da un istruttore a questo deputato.

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