Armando Spataro sottolinea l’incongruità
del Ddl Alfano e l’allarme delle Forze dell’ordine.
E aggiunge: “Storicamente l’interesse al tema
intercettazioni va di pari passo con le indagini
sulla corruzione dei colletti bianchi”
“Se si ha la pazienza di verificare l’andamento storico dell’interesse al tema delle intercettazioni, ci si accorge che va di pari passo col procedere delle indagini sulla corruzione relative ai ‘colletti bianchi’”. A dirlo è Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano che risale al ’99 e all’allora ministro Flick per datare l’avvio di questo percorso a ritroso.
Già allora, sostiene Spataro, si posero le basi per la regolamentazione delle intercettazioni, ma non se ne venne a capo. Presentato il Ddl alla Camera, la legge non fu poi approvata dall’altro ramo del Parlamento e sul tema si tornò a più riprese, nel 2005 col ministro Castelli e il 2006 col collega Mastella. Ciò a rimarcare che il dibattito era anche allora acceso e che l’obiettivo, comune, era quello di ridurre il numero delle intercettazioni.
E’ pur vero però, e lo sottolinea il procuratore aggiunto, che mai finora si era messa in discussione l’utilità dello strumento intercettazioni nei confronti delle indagini. A Spataro, esperto di antiterrorismo abbiamo chiesto delle ricadute del Ddl Alfano sulle indagini, a margine del convegno Silp-Cgil del 12 maggio scorso. E ha esordito così: “E’ importante che questa manifestazione sia stata organizzata proprio da un sindacato di Polizia. Ciò dimostra che le critiche mosse a questo disegno di legge non sono politicamente orientate, né culturalmente determinate da chissà che. Sono le critiche degli addetti ai lavori, di quelli che svolgono le indagini sul campo insieme ai magistrati. Sentir dire dalla Polizia che la riforma distruggerà, indebolirà il più importante strumento di investigazione è significativo. La gente capirà che non vi sono ragioni diverse dal senso del dovere e della necessità di lavorare in piena correttezza dietro questa contrarietà al Ddl”.
Quali le ricadute del decreto legge in questione su processi?
Le intercettazioni potranno effettuarsi normalmente per due mesi con 15 giorni in più solo in taluni casi.
Questo è incongruo rispetto al fatto che le indagini preliminari hanno dei tempi prestabiliti per legge quindi non si riesce a comprendere perché si possa pedinare, interrogare, osservare per sei mesi o per un anno e intercettare soltanto per due mesi. Tanto più che al termine dei due mesi potrebbero essere acquisiti elementi importanti che dimostrino la necessità di proseguire con le intercettazioni.
Sul fatto che all’indizio di colpevolezza si siano sostituiti i gravi indizi di reato per ricevere l’autorizzazione a intercettare, lei ha espresso perplessità.
Sì perché al contempo si è introdotta una griglia di valutazione della gravità necessaria a ottenere l'ok a intercettare che è molto rigida. L’esultanza che si diffuse dopo quella modifica è ingiustificata.
La soglia per le prove da portare a supporto di una richiesta al gip per le intercettazioni è altissima.
Restrizioni ci sono anche sulle intercettazioni ambientali.
Infatti, secondo il Ddl Alfano, si possono praticare solo laddove si abbia la certezza che si stia commettendo un reato, in quel preciso momento.
Se avete notizia che in una macchina stanno ammazzando qualcuno, per favore avvertiteci subito che chiediamo al gip l’autorizzazione a intercettare.
Evidente la vena polemica...
Metto semplicemente in luce l’irrazionalità della cosa. Con questo ulteriore paletto si frena la tempestività dell’investigazione.
Non è logico pensare di intercettare un personaggio solo se sta compiendo il reato come anche senza senso è impedire le intercettazioni ambientali su reati già commessi. Eppure è così.
E a chi dice che il Ddl non mina le indagini per mafia e terrorismo?
Non dice il vero. E' giusto dire che in quei casi non è due mesi il termine entro cui si possono fare intercettazioni ma spesso nelle indagini per mafia e terrorismo arriviamo a individuare mafiosi e terroristi partendo dai cosiddetti 'reati mezzo'. Se dunque per questi reati potremo intercettare solo per due mesi i danni ci saranno, eccome.
Inoltre trovo assurdo che sia fissato un budget massimo entro cui intercettare. Una volta esaurito, che si fa, si bloccano le indagini? Per non parlare delle intercettazioni sulle utenze in uso ad appartamenti dei Servizi segreti per le quali, dopo cinque giorni, bisognerà avvisare il Presidente del Consiglio. Equivale a vanificare la segretezza dello strumento.
Le pene inflitte a cronisti e testate in caso di pubblicazione delle intercettazioni le sembrano eque?
Le pene sono certamente esagerate ma il problema principale è che si agisce con uno strumento che incrina la possibilità di riferire anche per riassunto l'esito delle indagini mentre sarebbe giusto, dal mio punto di vista, riprendere il vecchio progetto del ministro Flick, cioè intervenire creando un archivio riservato e determinando la segretezza su quelle intercettazioni che non sono pertinenti alle indagini.
Questa è una buona scelta e a quel punto ci può stare anche la punizione severa per chi viola le norme sulla privacy.
FOTO: Armando Spataro, Procuratore aggiunto di Milano
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