Alla Galleria Borghese circa 50 opere
del maestro che seppe rinnovare
la pittura del '500 tedesco, trattando
i soggetti classici con una veste nuova
“Cranach, l’altro Rinascimento”, curata da Bernard Aikema, uno tra i maggiori studiosi di arte rinascimentale tedesca e da Anna Coliva, (fino al 13 febbraio a Galleria Borghese di Roma) propone, per la prima volta in Italia, la persona e le opere di Lucas Cranach il Vecchio, massimo esponente, assieme ad Albrecht Durer, della rinnovata pittura tedesca del 1500.
Cranach è universalmente conosciuto, oltre che in qualità di pittore, anche come amico e partigiano di Lutero, di cui è stato testimone di nozze, e con il quale ha iniziato la creazione di un’iconologia protestante. Allo stesso tempo Cranach, pittore di corte di Federico il Saggio di Sassonia per circa cinquant’ani, era anche a capo di un grande e attivo studio a Wittembur. Attraverso il suo lavoro è riuscito a introdurre una serie di soggetti inediti per la pittura tedesca, soprattutto rispetto al nudo, l’erotico, oltre che a temi umanistici e a una ritrattistica particolarmente incisiva e innovativa. La sua capacità è stata quella di trattare soggetti classici con una veste nuova, non classica, con una forte componente sensuale, e realizzata con un’ottima tecnica pittorica. Cranach rappresenta quello che è un altro Rinascimento rispetto a quello ideato e praticato dal suo contemporaneo Albrecht Durer, e sicuramente anche molto lontano dal Rinascimento italiano. Cranach è stato un’artista di corte che ha saputo, all’interno del ruolo che ricopriva, crearsi un’identità forte ed innovativa che lo rende uno degli artisti più interessanti del suo periodo.
L’esposizione vuole darci un’immagine a tutto tondo della produzione artistica del pittore rinascimentale, molto legato alla tradizione fiamminga e allo stesso tempo contaminato dalle innovazioni italiane nelle arti figurative. Alla Galleria Borghese sono presentate circa quarantacinque opere, sicuramente tra le più importanti di tutta la produzione dell’artista, prese in prestito dalle massime collezioni pubbliche europee e statunitensi, alcune delle quali per la prima volta hanno lasciato la loro sede. Sono presenti anche dieci xilografie che ci mostrano la grandissima virtuosità e inventiva di Cranach nell’utilizzo del medium grafico.
La mostra inoltre vuole affrontare e approfondire un rapporto che al giorno d’oggi ancora non è stato profondamente esplorato, ovvero il rapporto tra l’opera del maestro di Kronach e l’arte rinascimentale italiana dell’epoca. Se da un lato infatti i canoni artistici adottati dal pittore si sviluppano in maniera fondamentalmente differente se non contrapposta rispetto al classicismo italiano, dall’altro si nota una forte convergenza iconografica e semantica tra la resa di alcuni soggetti di Cranach e quelli invece di pittori italiani come Bartolomeo Veneto, Francesco Francia, Bachiacca, Perugino, Vincenzo Catena, Palma il Vecchio, Andrea Solario, Lorenzo Lotto e Jacopo de’ Barbari, suo predecessore come pittore alla corte di Federico il Saggio. Rispetto a questo tema è bene ricorda l’incontro epocale avvenuto ad Asburgo, nel 1550, tra Tiziano e Cranach, che sottolinea la differenza più che la somiglianza tra i due, ma che allo stesso tempo ci invita a ulteriori considerazioni artistiche si concetti ritrattistici dei due maestri. In mostra ci sono alcuni esempi che ci illustrano i rapporti complessi, quasi dialettici tra questi due mondi tramite opere significative della Galleria Borghese ed altre opere provenienti dal altre collezioni italiane ed estere (Lorenzo Lotto, Cima da Conegliano, Tiziano).
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