Dopo Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Marco
Vichi e Valerio Varesi è una donna a vincere
la tredicesima edizione del Premio Franco Fedeli,
riservato a opere pubblicate nel corso
del 2009. Dei tre finalisti, due sono
scrittori appartenenti alla Polizia di Stato
Centoquattordici capitoli brevi e intensi per narrare due indagini parallele, un linguaggio secco e asciutto che apre uno squarcio di luce sulla zona d’ombra dell’universo femminile. Questi ed altri i motivi che hanno spinto la giuria ad assegnare il Premio Fedeli 2009 ad Elisabetta Bucciarelli e al suo “Io ti perdono”. Secondi classificati ex aequo gli altri due finalisti Andrea Ribezzi con “Sette Fine” e Alessandro Maurizi con “L'ultima indagine”, due poliziotti che hanno saputo trasferire sulla pagina scritta la loro perizia nelle indagini.
Giunto alla sua tredicesima edizione, il Premio Fedeli si è svolto lo scorso 13 febbraio a Bologna nel Teatro del San Salvatore, all’interno del complesso storico che ospita la sede del Gabinetto regionale della Polizia Scientifica. Ad aprire la manifestazione il segretario provinciale del Siulp Rita Parisi, che ha ricordato lo spirito con cui è nata questa iniziativa: «L'obiettivo era, e rimane, la salvaguardia della memoria storica del Movimento democratico dei lavoratori di Polizia per tenere sempre viva la capacità dei lavoratori di interfacciare con la società civile e combattere il rischio di separatezza cui è soggetto l'apparato. Esplorare il mondo dei lavoratori della Polizia con gli occhi degli altri sembrò da subito un modo anche piacevole di promuovere e riprendere quel percorso di integrazione nella società civile in tutte le sue espressioni, che fu alla base della sindacalizzazione della Polizia di Stato». Presentando i tre finalisti del Premio, poi, la Parisi ha voluto ringraziare per la loro presenza anche il questore di Bologna Luigi Merolla, il questore di Venezia Fulvio Della Rocca, il Prefetto Ansoino Andreassi, il Vice Capo della Polizia Prefetto Francesco Cirillo, Enzo Calabria dell’Interforze e il Segretario generale del Siulp Felice Romano.
Il dibattito che ha preceduto la premiazione è stato coordinato da Silio Bozzi, vice dirigente del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Ancona, che ha sottolineato l’importanza di un Premio aperto anche agli scrittori che fanno parte della Polizia: «Mentre prima era possibile cogliere la nostra identità e l’essenza del nostro lavoro attraverso questi riflessi che venivano emanati dagli altri», ha fatto notare Bozzi, «adesso c’è questo mutamento. Il Premio Fedeli è sempre lo stesso, però si amplia, aumenta la propria coscienza e quindi anche gli stessi protagonisti. La considero una buona cosa e sicuramente gli esiti letterari lo dimostreranno». Bozzi, poi, ha lasciato la parola al segretario generale del Siulp Felice Romano, entusiasta, ha dichiarato, di poter partecipare ad una manifestazione la cui rilevanza è evidente già dallo spessore degli ospiti che vi partecipano. Nel suo intervento Romano ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria: «Noi partiamo sempre da un assunto: non bisogna solo saper fare, ma anche far sapere. Negli anni Ottanta nel nostro Paese c’è stata una grande battaglia di civiltà che ha portato alla riforma di uno dei settori più delicati del Paese. Ecco perché il Siulp vuole ricordare questo grande cambiamento e gli uomini, come Franco Fedeli, che l’hanno reso possibile. Uomini che avevano capito che il Paese aveva bisogno di questa svolta, di un’organizzazione che fosse con la gente e tra la gente». «Il Premio Franco Fedeli» - conclude Romano - «rappresenta sicuramente la punta di diamante delle tante iniziative che, come Siulp, mettiamo in campo proprio per far conoscere il poliziotto nella sua normalità, come essere umano».
Anche per il dottor Della Rocca «l’importante è non dimenticare mai»: «Io ho vissuto la stagione di Fedeli», ha raccontato, «che è stato l’antesignano, colui il quale ha dato voce a quelle che erano le nostre problematiche, uno di quelli che ha dato di più, pur essendo un esterno all’Amministrazione».
Luigi Merolla, questore di Bologna, ha portato all’assemblea il saluto di tutti i colleghi poliziotti della questura ed ha voluto sottolineare l’importanza della visita negli ambienti del Gabinetto della Polizia Scientifica, in cui c’è «una magica fusione fra l’iter moderno delle attrezzature e la struttura antichissima dell’edificio. Una fusione dalla quale viene fuori lo spirito che caratterizza questa città».
Infine, l’intervento del Prefetto “a riposo” Ansoino Andreassi, il quale ha ringraziato Notari per averlo tirato fuori dalla situazione di isolamento nella quale era caduto: «Attraverso il Siulp e queste manifestazioni io sono rientrato in famiglia e di questo sono molto contento».
Ai contribuiti degli ospiti, sono seguite le domande ai tre autori finalisti. Sirio Bozzi ha osservato che su tre libri selezionati, due si occupano di una Polizia di Frontiera, di uno spazio, di un limite che è geografico ma anche storico. La Val d’Aosta nel caso di Elisabetta Bucciarelli, alla quale Bozzi chiede se al centro della sua ispirazione c’è stata la voglia di ambientare una storia sul bordo, sul ciglio di un burrone e quanto il senso dell’estremo abbia ispirato la sua scrittura. « La mia storia non è soltanto una storia di confine geografico, ma anche di confine emotivo e psicologico», ha detto la Bucciarelli. «Quello che mi interessa di voi poliziotti come soggetto delle mie scritture è dove potete arrivare, che limite avete. Quale carico psicologico, umano, esistenziale vi portate dietro tutti i giorni. Mi interessa poco sapere come vengono raccolte le impronte o come viene vista una scena del crimine, quello che voglio sapere è cosa di quelle immagini che tutti i giorni vedete vi rimane addosso, cosa vi portate a casa. Qual è il punto di rottura, a che cosa dovete rinunciare e cosa avete pagato, quali danni vi portate dietro».
E poi c’è Trieste, la città di Italo Svevo e di Umberto Saba, amata da Joyce e Rilke, crocevia di culture e religioni, cerniera tra l’Est e l’Ovest. Trieste è il luogo in cui si svolge la vicenda di Sette Fine, il libro del poliziotto scrittore Andrea Ribezzi, il quale ha affermato che quella storia poteva essere raccontata solo lì, «nella città di frontiera per eccellenza». «Il romanzo si ambienta intorno agli anni Novanta», ha spiegato, «in un periodo particolarmente di transizione, in cui c’era il problema dei Balcani e durante il quale nascono nuovi stati democratici. La mia storia parla della mia esperienza, il confine è una condizione esistenziale che vivendo a Trieste si assorbe: ho cercato di portare sulla pagina scritta tutto ciò che ho vissuto e memorizzato».
Scivolando più giù nello Stivale si arriva a Viterbo, città in cui Alessandro Maurizi ha ambientato il suo libro. La curiosità di Bozzi stavolta non è sollecitata dal “dove”, ma dal “perché”. Perché da poliziotto varcare quella soglia, quella della scrittura? «Perché la scrittura è una evasione rispetto a quello che uno vive» ha spiegato Maurizi. «Ogni volta che partecipo ad un arresto», ha continuato, «c’è uno schema classico: il delitto, l’indagine e poi il colpevole. Mi sono sempre chiesto perché avviene il delitto, poi vado a vedere quali sono le deviazioni sociali che portano a commettere dei reati. Questo è un aspetto forte che mi ha invitato a scrivere. Il mio protagonista è un assistente di Polizia, figura ignorata dai più perché siamo abituati, nelle fiction e nella letteratura, a vedere i commissari. A mio avviso, invece, gli assistenti sono la spina dorsale della Polizia di Stato. Sono quelli che hanno il controllo del territorio e che sono in prima linea, che tutti i giorni sono al servizio del cittadino e che molto spesso vengono bistrattati. Per questo motivo ho voluto raccontare la Polizia di Stato partendo dal basso».
Al termine dei loro interventi, i tre finalisti hanno partecipato alla trasmissione radiofonica di Radio Rai2 “Tutti i colori del Giallo” e, in diretta, il conduttore Luca Crovi ha comunicato il nome del vincitore. Le motivazioni della premiazione sono state lette dal Presidente della giuria, la dottoressa Paola Villani, funzionaria del Senato per cui segue il settore cultura, allieva del grande italianista Tullio De Mauro. La premiazione si è conclusa con l’assegnazione delle targhe del Siulp, consegnate quest’anno da Angela Fedeli e quelle della nostra rivista dal Prefetto Ansoino Andreassi.
_______________________
Le motivazioni della giuria
La giuria ha deciso di assegnare il Premio Fedeli 2009 a Elisabetta Bucciarelli per il libro Io ti perdono con le seguenti motivazioni:
"114 capitoli brevi e densi. Due indagini parallele al centro del libro: una storia di abusi sessuali su bambini in un piccolo paese della Val d'Aosta e un «mucchietto di ossa», rinvenuto in un capannone industriale alla periferia di Milano, cui deve essere attribuita una identità.
Con un linguaggio asciutto, senza orpelli, giocato anch'esso su un duplice registro (secco e referenziale, vicino a quello della cronaca giornalistica, quando parla dell'inchiesta milanese; evocativo, quando i percorsi dell'indagine si intrecciano con i ricordi e i sentimenti della protagonista), Elisabetta Bucciarelli esplora i molteplici volti, anche quelli oscuri e minacciosi, del femminile.
Donna è anche la protagonista del romanzo, l'ispettrice di Polizia ed ex psicologa Maria Dolores Vergani, che, cercando di risalire al movente dei delitti, si trova a fare i conti con i nodi irrisolti del proprio passato, fino a toccare i temi filosofico-esistenziali del male, della colpa e del perdono."
Un riconoscimento va anche agli altri due finalisti, Andrea Ribezzi con Sette Fine, e Alessandro Maurizi con L'ultima indagine, classificatisi secondi ex aequo, per aver saputo trasferire sulla pagina scritta la loro perizia nelle indagini di Polizia.
_______________________
IO TI PERDONO
Elisabetta Bucciarelli
Ed. Kowalski - Coloradonoir
Pagg. 252 - Euro 14,00
Risate, voci allegre ai confini di un bosco in montagna. Un cagnolino scodinzola vicino alla piccola Arianna. Lei lo insegue nel labirinto degli alberi in una corsa malferma fino all’abbraccio di qualcuno. Scomparsa. A indagare sarà l’ispettore Maria Dolores Vergani, richiamata nel paesino della Val d’Aosta dal sacerdote che la conosce fin da quando era bambina. Ma ci sono cose che il prete non vuole o non può dire: una leggenda antica, una richiesta di perdono, un senso di colpa che non trova pace. Intanto a Milano, in un’area industriale dismessa vengono rinvenuti i resti di una donna. Nel percorso tortuoso delle indagini Maria Dolores avrà dalla sua il sensibile aiutante Funi e avrà contro le proprie emozioni: l’amore e il ricordo.
_______________________
SETTE FINE
La prima indagine dell’Isp. Ravera
Andrea Ribezzi
Ibiskos Editrice Risolo
Pagg- 328 - Euro 12,00
Un romanzo poliziesco. Inizia sull’altipiano carsico, a pochi chilometri da Trieste, in un piccolo commissariato di Pubblica sicurezza. La vicenda si dipana presto ben oltre le quattro mura dell’ufficio di Polizia, scende in città, percorre le sue vie, valica i confini e guarda infine il mare, l’Adriatico, che lega diverse culture ed etnie. La storia si svolge a metà degli anni ’90, in un periodo immediatamente successivo alle prime guerre balcaniche, momento in cui Trieste inizia ad accelerare la propria vocazione di città di frontiera. La caratteristica principale anche di questo romanzo, sta nella circostanza che la professione dell’autore è la stessa del protagonista: ispettore di Polizia.
_______________________
L’ULTIMA INDAGINE
Alessandro Maurizi
Ed. Il Filo
Pagg. 427 - Euro 17,00
E’ un giallo appassionante che scava nei segreti dei delitti irrisolti: guerra, terrorismo, gelosia. Ma anche un doppio gioco sporco e pericoloso: il male non si annida in una bandiera o divisa ma è negli uomini stessi il più delle volte separarlo non è semplice e la verità ha spesso due facce. Grazie al suo punto di vista privilegiato, Alessandro Maurizi ricostruisce le indagini della sua storia secondo la prospettiva degli “sbirri” e mostra il volto umano di una Istituzione in un momento “caldo” per il nostro Paese, nel quale il tema della sicurezza è all’ordine del giorno.
FOTO: Da sinistra: Luca Crovi, Alessandro Maurizi e Andrea Ribezzi
|