Le idee appunto, nella nostra giornata non sono molto frequenti. Certo se ne abbiamo necessità vengono, ma generalmente facciamo di tutto per evitarle. Televisione, libri, giornali, posta elettronica e poca conversazione, questa ormai è la nostra quotidianità. In questo articolo, però, non voglio parlarvi dei generici mali di una società frenetica ed alienante (ormai lo fanno tutti). No. Vi parlerò di una mia personale cura.
L’idea per questo articolo, anzi per quest’inizio di rubrica, mi è venuta prendendo una medicina, di quelle che si prendono quotidianamente, che servono a prevenire, un vero e proprio vaccino contro la tristezza. Tre volte a settimana, infatti, inforco la mia bicicletta e vado in palestra. Il percorso è di circa undici chilometri, attraversa strade importanti, tratti di pista ciclabile e “viuzze” di vecchie borgate. In effetti è un minuscolo viaggio nella Roma in cui sono cresciuto.
Sono anni che ormai mi muovo in bicicletta, per me non è più un sacrificio, come dicono i professionisti: “ti devi fare le gambe”. E ormai io le gambe me le sono fatte. E con quelle mi sono fatto anche una certa esperienza, conosco il traffico della mia città, conosco gli orari e tutte le follie (come molti di voi) delle strade della capitale. Questa rubrica si prefigge lo scopo di parlane, di discuterne ma soprattutto di ragionarci sopra. In fondo una buona riflessione è utile a tutti, sia ai lettori (che magari si divertiranno pure), sia a chi vi scrive. Vi prometto una cosa, sempre per mantenere il discorso su un livello d’ironia accettabile: dati, statistiche e cifre varie saranno usati con molta parsimonia e la polemica (elemento che non dovrebbe mai mancare in un giornalista) sarà contenuta e funzionale. Il nostro sarà un viaggio tra le strade di Roma: incontreremo automobilisti frustrati, pedoni trasognanti, ambigui tassisti ma anche blog di appassionati, libri e fumetti - qui ve ne presento uno del bravo Rik dove è la bicicletta la protagonista (http://www.selfcomics.com/article.php3?id_article=88) -, e soprattutto le mie testimonianze dirette, i miei racconti. Certo non sarà semplice, i luoghi comuni e le banalità sono sempre dietro l’angolo, le notizie riguardanti la mobilità sostenibile a volte sono contraddittorie e vaghe, noi - con l’aiuto della pratica e dell’esempio - cercheremo di fare chiarezza.
La nascita di questa nostra piccola rubrica la voglio dedicare ad Eva, una ciclista di 28 anni dal sorriso magnetico, travolta e uccisa da un taxi su via dei Fori Imperiali mentre tornava a casa dal lavoro in sella alla sua bicicletta. Chi la conosceva - e io parecchie volte ho avuto il piacere di pedalare al suo fianco - ricorda la sua dolcezza e simpatia: “Era una ragazza fantastica, compagna di tanti ciclopicnic e tante critical mass, sempre allegra, sorridente e piena di voglia di vivere”.
Oggi il dolore lascia il posto alla riflessione, una riflessione che spero coinvolga tutti, soprattutto gli automobilisti, considerando che la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale sono due facce della medesima medaglia. Dobbiamo lavorare per raggiungerle entrambe: in fondo, e con questo concludiamo il nostro primo incontro, mi piace pensare che un giorno saremo tutti d’accordo con le idee di un vecchio ma sempre attuale autore, H.G. Wells, il quale amava dire: “Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per l'Uomo ci sia ancora speranza”.
|