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Agosto-Settembre/2010 - Articoli e Inchieste
Focus on...
Genova - Serve la fiducia dei cittadini. Qui, dove operai e portuali scesero in piazza, per smilitarizzare e sindacalizzare la Polizia di Stato
di Roberto Traverso Segretario generale provinciale

Nella provincia di Genova operano poco più di 2.000 operatori. Tale entità emerge dalla somma delle forze della questura, con i suoi 9 commissariati di cui 2 nel Tigullio, e dalle specialità della Stradale, Frontiera, Polfer, Postale, Reparto Mobile, Scientifica, Reparto Prevenzione Crimine, Autocentro, Tlc.
Un dato oggettivo ed importante evidenzia come il Dipartimento della Pubblica Sicurezza abbia trascurato questa provincia almeno da 10 anni. Infatti, rispetto alle piante organiche ministeriali previste nel lontano 1989, in questo contesto si può lamentare una carenza di organico del 35%.
Il rapporto di fiducia tra i cittadini genovesi e le Forze dell’ordine è buono. Del resto, prima della legge di riforma del 1981, sono stati proprio gli operai ed i portuali a scendere in piazza a sostegno di due ragioni precise: la smilitarizzazione della Polizia di Stato e la sua sindacalizzazione.
Un rapporto buono, dunque, malgrado tutto. Non si deve infatti dimenticare che la Polizia di Stato genovese ha vissuto fasi delicate, che hanno condizionato – e tuttora condizionano – l’immagine del Corpo, causa scelte non corrette, attribuibili a responsabilità diverse. Si pensi al commissariamento subìto dalla questura genovese, in occasione del tragico G8 del 2001, quando scelte politico-governative errate hanno messo a nudo i limiti oggettivi di un modello di gestione dell’ordine pubblico. Un modello che si è rivelato inadeguato a gestire l’evento, un appuntamento che, da mesi, era stato presentato come occasione di guerriglia urbana e che, purtroppo, si è svelato nei fatti ben più drammatico di quanto si potesse immaginare.
Dopo il G8 di Genova, ci fu la manifestazione di Firenze, dove il metodo cambiò, fino ad arrivare alla recente istituzione della nuova Scuola di Polizia per l’ordine pubblico, voluta dal prefetto Antonio Manganelli proprio per evitare un altro luglio 2001.
Malgrado tutto, i genovesi hanno saputo distinguere gli errori politici dagli errori tecnici, imputando ai primi le responsabilità maggiori.
Un altro elemento che sul territorio ha creato grosse difficoltà tra cittadini, Istituzioni locali e Forze dell’ordine, è stata la dimostrata inadeguatezza della gestione della questura degli ultimi 5 anni. Da febbraio 2010, con una cerimonia inusuale per la sede genovese, il Capo della Polizia in persona ha provveduto all’insediamento del nuovo questore Filippo Piritore. Un segnale forte, per ricucire il rapporto fortemente deteriorato tra questura e Procura della Repubblica, rapporto che si è compromesso durante la gestione del questore Salvatore Presenti che, negli ultimi 5 anni, appunto, non è riuscito ad arginare e controllare fenomeni che, purtroppo, hanno infangato la parte sana della Polizia di Stato genovese, fortemente maggioritaria.
Si pensi ai casi di poliziotti coinvolti in reati legati allo spaccio e la detenzione di stupefacenti, truffe assicurative, altro. Ecco perché il compito del nuovo questore di Genova è difficile, ed ha bisogno di sostegno, un aiuto che al momento tarda ad arrivare, visto che il Capo della Polizia non ha mantenuto fede alla promessa di rinforzi a Genova. Anche in questo caso, i cittadini hanno capito il messaggio lanciato dal Silp-Cgil, e continuano ad avere fiducia nella Polizia di Stato.
Il Silp resta un grande punto di riferimento della categoria, sui problemi della sicurezza. Lo è anche per le Istituzioni locali. Una categoria in grave difficoltà, a causa delle croniche incapacità gestionali sopra indicate, oltre che per i tagli economici e funzionali effettuati dal governo. Si è al paradosso di registrare, in questura e nei commissariati, la mancanza di divise. Incredibile a credersi ma, per poter lavorare, molti poliziotti genovesi sono costretti ad acquistare capi “fuori ordinanza”, quali scarpe, camicie e quant’altro, rischiando salate sanzioni disciplinari.
Altra conseguenza negativa di continui tagli economici, è la carenza di personale e automezzi. A Genova oggi si riesce a fatica a mettere sul territorio 5 Volanti per turno, mentre sono solo 4 i motoveicoli funzionanti. Basti pensare che vent’anni fa ne uscivano almeno il triplo, e gli equipaggi erano composti da tre unità mentre adesso sono in strada con due operatori.
A fronte di ciò, Genova ha il più grande centro storico d’Europa e rappresenta uno dei più importanti porti del Mediterraneo, per il flusso extra Schenghen: due importanti prerogative di crescita sociale ed economica della città, che necessita di adeguate risorse per la sicurezza. Purtroppo, la carenza di personale e la mancanza di progetti, coordinati con le Istituzioni locali e mirati al medio-lungo periodo, impongono una gestione della sicurezza “alla giornata”.
Da anni, il Silp-Cgil si è pronunciato negativamente contro strumenti quali pattuglioni, ronde, o pattuglie miste con militari, utilizzati per garantire sicurezza. Non basta puntare alla “pancia della gente impaurita”; occorre riconquistare il controllo della sicurezza nei quartieri in difficoltà, attraverso la prevenzione investigativa e non certo con caroselli notturni, che si limitano ad espellere qualche prostituta extra comunitaria.
Sul fronte del rapporto tra Comparto Sicurezza genovese ed Istituzioni locali, c’è molto da fare. Occorre recuperarlo; in particolare all’interno del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, dove la politica è riuscita di frequente a condizionare le scelte operative delle Forze dell’ordine, senza tener conto degli oggettivi limiti funzionali dovuti alla carenza di personale.
Un esempio? La spasmodica ricerca di sicurezza mediatica, ha portato ad attivare ben 19 zone per i poliziotti di quartiere. Uno sproposito per una città come Genova e, soprattutto, per i poverissimi organici della Questura. A Genova servono più Volanti e meno spot pubblicitari, se si vuol offrire un buon servizio ai cittadini.
Infine, è desolante constatare il fallimento dei Patti della Sicurezza del 2007. Al cospetto di un buon strumento tecnico-politico, che avrebbe dovuto agevolare le nuove competenze locali attribuite ai Comuni, a Genova non sono nemmeno arrivati i rinforzi di personale promessi: a fronte dei 40 agenti previsti in rafforzamento per la questura, l’organico è aumentato di sole 5 unità, registrando la perdita contestuale - ma sarebbe giusto dire, programmata - di più di 30 agenti ausiliari, mai rimpiazzati. I numeri parlano da soli.

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