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Giugno-Luglio/2010 - Interviste
Oltreconfine
Integralismi religiosi
di

Fenomeni di fede manipolati per fini
reazionari. Musulmani, cattolici, luterani,
ebrei: nel suo ultimo libro “Chroniques
de l’intégrisme ordinaire”, Fiammetta Venner
non fa sconti a nessuno

Politologa, giornalista e saggista. Ma anche paladina della laicità. Fiammetta Venner è tutto questo. Da anni, assieme a Caroline Fourest, altro nome di spicco del mondo laico francese ed internazionale, scrive, analizza e denuncia gli integralismi religiosi. Parola usata al plurale non a caso. Contrariamente ad altri che scelgono di occuparsi solo dell’islamismo o solo dell’estremismo cristiano, Venner ha il merito di non fare sconti a nessuno. E di non essere limitata nelle analisi dei fenomeni di società che da anni studia. Frequentemente chi lancia gli allarmi per il dilagare dell’estremismo islamico è, in massima parte, muto riguardo ai fanatici cristiani con il pretesto che il numero e l’intensità delle azioni violente è molto inferiore di quelle commesse dalla controparte islamica. Al contrario chi si straccia le vesti sulle ingerenze vaticane o delle Chiese evangeliche volta la testa dall’altra parte quando si tratta del fondamentalismo islamico. Per amor di coerenza occorrerebbe, pur facendo gli opportuni distinguo, occuparsi di tutti quei fenomeni che vedono le religioni usate e manipolate ai fini politici con scopi liberticidi a tutto campo.
Esattamente quello che ha fatto la Venner con il suo ultimo testo. Chroniques de l’intégrisme ordinaire. Una sorta di rassegna di notizie provenienti da varie parti del mondo che trattano esempi dell’estremismo religioso, dai più violenti a quelli in apparenza banali. Attacchi ai diritti umani, lapidazione, censura, minacce contro artisti e scrittori, ecc. Tutto è reportoriato con cura e commentato con ironia pungente in uno stile scorrevole e accattivante. Se l’ultima fatica della Venner sembra essere una semplice quanto interessante compilazione di eventi tesa a rafforzare la tesi, assolutamente condivisibile, che viviamo in un periodo storico in cui i vari integralismi religiosi non solo hanno il vento in poppa ma si sostengono a vicenda, in passato l’autrice ha prodotto studi approfonditi ed analitici. Come Extreme France, volume di oltre 500 pagine e rielaborazione della sua tesi di dottorato, che analizza, con minuzia di dettagli e citazioni, tutte le principali correnti dei movimenti estremisti francesi, dal Front National, ai monarchici, fino ai cattolici estremisti antiaboristi. Il Front National, come l’estrema destra francese, sono stati e sono tutt’ora nel mirino della Venner che in Le guide des sponsors du Front national et de ses amis ha evidenziato gli appoggi economici di alcuni noti imprenditori francesi al partito ora capitanato da Marine Le Pen, figlia di Jean-Marie.
L’opposizione ai movimenti politici ed ideologici di estrema destra non hanno però protetto l’autrice dalla solita accusa di razzismo e di islamofobia che viene lanciata contro chiunque si permetta di criticare l’estremismo islamico. Come ha fatto la Venner con Opa sur l’islam de France: les ambitions de l’Uoif, in cui vengono mostrate le derive inquietanti ed il progetto politico della più radicale, e solo in apparenza moderata, organizzazione musulmana in Francia. L’accusa di islamofobia non è certamente l’unica che l’autrice si è vista lanciare contro. In occasione del lancio di Les Nouveaux Soldats du pape – Légion du Christ, Opus Dei, traditionalistes che tratta della crescente influenza in Vaticano e nell’intero mondo cattolico dei gruppi più integralisti, Venner, assieme a Caroline Fourest, con la quale il libro è stato redatto, è stata accusata dal Vaticano di voler destabilizzare il Papa rendendo pubbliche alcune dichiarazione dell’arcivescovo lefevriano Richard Williamson tre giorni prima del suo reintegro ufficiale nella Chiesa cattolica. Probabilmente nulla di sorprendente per l’autrice, già collaboratrice di Charlie Hebdo, rivista satirica francese nota per aver subito e vinto diversi processi da parte di gruppi religiosi cattolici ed anche da gruppi islamici in seguito alla ripubblicazione delle vignette su Maometto.
La lotta contro i fanatismi religiosi è d’altronde confermata con il lavoro della rivista Prochoix, curata, sempre con Caroline Forest, dal 1997. A favore della libertà di scelta quindi. In materia di interruzione volontaria della gravidanza come di espressione artistica ed intellettuale e, in senso lato, di scelta individuale contro i pensieri totalitari. Non a caso la rivista ed il blog online ad essa collegato (www.prochoix.org), ospitano frequentemente interventi di uomini e donne laici pur se di cultura musulmana che, in altri contesti, si troverebbero probabilmente ridotti ad avere il proprio pensiero appiattito ed omologato, con la forza delle minacce, a quello che i detentori della morale islamica hanno deciso sia islamicamente corretto. Rimane però da evidenziare come nei testi della Venner, incluso Tirs croisés. La laïcité à l'épreuve des intégrismes juif, chrétien et musulman, che analizzando l’ideologia, le prese di posizione, le battaglie e le ricadute sociali e politiche degli estremismi monoteisti in Israele, Francia, Stati Uniti e mondo arabo-islamico, raramente vengono riportati esempi di personalità religiose che si oppongono agli integralismi. Certamente scrivere ed analizzare i fondamentalismi religiosi implica di per sé che l’attenzione e la ricerca siano mirate.
Sarebbe però opportuno ricordare quegli esempi di chi, da persona credente, si adopera esattamente per opporsi a questi stessi fondamentalismi. Come Jon O’Brien, presidente di Catholics for choice che si batte per far sentire una voce al contempo pro-choice e cattolica, come vari leader delle Chiese protestanti che hanno condannato con la massima fermezza la proposta di legge in Uganda che vorrebbe la prigione per gli omosessuali e che è sostenuta dalle Chiese cristiane evangeliche del Paese a loro volta finanziate da quelle statunitensi. O ancora come Asra Nomani, musulmana femminista che si batte per la parità delle donne in seno alle moschee.
La battaglia per la separazione tra la politica e la religione può anche avere preziosi alleati anche in chi religioso è. E comunque lottare per la laicità non dovrebbe essere in contraddizione con la lotta di chi, all’interno delle singole religioni, si adopera per un cambiamento in senso non misogino e sessista. Inoltre, se è innegabile che un po’ da tutti i lati arrivano attacchi ai diritti delle donne, solo per citare uno dei terreni di battaglia tra religiosi estremisti e laici, non è invece condivisibile l’assioma secondo il quale tutte le religioni sarebbero egualmente discriminatorie nei confronti delle donne. L’emendamento antiabortista attaccato alla legge che intende riformare la sanità pubblica negli Stati Uniti è stato sostenuto dai vescovi cattolici che, attraverso pressioni da parte di organizazioni cattoliche antiabortiste e contatti con i rappresentanti eletti, hanno mosso mari e monti affinché l’aborto non sia più rimborsabile dalle assicurazioni. Di contrasto la Chiesa luterana non ha fatto nessuna pressione in merito. Mettere le due Chiese sullo stesso piano solo perché in entrambe esistono fedeli sia pro-choice che antiabortisti non toglie nulla al fatto che c’è una enorme differenza tra le due confessioni religiose nel loro complesso.
Esattamente come non è corretto mettere sullo stesso piano le Chiese evangeliche statunitensi che lanciano periodicamente appelli al boicottaggio di canali televisivi o corporations “colpevoli” di sostenere i gruppi gay o trasmettere telefilm con personaggi gay positivi e non stereotipati con la Chiesa luterana di Svezia il cui vescovo di Stoccolma è dichiaratamente lesbica e celebra in chiesa matrimoni gay. Mettendo sempre e comunque tutti i vari gruppi religiosi esattamente sullo stesso piano, solo perché c’è una minoranza conservatrice in seno agli stessi rischia di far perdere, magari in buona fede, il senso delle proporzioni dei vari fenomeni oltrechè di apparire acriticamente antireligiosi e alienare possibili simpatie.
A parte questa critica che si potrebbe muovere non solo all’autrice ma anche a gran parte del mondo laico, il lavoro della Venner è assolutamente prezioso oltrechè condivisibile. In tempi di rinascente oscurantismo e di attacchi continui nei confronti delle donne, di gay e lesbiche, degli atei, degli agnostici, dei liberi pensatori, di artisti, scrittori e cantanti e di persone di fede ma progressiste, la voce della Venner e della sua collega Fourest costituiscono un’arma preziosa di difesa. Un’arma che, invece di usare le botte, i fucili, le bombe o le cause giudiziarie, usa il raziocinio, il ragionamento e la parola affinché siano preservati i diritti di tutti, venga allontanata o eliminata la minaccia della teocrazia di qualunque tipo si tratti, e si garantisca lo spazio libero per un sano e costruttivo dibattito di idee.

Estremismo cristiano evangelico esportato in Africa dagli Stati Uniti, estremismo cattolico esportato dall’America latina in Europa, islamismo esportato un po’ ovunque. Si può parlare di globalizzazione degli estremismi religiosi? Sarebbe auspicabile opporre di contrasto una globalizzazione dei laici?
Dalla fine degli anni ’70 c’è un rinnovamento e, in alcuni casi, una nascita degli integralismi. E questo in tutte le parti del mondo ed in tutte le religioni. Ho, con Caroline Fourest, esposto questa situazione nel libro Tirs croisés. La laïcité face aux intégrismes juifs, chrétiens et musulmans. Capita spesso che gli integralismi di diverse religioni si sostengano a vicenda e auspichiamo una alleanza, o almeno una solidarietà dei democratici contro i teocratici. Questa solidarietà esiste.

I responsabili religiosi integralisti parlano spesso di decadenza morale eppure non sollevano mai o raramente la tematica del capitalismo e dell’avidità di soldi e di potere. Si potrebbe affermare che è un modo per distogliere l’attenzione dai veri problemi dell’umanità concentrandosi sulle questioni legate alla sessualità o al ruolo che la donna, secondo questi signori, dovrebbe avere nella società?
Riguardo agli integralisti, ha ragione. Almeno per gli integralisti cattolici. Perché, tra gli integralisti islamici ci sono degli oppositori feroci al capitalismo in quanto fenomeno, secondo il loro punto di vista, di importazione occidentale. Ma sia presso gli integralisti cattolici che quelli islamici c’è un forte rispetto dei soldi come motore di finanziamento della lotta. Nel caso degli integralisti cattolici, ad esempio, esiste un gruppo di grandi imprenditori e di mecenati dediti a finanziare le loro azioni.

I rappresentanti laici dicono che tutte le religioni sono oppressive alla stessa maniera specialmente per quel che riguarda i diritti delle donne. Ma come possono affermare una cosa simile per esempio a proposito dei luterani scandinavi o delle correnti liberali dell’ebraismo in seno alle quali le donne occupano certamente una posizione ben migliore se paragonate a quella delle donne cattoliche o ebree ultraortodosse? Perché non ci si dovrebbe complimentare con quelle Chiese e quelle religioni che hanno fatto dei passi in avanti in relazione alla parità uomo-donna ?
Ci sono delle correnti in ogni confessione religiosa che si oppongono ad una visione reazionaria della religione. E ci sono in ogni gruppo religioso delle correnti integraliste. Ci sono per esempio dei luterani contrari all’aborto e dei cattolici che si oppongono agli integralismi.

A proposito del dibattito sull’identità nazionale in Francia è stato suggerito di aggiungere la nozione di laicità e di parità uomo-donna come elementi fondamentali. Cosa ne pensa?
Il dibattito sull’identità nazionale è mal posto. L’identità nazionale non si stabilisce per decreto. Gli storici possono stabilire cosa è stata l’identità nazionale nel corso di una certa epoca. Se si parla invece del modello francese si può e si deve ricordare che parliamo di uguaglianza (tra gli individui e dunque tra gli uomini e le donne), di laicità ma anche di libero accesso al sapere, alla salute, alla libertà di espressione.

I giovani francesi sono attaccati ai valori della laicità come i loro genitori o c’è il rischio che il multiculturalismo li affascini al punto da rimettere in questione i fondamenti della laicità.?
I francesi sono molto attaccati alla laicità qualunque sia la loro età. Sono certamente più sensibili quando si trovano confrontati ad un attacco contro la laicità. Le donne reagiscono più velocemente degli uomini. I figli di coloro che sperimentano l’integralismo sono più sensibili di coloro per i quali la società laica è un’evidenza.

A proposito del burqa. Come una legge che lo proibisce dovrebbe secondo lei avere anche un ruolo educativo e pedagogico sulle donne che portano il burqa ed il niqab?
Una legge non può basarsi nè sulla laicità nè sull’uguaglinza. La strada è uno spazio pubblico. Ciononostante non è perché si indossa il burqa che si devono avere più diritti di altri. Ogni persona deve identificarsi di fronte ai pubblici ufficiali, dunque le donne che indossano il burqa lo devono togliere in caso di controllo. O nel caso in cui entrino in un luogo in cui tutti i cittadini si devono identificare come la banca o la posta. L’Egitto ma anche altri Paesi musulmani riflettono anche loro ai modi possibili per proibire il burqa.

Cosa dovrebbe fare la Francia per contrastare l’influenza crescente degli estremismi religiosi nei quartieri ?
Appoggiare tutto ciò che costituisce un punto di forza della presenza dello Stato come gli operatori sociali nei quartieri. Ma anche dare la parola ai laici.

La legge sulla laicità a scuola è stata fortemente criticata in Italia all’epoca. Di recente se ne parla di meno come se riconoscere che il tutto sia stato accettato fosse troppo difficile da ammettere. Può chiarire la situazione per i lettori italiani?
In Francia la scuola pubblica è il luogo in cui i bambini e i ragazzi vengono formati. I loro professori e maestri non li devono differenziare come allievi cristiani, musulmani o ebrei ma come allievi francesi. Inoltre il velo a scuola è stato lo stendardo di rivendicazioni religiose più vaste come il rifiuto di alcuni argomenti di storia, geografia, scienze o di praticare attività sportive.
Sappiate che abbiamo avuto un dibattito in Francia in seno alla commissione Stasi. All’inizio la maggioranza della commissione era contro una legge come quella che è stata poi votata ma dopo le audizioni i componenti erano tutti, tranne uno, a favore della legge. Una delle testimonianze che ha fatto cambiare l’opinione di più è stata quella di quelle ragazze che dicevano “se domani il velo sarà autorizzato a scuola, saremo obbligate a metterlo”. Se gli allievi vogliono professare le loro convinzioni politiche e religiose possono farlo nelle scuole private.

I gruppi conservatori dicono spesso che l’europa diventerà musulmana a causa del tasso elevato di natalità delle famiglie islamiche. Secondo loro una volta che i musulmani saranno la maggioranza degli elettori, lo saranno anche degli eletti e tutto cambierà per il peggio. Si tratta di uno scenario fantasmagorico o c’è davvero un rischio di questo tipo ?
Si tratta di uno scenario abbastanza fantasmagorico. Innanzitutto bisogna ricordare che il tasso di natalità degli immigrati si adatta a quello del paese di accoglienza. Inoltre ci sono molti laici tra i musulmani.
Alcuni decenni fa avevamo l’abitudine di dire che i gesuiti avevano creato i più grandi miscredenti. Non sottostimi il livello di repulsione che possono produrre gli integralisti. Guardi l’Algeria, l’Iran.

Cosa prova quando parla con donne integraliste? Possono essere ancor più radicali degli uomini ?
L’integralismo è una corrente politica. E’ l’uso del religioso a fini reazionari. Il grado di radicalizzazione e di estremismo non ha nulla a che vedere con la differenza dei sessi. Ci possono essere donne più integraliste degli uomini. E’ lo stesso in altri contesti, specialmente in politica (Thatcher, Sara Pailin...)

Ha avuto dei contatti col movimento femminista. Quelle che lottano contro l’integralismo cattolico come il Planning familial sono disponibili a sostenere le lotte delle donne immigrate contro il fondamentalismoi islamico? Le femministe francesi sono in generale meglio disposte a lottare contro gli estremismi o pongono i diritti delle donne in seconda posizione dopo il multiculturalismo come fanno molte anglosassoni?
In Francia, il Planning familial è molto attivo per quel che riguarda l’educazione sessuale, la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati, etc.


FOTO: Caroline Fourest e Fiammetta Venner

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