Per la serie ex terroristi, protagonisti della cupa stagione del piombo e delle stragi, dopo l’intervista a Giusva Fioravanti (n.132 – Dicembre 2009) pubblichiamo questa a Valerio Morucci. Un “rosso” dopo un “nero”, certo non per un puntiglioso principio di “par condicio”, ma al fine di mettere a confronto due posizioni di ex terroristi di segno formalmente opposto, ma sostanzialmente molto simili tra loro.
Valerio Morucci oggi ha 60 anni, è sposato, ha una figlia. Condannato più volte all’ergastolo, grazie alla “dissociazione” del 1985 è libero dal 1994. E’ stato l’uomo di punta della colonna romana delle Brigate rosse, alle quali aderì nel 1976. Fu tra gli organizzatori della strage della scorta di Aldo Moro, e del sequestro del presidente della Dc, fino alla sua uccisione, alla quale però egli sarebbe stato contrario. Alla fine del 1978, con Adriana Faranda, lasciò le Br, portando con sé armi (fra le quali la Skorpion usata per uccidere Moro), e denaro, con l’intenzione di creare un nuovo gruppo clandestino: rifugiati dal 24 marzo 1979 a Roma, nell’abitazione di Giuliana Conforto, Morucci e Faranda furono arrestati il 29 maggio.
L’ex brigatista Morucci si definisce un “rivoluzionario”, rifiutando il termine di terrorista, che pure gli compete in pieno, se le parole hanno un qualche senso. Le Br, come tutti gli altri gruppi terroristici di quegli anni, di qualsiasi colore, non praticavano la “lotta armata” – e non avrebbero potuto, dato che non vi era una guerra in corso – ma l’assassinio puro e semplice. Una serie di esecuzioni a sorpresa, decise in segreto e senza appello. Irride ai neobrigatisti che mancano di un “retroterra politico-sociale”, affermando che invece lui e i suoi compagni uccidevano perché avevano una “delega” da un fantomatico “movimento rivoluzionario italiano”. Valerio Morucci cerca anche di paragonarsi ai Gap – che combattevano nel quadro di un conflitto mondiale, contro un nemico che agiva con fucilazioni, impiccagioni, stragi, campi di sterminio -, e a Ernesto Che Guevara, che forse non è stato un modello di acume politico, ma sicuramente non era un terrorista.
Sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, Morucci sostiene che la morte del presidente della Dc è da addebitare, non alle Br, che hanno dimostrato “elasticità”, ma allo Stato “incapace di ragionare”. Tornando a oggi, definisce “scemo” chi crede nella democrazia parlamentare, e ritiene che i militanti di sinistra “non hanno capito nulla, soprattutto del marxismo”. Al contrario di lui che, invece, ha capito tutto.
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