La Criminologia è definita come “ lo studio dei crimini, della loro variazione nel tempo e nei luoghi e delle condizioni sociali che ne favoriscono la diffusione e le modificazioni. Analizza, altresì, gli autori dei delitti, con le loro caratteristiche psicologiche e i fattori ambientali che entrano in gioco nell’agire delittuoso dei singoli”.
Il suo oggetto fondamentale di ricerca è il reato, la cui definizione è esclusivamente sociale: il reato, infatti non è un fatto biologico o assoluto, ma il frutto di una certa definizione sociale che varia in funzione del tempo (storia) e dello spazio (geografia), ossia varia da cultura a cultura. Crimine, diritto e cultura sono, pertanto, concetti profondamente interrelati tra loro.
La Criminologia è sia teorica che empirica, sia descrittiva che esplicativa, sia normativa che fattuale; si concretizza nell’attività di studio, di ricerca teorica ed empirica e in esperienze concrete sul campo, investendo la totalità dei crimini commessi. In essa si fondono i contributi e le sinergie delle scienze criminali (diritto penale, diritto penitenziario, psicologia giudiziaria, scienza dell’investigazione etc.) e delle scienze dell’uomo (antropologia, pedagogia, psichiatria, sociologia etc.) e, per taluni crimini, anche dell’economia.
Il sapere criminologico, che ricorre preferenzialmente ad un approccio multifattoriale, è multidisciplinare ed interdisciplinare. Non c’è infatti un’unica causa universale dell’ agire criminoso, bensì una costellazione mutevole di possibili variabili causali. Queste andrebbero valutate caso per caso, nello specifico contesto sociale.
L’idea dominante oggi è quella della Nuova Difesa Sociale: è giusto che la società si difenda dalle condotte criminali ma è imperativo il massimo rispetto dei principi dello stato di diritto, puntando al pieno reintegro nella società per chi ha commesso reati. Ciò è possibile attraverso opportuni trattamenti durante il periodo detentivo e soprattutto favorendo il ricorso a misure alternative alla detenzione (ad es. semilibertà, detenzione domiciliare, affidamento in prova ai servizi sociali) e programmi di recupero.
Dal punto di vista descrittivo, la Criminologia si occupa:
• Della fenomenologia dei principali delitti, ossia del modo in cui essi si manifestano concretamente;
• Delle possibili classificazioni dei reati, degli autori di reati, dei moventi dei reati.
L’analisi fenomenologica della criminalità ha evidenziato, ad esempio, che la tendenza all’agire criminale è molto più frequente nei maschi che nelle femmine, e si concentra nelle fasce giovanili d’età, dai 20 ai 35 anni soprattutto.
La storia di tutti i popoli è caratterizzata da mitologie dualistiche sulla genesi dell’umanità in cui il cammino dell’ uomo è tormentato fin dalle origini dalla lotta tra il bene ed il male. Detti concetti, dopo un lunghissimo processo di elaborazione attraverso i sistemi religiosi, filosofici, e politico-amministrativi, hanno trovato una codificazione formale negli ordinamenti giuridici nazionali, in termini di valore e disvalore sociale dell’illegalità.
Il delitto fu visto atavicamente come lotta personale o tribale, come vendetta privata, come disobbedienza a leggi sovrumane, di natura o deità; poi, con l’evolversi della civiltà, come disamore della sapienza e della saggezza; poi come odio per il proprio simile ed infine come illegalità, sancita e perseguita dalle leggi dello Stato. La giustizia per il diritto leso si poggiava sulla vendetta e sull’efficacia intimidativa che tale reazione incuteva (cd. Legge del Taglione).
L’ideologia penale moderna nacque nel XVIII secolo con l’Illuminismo. In Italia i principi illuministici furono alla base della concezione liberale del Diritto Penale divulgata da Cesare Beccaria nel 1764 col suo libro Dei delitti e delle pene , che influenzò fortemente le riforme delle legislazioni penali dell’epoca in molti Stati europei. I punti essenziali erano la presunzione di innocenza, la dignità umana, la certezza del diritto, la valenza retributiva della pena.
Dal punto di vista storico, gli albori della Criminologia si hanno proprio con l’affermarsi della cultura illuminista nel XVIII secolo all’interno della cosiddetta Scuola Classica. E’ in questo periodo che la Criminologia nasce come scienza autonoma. Verso la metà del XIX secolo, con lo sviluppo delle scienze empiriche (psicologia, sociologia, antropologia, statistica), si cominciò ad intendere il reato non più come astratta entità di diritto ma anche come fenomeno sociale, corollario forse ineliminabile della società.
A J. Quetelet e ad A.M. Guerry, si deve il merito di aver studiato, per primi, statisticamente e demograficamente il fenomeno criminale, arrivandone ad ipotizzare una qualche prevedibilità, almeno a livello di grandi numeri.
Al concetto di libertà del reo, proprio dell’ideologia liberale e della Scuola Classica, le cd. Teorie sociali contrapposero, ben presto, una visione alternativa secondo la quale i condizionamenti sociali erano ritenuti determinanti per la condotta delittuosa (determinismo sociale). In particolare il reato era visto come un fenomeno sociale, e la devianza quale prodotto dell’anomia (frattura delle regole sociali), dovuta all’incongruenza tra l’iperstimolazione delle aspirazioni e le reali possibilità che la società offriva ai ceti deboli.
Questo modo di intendere le relazioni causali alla base del comportamento criminoso, portò alla nascita della Scuola Positiva, al cui interno si svilupparono due indirizzi di ricerca: lo studio dell’uomo che delinque secondo l’approccio medico-biologico dell’antropologia criminale (Cesare Lombroso) e lo studio sociologico delle condizioni che favoriscono la commissione differenziale di reati in funzione del ceto sociale d’appartenenza.
In seguito il moltiplicarsi delle ricerche e delle conoscenze psicologiche portò la Scuola Positiva ad assumere un indirizzo psicopatologico e psichiatrico. La delusione conseguente alle eccessive aspettative, che si erano formate in relazione alla possibilità di affrontare scientificamente i problemi della criminalità, fece emergere da un lato, approcci di criminologia critica e di anticriminologia, dall’altro al riemergere della Scuola Classica.
Quasi contemporaneamente al determinismo sociale, nacque con Lombroso il determinismo biologico. Il primo con lo storicismo ideologico evolverà nelle concezioni marxiste e socialiste (il delitto è frutto delle ingiustizie capitalistiche); il secondo, con il positivismo, evolverà nella Scuola Positiva. Dall’Antropologia criminale di Lombroso, si passerà poi alla Criminologia clinica, con Benigno di Tullio. Dalla teoria del delinquente nato al mito medico, e la speranza di curare con psicologia e farmaci l’uomo malato di illegalità.
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