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Ottobre/2010 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Biologia
Rapporto tra specie ed ambiente
di Carlotta Rodorigo

“Biologia” è una parola greca che indica lo studio di ciò che riguarda la vita in tutte le sue forme, dalla più elementare (esseri unicellulari e giù di li) a esseri complessi (esseri pluricellulari e specie viventi come noi le conosciamo).
La biologia è sempre servita all’uomo per sopravvivere: per esempio forniva informazioni su quanto si trovava in natura fosse commestibile, o benefico o al contrario velenoso.
Successivamente fu una luce nel mare di credenze che attribuivano fenomeni naturali e biologici, a divinità sempre differenti.
Senza entrare troppo nel dettaglio sappiamo che la storia della biologia è costellata di nomi quali Talete, Aristotele, Leonardo da Vinci, Paracelso, Galileo Galilei…Darwin.
Lo studio “della vita” aspira a poter vedere da vicino i meccanismi che regolano la vita dell’individuo (nel senso di singolo essere, animale o vegetale che sia…), e dell’interazione fra individui appartenenti alla stessa specie o a specie differenti. E’ proprio la perfetta interazione che incuriosisce; tutto sembra calcolato, e se da un lato la minima perturbazione esterna può infrangere questo delicatissimo equilibrio, dall’altro ci è ben evidente come tutto tenda a un nuovo equilibrio stabile almeno quanto il precedente.
La domanda che a questo punto sorge spontanea è: quante volte ancora i sistemi biologici potranno cambiare il loro equilibrio? Fino a quanto possono sopportare le perturbazioni che più o meno direttamente e più o meno consapevolmente l’uomo provoca?
Se da un lato si potrebbe positivamente pensare che se i sistemi biologici tendono all’equilibrio, perché un altro qualsiasi intervento esterno dovrebbe cambiare questa tendenza intrinseca del sistema ambiente? Perché, cioè, l’uomo non può continuare ad usare le risorse ambientali indiscriminatamente con la certezza che comunque vada la Natura reagirà e ristabilizzerà un equilibrio duraturo ed efficiente?
D’altro canto, forse in modo più realistico si teme che prima o poi ci sia una saturazione della capacità auto-tamponante dell’ambiente.
A questo punto il compito della biologia risulta, agli occhi di chi scrive, assai diverso dai presupposti, se prima si proponeva di scoprire il funzionamento della vita, ora non si accontenta di stare a guardare, o al più “sfruttare” le informazioni ottenute per migliorare la vita umana, ma, con tal proposito come schermo, agisce direttamente sugli oggetti del suo studio, che, non sono oggetti ma esseri viventi. La manipolazione genetica che ne deriva vanta diverse applicazioni pratiche” (chi decide in modo assoluto cosa è migliore?), o di batteri che riducano efficientemente gli idrocarburi (perché se ne producono sempre in quantità maggiori).
Come ogni scoperta umana i vantaggi precedono gli svantaggi : si trovano i benefici ricercati, le conseguenze sono poco spesso conoscibili e quantificabili prima di un tempo che può essere molto lungo.
La clonazione (manipolazione per eccellenza) è nata con scopi terapeutici, e di salvaguardia di specie in via di estinzione, ma c’è anche il rischio che sfoci in pratiche il cui campo di discussione è l’etica e la morale. Gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) hanno ampi campi di applicazione: industriale, alimentare, medico, agricolo; hanno apportato notevoli sviluppi nella produzione di sostanze medicinali come l’insulina, o di batteri che si nutrono degli idrocarburi (industria) ma bisognerebbe chiedersi quali conseguenze porterà all’ambiente avere organismi con un genoma differente da quello con cui sono nati, per non parlare delle possibili conseguenze negative socio-economiche che accompagnano questo processo inarrestabile di sviluppo e innovazione.
La scienza è strettamente legata alla storia, nel senso che la scienza risponde ad esigenze appartenenti ad un preciso periodo storico. Non è insolito che una risposta che sembra aver risolto un quesito fondamentale apra la strada a infinite problematiche legate proprio alla geniale soluzione. Per questo lo sviluppo è inarrestabile e tende all’infinito.
Il quesito della nostra epoca potrebbe essere “fin quando è accettabile mutare la struttura intrinseca di fenomeni naturali per migliorare la vita umana sapendo che inevitabilmente tali modifiche ricadranno sul genere umano richiedendo ulteriori modifiche, e così via?”

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