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Giugno-Luglio/2010 - Panorama sindacale
Le notizie dei sindacati
di

Siulp

Il Segreterio nazionale Felice Romano comunica: “Il provvedimento del governo sulle intercettazioni e la manovra correttiva calano una mannaia sull’operatività delle Forze di polizia.
Con il voto di fiducia al Senato si sta celebrando il funerale del più importante strumento dell’investigazione nella lotta alla criminalità organizzata e non.
Lo stesso strumento che ha consentito, grazie al lavoro di anni, di assicurare alla giustizia i più pericolosi criminali del nostro Paese.
Risultati che, spesso, alcuni Ministri si attribuiscono in modo improprio, oserei dire anche scorretto, specie se accompagnato dall’assoluta mancanza di riconoscimento a chi ha davvero lavorato.
Le Forze di polizia, è bene ricordarlo a qualche politico distratto o di memoria corta, arrestano i criminali a prescindere dalla maggioranza che sostiene il governo.
Il Siulp preannuncia la mobilitazione dei poliziotto contro lo scempio legislativo in atto.
C’è uno scontro tra due poteri dello Stato, quello legislativo e quello giudiziario, cosa questa già anomala e dannosa; ma per il Siulp, i magistrati questa volta hanno una ragione della massima evidenza: con questi provvedimenti si mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini, vanificando l’azione delle Forze di polizia.
Infatti - continua Romano - i tagli operati e le restrizioni alle retribuzioni costringeranno Polizia e Carabinieri ad eliminare Volanti e Gazzelle che controllano il territorio nonché a diminuire l’impiego di personale nei servizi di ordine pubblico, proprio in un momento in cui aumenta a dismisura la tensione sociale del Paese.
Per questo il Siulp lancia una raccolta di firme contro il provvedimento sulle intercettazioni e contro la manovra correttiva. Bisogna dire basta ad una politica della sicurezza che non consente ai poliziotti di lavorare su strada, e che vede nei fatti vanificati tutti i roboanti annunci.
I cittadini già hanno capito che la vita reale è diversa da quella rappresentata, nei week end, nelle residenze di Arcore, di Varese o di Agrigento: per questo la raccolta delle firme avrà inizio proprio sotto queste residenze”.
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Silp-Cgil

Il Segretario generale provinciale di Torino, Pietro Di Lorenzo comunica: “Il Silp per la Cgil esprime tutta la propria solidarietà e vicinanza a quei rappresentanti dei lavoratori che a Pomigliano D’Arco sono, da giorni, obbligati a dibattersi tra difesa del lavoro e difesa dei diritti individuali costituzionalmente garantiti.
Nessuno più si domanda quale sia l’origine di questa crisi mondiale né quale modello socio-economico abbia permesso, ad oggi, che ci siano individui che maggiormente si arricchiscono tanto più il dissesto finanziario si estende.
Ormai ogni famiglia è costretta a preoccuparsi del proprio destino e dei frutti, amari, che questa ‘economia sociale di mercato’ (Tremonti dixit) porta sulla tavola sempre più povera di centinaia di migliaia di persone.
Il Silp per la Cgil da tempo denuncia una manovra accerchiante che mira, con la scusa della crisi, ad indebolire ed abbattere tutti quei vincoli, che noi chiamiamo leggi e diritti, rendendo nulla l’efficacia dei rappresentanti dei lavoratori.
Pomigliano D’Arco rappresenta lo spartiacque e la scelta è decisiva: se si vuole lavorare si deve rinunciare ai diritti, e questo è quello che propone la Fiat.
La Fiat non è sola, decine di grandi gruppi industriali stanno aspettando di vedere che cosa succede e come si comporterà, per poi fare altrettanto.
Il Silp per la Cgil invita tutti a riflettere perché quei lavoratori non sono di un altro pianeta e quello che faranno a loro potrebbe, un giorno, essere fatto a noi che non abbiamo nemmeno il diritto di sciopero.
Ecco alcune ‘prescrizioni’ della Fiat per consentire di costruire la Panda a Pomigliano: straordinario obbligatorio deciso nei tempi e nella durata dall’azienda, turni di otto ore consecutive senza pausa pranzo, esenzione dell’azienda al versamento delle quote previste per la malattia se reputa anomalo il picco di assenze, licenziamento se il lavoratore aderisce ad uno sciopero che in qualche modo mette in discussione l’accordo, esenzione dell’azienda dalla retribuzione per i tre giorni passati dal lavoratore ai seggi elettoraili, sanzioni per le organizzazioni sindacali che proclamino iniziative di lotta.
Questa non è politica, sono fatti. Fatti che parlano di richieste che violano le leggi, la Costituzione e lo Statuto dei Lavoratori. Fatti che raccontano di una richiesta di ‘zona franca’ in cui le persone ritornano ad essere numeri considerati solo in funzione del profitto.
E’ un futuro nero, stiamo vicino a questi lavoratori perché questo futuro potrebbe arrivare anche per noi”.
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Uilps

La Segreteria nazionale comunica: “Il possibile blocco dei contratti ha lettigimamente allarmato i lavoratori delle Forze di polizia sulle cui spalle è ingiusto caricare, ancora una volta, insieme ai dipendenti pubblici che in Italia certamente pagano le tasse, il prezzo dell’ennesima crisi economica.
Oltre a dimostrare poca sensibilità per chi ogni giorno scende in strada per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblicia, si adotta una soluzione contrapposta a quella individuata con la recente approvazione della norma sulla specificità del Comparto Sicurezza; la situazione è ancor più grave in quanto il personale è in arretrato sul rinnovo di ben due contratti (per il biennio economico 2008-2009 era stato già individuato lo scorso anno l’iter necessario e con la legge Finanziaria per il 2010 è stato disposto un incremento di 100 milioni di euro già stanziato in precedenza. Con la stessa legge Finanziaria è stato, inoltre, disposto un primo stanziamento per il rinnovo per il triennio 2010-2012, pari a 428 milioni di euro distribuiti nei tre anni).
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ha assicurato che il provvedimento varato dal governo abbia escluso il Comparto Sicurezza dal congelamento del rinnovo dei contratti pubblici proprio in ragione della sua specificità, ma conferma che tagli ci saranno.
Resta comunque l’amara convinzione che i ‘duri sacrifici’ dovremo subirli a prescindere dal blocco degli stipendi, perché se in Italia qualcuno ha vissuto ‘al di sopra delle proprie possibilità’ non si colloca certamente tra i poliziotti o fra i pubblici dipendenti, ma tra i tantissimi che seppur proprietari di auto, ville e yacht, dichiarano redditi inferiori a quelli... dei poliziotti.
Come si fa a chiedere il tributo più doloroso a quasi 4 milioni di dipendenti pubblici con stipendi medi di 1.200 euro mensili senza chiedere nulla a chi ha redditi assolutamente maggiori nelle imprese, nel privato e nelle professioni. Anche gli altri Paesi europei hanno dovuto tagliare e chiedere sacrifici, ma hanno cominciato proprio da imprese, dal privato, dalle professioni e dalle banche. Gli stessi giudizi positivi sui tagli sono limitati ai termini economici, alla quadratura dei conti, non valutano la scelta politica.
Il dato certo è che chi evade continua ad arricchirsi e chi paga le tasse continua a stringere la cinghia”.
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Siap

La Segreteria provinciale di Reggio Calabria comunica: “A seguito di numerose segnalazioni da parte del personale della Polizia di Stato in servizio presso gli Uffici di Polizia di Frontiera, all’aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria, abbiamo inviato di recente il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del proprio Ufficio Tecnico, ad eseguire un sopralluogo per la verifica delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, di cui al d.lgs 81/2008.
Tale sopralluogo ha portato all’individuazione di numerosi fattori di rischio, alcuni particolarmente gravi per la salute ed il benessere del personale dipendente, che sono stati immediatamente comunicati al responsabile presente sul posto di lavoro.
Il Siap ha rilevato che la segnalazione delle numerose problematiche riscontrate e la propria azione di prevenzione, sostegno e informazione, posta in essere da tecnici esperti che operano nell’Ufficio per la sicurezza del Siap di Reggio Calabria, ha portato ad un parziale adeguamento degli spazi di lavoro: la rimozione di una macchina fotocopiatrice a polvere di inchiostro in uno spazio di ridottissime dimensioni e non adeguatamente ventilato (rischio alto per cancro); la rimozione di un armadio blindato contenente armi e materiale vario, ‘erroneamente ospitato’ nell’ambiente destinato al controllo riservato dei passeggeri, che riduceva ulteriormente le geometrie di uno spazio ergonomicamente svantaggioso; una nuova e più consona disposizione degli arredi che garantisce contizioni ergonomiche più confortevoli; la rimozione dei cavi elettrici e di collegamento informatico aerei e di intralcio.
Ancora una volta il Siap si è impegnato a garantire ai poliziotti condizioni più adeguate per l’espletamento del proprio servizio in sicurezza, ma resta ancora tanto da fare. E’ stato solo un primo passo nella direzione giusta e auspichiamo che vengano risolte in brevissimo tempo anche tutte le altre problematiche segnalate. Come di consueto, al fine di garantire migliori condizioni lavorative ai dipendenti, il Siap si rende disponibile ad una collaborazione sinergica con l’Amministrazione e i colleghi stessi per risolvere nel migliore e più breve tempo possibile le problematiche rilevate sui luoghi di lavoro.
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Coisp

Il Segretario generale Franco Maccari dichiara: “La sentenza di appello sui fatti avvenuti al G8 di Genova, che ribalta quella di primo grado, ci lascia esterrefatti. Se due organi giudicanti hanno ricostruito verità processuali così diverse tra loro, temiamo che più che ricercare la verità dei fatti, nelle aule di Tribunale si stia consumando una battaglia politica, se non addirittura, come qualcuno ha ipotizzato, una vera e propria faida all’interno della stessa magistratura, giocata sulla pelle degli uomini in divisa.
La sentenza d’appello, che ha portato alla condanna di 25 imputati accogliendo in maniera indiscriminata le calunniose accuse da parte dei no-global, e rovesciando sostanzialmente la prima sentenza - spiega Maccari - trasforma il giudizio su eventuali errori o eccessi di singoli, in un insulto infamante verso l’intera Polizia di Stato e tutte le Forze dell’ordine. Questo è inaccettabile.
Vogliamo avere ancora fiducia nella magistratura - conclude Maccari - e siamo certi che la Suprema Corte nel giudizio di Cassazione deciderà secondo giustizia, dipanando tutte le ombre gettate sulla Polizia. Per questo condividiamo la posizione espressa dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, condivisa dal ministro Maroni, di dare fiducia ai poliziotti condannati - ricordiamo in maniera definitiva - lasciandoli al loro posto. Lo stesso Mantovano ha affermato che si tratta di ‘fior di professionisti della sicurezza’ che ‘svolgono il loro ruolo con grande responsabilità e dedizione e rispetto al quale ci può essere solo gratitudine da parte delle Istituzioni’”.
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Sap

Il Segretario generale Nicola Tanzi lancia l’allarme sulle conseguenze della manovra per il Comparto Sicurezza e, rivolgendosi al Presidente della Camera Gianfranco Fini, dichiara: “La coerenza non è un optional. Abbiamo incontrato il Presidente della Camera nei giorni scorsi, per esprimergli le preoccupazioni relative alla manovra Finanziaria, all’emergenza carceraria e al disegno di legge sulle intercettazioni.
I nostri appelli rivolti a tutte le alte cariche dello Stato sono stati raccolti in primis da Fini, che da sempre e con coerenza è vicino alle Forze dell’ordine: basti ricordare che nel precedente esecutivo Berlusoni fu il protagonista, assieme ai sindacati autonomi, di una battaglia che ci regalò l’ultimo buon contratto siglato, prima della vergogna dei 5 euro targati Prodi e delle miserie offerte dall’attuale governo.
Il Sap - conclude Tanzi - sta cercando in questi giorni convergenze a destra e a manca, in ambito parlamentare, per introdurre modifiche al decreto contenente la manovra, considerando il necessario percorso di conversione in legge. Non lasceremo niente di intentato”.
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Sappe

Il Segretario generale Donato Capece dichiara: “L’allarmante situazione delle carceri italiane sta determinando, in molti istituti penitenziari, tensioni tra detenuti e inevitabili problemi di sicurezza interna che ricadono sulle donne e sugli uomini della Polizia Penitenziaria, come dimostrano le recenti proteste di detenuti.
La situazione è sempre più grave, rischia di degererare ulteriormente in vista dei mesi estivi e sarebbe davvero grave ed irresponsabile non mettere in campo una strategia d’urgenza ormai non più rinviabile.
Si consideri che anche il Corpo di Polizia Penitenziaria è carente di più di 6mila unità, con ciò limitandosi gravemente le condizioni minime di sicurezza dei penitenziari.
Si concretizzi la possibilità che i detenuti stranieri, il 40% dei presenti, scontino la pena nelle carceri del proprio Paese d’origine. Il governo e il Parlamento abbiano il coraggio di far scontare in affidamento ai servizi sociali con contestuale impiego in lavori socialmente utili - che è detenzione a tutti gli effeti - il residuo pena ai detenuti italiani con pene inferiori ai 3 anni.
Si faccia al più presto qualcosa, insomma, per disinnescare la mina delle carceri italiane che ogni giorno rischia di esplodere con effetti devastanti.
Il Sappe propone una nuova politica della pena, necessaria e indifferibile, prevedendo un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione e l’adozione di procedure di controllo mediante strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici (come il braccialetto elettronico) che hanno finora fornito in molti Paesi europei una prova indubbiamente positiva”.

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