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Agosto-Settembre/2010 - Articoli e Inchieste
La Costituzione non ha prezzo
I diritti fondamentali non sono un costo, sono un investimento
di Serena Sorrentino Segretaria Confederale Cgil

Se pensiamo ai dati sulla penetrazione delle mafie
nell’economia formale, si ha la dimensione
di quanto sia miope la politica che tende a ridurre
risorse alla sicurezza, alleggerendo le politiche
di garanzia di legalità


La Cgil giudica la manovra proposta dal governo iniqua e sbagliata. Non solo, infatti, essa divide il Paese, ma non vi sono provvedimenti di prospettiva rivolti all’occupazione, alla crescita, allo sviluppo e agli investimenti. Il decreto legge n. 78/10, con successivi emendamenti e modifiche, ad oggi, non contiene le risposte adeguate ad intraprendere politiche che garantiscano al sistema Paese di affrontare la crisi economica al pari degli altri Paesi.
Per ciò che attiene i temi della legalità e sicurezza assistiamo ad una serie di paradossi politici operati dal governo che, in campagna elettorale, si era presentato come il “più securitario”, con pesanti ricadute sul lavoro, sui cittadini, sui territori, sulla coesione democratica e nel contrasto alle forme di illegalità diffusa, alle economie criminali, alle mafie. I tagli sul capitolo sicurezza oltre a ledere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del Comparto (intervenendo su stipendi, applicazioni contrattuali e valorizzazione delle professionalità mettendo a rischio il riordino delle carriere) hanno effetti in combinato disposto con altre misure ed altri tagli operati su altri capitoli in maniera altrettanto indistinta e ragionieristica. Sicurezza personale, sicurezza urbana, di prossimità, locale, legalità e giustizia non sono capitoli scindibili bensì interdipendenti e devono poter essere coordinati ed integrati, in una visione univoca al cui centro vi siano i diritti e le libertà personali e collettivi ed il riconoscimento della funzione sociale di chi opera per lo Stato a servizio dei cittadini e del benessere pubblico.
I tagli indiscriminati su capitoli importanti, nevralgici per la vita pubblica: istruzione, sociale, salute, sicurezza, ambiente, sviluppo, in assenza di politiche nazionali che prospettino una strategia di uscita dalla crisi, sostanziano la filosofia con la quale opera il governo: sostituire le responsabilità pubbliche con quelle individuali, la sicurezza sociale con il principio assicurativo, lo spazio pubblico con lo spazio privato, in nome di una razionalizzazione e contenimento di spesa e dell’efficientamento. Dal nostro punto di vista però ci sono diritti fondamentali che non possono essere sottratti alle competenze dello Stato e la Sicurezza è uno di questi, non un costo ma un investimento. Con la riforma del Titolo V della Costituzione, prima, e con il cosiddetto Pacchetto Sicurezza, poi alcune competenze sono state ricondotte in capo alle Amministrazioni locali che si sono cimentate in questi ultimi anni con la necessità di fare fronte alle istanze di sicurezza urbana e del territorio, e che ora si vedono ridurre gran parte dei trasferimenti, tagliando a loro volta servizi ed investimenti, e con l’incognita di cosa si tradurrà essere l’applicazione della legge 42 sul federalismo fiscale.
Parliamo di garantire sicurezza, di attività di prevenzione, di contrasto al crimine, di assicurazione del principio di legalità, a fronte di interventi che colpiscono al cuore gli strumenti di azione ed intervento su tali fronti: meno fondi alle Forze di polizia, meno risorse per la sicurezza territoriale, norme che tendono a premiare i furbi ed alleggerire il contrasto all’illegalità, quali la cancellazione del Durc, la sostituzione della D.i.a con la S.i.a, l’introduzione delle zone a burocrazia zero, i condoni, l’allentamento del contrasto all’elusione ed all’evasione fiscale, si rende disapplicabile per le Pubbliche amministrazioni l’articolato del D.lgs 81/08, si interviene sugli Enti che hanno compiti ispettivi e di ricerca in tema di sicurezza del lavoro, a ciò si aggiungano le misure per la giustizia, il Ddl sulle intercettazioni strumento importante sia per la garanzia del diritto all’informazione che all’attività di contrasto agli illeciti e alla criminalità, lo scudo per il rientro di capitali.
Sicurezza, prevenzione del crimine e contrasto agli abusi ed allo sfruttamento, legalità economica e funzionamento della giustizia, sono principi fondanti una comunità veramente solidale, condizione di benessere, un “bene comune” come dice Giardullo, ma sono anche fattori di contesto per garantire in tutto il territorio nazionale sviluppo e lavoro regolare e di qualità, se pensiamo ai dati sulla penetrazione delle mafie nell’economia formale, si ha la dimensione di quanto sia miope la politica che tende a ridurre risorse alla sicurezza e ad alleggerire le politiche di garanzia di legalità, negli appalti pubblici e nei circuiti privati, un’ingente massa finanziaria sottratta alla collettività e allo sviluppo, qualità e sicurezza del lavoro compromessi, svilimento della professionalità e del lavoro dei soggetti deputati a sovrintendere la sicurezza a cui mancheranno gli strumenti materiali per lo svolgimento del lavoro ordinario e di investigazione, gli verranno sottratti diritti e lesione della garanzia della tenuta democratica nei territori in cui lo Stato arretrerà, in cui lo spazio pubblico sarà occupato in via privatistica da chi ha mezzi e potere a disposizione, in cui le regole cambieranno, mettendo a rischio la garanzia di convivenza civile ed ipotecando il futuro delle nuove generazioni.

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