La scorsa estate nel programma televisivo di Rai Tre, Amore criminale, si è parlato della vicenda di Filomena Di Gennaro che, dopo essere rimasta paralizzata a causa di svariati colpi di pistola, sparati dal suo ex fidanzato, è stata congedata dai Carabinieri. Di seguito trovate la sua storia, come ella stessa la racconta nel suo blog.
“Ciao, sono Filomena Di Gennaro, ma tutti mi chiamano Milena, voglio con questo blog raccontare la mia vita... Ho 30 anni, abito in provincia di Roma, sono sposata e vivo su una sedia a rotelle... non sono paraplegica dalla nascita ma dal 2006, anno in cui la mia vita è cambiata completamente... Ma cominciamo dal principio...
Sono nata in Puglia e vissuta per 19 anni a Stornarella, un piccolo paese in provincia di Foggia; finito il liceo mi sono trasferita a Roma per studiare psicologia (mi sono laureata nel 2003); nel 2005 ho vinto un concorso per l’Arma dei Carabinieri e lo stesso anno ho iniziato il corso per diventare maresciallo. Questo è sempre stato il mio sogno fin da piccola: poter aiutare gli altri, stare a contatto con la gente... Indescrivibile è stata l'emozione di indossare la divisa... finalmente mi sentivo realizzata... finalmente felice... ma è durato tutto troppo poco... Il 13 gennaio 2006, il mio ex fidanzato, Marcello Monaco, da Stornarella si reca a Roma con una pistola per uccidermi...
...siamo stati fidanzati per 11 anni, rapporto portato avanti per abitudine, eravamo molto diversi caratterialmente e culturalmente... Io espansiva con tanta voglia di vivere e di scoprire il mondo, con progetti da raggiungere, la laurea e il concorso per diventare maresciallo dei Carabinieri; lui apatico, di poche parole, senza voglia di lavorare... gli facevo da mamma, a lui faceva comodo, non doveva faticare... Quando ho deciso di lasciarlo, dopo aver capito che non era la persona giusta per me, ho scoperto (fu lui a dirmele) cose incredibili sul suo conto: ero stata fidanzata con una persona che non conoscevo affatto, una persona dalla doppia personalità... tradimenti, infinite bugie e molto altro. Erano le feste del Natale del 2005, quando, finalmente determinata, ho deciso di lasciare il mio fidanzato. (…)
Ma per lui non c'era ragione che tenesse... lasciarlo dopo dieci anni era impensabile, impossibile, improponibile... cosa avrebbe detto il paese, che figura l'UOMO avrebbe fatto se lasciato dalla donna che TUTTI consideravano sua moglie... una simile decisione era per lui pura follia... Ma la follia pochi giorni dopo si è tramutata nell'idea che lui non avrebbe potuto permettere che ci lasciassimo...
Un sms di quei giorni recitava che ‘tutto il male che io (!) gli stavo facendo si sarebbe tramutato in odio nei miei confronti’ (...)
Il 13 gennaio 2006, il mio ex fidanzato, Marcello Monaco, da Stornarella si reca a Roma con una pistola per uccidermi... E' un venerdì di una fredda ma soleggiata giornata d'inverno... All'uscita dalla scuola marescialli, la prospettiva allettante era quella di un weekend di relax... Chi poteva immaginarlo che quel giorno avrei fatto i conti con la morte... Accompagnata da un'amica da Velletri a Roma, a metà strada mi arriva l'inaspettata telefonata di Marcello che mi preannuncia il suo imminente arrivo a Velletri, ancora più inaspettato... Senza preavviso e dopo avergli già più volte intimato di non raggiungermi a Roma per nessun motivo (dopo che per tutta la notte tra il 5 ed il 6 gennaio è rimasto per strada davanti casa mia citofonando e telefonandomi ininterrottamente dopo essere piombato a Roma dopo le 23 di sera... fortuna che in quell'occasione non gli ho aperto la porta...), voleva prelevarmi all'uscita dalla scuola... per un chiarimento ancora...
FORTUNATAMENTE, appunto, era già in viaggio per Roma e così ha insistito per raggiungermi a casa mia, in via Camilla, dove vivevo con mio padre, che, però, quel giorno era a lavoro. Dopo infinite insistenze e litigate al telefono, acconsento ad un ultimo chiarimento e gli dico di raggiungermi davanti casa... E pensare che questa decisione l'avevo presa perché preoccupata di rimandarlo via dopo che aveva affrontato un viaggio di 350 km... mi preoccupava il fatto che, stanco, potesse fare un incidente stradale e farsi del male... ironia della sorte... Nel frattempo avviso il mio comandante di Velletri, per rappresentargli se non altro la stranezza di una visita così improvvisa e sgradita... Ma non ero preoccupata... purtroppo... presumevo di conoscere Marcello troppo bene... mai un tono di voce alto, mai un gesto di ira o di violenza... sempre pronto ad assecondarmi, sempre disponibile ed affabile... almeno per quello che ha sempre mostrato a me... Il tenente mi consiglia di non incontrarlo se la cosa mi sembrava così strana, ma ormai avevo deciso di concedere a Marcello quest'ultimo incontro; allora il consiglio diventa quello di non incontrarlo in casa, ma almeno in un posto affollato o in mezzo alla strada... Questo è il consiglio che seguirò e che, forse, oggi mi permette di scrivere queste righe... Nel contempo, il tenente mi chiede il mio indirizzo, via e civico, perchè intenzionato a portarmi ausilio se lo ritenevo opportuno, ma cerco di dissuaderlo... invano, ancora fortunatamente...
Incontro Marcello, costringendolo a parlare in macchina in strada... Un'ora di discussioni, di insistenze, di sordità... insisteva per parlare in casa, per rinfrescarsi dopo il viaggio... rimango determinata e non glielo permetto... le sue espressioni, i suoi occhi, il suo tono sono quelli di un automa... e solo allora, spaventata da quell'atteggiamento ossessivo e stanca di parlare con chi già aveva deciso di non ascoltare, mi catapulto fuori dalla macchina per guadagnare il portone d'ingresso...
Ed ora, alle 17 e 20 circa del 13 gennaio 2006, per un fatidico istante in più grazie al quale avrei potuto chiudermi il portone di casa dietro alle spalle lasciando fuori il mio assassino, Filomena Di Gennaro muore portandosi con sé tutti e 27 gli anni della sua vita precedentemente vissuta...
Marcello con un piede mi impedisce di chiudere il portone, fulmineo mi afferra per un braccio e mi scaraventa di nuovo fuori... Attonita per un gesto mai visto compiere da quell'uomo, rimango incredula, basita, scioccata... ma non era ancora tutto, non era finita lì...
In un istante, il mostro pronucia la frase ‘o mia o di nessun'altro’ e, come solo nei film si può pensare di vedere, estrae dal nulla una pistola e mi spara un colpo...
Sono a terra... non capisco ancora niente di quello che sta succedendo, perdo sangue e... un altro colpo... lo guardo negli occhi, mi fissa, grido di smetterla ed imploro pietà... con la mano nuda, inerme, mi riparo dalla pistola, distante da me poco più di un metro... un altro colpo ed un altro ancora... in rapida successione... tutto in pochissimi secondi... tutto come in un'esecuzione spietata e disumana...
In una dimensione surreale, dove la vita scivola via su una pozza di sangue, sento un grido... ‘fermo!’... Marcello si volta ed altri colpi di pistola... Marcello cade a terra, silente... Il tenente, che comunque aveva deciso di raggiungere le coordinate che gli avevo lasciato, era lì, lo riconosco... mi stringe la mano e mi tiene la testa, mi ripete di rimanere sveglia, di tenere duro, mi assicura che ce la farò...
Ma io non so cosa provo... mi vedo nel lago del mio sangue, non riesco quasi più a respirare... gli sussurro a fatica ‘sto morendo’... non sento più il mio corpo, non sento più niente... non sento più me stessa, non sento più Filomena..., anzi Milena... perché tutti mi chiamano così... ma non importa come mi chiameranno ancora... sto morendo...”
Successivamente Milena ha ripreso a “vivere”. Ha perso però il lavoro, congedata dai Carabinieri. Si è sposata con il collega che le ha salvato la vita, ma la sua realtà è ancora oggi durissima. Deve pagarsi da sola la fisioterapia e sta cercando un lavoro migliore. Ma è tutto molto duro: “So che completare la scuola di specializzazione, ora, in questa mia ‘nuova vita’, mi aprirà delle nuove strade e nuove possibilità... ma alle volte mi sembra davvero un prezzo troppo alto da pagare, perché adesso è differente da quando io avevo scelto di studiare all'Università, i tempi allora erano commisurati ai miei impegni, alle mie energie, al mio stato mentale... Adesso non è così... Ogni volta che devo preparare un esame è come se mi cadesse un macigno in testa e lo stesso macigno rimanesse poi piantato nella bocca dello stomaco...Tra lavoro, fisioterapia per la quale sembra non ci sia mai tempo, la terapia in piscina che ho ormai interrotto da più di due anni e che dovrei riprendere assolutamente, visite mediche, Asl, cercare una macchina che non mi lasci per strada come la mia ma che non mi mandi sul lastrico per comprarla, ausili introvabili... una gravidanza che sogno e desidero con tutta me stessa che non arriva... indifferenza generalizzata di chi dovrebbe ascoltare ed è pagato per farlo, sordità gratuite della vita quotidiana e delle Istituzioni, battaglie per diritti basilari e vitali ma mai troppo scontati... stress stress stress... Quando studio??? Quando lo preparo l'esame??? Sono un po’ stanca... Alle volte mi sembra di non farcela... mi sembra che questa vita NON SCELTA sia troppo più grande di me e andrà a finire che mi schiaccerà... Mi sento stanca... So che non posso permettermelo... non mi posso permettere di sentirmi stanca... ma non riesco ad abituarmi a stare seduta... perché paradossalmente non mi riposo... non sono io ad essere seduta sulla sedia... è la sedia che sta sopra di me ed è pesante... Cielo, quant'è pesante...”.
Auguri, Filomena, anzi Milena.
B. N. D.
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