Come ogni mattina, dopo la colazione e la lettura dei vari quotidiani (grazie alla transizione dal giornalismo cartaceo a quello digitale, è ancora quasi tutto gratis), apro la mia pagina di Facebook. Scorro le notizie più popolari dei miei amici digitali, commenti sul tempo, sulla politica, filmati di pubblicità, di film e canzoni. Tutto sembra ripetersi sempre uguale tutti i giorni. Oggi, però, c’è un link ed un commento che mi blocca.
“Siamo su adnkronos gente!!! :)))) c'è una notizia dedicata alla nostra "pagina"!! :)”, http://www.adnkronos.com/IGN/News/CyberNews/Na-preghiera-pe-Roma-Sparita-Su-Facebook-oltre-5mila-foto-depoca_97052885.html. Il commento è stato scritto da un gruppo, Roma Sparita, nato dalle ceneri di “Foto di Roma Sparita”. Nella frase di presentazione è chiarito il loro scopo: “Tutti possono inserire foto, disegni, acquerelli, incisioni, foto di cinema, foto di libri, progetti, planimetrie, che testimonino ROMA COM'ERA”. Devo dire che la mia prima reazione alla lettura dell’articolo di AdnKronos è stato il rimpianto. Non potevo essere io il primo a pensarci? In fondo sono uno dei 52.648 fan. Che ci voleva a pensarci prima? Vorrà dire che mi accontenterò di essere il secondo a scrivere di questo meraviglioso gruppo.
Un solo scopo riunisce oltre 51 mila persone, pubblicare scatti della capitale, cercando di riscoprire la propria città, i quartieri (nella sezione Menù Roma Sparita è possibile selezionare gli album fotografici in base ai Municipi), i volti e le atmosfere di una città che in parte non esiste più.
Come solo la storia sa fare, scorrendo le migliaia di fotografie, è possibile riflettere sui processi che hanno portato una città alla parziale perdita d’identità - grazie alle continue e irrefrenabili speculazioni edilizie - e contemporaneamente commuoversi per storie di vita quotidiana, per il casuale ritrovamento in soffitta di una foto di nonna o di nonno. Lo racconta in modo puntuale l’articolo di Adnkronos: “C'è chi riconosce il suo vecchio quartiere nella foto in bianco e nero con la bottega 'Grande magazzini carbone legna" e chi esulta perché ha ritrovato la casa natale di suo padre in uno scatto degli anni Trenta alla Garbatella. "Mio papà - scrive Katia - è nato sopra alla trattoria proprio nel palazzo che si vede nella foto con i proprietari e gli avventori". "Più che romani - scrive su un post Nuccia - questi mi paiono siciliani". Ma è Daniela a risponderle subito a tono: "Se ci vai - nota su Facebook- c'è ancora la trattoria. E' proprio romana. Certo oggi ha cambiato nome, ma è ancora molto simile a quella di tanti anni fa”.
Veri e propri spaccati di vita passata che si congiungono con il presente tramite immagini e spazio, mettendo da parte solo per un momento il tempo e i manuali di storia contemporanea.
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