Il rapporto delle Forze dell’ordine con il territorio si è consolidato nel tempo. I cittadini di questo Paese hanno sempre mostrato, e continuano a mostrare stima e comprensione per l’impegno di Polizia e Carabinieri, per la tutela dell’ordine e la sicurezza pubblica.
Un impegno personale, che non viene meno neanche in tempi dove le risorse messe a disposizione per i servizi di prevenzione, controllo del territorio e, quindi, per la sicurezza urbana, sono oggetto di tagli irresponsabili, che stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema sicurezza.
Il Silp si propone come sindacato dei valori, forte del rapporto esclusivo con la confederazione della Cgil, che fa della nostra organizzazione un soggetto consapevole dei propri mezzi e del ruolo propositivo, rispetto a nuovi modelli di sicurezza. Infatti, oltre alla prioritaria attività di tutela dei diritti della categoria, il Silp, la cui incidenza è dimostrata dalla continua crescita di consensi nei suoi dieci anni di storia, si distingue quale costante interlocutore di Istituzioni, direttamente o indirettamente connesse con la sicurezza, interagendo con loro sui temi che riguardano l’immigrazione e la giustizia, tanto per fare esempi caratterizzati dalla più stringente attualità; questo, in un impegno che vede l’organizzazione a fianco di tutti i soggetti sociali, impegnati in difesa della legalità.
La Toscana, pur non essendo un territorio particolarmente condizionato da problemi particolari, sotto il profilo della sicurezza urbana quanto del contrasto alla criminalità organizzata, rispetto ad altre realtà italiane fa emergere due aspetti che è possibile collegare anche alle scelte discutibili che, in materia, stanno caratterizzando il momento politico del Paese.
Il primo è quello legato alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Infatti, la Toscana non è terra di mafia, ma è terra dove la mafia c’è, come è dimostrato dai rapporti giudiziari. In tal senso, il giudizio su una paventata limitazione dell’uso delle intercettazioni è assolutamente negativo.
Il secondo aspetto si colloca nella difficoltà, da parte delle Forze dell’ordine, di mantenere il livello di controllo del territorio degli anni scorsi, sotto l’attacco di continui tagli di spesa verso i Comparti Sicurezza e Difesa, che vedono ormai pressoché annullato il poliziotto di quartiere ed il turnover, irresponsabilmente bloccato anche per i prossimi due anni, circostanza che aggrava l’attuale situazione già pesante per l’età media del personale attivo (intorno ai 45 anni) e, quindi, anche il mancato rimpiazzo dei colleghi che vanno in pensione.
Si aggiunga, inoltre, che in quasi tutte le province della Toscana non è giunto l’auspicato rinforzo di personale, atteso nel mese di giugno e finito tutto a vantaggio (politico?) delle province del Nord, ove sono stati destinati l’80% dei trasferimenti previsti.
Ecco perché è ineludibile l’impegno che si caratterizza sulla base della doppia valenza poliziotti/sindacalisti, esperienze che hanno alle spalle la cultura confederale e si ritrovano su valori comuni.
In questi anni, da tale impegno sono emersi i relatori sul tema “anziani e sicurezza”, insieme allo Spi Cgil, in tutte le province della Toscana. Tale impegno, in questo momento, ha attenzionato i temi dell’immigrazione, in chiave di detonatore per prevedibili contrasti tra immigrati e Forze dell’ordine. Uno smottamento dovuto al discutibile “Pacchetto sicurezza”, varato con leggerezza dal governo, senza prevedere cosa avrebbe, fin troppo facilmente, potuto generare.
Non di meno, l’esperienza maturata rende il quadro Silp sensibile alle contraddizioni sociali, conscio dei disagi che l’attuale congiuntura economica reca con sé anche in Toscana.
In questo scenario, giova la massima collaborazione. Quel rapporto di collaborazione, tra le varie componenti in campo, direttamente interessate alla sicurezza urbana. Quel rapporto che si sviluppa sulla base delle norme contenute nella legge 121/81; ovvero, sotto la direzione della figura del questore, quale autorità provinciale di Pubblica Sicurezza.
Non sempre tutto questo si è tradotto in realtà e, a trent’anni dal varo della legge di Riforma, non è da ritenersi realizzato l’auspicato coordinamento territoriale tra le varie Forze di polizia. Questo, ovviamente, non sempre ha comportato, e tuttora comporta, rapporti di sufficiente collaborazione operativa.
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