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Ottobre/2010 - Interviste
Democrazia e ecologia
Non è in pericolo solo l’ecosistema ma la libertà di pensiero e parola
di a cura di Gianni Verdoliva

Gli Stati Uniti stanno seriamente tenendo conto dei cambiamenti climatici nella politica energetica? Da dove viene la resistenza al cambiamento? Dai politici, dalla pubblica opinione non seriamente informata o dalle lobby del petrolio?
No, gli Stati Uniti non sono affatto seri riguardo alla minaccia dei cambiamenti climatici. Stanno cercando modi politicamente accettabili per evitare i necessari cambiamenti, in primis, la riduzione dei consumi energetici.
I politici non vogliono rischiare le loro teste chiedendo prezzi più alti per l’energia, uno dei più importanti, forse il più importante modo di ridurre i consumi energetici. L’opinione pubblica, a parte una minoranza, non chiede aumenti nel prezzo delle forniture energetiche. Le lobby del petrolio non vogliono aumentare i prezzi perché questo ridurrebbe la domanda e faciliterebbe l’efficienza energetica, specialmente a livello di benzina, e permetterebbe un più rapido sviluppo delle energie rinnovabili.

Lei sta notando che la gente comprende che la dipendenza dal petrolio è folle? In caso affermativo sono considerate più importanti le ragioni ambientaliste o quelle legate alla sicurezza?
Tutti sanno che è folle ma hanno paura delle ripercussioni per le attività lavorative e la crescita economica.
La gente invece non ha ancora ben chiara la situazione connessa alle tematiche relative alla sicurezza.

Le persone che operano nei gruppi ambientalisti sono preoccupate riguardo alla dipendenza dal petrolio ma principalmente per ragioni ambientali. Perché non si preoccupano anche del fatto che il petrolio finanzia le teocrazie islamiche?
Gli ambientalisti non hanno fatto il collegamento e/o capiscono che il governo non ha intenzione di alienare i sauditi anche se è risaputo che finanziano il terrorismo di matrice islamica.
Così il governo fa molta attenzione, esattamente come sta facendo col Pakistan, che è a mio avviso la più importante minaccia terroristica perché nasconde gli estremisti e non li ricerca adeguatamente perché teme un’escalation di terrorismo e di esplosioni. Sono come intrappolati e hanno attaccato gli Stati Uniti per ragioni legate alle pubbliche relazioni. Il Pakistan è un disastro e uno Stato fallito.

I governi occidentali sono criticati, e giustamente, per le loro poltiche ambientali. Ma ben poco appare nella stampa ambientalista per non parlare di quella generalista riguardo a cosa le nazioni arabe ed islamiche stanno facendo o meno per le varie tematiche ambientali. Perché? Che informazione possiede in merito?
Non so molto riguardo a cosa queste nazioni stiano facendo ma dubito che la tematica ambientale stia loro a cuore. Sono più preoccupati a mantenere il loro controllo attraverso la religione e a fomentare odio contro gli Stati Uniti ed il mondo occidentale. Non hanno coscienza sociale di niente.

Ci sono state diverse ricerche riguardo ai finanziamenti in direzione dei gruppi cristiani estremisti ma molto poco riguardo ai flussi di denaro che finanziano l’estremismo islamico. Perché questo scarso interesse? Perché appare ovvio che il petrolio finanzi l’estremismo islamico oppure per altri motivi?
La destra negli Stati Uniti ha fatto delle ricerche sui finanziamenti dell’estremismo islamico. Vengono dai sauditi e probabilmente anche dall’Iran che finanzia Hezbollah.
A parte la destra c’è poco interesse nell’estremismo islamico e anche nel terrorismo di matrice islamica da parte dei liberal. E quando esiste l’interesse questo è focalizzato sugli attentati suicidi o su un possible nuovo 11 settembre, ma non sulla jihad furtiva che è in atto: gli sforzi per sovvertire le nostre leggi e le nostre istituzioni, sopprimere la libertà di parola, le battaglie giudiziarie che usano la giurisprudenza allo scopo di portare a termine progetti politici, ecc.
Vengo da una conferenza che si è occupata proprio di questo, focalizzata sul Goldstone Report che è uno dei mezzi usati per delegittimare e demonizzare Israele ma il cui impatto va ben oltre Israele. Le Nazioni Unite sono state monopolizzate dagli islamisti. Si fanno denunce per scoraggiare la libertà di parola e concedere favoritismi ed eccezioni alla legge specificatamente per i musulmani.
Gli estremisti musulmani costituiscono molto più di una minaccia alle nostre libertà civili di quanto lo siano i cristiani fondamentalisti, almeno per il momento. E la minaccia sta aumentando. I liberal non lo comprendono. Ora è proprio su questo su cui sono attualmente concentrata.

Le persone nel fronte anti-jihadista dicono che la dipendenza dal petrolio è sbagliata ma sembra si tratti di dichiarazioni di circostanza forse perché ideologicamente collegati a gruppi che negano che stiano avvenendo cambiamenti climatici. Perché questo atteggiamento? E come possono pensare di combattere l’estremismo islamico se si continuano a finanziare, tramite I proventi del petrolio, le madreasse islamiche e tutto l’apparato educativo islamista?
La sua domanda è retorica ma decisamente corretta. Non credo che la persona comune possa comprendere questi collegamenti. Ad ogni modo la gente non pone alcuna attenzione a queste tematiche. Attualmente a parte l’economia ed il lavoro niente altro li preoccupa.

Israele sta facendo molto per migliorare lo sviluppo e l’utilizzo delle energie rinnovabili. Pensa che stia facendo abbastanza o potrebbe fare di più?
Non posso esimermi dal giudicare. Certamente Israele è molto più avanzata tecnologicamente di tutte le altre nazioni dell’area geografica mediorientale.

Lei è un’ambientalista ebrea. Questo la porta ad avere una prospettiva particolare riguardo alle tematiche connesse al petrolio?
No, non ho alcuna prospettiva particolare. Sono atea e laica ed ebrea solo dal punto di vista culturale.
Nel passato gli ebrei non erano coinvolti nei movimenti ambientalisti, essendo residenti nelle aree urbane e lavorando nel campo del commercio, meno nei settori collegati direttamente alla natura ed agli ecosistemi.

Il commercio globale non sta favorendo sia il caos climatico che il flusso monetario che finanzia l’estremismo islamico?
Sì, certamente il commercio globale è un’importante causa di emissioni di Co2 a causa dei trasporti e dei viaggi internazionali.
Non lo considero però come causa importante che contribuisce allo sviluppo economico che finanzia l’islamismo.

Da dove pensa possa venire la risposta alla dipendenza del petrolio: dai governi o dalla base con i cambiamenti dei comportamenti delle persone?
Non credo che il cambiamento dei comportamenti possa pesare in modo significativo in tempi ragionevolmente brevi.
Abbiamo bisogno di cambiamenti istituzionali e legislativi e di incentivi e disincentivi economici. Il governo deve mostrare la strada, ma ha rifiutato di farlo.

Cosa fa nella vita di tutti i giorni per denunciare e sensibilizzare la gente riguardo al pericolo della dipendenza dal petrolio?
Scrivo, parlo, dibatto, protesto e critico ovunque e sempre ne abbia la possibilità. La mia intera carriera e la mia vita sono state incentrate sull’educare e sensibilizzare gli altri, sia personalmente che professionalmente.
Ma ultimamente è l’islamismo che mi preoccupa di più visto che le tematiche connesse ai cambiamenti climatici non stanno facendo breccia.
Le libertà civili devono essere difese ogni volta. Le persone non si rendono conto di quanto serio sia il pericolo dell’islamismo per una società laica. Questo è quello che cerco di dire.



FOTO: Lorna Salzman

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