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Novembre/2010 - Immagini e Cultura
Terre Vulnerabili: un'esposizione musicale
di a cura di Giulio Sarchiola

Come in un'orchestra, dove il singolo
strumento suona per sé ma in dialogo
con gli altri, anche le opere esposte
all'Hangar Bicocca di Milano, sono il frutto
di un lavoro singolo e insieme corale


All’Hangar Bicocca di Milano si è aperta la prima parte del progetto Terre Vulnerabili che, sotto la direzione artistica di Chiara Bertola, si presenta come uno tra i più innovativi per l’arte contemporanea in Italia, per come sono state realizzate le opere, e per come sono e saranno esposte.
Gli artisti selezionati infatti hanno preso parte a una serie di incontri dal settembre del 2009, parlando insieme del proprio lavoro, trasformandolo per renderlo in sintonia con quello degli altri, realizzando così delle opere site specific che fossero in asse con lo spazio e con tutte le altre opere della mostra.
Il ciclo espositivo avverrà durante quattro differenti momenti, coprendo in tutto un periodo di otto mesi, suddivisi come il ritmo delle fasi lunari. La prima, ad ottobre, le seguenti a gennaio, marzo e aprile. In tutto saranno esposti trenta artisti provenienti da tutto il mondo. La prima esposizione è costituita da tredici opere di tredici importanti artisti, che portano lavori molto differenti tra di loro per dimensioni e materiali, alcuni di grande forza emotiva, altri più concettuali: il tema della mostra è quello della vulnerabilità, che è declinato tramite le numerose opere in modo molto particolare e personale.
Tutti gli artisti presenti in questa prima mostra resteranno anche nella seconda, portando un nuovo lavoro o modificando parzialmente quello già realizzato. A questi se ne aggiungeranno dei nuovi, e così via anche per le successive mostre. Ogni quarto di luna vuole rappresentare un momento espositivo unico e irripetibile come la differenti fasi di vita.
Il progetto è come un organismo, in continua evoluzione e crescita, si sviluppa nel tempo, permette al pubblico di vederlo mutare, e agli artisti di farlo crescere. Ogni nuova fase infatti non va a sostituire la precedente, ma va ad accorparsi con la precedente ampliandola. “La vulnerabilità – dice Chiara Bertola – si esprime così non soltanto nelle opere ma anche in questa modalità curatoriale, basata soprattutto sul mutuo riconoscimento e sulla collaborazione tra gli artisti che necessariamente porta a vivere esperienze inaspettate. Si tratta di riconoscere la forza della collaborazione, senza dimenticare l’importanza di ogni individualità, e di mettersi in gioco per arrivare a costruire una coralità, come in un’orchestra in cui i vari strumenti entrano progressivamente in armonia e risuonano insieme”.
“Ma vulnerabilità è anche la capacità empatica che permette a noi umani di riconoscere ed accettare la propria responsabilità etica verso l’altro, la comunità e l’ambiente. Ed è intesa anche come una dimensione che si avvicina al vasto concetto di terra e di luogo di appartenenza: attraverso le visioni degli artisti questi concetti oggi diventano percorribili dentro una nuova prospettiva di libertà e di evoluzione. La dissolvenza delle frontiere, la mescolanza delle etnie, la combinazione delle lingue restituiscono un luogo che necessariamente si riconosce soltanto a partire dalla stessa vulnerabilità e mobilità dei corpi che, spostandosi, creano, trasformano e articolano lo spazio che attraversano. Mentre la forza della storia ha piegato la vulnerabilità dei corpi per sottometterli e opprimerli, oggi la vulnerabilità dei corpi riesce a piegare lo spazio che li circonda per trasformare quell’enorme non luogo in un luogo d’incontro e di dialogo. In un mondo che non ha paura di riconoscersi indifeso, scoperto, attaccabile, esposto e debole, proprio la debolezza e la vulnerabilità diventano una forza”.
Lo statement politico ed etico dell’esposizione è stato affidato a due maestri con Ermanno Olmi e Yona Friedman, un regista ed un architetto che hanno proposto la riflessione di Carlo Petrini in grado di unire memoria e speranza «ritornare ad avere memoria perché senza memoria non c’è futuro e senza senso del limite la terra madre si ribella».
___________________________________

Gli artisti coinvolti nel progetto sono:

Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini/ Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Roman Ondák / Hans Op de Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / Nari Ward / Franz West

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