Le nuove minacce di attacchi
terroristici contro obettivi europei
ripropongono, tra l'altro, l'inquietante
spettro del bioterrorismo
Le notizie rilanciate dai media nelle ultime settimane lasciano poco spazio al dubbio: in merito al terrorismo internazionale di matrice islamica, le popolazioni dei principali paesi occidentali devono mantenere alta la guardia, l’eventualità di subire attacchi scellerati volti a seminare panico e distruzione è alta.
In particolare secondo il Dipartimento di Stato americano i Paesi europei sarebbero nel mirino di possibili attacchi organizzati in Pakistan.
Alcune informazioni sulla trama presunta di questi attacchi proviene dalle dichiarazioni di un cittadino tedesco di origine afghana, Sidiqi Ahmed, catturato in Afghanistan, il quale conferma l’ipotesi degli inquirenti tedeschi secondo i quali la cosiddetta “ cellula di Amburgo” non è del tutto sopita, anzi. Sidiqi Ahmed, 36 anni, frequentava la moschea di Taiba ad Amburgo, chiusa il 9 agosto dalle autorità tedesche, e lì avrebbe stretto i legami con Said Bahaji, attualmente ricercato per complicità negli attacchi dell'11/9. L'uomo, era stato in contatto inoltre con Mohamed Atta, il principale stratega ed esecutore delle stragi dell’ 11.09.2001. Da Amburgo, si sarebbe recato poi nella regione del Waziristan nel Pakistan e avrebbe ricevuto la formazione necessaria per preparare attacchi omicidi.
Oltre alla Germania, il Regno Unito è stato indicato come uno dei Paesi a più alto rischio.
Il ministro dell’Interno britannico, Theresa May, ha dichiarato “Come abbiamo sempre chiarito, ci troviamo ad affrontare una minaccia reale di terrorismo, il nostro livello di allerta rimane grave, il che significa che un attacco è molto probabile”.
Anche il Giappone ha diramato comunicati per i propri cittadini residenti o turisti all’estero, in particolare in Europa.
In Italia, purtroppo, la situazione rimane la medesima, l’allarme è preso molto sul serio, ed è il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, intervistato nel programma Mattino 5, a renderlo noto “non ci sono segnali precisi di rischi individuabili, ma l'allarme terrorismo in Italia resta elevato". L'allarme terrorismo - ha spiegato Maroni - non è mai sottovalutato. Ma c’è di più: secondo la tv americana abc, ad aumentare l’allerta sarebbe il fatto che i terroristi incaricati di condurre gli attacchi si trovino già sul suolo italiano, pronti a colpire.
Ogni comunicato del genere rievoca l’incubo delle atrocità dell’11 settembre, come un trauma del passato, non del tutto “metabolizzato” rimasto latente nell’animo, pronto a ridestare la percezione di un ormai diffuso senso di insicurezza.
Quel che preoccupa i servizi d’intelligence occidentali è la possibilità che Al Qaida colpisca l’Europa con attentati a “grappolo” sul modello degli attacchi di Bombay che hanno fatto 166 morti nel 2008. In quell’occasione erano stati presi di mira più obiettivi contemporaneamente.
Ciò potrebbe avvenire in realtà difficilmente utilizzando armi e metodi convenzionali ma più semplicemente utilizzando armi di tipo chimico-biologico, diffondendo sostanze nocive in aria, acqua, terra, per posta o come avvenne per esempio in Giappone col terribile attentato del 1995, compiuto dalla setta religiosa dell' Aum Shinrikyo, attraverso l'impiego di gas nervino diffuso contemporaneamente in alcune tra le fermate della metropolitana più frequentate della città di Tokyo, provocando 12 morti e oltre 6000 intossicati.
L'effetto del bioterrorismo sulla popolazione civile supera quello, certamente orribile, del danno materiale e sanitario, perche' il probabile alto numero dei casi di contaminazione, che potrebbero aumentare anche in un momento successivo all’atto criminale, diffonderebbe forte paura ed insicurezza, creando una vera e propria psicosi collettiva. L’incubo dei paesi occidentali e' che anche l'acqua e il cibo possano essere infettati e contaminati.
Le armi chimiche e biologiche, sono strumenti di distruzione di massa relativamente facili da realizzare, comodi da trasportare e meno costose da produrre delle armi convenzionali.
Ed è nell’ affrontare le spaventose minacce di questo tipo di terrorismo, in particolare, che i paesi occidentali si stanno preparando da anni.
Ma qual’ è il Piano di emergenza in Italia in caso di terrorismo biologico o chimico?
Gli episodi di bio-terrorismo sono diventati un rischio più che plausibile, anche per la nostra nazione.
Per garantire una pronta risposta sanitaria di fronte a possibili aggressioni terroristiche di natura chimica, fisica e biologica ai danni del nostro Paese, sono state già assunte iniziative a livello centrale e locale, che hanno consentito di superare il primo momento dell’emergenza.
Le iniziative più importanti assunte immediatamente a ridosso dei tragici eventi dell’ 11 settembre 2001 sono state:
- la costituzione, con Decreto Ministeriale 24 settembre 2001, di un’ apposita Unità di crisi che, fra l’latro, ha elaborato il protocollo operativo per la gestione delle minaccia terroristica derivante da un eventuale uso del bacillo dell’ antrace;
- l’individuazione, d’intesa con le Regioni, dell’ISS e dell’ISPESL, come Centri di consulenza e supporto, rispettivamente, per gli eventi di natura biologica e chimico-fisica e per gli ambienti di lavoro; l’Ospedale L.Sacco di Milano, l’IRCSS L. Spallanzani di Roma, il Policlinico di Bari e il Presidio Ascoli Tomaselli di Catania, quali Centri nosocomiali di riferimento per il supporto clinico nonché l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Foggia quale centro di riferimento per il controllo analitico del materiale sospetto;
- l’istituzione di un numero telefonico verde, dedicato tanto agli operatori sanitari quanto ai singoli cittadini;
- reperimento dei vaccini e altri medicinali ritenuti essenziali;
- la fattiva collaborazione in sede UE e G8 per il necessario coordinamento volto alla costruzione di una elevata capacità di risposta sanitaria.
Contestualmente, si è reso necessario predisporre altre misure sanitarie utili per far fronte ad altre situazioni ipotizzabili, stabilendo l’idonea pianificazione degli interventi.
In linea con il Piano nazionale di difesa da attacchi terroristici di tipo biologico, chimico e radiologico, emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato, perciò, redatto un documento di Piano che si articola in due parti:
- nella prima è presa in considerazione la minaccia biologica;
- nella seconda, è trattata la minaccia chimica e radiologica.
Ognuna di dette parti è a sua volta divisa in due capitoli: il primo di tipo divulgativo,il secondo, a carattere eminentemente operativo.
Il documento di Piano, redatto con l’apporto dell’ISS, dell’ ISPESL e della Direzione Generale della Sanità Militare, tiene conto della linea organizzativa prevista dalle vigenti disposizioni in materia di gestione delle crisi (Manuale nazionale per la gestione delle crisi, Manuale del Sistema Precauzionale Nazionale) che individuano:
- Nel Presidente del Consiglio dei Ministri, nel Consiglio dei Ministri e nel Comitato Politico Strategico (CPS) gli organismi decisionali nazionali;
- Nel Nucleo Politico Militare (NPM) il massimo organo di coordinamento nazionale;
- Nella Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile l’organo di coordinamento tecnico delle attività di difesa civile che, al momento dell’ emergenza, può avvalersi, per specifiche tipologie di emergenze, di altri Dicasteri e/o Dipartimenti;
- Nel Prefetto, l’autorità di coordinamento della difesa civile a livello periferico.
Sulla base del Piano di Difesa Civile Nazionale, ogni Dicastero è tenuto a predisporre piani aggiornati discendenti, indicando le esigenze di carattere finanziario necessarie a garantire il rispetto dei compiti assegnati nel Piano Nazionale.
Nel rispetto dell’autonomia organizzativa e gestionale delle Istituzioni centrali e territoriali, che potrebbero essere chiamate ad attivare operazioni di soccorso ai cittadini, il documento di Piano vuole offrirsi come un punto di riferimento per le successive fasi di pianificazione e di messa in atto, a livello territoriale, delle azioni volte alla tutela della salute.
Il Piano nazionale di emergenza contro i rischi da terrorismo biologico, chimico e nucleare si è articolato anche a livello locale vedendo l’impegno delle prefetture e di alcune Regioni e Aziende Sanitarie che hanno attivato varie iniziative.
In questo quadro, già complesso ed articolato, si inseriscono le Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3275 del 28.03.2003 e n. 3285 del 30.04.2003, che assegnano al Dipartimento della Protezione Civile la responsabilità di individuare ed adottare misure di carattere emergenziale idonee a tutelare la cittadinanza dalle conseguenze di possibili azioni terroristiche, fatti salvi i poteri del Ministro del’ Interno, quale autorità nazionale di Pubblica Sicurezza.
Tali ordinanze dovrebbero rivedere il ruolo delle diverse componenti dello Stato, in modo da garantire la risposta rapida ed immediata ad eventuali attacchi di natura terroristica o ROTA (Release Other Than Attack), rivisitando le procedure di intervento da adottare e i mezzi da impiegare, e chiarendo le responsabilità nel coordinamento, sia nella fase di preparazione che in quella di intervento.
Pur essendo, come visto, L’Italia, come tutti i paesi occidentali, provvista di appositi piani di emergenza in caso di terrorismo sia biologico che convenzionale, speriamo fortemente che queste parole: ''Preparatevi, perche' la guerra contro i musulmani e' appena iniziata, la sconfitta degli Stati Uniti e' imminente'', pronunciate da Faisal Shahzad, l’uomo appena condannato all’ergastolo per l'attentato mancato a Times Square, del primo maggio scorso, siano lontane più possibile dalla verità. Ne abbiamo abbastanza di guerre di ogni tipo.
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