La mostra alle Scuderie del Quirinale, che rimarrà aperta fino al 6 gennaio, ci mostra, per la prima volta, grandi dipinti dei pittori protagonisti del Risorgimento, di grandissima dimensione, che raffigurano le vicende fondamentali delle lotta di liberazione degli italiani dalla dominazione straniera, che ha portato alla conseguente unificazione del paese. Alternati a questi sono esposte anche dipinti, di dimensioni inferiori, che ci mostrano la partecipazione di tutto il popolo all’ideale risorgimentale. Il nucleo principale della mostra è costituito dai dipinti di battaglie, che rappresentano frammenti di momenti storici come la Seconda guerra di indipendenza e la Spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi. Tappe fondamentali e decisive della storia nazionale italiana, che la cultura del nostro paese ha sempre ricordato nella letterature, nella musica, nella toponomastica delle città, che ancora oggi conservano il ricordo di quei luoghi e di quegli accadimenti. Ad essere testimoni di quei momenti non furono dei “fotografi di guerra”, come al giorno d’oggi, ma bensì “dei pittori di guerra”, provenienti dalle zone allora più all’avanguardia del paese, come Napoli, la Toscana, la Lombardia. Questi pittori, come Gerolamo Induno, Eleuterio Pagliano, Federico Faruffini, Michele Cammarano, erano animati, tanto quanto il popolo in battaglia, da un forte spirito di patriottismo e presero infatti parte alla maggior parte di quelle battaglie, rendendone testimonianza attraverso dei dipinti fedeli agli accadimenti, e che sapevano ben rappresentare i tanti risvolti umani che sono per forza di cose legati ad una guerra. Altro grande protagonista della pittura di quegli anni era il capofila dei macchiaioli, Giovanni Fattori, che, non partito come volontario, condivideva ideologicamente gli ideali alla base delle lotte, e si recò spesso sui luoghi degli scontri per poter dare ai suoi quadri quel senso di verità e drammaticità dei fatti. Queste opere, spesso di commissione pubblica o reale, che erano destinate a residenze ufficiali come palazzo reali a Milano, furono innovativa da un punto di vista formale. Non raffigurano infatti lo spiegamento delle forze, e le grandi manovre tattiche, ma le retrovie, la parte non ufficiali, i semplici soldati, i feriti curati dall’appena nata Croce Rossa. Anche i nemici caduti, coinvolti nella tragedia come l’esercito piemontese. Nella prima sala si è deciso di presentare alcune opera significative e soprattutto introduttive ai temi della mostra. I profughi di Praga di Francesco Hayez, del 1826-1829, in cui il pittore evoca l’abbandono della terra madre da parte egli abitanti durante la lotta di indipendenza dal predominio ottomano. Una vicenda in cui molti patrioti italiani si rividero viste le condizioni politiche nel proprio paese. Per la prima volta, nella pittura storica, gli umili divengono i protagonisti e gli eroi. Infatti Mazzini, nel 1841, lo considerò un quadro manifesto che avrebbe aperto una nuova strada nell’arte nazionale. Le sale successive sono occupate dai dipinti monumentali che illustrano l’epopea nazionale, dalla guerra di Crimea al 1860, fino al processo di unificazione, al sogno di Mazzini e Garibaldi dell’entrata a Roma nel 20 settembre del 1870.
FOTO: Gerolamo Induco - La battaglia di Magenta 1861
210x362 - Olio su tela
Milano, Museo del Risorgimento
(deposito, Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio)
Copyright: Foto Saporetti, Milano
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