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Gennaio-Febbraio/2010 - Interviste
Tratto da: L'Unità - 26/7/2001
“Vogliamo incontrare i ragazzi del Gsf”
di (Intervista a cura di Enrico Fierro)

“Ragazzi fermiamoci. Incontriamoci e discutiamo. Facciamolo finché siamo in tempo”. Claudio Giardullo è un dirigente della Polizia di Stato, è Segretario del Silp-Cgil, il terzo sindacato dei poliziotti. E’ una guardia, come dicono i ragazzi dei centri sociali, un nemico che vuole incontrare i suoi nemici.

Giardullo, che fa lancia appelli?
Sì, lancio un appello alla ragione. Voglio incontrare gli Agnoletto, i don Gallo, i ragazzi che in modo pacifico hanno manifestato a Genova nei giorni del G8 e poi nelle altre città, voglio ragionare con loro su un pericolo gravissimo: la rottura tra società civile e Stato.
Siamo poliziotti e siamo un sindacato con gli occhi aperti sulla realtà che ci circonda. Anche nel ’77, quando ci fu l’assalto al palco di Luciano Lama all’Università di Roma, il sindacato dei lavoratori della Polizia - tengo molto a questa definizione - si fece promotore di un incontro con il movimento di allora.

Vi incontrerete e vi chiederanno spiegazioni sui fatti di Genova, sui pestaggi gratuiti, sugli arresti immotivati, sulle violenze.
E noi risponderemo, senza timore, senza omertà, senza stupide difese corporative. Perché la stragrande maggioranza dei poliziotti non ha difficoltà a parlare di tutto.
Ma io vorrei che si capisse un dato importante, e vorrei che lo capissero soprattutto i leader del movimento: definire assassini tutti i poliziotti, sputare addosso alle divise fa soldanto il gioco di chi non ha certo in testa un modello democratico di società.
Ma poi mi lasci dire una cosa che in queste ore di polemiche mi amareggia molto, come poliziotto e come sindacalista che di cortei ne ha visti tanti.
Ho visto nelle facce di quei ragazzi gli stessi volti di ragazzi e ragazze che partecipavano, indignati e commossi, ai funerali dei poliziotti vittime di mafia. Li ho visti piangere per Falcone e Borsellino, li ho visti stringere i pugni per gli agenti delle scorte ammazzati dal tritolo mafioso, sono cose che non si dimenticano, che i poliziotti italiani non dimenticano.
Non solo, ma molti dei valori per i quali in questi anni si sono battuti i lavoratori della Polizia (democrazia, diritti, uguaglianza e rispetto del lavoro) li possiamo ritrovare nei pensieri di quei giovani che in questi giorni manifestano pacificamente. Per queste ragioni è fondamentale che il dialogo riprenda e subito.

Giardullo, i pestaggi, le violenze gratuite, il sangue la notte del blitz, poliziotti che inneggiavano a Pinochet, le marcette fasciste intonate nella testa dei prigionieri. Che cosa sta succedendo nella Polizia?
Guardi che queste sono le stesse Forze di polizia che negli ultimi vent’anni hanno garantito la sicurezza e che non possono essere considerate all’improvviso liberticide e antidemocratiche...

Giardullo, i pestaggi...
Mi creda, i più interessati a che la magistratura faccia piena chiarezza su quanto accaduto a Genova, sono i lavoratori della Polizia, siamo noi - la stragrande maggioranza - ad avere interesse che chi ha sbagliato, a tutti i livelli, dai funzionari ai semplici agenti, chi ha esagerato, chi ha abusato, chi ha dato ordini sbagliati, paghi.
Detto questo, c’è da dire che il comportamento delle Forze dell’ordine è molto legato al messaggio che arriva dal governo. Non è indifferente un messaggio che dica qualunque cosa succeda vi copriremo noi, rispetto ad un altro che invece parli il linguaggio della difesa dei diritti del cittadino. Difendete la città e voi stessi insieme ai sacrosanti diritti costituzionali, sempre e in ogni condizione, dei cittadini italiani. A Genova c’è stato un governo che ha impostato la difesa dell’ordine pubblico in maniera radicalmente diversa da come l’ordine pubblico è stato gestito in questi ultimi anni.

Ci spieghi questa diversità.
A Genova hanno scelto un’ottica prevalentemente militare che puntava a difendere il fortino della zona rossa, cosa ben diversa, come si è visto, dalla difesa dell’ordine pubblico in tutta la città.
Se avessero scelto questa seconda linea avrebbero evitato che una parte di Genova venisse messa a ferro e fuoco.

Giardullo, la destra vi coccola, sui fatti di Genova, Ministro dell’Interno e governo sono chiusi a riccio nella difesa anche degli atteggiamenti indifendibili. La Polizia si sta spostando a destra?
Nessuna meraviglia per il fatto che in qualunque settore degli apparati dello Stato ci siano ambienti più sensibili agli atteggiamenti squisitamente repressivi, l’antidoto in questi casi è uno solo.

Quale?
Creare un rapporto strettissimo tra società civile democratica e apparati dello Stato. Oggi è questo rapporto che io vedo seriamente a rischio.
La parte progressista della società italiana non può sottovalutare che un giudizio generalizzato e liquidatorio su tutti i lavoratori di Polizia, finisce per favorire il disegno di chi da anni sta lavorando per una separazione tra Polizia e cittadini.

Ciò detto, i vari Gasparri vi accarezzano ogni giorno, Berlusconi promette vacanze gratis al carabiniere ferito, siete di nuovo i “ragazzi” della Polizia...
Ai lavoratori della Polizia non serve una gestione paternalistica del Viminale. Vogliamo discutere di strategie e di gestione politica del Ministero. Vogliamo sapere perché tutta la partita di Genova è stata gestita senza un sottosegretario con delega alla Pubblica sicurezza, perché, quali sono gli ostacoli?

Giardullo, quando lei incontrerà Agnoletto e i ragazzi del Gsf cosa gli dirà?
Voglio ascoltare, innanzitutto, capire. Ma voglio parlare, anche, dire che la Polizia vuole continuare ad essere al servizio dei cittadini e dei loro sacrosanti diritti. Dire che gli agenti, i funzionari, i dirigenti, tutti i lavoratori della Ps, sono una garanzia per la democrazia italiana.
Dire che non è vero che dentro ogni divisa c’è un assassino, che dobbiamo fare un grande lavoro perché i violenti vengano isolati e smascherati. Sempre.
Dire che quando si manifesta in pace e senza intenzioni violente un uomo in divisa è una garanzia per tutti.

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