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Marzo/2010 - Articoli e Inchieste
Body Building
Giusta alimentazione, tanta fatica e dedizione
di Gianni Verdoliva

Culturisti costantemente
monitorati da medici, per evitare
gravi rischi alla salute. Il parere di alcuni
personal trainer che consigliano solo l’uso
di proteine in polvere per aiutare la dieta, e tanta
palestra. Evitare aminoacidi, creatinina
e guaranà - sostanze a loro parere nocive


Bodybuilding. Un nome ormai entrato nel vocabolario della lingua italiana ed usato comunemente, al punto da aver quasi messo in disparte il nostrano termine di culturismo. L’immagine offerta dai culturisti è stata e continua ancora ad essere, anche se in misura minore rispetto al passato, spesso collegata a qualcosa di esagerato, gonfiato, non naturale. Praticamente sempre questi fisici ipetrofici sono frutto, oltre che di allenamento e dieta, anche di anabolizzanti ed additivi chimici di varia natura.
“I culturisti di altissimo livello corrono dei grandi rischi per la salute. Periodicamente si cambiano il sangue per evitare l’insorgere di patologie come il cancro. Inoltre sono costantemente monitorati a livello medico. L’uso degli ormoni della crescita ha poi come risultato l’addome sporgente, che questi culturisti si trovano ad avere. Gli ormoni fanno crescere anche le viscere. E, potenzialmente, anche eventuali cellule tumorali. Senza contare che dal punto di vista estetico non sono certo armoniosi”. Ad offrire un breve quadro della situazione che riguarda i culturisti è Umberto Miletto, personal trainer di Torino ed adepto, come tutti gli altri intervistati, del bodybuilding natural. Termine che indica l’attività collegata al bodybuilding che non prevede uso di anabolizzanti, ormoni della crescita ed altre sostanze dopanti. Con il risultato di avere un corpo sicuramente muscoloso ma al contempo tonico ed armonico. “Sicuramente bello da vedere a livello estetico” assicura Miletto.
Marco Trovasi, anche lui personal trainer di Torino, concorda: “il concetto di natural può ammettere solo alimentazione e palestra. Proteine in polvere per aiutare la dieta ma nulla altro di più, nè aminoacidi, nè creatina, nè guaranà, nè bio-burn ecc... insomma escluderei tutta quella filiera di prodotti che nascono per avere un mercato dentro le palestre, anche se totalmente estranei a sostanze proibite. Lo escluderei perchè la dieta equilibrata ti può dare tutto quello che serve”. Questo comporta anche un cambio di atteggiamento che non tutti sono disposti a fare. “Quando sento dei ragazzini che chiedono la pillolina magica per diventare grossi in poco tempo, capisco che non hanno voglia di faticare.” Per Antonio Paroloni, personal trainer di Napoli, non ci sono dubbi. Chi cerca l’aiuto magico desidera arrivare a dei risultati, magari fuori portata, ed in tempi brevissimi. Di stesso avviso è Roberto Rillo, personal trainer di Bergamo. “Quando ero ragazzo li prendevano solo quelli che facevano le gare, e comunque erano persone che avevano passato prima anni ad allenarsi duramente senza doping. Oggi chiunque va in palestra pretende di avere un corpo atletico il mese dopo e facilmente ricorre al doping per avere un bicipite più gonfio senza sforzo”.
I personal trainer contattati, sparsi per l’Italia ed ognuno con le sue specializzazioni, hanno un po’ il polso della situazione per quel che riguarda l’atteggiamento e la forma mentis di chi frequenta con vari livelli di serietà le palestre, e di cosa spinge una persona a desiderare di cambiare il proprio fisico. “Non sempre si tratta di una molla derivante dal non piacere e non piacersi, in diversi casi viene preso in considerazione l’aspetto della salute. Se a 31 anni hai il fiatone salendo le scale allora può essere che ti scatti la molla che ti porta verso il fitness, ed eventualmente verso un professionista che ti segua” spiega Stefano Casali, romano ed istruttore dei Vigili del Fuoco.
Una volta maturata la decisione si arriva alla fase successiva. L’iscrizione e la frequentazione della palestra. Le palestre, se si osserva attentamente, sono dei microcosmi di tipologie umane. Dagli atteggiamenti dei frequentanti si capisce velocemente quanto sia il grado di impegno e di reale interesse per l’attività fisica, e quanto invece il frequentare la stessa non corrisponda ad un desiderio di avere delle relazioni sociali. E’ il caso delle interminabili discussioni che finiscono negli spogliatoi e nelle docce, riguardanti l’ultima giornata di campionato, il comportamento di questo o quel calciatore o arbitro, il tutto condito con erudite disquisizioni riguardanti la possibile formazione o tattica vincente che ognuno, ovviamente, è sicuro di avere. Altre discussioni hanno come oggetto la politica ma queste, per il potenziale controverso che le connota, vedono i gruppetti discutere rigorosamente secondo affinità di orientamento politico ed ideologico. Tra questi alcuni eseguono regolarmente gli allenamenti, pur se di varia intensità, altri, dopo anni, continuano a mostrare fisici decadenti e pance strabordanti. Costoro pare non abbiano compreso l’inutilità di eseguire intense serie di addominali se si continua a mangiare con regolarità lasagne, parmigiane, formaggi, salumi ed altre prelibatezze, magari buone per il palato ma assolutamente nemiche del fitness.
Di contro, seppur in misura numericamente più limitata, esistono uomini over 50, assolutamente seri nell’impegno dell’allenamento e che possono vantare fisici da copertina a volte meglio dei giovani. Poi ci sono i cosiddetti novizi, che nelle palestre, si notano subito. Con aria sperduta rimangono agganciati all’allenatore di sala come ad un papà e si guardano attorno con aria timida e persa o, a volte, come è il caso dei ragazzini, fin troppo tracotante. Il tempo dirà chi tra loro avrà il riconoscimento da parte degli habitué. Il gruppo dei “seri”, quelli che sono meticolosi negli allenamenti, pur non lesinando qualche piccola chiacchera e che vantano fisici notevoli è in genere in grado di riconoscere gli sforzi, l’impegno ed i risultati anche parziali dei praticanti che cominciano a mostrare segni di effettivo cambiamento. Magari da segaligni e con la pancetta a magri ma tonici. Nei confronti di costoro cambiano gli sguardi, il modo di atteggiarsi. Come una sorta di riconoscimento da parte degli “anziani”. Tra questi ci sono anche i “disordinati”, coloro che, pur avendo la forza fisica di sistemare al giusto posto i pesi ed i bilancieri dopo averli usati, li abbandonano in giro creando ostacoli sul pavimento. Meno numerosi ma lodevoli quelli precisi che, rigorosamente, ripongono tutto al proprio posto. Per la gioia dell’allenatore di sala che, alla fine, avrà qualcosa in meno da raccattare.
Discorso a parte merita la presenza femminile in palestra. Decisamente minoritaria, almeno in sala pesi. “Le donne in sala pesi sono effettivamente poche” conferma Luca Zilli, personal trainer di Trieste. “Temono di mettere su troppi muscoli e in genere, almeno nei centri fitness più grandi, vengono indirizzate nelle varie attività di aerobica dove la presenza maschile è inesistente o largamente minoritaria.” Tra quelle che si aggirano tra i maschi in sala pesi ci sono le culturiste, assolutamente determinate e muscolose. Tra le altre, a parte diverse donne dai 30 ai 50 anni che si allenano da sole o in piccoli gruppetti, tante ragazzine che, con varie ondate, invadono le palestre senza grande convinzione, essendo in genere più interessate a chiacchierare o a guardare il bellone di turno e magari a conoscerlo, piuttosto che ad allenarsi seriamente.
Allenamento ma anche alimentazione. Molti i dietologi ed i vari guru dell’alimentazione che, abbondantemente pagati, dispensano consigli dalle riviste patinate o in televisione. Se l’aspetto fisico di uno storico o di un astronomo è irrilevante, così non è per un esperto in alimentazione che, quanto meno per coerenza, dovrebbe essere il primo a dare l’esempio. Avere il “physique du rôle” in questi casi, è essenziale. Gli scaffali delle librerie sono pieni di libri che promettono diete sensazionali, e stesso discorso vale per le varie riviste, in prevalenza indirizzate ad un pubblico femminile, che periodicamente presentano diete miracolose dai nomi impensabili. Pochi i testi in materia seri come confermato anche dagli americani intervistati.
E, se l’alimentazione occupa una parte cospicua per il raggiungimento dei risultati nel bodybuilding e, più in generale, nel fitness, può essere possibile conciliare tali pratiche sportive con scelte alimentari controcorrente come il vegetarianesimo, o la dieta vegan che non comprende alcun tipo di prodotti animali, inclusi i derivati quali uova e formaggi? Dubbioso ma anche possibilista è Roberto Rillo. “Ho seguito un paio di clienti, ma c’era in loro troppo interesse e confusione per un concetto vago di salute che non comprendeva un serio impegno nel fitness. Per ottenere un fisico efficiente e muscoloso occorre, oltre l’esercizio, una dieta adeguata. La dieta deve prevedere determinati quantitativi di introito calorico e proteico. A questo punto non c’è nessun problema se uno vuole assumere quelle date quantità di nutrienti da certi cibi piuttosto che da altri”.
Anche Stefano Casali è dello stesso avviso. “Mangio troppa carne e devo dire che il vegetarianesimo mi tenta. Ritengo però auspicabile fare un cambiamento graduale e comunque consiglio grande attenzione alle combinazioni alimentari. In fondo l’apparato digerente dell’uomo è quello di un erbivoro non ruminante che si è successivamente adattato.” Anche Parolisi evidenzia alcune riserve in merito pur mentendosi aperto. “Ho letto che è possibile fare fitness in maniera seria senza consumare carne. Occorre però fare le cose per bene, essere seguiti da un nutrizionista serio e curare bene gli abbinamenti”.
Di diverso parere Zilli: “Non credo sia possibile non consumare carne e avere risultati nel bodybuilding”. Anche Miletto e Marco Trovasi, condividono lo scetticismo di Zilli. L’eventuale consumo nella dieta di prodotti, inclusi la carne, provenienti da coltivazioni ed allevamenti biologici trova, nei professionisti del fitness, alcune perplessità. Non dovute alla bontà dell’alimentazione biologica ma, alla difficoltà di verificare se il cibo acquistato e mangiato sia effettivamente biologico. “Se il biologico è vero è la scelta migliore per la salute dell’organismo. Nella mia dieta personale, ad esempio, consumo solo fiocchi d’avena provenienti da agricoltura biologica”, spiega Zilli riferendo anche della sua specializzazione per la fitoterapia. Parere condiviso da Rillo, che mette l’accento su questioni di natura economica legati al consumo di cibi bio: “Alimentazione naturale con cibi biologici sarebbe una gran cosa e ha indubbiamente vantaggi e benefici sulla salute in generale e sull’allenamento. Il problema però nasce dal fatto che seguire una dieta “fitness-equilibrata” è già piuttosto costoso. Seguirla usando alimenti e cibi biologici lo diventa in maniera ancora maggiore. Saremmo tutti felici di poter mangiare carboidrati e proteine non trattati chimicamente”
Se il biologico è vero, allora perché no? Per arrivare a stare bene, oltre che ad avere un fisico in forma. Benessere, in inglese wellness. Qualcosa di più che la semplice assenza di patologie. Una condizione che dal fisico si estende al mentale. “Considero importante che il benessere mentale sia associato a quello fisico e se per arrivare a questo si ricorre anche alla medicina olistica non ci vedo alcuna contraddizione”. Mente e corpo insieme quindi per Casali, per il quale la prima, forse a causa della formazione in psicologia, è altrettanto importante. Anche per Miletto il benessere è a tutto campo. “Penso che l'allenamento sia di per se una forma di medicina naturale, perchè il movimento genera salute e previene molte malattie”. Anche Parolisi è un convinto sostenitore delle discipline olistiche che possono andare in tandem, pur non essendo primarie, all’attività di fitness. “Abbraccio tutto ciò che è olistico, tutte le terapie alternative se servono a sviluppare i livelli energetici della mente. Penso ad esempio a tutte le malattie di origine stressogena. Occorre unire i due aspetti, il fisico ed il mentale”.
Forse, una trasformazione, magari parziale ed incompleta, nel mondo del bodybuilding c’è stata. Non è poco rifiutare anabolizzanti ed ormoni della crescita, riconoscere la correlazione tra fisico e mentale, ed essere disponibili ad un sano ed aperto confronto di idee sull’alimentazione. Non più “freak” come definisce Parolisi i culturisti gonfiati con estrogeni, ma atleti attenti al completo benessere dell’individuo. Non più facili quanto pericolosi intrugli ma tanta fatica e dedizione. Come quelli mostrati da Alberto Guidi che collezione una vittoria dietro l’altra nelle gare natural. O da David de Angelis, che partendo da studi legati alle tecniche di allenamento, ha condotto seri studi sulla riabilitazione dalla miopia attraverso esercizi oculari.
Stessa filosofia di vita, pur con diversità di opinioni, quella di Ian Kelley, Robert Cheek e Jim Morris. Cheek e Morris vegani e Kelley onnivoro ma adepto del biologico sono i volti del nuovo bodybuilding negli Stati Uniti. Dove lo sport si coniuga all’impegno ambientalista. Perché è in tal senso che va intesa la decisione di non mangiare carne o di mangiare carne proveniente da allevamenti non intensivi. Dove ci si trova tra due mondi, quello vegano e quello del bodybuilding, in apparenza contrastanti e si riesce a conciliarli, come ha fatto Robert Cheek. Dove si rompono stereotipi come ha fatto Jim Morris, ora 73enne e vegano convertito, che da bodybuilder afromaericano blasonato e ex-bodyguard di Elton John, non ha più nascosto di essere gay, come ha anche fatto Bob Paris, un altro culturista famoso negli anni ’90. Dove, anche in maniera solitaria, si porta avanti un discorso di sensibilizzazione teso a far conoscere al mondo del fitness la bontà dei prodotti bio, come fa Ian Kelley.
Voci ed esperienze magari discordanti ma tutte ed interessate a costruire un nuovo bodybuilding, aperto e, soprattutto, pulito.

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