Ali Alyami, saudita dissidente, e Lorna Salzman,
ebrea americana ambientalista, spiegano
il rapporto tra l’oro nero, l’estremismo
islamico, i cambiamenti climatici e l’influenza
dell’economia saudita nel mondo
occidentale. E denunciano i governi occidentali
che fanno finta di ignorare le connessioni
tra petroldollari e terrorismo, tra commercio
globale e catastrofi naturali
Ali Alyami e Lorna Salzman. Un saudita dissidente e un’americana ebrea. Lui, da Washington, dirige il Center for Democracy & Human Rights in Saudi Arabia, organismo che opera per una riforma sociale, politica e culturale del regno saudita. Lei, ambientalista di vecchia data, lotta da New York perché le associazioni ambientaliste ritrovino vigore e coerenza.
L’Arabia Saudita, primo Paese al mondo produttore ed esportatore di petrolio è anche la nazione in cui l’estremismo islamico è completamente unito alla politica e da essa sostenuto al punto da essere luogo di nascita non solo di gruppi armati violenti come al-Qaeda, ma anche di una corrente di pensiero estremista, il wahabismo che, grazie alle risorse economiche provenienti in massima parte dalla vendita del petrolio, si sta allargando a macchia d’olio. La presenza, minima ma in costante aumento, di donne che indossano il burqa ed il niqab nei Paesi occidentali è uno dei segni della presenza del wahabismo e di tutte le sue caratteristiche. Negazione dei diritti delle donne e delle minoranze religiose, apartheid di genere ed assoluta compenetrazione tra lo Stato e la religione islamica. Il tutto inteso in chiave espansionistica.
E i petroldollari giocano un ruolo di primaria importanza. Spesso poco considerato anche da chi denuncia l’estremismo islamico. Come lo è il rapporto tra il petrolio e l’estremismo islamico, la sudditanza economica dei Paesi occidentali energivori e ancora incapaci di trovare delle soluzioni al consumo massiccio del petrolio e dei suoi derivati che li lega alle stesse nazioni da cui provengono incessantemente ed in misura sempre maggiore attacchi armati ed anche di tipo culturale ed ideologico di matrice islamica.
Ma il petrolio è anche una delle più grosse minacce per la natura, come evidenziato dall’ultima catastrofe ecologica sulle coste meridionali degli Stati Uniti. Una sorta di doppia spada di Damocle sull’intero pianeta, ormai quasi avvezzo a continue catastrofi naturali da un lato e costanti atti di terrorismo islamico dall’altro, da essere quasi assuefatto ad uno stato di perenne e costante calamità.
Le soluzioni non sono certo facili né indolori. Ma richiedono coraggio e volontà politica. E, soprattutto, la capacità di pensare fuori dagli schemi. E di vedere i collegamenti come quello, che dovrebbe essere evidente, tra petrolio ed estremismo islamico. Collegamenti che si preferisce non voler vedere perché i contratti miliardari fanno comodo e, di conseguenza, i soldi possono comprare praticamente tutto.
Ed anche nel mondo ambientalista le varie tematiche legate alla difesa della natura e degli ecosistemi non vengono associate alla lotta contro gli integralismi religiosi, quello islamico in primis, che, tra le altre cose, contribuiscono grandemente allo sfruttamento delle risorse del pianeta ed usano questioni futili come alcune banali vignette ironiche, come armi di distrazione di massa, bloccando movimenti ed istanze legate al cambiamento in senso eco-compatibile.
Anche per questo Lorna Salzman, fondatrice del Green Party di New York, è anche lei una dissidente. Contrariamente ad Alyami che, per lavorare in libertà e portare avanti le campagne per la democratizzazione dell’Arabia Saudita, è costretto a vivere negli Stati Uniti essendo impossibile qualunque voce di dissenso in madrepatria, la Salzman non ha dovuto andare a vivere in un’altra nazione. Però è un’esule culturale, essendo stata ostracizzata ed avendo perso amici e sostegno per aver denunciato l’infliltrazione strsciante dell’estremismo islamico a livello culturale negli Usa. I suoi vecchi alleati, con i quali continua a condividere ideali e battaglie su argomenti quali gli Ogm, la difesa delle biodiversità ed il no al nucleare, considerano off-limits le sue battaglie contro l’islamismo.
Entrambe, ognuno con la sua specificità, hanno accettato di essere intervistati e di portare il loro contributo ed il loro pensiero sui collegamenti tra petrolio, con connessi aspetti di tipo ambientale, ed estremismo islamico, con le ramificazioni per la democrazia e la laicità.
Lei viene da una nazione la cui economia è fortemente basata sul petrolio. Parlando da un punto di vista strettamente economico come giudica la situazione?
Molto negativamente. Il petrolio si sta esaurendo, (molto più velocemente di quanto i sauditi vogliano volontariamente ammettere) e non c’è nessuna valida sostituzione.
Questo è pericoloso perché la dinastia saudita si rivolgerà all’altra inesauribile fonte di potere: l’estremismo religioso per mantenere il controllo totale a livello domestico e l’influenza all’estero. Lo hanno fatto ben prima della creazione dell’Arabia Saudita nel 1932.
Ho letto che Nonie Darwish e altri disidenti musulmani dicono che l’estremismo islamico era dormiente nel periodo coloniale. Cosa è accaduto da allora? Si può immaginare che la dipendenza dal petrolio del mondo occidentale abbia giocato un ruolo? Se sì a che livello?
Con il dovuto rispetto, l’Islam non è mai stato né può essere mai dormiente. E’ l’incensiere del credo musulmano, della politica e della percezione di se stessi e degli altri. E dell’unico valore con cui un musulmano si identifica.
Ad ogni modo, i poteri coloniali hanno amministrato le colonie in modo laico. In questo caso non c’era una setta o una corrente dell’Islam che dominava il resto. In effetti la laicità è la soluzione migliore per porre fine alla violenza religiosa e delle minoranze tra i musulmani e tra loro ed i non-musulmani. Possiamo vedere un esempio di ciò nel Iraqiyah Party sotto il dr. Alawi.
Non c’è dubbio che con la scoperta di grandi quantità di petrolio e l’aumento della dipendenza dallo stesso da parte del mondo occidentale, le nazioni arabe ed islamiche governate tirannicamente abbiano lubrificato le macchine delle economie e contribuito sensibilmente all’aumento dell’estremismo islamico. Per fare in modo che i governi occidentali si potessero assicurare l’accesso al petrolio a prezzi stabili, sono stati creati e sostenuti dittatori corrotti che hanno fatto molto poco per sviluppare le società stagnanti delle quali erano a capo.
Hanno creato malumore tra molte persone inclusi alcuni che vogliono rovesciare i regimi arabi ed islamici e prendere il potere, come Bin Laden ed i suoi seguaci. Come coloro che comandano, anche gli oppositori usano la religione per reclutare il sostegno ai loro movimenti.
La sua organizzazione sta lavorando per denunciare il pericolo rappresentato dalla dipendenza dal petrolio degli Stati Uniti? Come?
La nostra organizzazione è stata fondata per promuovere la totale trasformazione di tutte le istituzioni saudite, inclusa la privatizzazione delle industrie governative, anche quelle che lavorano e commercializzano il petrolio.
Questo renderebbe il petrolio un bene di scambio, non un’arma politica per ottenere concessioni dagli altri.
L’Arabia Saudita ha un record tremendo per quel che concerne la libertà religiosa, i diritti delle donne ed i diritti umani eppure nessuno chiede un boicottaggio diplomatico per non parlare di un boicottaggio culturale ed economico. Perché?
I membri della famiglia reale saudita, con l’aiuto di consulenti, consiglieri ed esperti di pubbliche relazioni occidentali sono molto astuti.
Capiscono cosa rende gli occidentali e gli altri meno critici riguardo alla sofferenza umana. E, come dice il proverbio, i soldi comprano tutto.
I partiti e le organizzazioni di sinistra tendono a considerare i musulmani come un gruppo di persone povere ed oppresse la cui vita è rovinata dal capitalismo e dall’imperialismo occidentale. Eppure i principi sauditi e degli altri Stati della penisola arabica e del Golfo Persico sono tra gli uomini più ricchi del pianeta. Perché nessuno li critica?
I musulmani sono oppressi e sfruttati. Secondo i liberal e coloro che sono di sinistra, gli arabi ed i musulmani meritano ciò che hanno. Non considerano gli arabi ed i musulmani degni di rispetto e di libertà.
Molti tra questi uomini liberal e di sinistra sono destinatari della grandiosità monetaria dei dittatori arabi, in un modo o nell’altro, come gli ex presidenti Carter e Clinton.
L’Arabia Saudita sta vendendo il petrolio agli Stati Uniti e ad altre nazioni “infedeli” e, sul fronte opposto, le nazioni occidentali hanno relazioni commerciali con una nazione conosciuta per essere un luogo di sviluppo ed espansione dell’estremismo islamico. Sembra che i soldi possano comprare tutto oppure c’è altro da tenere in considerazione?
L’Arabia Saudita è il luogo di nascita dell’Islam e casa dei suoi luoghi sacri.
L’occidente vede la classe dirigente saudita come leader del mondo islamico in grado di influenzare altre nazioni musulmane a fare alcune cose come nessun altro sarebbe in grado di fare. Questo va a vantaggio prima di ogni cosa degli interessi della dinastia regnante saudita.
I soldi sauditi stanno anche finanziando un lento ma deciso processo di infiltrazione del mondo accademico e delle organizzazioni e dei partiti politici. Esiste una lobby saudita che è al lavoro. Qualcuno se ne sta accorgendo o le persone hanno troppa paura di parlare oppure sono troppo interessati dal denaro saudita che possono ottenere?
Molte persone sono a conoscenza che l’influenza dell’economia saudita è molto potente. Si tratta di un’economia che versa ingenti quantità di denaro nelle scuole elementari e medie, nelle Università, nei dipartimenti che si occupano di commercio e trasporti, nei media e nei parchi ricreativi, specialmente nelle società democratiche occidentali.
Come implica la sua domanda le persone stanno notando l’influenza saudita, ma non ne parlano per timore di rappresaglie da parte dei sauditi o dei loro riccamente prezzolati difensori. Altri stanno cercando favoritismi dai sauditi e, di conseguenza, non vogliono rischiare di perdere tali opportunità.
Qual è la sua posizione sulle tematiche ambientali? Quali informazioni possiede riguardo a cosa stanno facendo l’Arabia Saudita e gli altri Stati della penisola arabica e del Golfo Persico per l’ambiente? Esistono organizzazioni ambientaliste?
Organizzazioni indipendenti e legalmente riconosciute come quelle che conosciamo nel mondo occidentale che si oppongono alle politiche ed alle pratiche dei governi degli Stati del Golfo non sono permesse in molte delle realtà della penisola arabica e dei Paesi del Golfo Persico. Questi Stati sono governati da monarchie assolute nomadi che hanno in comune antenati, tribù, la mentalità ed il modo di pensare. Le loro regole e leggi differiscono nella gradazione ma non nella sostanza. In una forma o nell’altra, queste famiglie autocratiche sono state poste in una posizione di potere, protette dai nemici e dagli oppositori interni ed esterni proprio dai poteri occidentali.
Questo ci riporta alla sua domanda precedente, se il bisogno di petrolio da parte del mondo occidentale aumenti l’estremismo islamico cosa che in effetti avviene, ma non perché gli islamisti siano migliori di coloro che sono ora al potere e che vorrebbero rovesciare. In effetti molti musulmani, specialmente quelli che hanno studiato, hanno risentimento nei confronti del mondo occidentale non per i valori democratici rappresentati dallo stesso, il conflitto arabo-israeliano o le guerre in Iraq e in Afghanistan come alcuni mal informati vorrebbero farci credere.
Riguardo alle tematiche ambientali non sono sufficientemente informato per esprimere un’opinione valida sulla presenza o assenza di problematiche ambientali. Ad ogni modo sono favorevole ad un ambiente pulito e sano per tutti, in particolare per i bambini.
Leggendo cosa scrivono o parlando ed intervistando coloro che lavorano al fronte anti-jihadista ed anti-islamista mi sembra che il petrolio sia una sorta di argomento tabù di cui non si vuole parlare o sul quale, al massimo, si fanno dichiarazioni di circostanza. Anche se non mi sento di affermare che una volta fermata la dipendenza dal petrolio tutti i problemi legati all’estremismo islamico si risolvano per magia almeno potrebbe essere un inizio. Eppure molte persone che denunciano e si oppongono all’estremismo islamico rifiutano di fare i collegamenti dal momento che ideologicamente sono legati ai principi del mercato globale. Cosa ne pensa?
Non c’è via di uscita dall’interdipendenza dell’economia e dell’informazione globale. La guerra di idee, lo scontro fra religioni e tra valori culturali incompatibili tra i musulmani ed il mondo occidentale è andato avanti per secoli, ma l’attuale livello di scambio di informazioni e di notizie, grazie all’ingenuità del mondo occidentale, e la globalizzazione lo hanno riportato in superfice.
Ci sarà richiesta di petrolio finché ce ne sarà disponibilità, ma se l’occidente diventa autonomo al 100% dal punto di vista energetico, il livello di conflitto tra l’occidente ed il mondo islamico non potrà che peggiorare.
Quello che è in ballo è decisamente più grande, più profondo e più pericoloso. L’occidente ha commesso errori tremendi ignorando la crescita, lo sviluppo ed i pericoli della mortifera ideologia saudita, il wahabismo. Ora l’unica soluzione è dare potere a coloro che promuovono la democrazia ed alle donne nel mondo arabo ed islamico, in modo particolare là dove si trova la fonte di tutti i problemi, l’Arabia Saudita.
Molti governi vogliono usare l’energia nucleare. Lasciando da parte le tematiche ambientali connesse, pensa sia una scelta sicura e intelligente vista l’attuale situazione di atti violenti perpetrati dai jihadisti e dagli estremisti musulmani?
Non sono gli jihadisti e gli estremisti musulmani violenti (i musulmani non sono gli unici violenti), sono i dittatori assoluti teocratici e autocratici nelle nazioni arabe ed islamiche che sono pericolosi. Molti di loro sono irrazionali e privi di scrupoli. Non devono assolutamente avere la possibilità di creare o possedere armi di distruzione di massa. Le useranno gli uni contro gli altri e contro coloro che costituiscono una minaccia non nei confronti della loro gente e delle loro nazioni, ma del potere che detengono.
Esiste in Arabia Saudita un movimento underground dissidente, riformista e femminista? Come possiamo sostenerlo noi in occidente?
L’Arabia Saudita è governata dall’ultima monarchia assoluta esistente al mondo. La creazione di agenzie non governamentali è proibita.
Tutte le forme di sindacato, comitati, libertà religiosa e di libera espressione è considerata non-islamica, di conseguenza tutto ciò è Bid’ah, cioè una novità che va contro il volere divino col quale si identifica la famiglia reale saudita.
FOTO: Ali Ayami
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