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Agosto-Settembre/2010 - Articoli e Inchieste
Guardando la platea
Aspettando Andrea Rossi
di Donatella D’Acapito

In costante crescita le domande
delle donne per entrare in Polizia. Stando
ai dati Istat, sono percentualmente
più qualificate e più rapide nel far carriera
dei colleghi maschi. Eppure ai vertici
sono ancora poche, troppo


Facciamo finta che da domani ci sarà un nuovo Capo della Polizia. Facciamo finta – ma proprio finta, perché i poliziotti sanno sempre tutto – che del nuovo Capo della Polizia si conosca solo il nome: Andrea Rossi. Un’altra cosa si sa: è sempre stato un ottimo elemento, il migliore. E facciamo finta che, quando il nuovo Capo della Polizia s’insedia, lo fa in tailleur. Perché è donna.
Stando ai dati Istat del marzo scorso, questa ipotesi non dovrebbe sorprendere nessuno. E se non è ancora successo, è perché le quote rosa in Polizia sono appena il 13%. Su 100 donne che entrano, una riesce ad arrivare a ruoli dirigenziali e sei diventano commissario. Più degli uomini, poiché uno su 150 diventa dirigente e soltanto 1,8% commissario.
Detta così, l’unico ostacolo fra i vertici e le donne sta tutto in quel 13%.
Basta fare però due chiacchiere con le delegate presenti – molto meno della percentuale indicata – e l’equazione mostra altre incognite da sciogliere.
Primo nodo. Questo è un congresso sindacale, dove le segretarie confederali parlano suscitando entusiasmo, eppure un poliziotto donna deve partire dall’affermazione: "Io sono, prima di tutto, un bravo poliziotto". È lei che ha bisogno di dirserlo, oppure deve convincere i colleghi?
Secondo nodo. È successo che davanti ad operazioni di rilievo andate a buon fine, il trattamento ricevuto da un uomo o da una donna fosse diverso: encomio per lui, stretta di mano per lei.
Terzo nodo. Capita che una donna debba faticare 100 per vedersi riconosciuto 30. Certo, spesso vale all’inizio, perché poi si instaura un rapporto di fiducia soprattutto con la base. Ma i primi tempi bisogna superare quel muro di diffidenza che all’altra metà del cielo viene risparmiato.
Poi ci sono i miti da sfatare e le verità da ricordare. Prima fra tutte, il valore aggiunto che scaturisce dall’incontro professionale ed umano fra i due sessi.
Non è stato un ingresso facile, quello delle donne in Polizia. Quest’anno si è parlato tanto del cinquantesimo anniversario della presenza del gentil sesso, ma è una semplificazione. Quel mondo, all’epoca maschile e militare, aveva ritagliato per loro un Corpo apposta (la Polizia femminile) che attendesse – così come nella famiglia e nella società – alla tutela dei minori, ai diritti delle lavoratrici e ai reati contro la moralità e il buon costume. Bisogna aspettare gli anni Ottanta perché si prospetti la possibilità di raggiungere la parità di mansioni e di carriera fra i due sessi.
Le prime donne che sceglievano di entrare in Polizia, venivano osservate come un fenomeno da baraccone. Quasi una sperimentazione per testare la tenuta fisica e psicologica di chi intraprendeva questa strada: quali scelte avrebbero compiuto davanti alle difficoltà; cosa le poteva mandare in crisi; cosa le spaventava; quanto era condiviso, da chi stava loro accanto, il percorso intrapreso. Quanto in alto sarebbero riuscite ad arrivare ed in quanto tempo.
Di strada se n’è fatta, fuor di dubbio. Però abbandonare la propensione al maschilismo che aleggia nell’ambiente, è un processo culturale ancora in divenire e che richiederà anni.
Quando si guardano le donne poliziotto, soprattutto se lo si fa dall'esterno, ci si chiede se abbiano dovuto scegliere fra famiglia e carriera, se abbiano dovuto sacrificare la loro femminilità – o peggio ancora - se abbiano visto la loro femminilità come l’ostacolo da superare per dimostrare al mondo d’essere sufficientemente forti.
Basta guardare alla società di oggi per rendersi conto che, le stesse domande, bisognerebbe porsele anche per lavori all’apparenza meno virili. Anche una segretaria di direzione, a livelli alti, potrebbe essere costretta a scegliere fra carriera e famiglia. Anche un buon avvocato, per non essere oggetto dell’ottusità di qualcuno, potrebbe scegliere di nascondere la propria femminilità così che gli altri vedano solo il suo talento.
Luoghi comuni. Perché pure un uomo può essere costretto scegliere fra carriera e famiglia. Un questore deve cambiar sede ogni due anni: o sceglie di portarsi dietro la famiglia, oppure sceglie di vederla solo periodicamente, con immaginabili disagi per tutti. Altrimenti resta solo.
Una donna poliziotto è una donna che ha scelto di fare questo mestiere, così come lo può fare un uomo. Quando lo sceglie, lo fa con la consapevolezza di ciò che la sua decisione comporta e con la consapevolezza di dover puntare sulle sue prerogative. Come l’intelligenza e la sensibilità, doti che portano all’obiettivo a volte più della forza e della severità. Lo hanno sperimentato gli uomini che si sono lasciati contaminare dalle colleghe. Nessuno nega le differenze esistenti fra i due sessi. Non lo fanno le delegate presenti disponibili a raccontarsi. Non hanno difficoltà ad ammettere che, nei casi in cui l’intervento maschile è preferibile, lasciano spazio al collega; nella maggior parte dei casi, lo stesso accade anche a parti inverse. La presenza di una donna educa l’uomo: quando è fruttuosa, la contaminazione porta a riconoscere la specificità delle competenze. Quando diventa sterile compresenza, porta alla semplificazione che i ruoli operativi sono da maschi, mentre il gentil sesso è meglio relegarlo all’ufficio passaporti.
Nei casi peggiori, per fortuna rari, rischia addirittura di trasformarsi in un incubo in cui il lui in questione - soprattutto se è un superiore - si sente libero di poter disporre della lei che più gli aggrada, per solleticare chissà quale fantasia. E, come succedeva cinquant’anni fa, se una donna è vittima di uno scandalo, è sempre meglio allontanare lei piuttosto che rimuovere lui.
Luoghi comuni e verità. Sarebbe superficiale cercare di stilare una geografia delle difficoltà o delle restrizioni al femminile. Molto dipende dalle singole persone, dalla loro sensibilità.
Si possono trovare realtà dove la Stradale o il Reparto Mobile sono tabù, o addirittura è richiesta una sorta di iniziazione per entrarvi; ce ne sono altre dove il dirigente della Digos è donna. Ci sono casi in cui i cittadini si sentono più protetti da un poliziotto che da una poliziotta. Altri, invece, in cui il criminale con te non parla perché sei femmina: allora si è costrette ad alzare la voce per farsi rispettare.
Non tutte sono bravi poliziotti, va detto. Ci sono quelle che si fanno scudo del loro essere madri e mogli per ottenere cambi turno o facilitazioni. Forse pensavano che un lavoro cale l’altro, oppure - peggio ancora - si adagiano sulla storia della discriminazione e del maschilismo di militaresca memoria, per sottrarsi alle responsabilità. A ciascuno il suo modo di sottrarsi: non è che gli uomini siano esenti dall’addurre scuse.
Un bilancio obiettivo delle quote rosa consegna un quadro in cui, a prevalere, è il senso di responsabilità. La maggior parte delle donne in Polizia conosce bene le regole del gioco e le accetta. Sanno che, ricoprendo un ruolo operativo, avrebbero esposto i figli all’incertezza del vederle tornare o meno a casa dopo una missione. Ma questa incertezza, è la stessa che vivono i figli del collega maschio. La maggior parte delle donne poliziotto sa bene che, chiedendo un cambio turno, potrebbe costringere un collega a coprire anche le sue ore, magari gratis, perché non ci sono i soldi per inserire un’altra unità.
Tanta normalità nelle voci femminili presenti al congresso che si sono raccontate. Poca retorica. Quasi la meraviglia (o la rassegnazione?) nell’essere ancora una volta oggetto di indagine; sorpresa e pazienza per domande che, fatte ad un poliziotto, non possono che far sorridere. Ma a guardare quella platea, si vedono ancora poche donne e chiedersi se sia normale o no, è naturale.
Falsi miti e verità. Una donna in Polizia deve combattere per vedere riconosciuti i propri meriti. Nonostante tutto, alla fine le vengono riconosciuti.
E più di qualcuno aspetta il giorno in cui Andrea Rossi s’insedierà come Capo della Polizia.

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