Una tre giorni per affrontare i temi
della legalità e della sicurezza. L’orizzonte
è quello della democrazia come valore
imprescindibile e l'attenzione alle politiche
sociali come prerequisito fondamentale
Inizio di luglio. Il caldo a Tivoli è opprimente come nella Capitale. La situazione politica lo è altrettanto: stallo decisionale, Paese a rischio destabilizzazione, legge bavaglio, un condono per ogni sopruso. Bisogna tracciare di nuovo i cardini.
Il Silp, nel Terzo Congresso, prova a farlo partendo da quattro capisaldi: legalità e diritti come base, democrazia e sviluppo come obiettivo.
Sono tre giorni pieni, più delle volte precedenti. Perché il Primo Congresso è quello della nascita del sindacato, quello dei buoni propositi e delle prospettive; c’è l’entusiasmo necessario e fisiologico per dare il via alla nuova avventura. Nel Secondo si comincia a fare un bilancio, ma ancora la maturità è lontana. Questo, invece, deve dimostrare che il valore aggiunto chiamato Silp è percepito dall’ambiente interno quanto dalla società civile.
Ma in un congresso, si sa, c’è sempre chi vuole movimentare le acque. E visto che politicamente gli appigli non ci sono, si mette un po’ di pepe con il giallo del quadratino rosso.
Il fondale, alle spalle del tavolo della presidenza, ha il famoso quadratino rosso della Cgil senza la scritta “Silp per la Cgil”. Lo si fa notare a mezza bocca, modo ideale per insinuare dubbi; si dice che, sull'invito, la scritta c'era. Ma qualcuno che vuole vederci chiaro si trova e così, invece di avventurarsi in ipotesi più o meno praticabili, questo qualcuno decide di andare direttamente alla fonte per avere risposte. E la risposta arriva: un mero errore di stampa. Caso risolto.
La sala è piena, i delegati presenti si salutano, fanno corridoio prima ancora di iniziare. Ci sono facce che per i colleghi rappresentano una garanzia, quelle nuove e quelle istituzionali. Nel parterre si scorgono il questore di Roma, Giuseppe Caruso, il direttore dell’Ufficio per le Relazioni Sindacali Alberto Pazzanese, l’ex vice Capo della Polizia, Luigi Rossi, l’on. Gennaro Migliore e l’assessore alle Politiche della Sicurezza e Protezione Civile, Ezio Paluzzi, in rappresentanza del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.
Il ritardo si accumula e l'impazienza cresce. Per cominciare si aspetta l’arrivo del Capo della Polizia, Antonio Manganelli. Aprire i lavori in sua presenza, non solo è una esigenza dettata dal protocollo, ma il riconoscimento istituzionale di quello che – in questi anni – l’organizzazione ha saputo fare.
Il primo a prendere la parola è Marcello Tocco, responsabile dell’Ufficio Legalità e Sicurezza della Cgil: “Nel Secondo Congresso, il segretario Cgil Epifani definì il Silp come il bambino piccolo di una famiglia e, per questo, il più amato e seguito dai genitori. Da quel giorno di strada se n’è fatta: ora il Silp è un adolescente forte che vive la logica confederale per i lavoratori e la legalità del Paese”. L’approvazione per ciò che ha fatto la presidenza in carica è palese; lo spirito di servizio riconosciuto.
E la stessa soddisfazione traspare dalle parole del Segretario generale Claudio Giardullo: basta il suo “celebriamo questo Terzo Congresso”, per sentire la fierezza dell’uomo che, questo bambino, lo ha preso per mano, lo ha seguito ed accompagnato verso la maturità. La situazione politica attuale, invece, preoccupa il Segretario: la crisi economica che ha attraversato - e attraversa - il mondo, ha conseguenze sociali che rischiano di destabilizzare la collettività. Sicurezza e legalità - definite da Giardullo "due delle maggiori infrastrutture immateriali del Paese" - sono minate dalla riduzione di risorse messe in atto dal governo. Nell'ultimo biennio le Forze dell’ordine hanno subìto tagli lineari, senza che ci fosse una distinzione fra sprechi e non. Poi il Segretario arriva sulle intercettazioni e sui tempi troppo stretti che il ddl impone. In questo quadro, la corruzione diventa il paradigma evolutivo (forse sarebbe meglio dire involutivo) per una società che, purtroppo, fatica a credere nell'effettiva volontà del governo di contrastare la corruzione.
Infiamma gli animi, Giardullo: succede quando rivendica la non interscambiabilità delle Forze dell’ordine; quando ricorda che la mission del Silp è quella propria di un sindacato che, incarnando lo spirito della Polizia democratica, mira alla tutela dei diritti e dei valori costituzionali. Succede quando afferma che si deve proseguire sulla via intrapresa, certi del sostegno della Cgil e dello “straordinario patrimonio etico, umano e professionale costituito dall’insieme dei militanti e dirigenti del Silp”.
Non è tutto rose e fiori il Congresso, ed il primo a farne le spese è Manganelli. Certo, nessuno si aspettava per il suo intervento l’effetto Giardullo, ma più di una sua considerazione è risultata indigesta alla platea. Fin troppo istituzionale e poco memore del passato in prima linea, il Capo della Polizia ha pensato bene di iniziare ricordando come la sicurezza oggi non sia solo il prodotto dell’attività delle Forze di polizia, ma significhi anche qualità della vita e migliore vivibilità dei nostri quartieri. Riferimento politico obbligato, poi, su tagli e lotta alla criminalità. Sui primi dice che in realtà ci son sempre stati e, quelli attuali, sono ancora al vaglio dei tecnici. Sulla lotta alla criminalità, soprattutto quella organizzata, rileva come i risultati raggiunti in questi due anni siano senza precedenti. Anni in cui, oltre tutto, s’è scoperto un pentitismo annacquato dal cattivo utilizzo che se ne è fatto.
Alla fine, la cronaca lo impone, Manganelli parla delle intercettazioni. “Uno strumento investigativo come gli altri - le definisce - di cui a volte si è fatto un cattivo uso”. E conclude: “Bisogna valutare gli impianti investigativi nel loro insieme”.
Il senso profondo delle parole di Manganelli non è sfuggito a Vera Lamonica, Segretario confederale. A sentirlo parlare, si è detta preoccupata per le sorti dell’Italia; lo è perché vede il rischio concreto che qualcuno ridisegni i cardini del nostro Paese, arrivando a connubi come quello creatosi fra illegalità e poca trasparenza. Della serie "meglio coprire per non far sapere". Ergo, per alcuni politici si amministra meglio quando la trasparenza non c’è. Lamonica invita a ricordarsi sempre che sicurezza e legalità, per essere realizzabili, devono passare per una equa politica sociale. E i temi sociali saranno ugualmente al centro dell’intervento di Serena Sorrentino, il più giovane dei Segretari confederali e graditissima alla platea.
Nelle parole di Lamonica, infine, c’è il riconoscimento di un lavoro unitario che i sindacati di Polizia sono riusciti a fare - così come dimostra la presenza nel secondo giorno di rappresentanti delle altre sigle – al di là delle aree politiche di appartenenza.
Manganelli non è il solo a finire sulla graticola della freddezza: toccherà anche al sottosegretario Alfredo Mantovano. Ad entrambi, però, è stato riconosciuto l’onore delle armi. Per Mantovano è sceso in piazza Giardullo, che ha sottolineato la franchezza che ha contraddistinto il confronto fra loro due.
Per il Capo della Polizia ci ha pensato Federico Schillaci, Segretario nazionale: davanti alle accuse di qualcuno, che non ha gradito la dichiarazione di Manganelli sui risultati ottenuti dalle Forze dell’ordine, Schillaci ha ricordato che "quando il Capo della Polizia esalta il lavoro dei poliziotti, non fa che il suo dovere". E mentre dice questo, non risparmia una critica netta al Partito Democratico che - prosegue il Segretario- "in un passato recente, con Marco Minniti, ha esaltato il valore dell'azione di governo contro la mafia, senza menzionare l'impegno in prima fila dei nostri uomini".
Poi la parte più interessante. Schillaci, non senza perplessità, fa notare come le parole di Manganelli diventino realmente pericolose quando anticipano un provvedimento che il governo potrebbe emanare, cioè quello del rapporto fra magistratura e Polizia giudiziaria, e per il quale già ci sarebbe il suo placet. Se ciò dovesse accadere, allora sì che si tornerebbe indietro di più di trent'anni.
Lasciate le voci istituzionali, il Congresso entra nel vivo quando la parola passa ai delegati. Ascoltando i loro contributi, ci si rende conto che può essere tracciata una geografia delle criticità esistenti, ma tutte le realtà rappresentate vivono il problema delle risorse ridotte al minimo, degli straordinari non pagati. A fare da contraltare, l’azione di poliziotti responsabili e di buona volontà che, nonostante tutto, garantiscono il servizio ai cittadini. E questo i cittadini lo percepiscono.
I delegati sanno di appartenere ad un sindacato che può risanare la ferita lasciata aperta dai fatti di Genova. Un sindacato che si fa garante e tutore dei valori democratici e con il quale, ha ricordato Franco Siddi (Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana) è stato possibile creare un rapporto per informare e far sentire le ragioni degli operatori di Polizia e dei cittadini sulla legge bavaglio.
Accanto alle tematiche di valore ideologico, un congresso deve anche affrontare le problematiche concrete dei lavoratori che rappresenta: ci sono quelle contrattuali, quelle organizzative.
Le tesi contrattuali le riportiamo all’interno dell’inserto speciale. Le commissioni istituite hanno votato e confermato i Segretari attuali: qualcuno nel suo intervento aveva invitato ad un ricambio delle forze in prima linea.
La guida è però salda e affidabile, questo è stato apertamente riconosciuto.
Quando sarà il tempo del cambio della guardia, il Silp segnerà un’altra tappa importante della sua vita.
FOTO: Marcello Tocco, responsabile Ufficio Legalità e Sicurezza della Cgil
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