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Gennaio-Febbraio/2010 - Articoli e Inchieste
Non ci casco
L’impegno dello Spi-Cgil per la sicurezza degli anziani
di Lucio Saltini - Segretario Nazionale Spi Cgil

3.756 i truffatori a piede libero stimati
nel 2007. Le vittime sono gli anziani, ingannati
da falsi operai o da falsi dipendenti dell’Inps,
poliziotti e medici fittizi, venditori e promotori
di facili vincite. Ecco perché Spi-Cgil, Silp-Cgil,
Auser e Federconsumatori hanno promosso
numerose iniziative per aiutare le persone anziane
a conquistare una più consapevole difesa di sé,
indicando come prevenire le truffe
e i raggiri a cui sono soggetti

Concludendo la giornata sulla sicurezza degli anziani e al termine della Conferenza stampa di presentazione del manuale Non ci Casco, Carla Cantone segretaria generale dello Spi Cgil ha precisato:
“Siamo convinti che le Leghe dello Spi, le sedi dell’Auser e della Federconsumatori , saranno sempre più punto di riferimento per gli anziani che debbono sapere a chi rivolgersi per chiedere aiuto quando diventano vittime di truffe, di raggiri, di estorsioni o violenze. Gli strumenti di comunicazione che saranno predisposti avranno la caratteristica di essere i più semplici possibili, diretti e facilmente comprensibili. Per queste ragioni abbiamo pensato alla stampa del manuale Non ci casco dove in modo chiaro e semplice si forniscono utili consigli per prevenire furti e truffe, l’acquisto di prodotti falsi, guadagni facili e una miriade di notizie che fungono da pro memoria per aumentare la conoscenza ed evitare di diventare vittime” .
________________________________________
Stralci del “Rapporto d’attività” del Dipartimento “Politiche del benessere”
dello Spi: le politiche per la sicurezza degli anziani

Dopo l’ultimo Congresso l’incarico affidato al Dipartimento “Politiche del benessere” dello Spi era quello di affiancare all’iniziativa sindacale a tutela delle condizioni di malessere e di non autosufficienza (sanitaria ed economica) una crescente iniziativa di promozione del benessere e dell’autosufficienza delle persone in età avanzata. Una condizione realizzabile solo attraverso politiche integrate in grado di assicurare competenze e contesti di vita adeguati ai bisogni di donne e uomini che, per l’età, sono esposti a condizioni di fragilità e di vulnerabilità crescenti. Abbiamo dunque lavorato per affiancare al lavoro “tradizionale” di assicurare una tutela ai redditi da pensione e promuovere politiche socio-sanitarie adeguate alle esigenze delle persone anziane, una iniziativa sindacale a sostegno delle competenze e di contesti di vita coerenti con l’innalzamento dell’età, elaborando nuove proposte per l’apprendimento permanente (1) affinché ognuno possa acquisire le conoscenze necessarie alla propria autonomia, l’azione di contrasto al senso di insicurezza (2) affinché non ci si isoli e si sia nelle condizioni di contrastare eventuali minacce, una casa (3) adatta alle esigenze di persone via via più fragili e meno agili, un territorio sicuro e sostenibile (4) capace di favorire le relazioni umane e permettere spostamenti sicuri.
Per lo sviluppo della seconda area di attività ci siamo avvalsi di un costante rapporto di collaborazione con il Silp, così contribuendo anche ad una più alta confederalità della Cgil.
Non c’è benessere quando si vive nella paura. E la paura è indotta da molti fattori, alcuni inevitabili (con l’avanzare dell’età ogni evento fisico assume una importanza maggiore), altri indotti dalle informazioni di cui disponiamo, dalla percezione di pericoli e dalla insicurezza sulla nostra capacità di affrontare situazioni nuove. Eminenti sociologi hanno definito l’età attuale come l’età dell’insicurezza. Chi, come le pensionate ed i pensionati dello Spi, ha osservato nel tempo il progressivo chiudersi delle porte, il diradarsi dei rapporti umani, l’aumentare della diffidenza, ha avuto netta la percezione che il problema della sicurezza, la percezione di insicurezza, è problema da affrontare.
Le forze politiche che hanno interpretato questo diffuso disagio per proporre una più accentuata chiusura sociale, con legami sociali ridotti a legami etnici, solidarietà ridotte a politiche di compassione, politiche educative ridotte alla repressione dei comportamenti devianti, hanno acquisito credibilità agli occhi di tante persone in difficoltà. Così le destre hanno potuto indebolire le politiche sociali, indicare come “nemici” persone alla semplice ricerca di un lavoro, contrabbandare l’utilizzo dell’esercito come un efficace mezzo di prevenzione della criminalità mentre riducevano le risorse per la magistratura e le Forze di polizia. Ed a fronte di una domanda di sicurezza comunque insopprimibile hanno potuto proporre l’impegno di cittadini “volenterosi” in attività di presidio del territorio contro i “delinquenti”. Le “ronde” hanno rappresentato l’esempio emblematico di una sicurezza che si privatizza e di una responsabilità pubblica che si ritrae, nel momento in cui si creano le condizioni sociali e culturali per l’aumento di episodi xenofobi, razzisti e di gratuita violenza. Così la paura è alimentata dalle migrazioni indotte dalla fame a dalle guerre, dalle nuove tecnologie che escludono chi non ha risorse, della solitudine che la società moderna favorisce. Se questo è il futuro non c’è benessere né per gli anziani né per l’infanzia. Dobbiamo contribuire ad una diversa politica di sicurezza, ed è quello che vogliamo contribuire a fare.
Siamo partiti dalla diffusione di uno strumento essenziale per l’autotutela: l’informazione sui pericoli di truffa e di inganno favoriti dalla vulnerabilità delle persone anziane. E’ stato l’intervento più immediato, per quanto poco efficace a fronte di tecniche di raggiro sempre nuove e della impossibilità di allertare tutte le possibili vittime. Là dove la campagna “Non ci casco” è giunta, con il depliant e con assemblee (dalla Toscana alla Sardegna ed alla Calabria, per citare solo tre grandi regioni che si sono particolarmente impegnate in questa campagna) abbiamo parlato con decine di migliaia di pensionate e pensionati dei pericoli e della paura, della sicurezza e dell’insicurezza.
Abbiamo poi organizzato diverse occasioni formative in collaborazione con il Sindacato dei lavoratori della Polizia approfondendo il tema. Ne sono derivate indicazioni importanti per una politica rivendicativa che solleciti le Amministrazioni Locali ad adottare politiche integrate di sicurezza, per sostenere l’associazionismo e le relazioni umane, favorire il rapporto tra cittadini ed istituzioni, sostenere le vittime di reati e violenze. In particolare in Emilia Romagna (ma non solo in questa Regione) questa elaborazione ha alimentato tavoli di confronto sia confederali che dei sindacati dei pensionati, producendo intese locali e progetti di grande interesse. Il maldestro tentativo del Ministro Maroni di equiparare le “ronde” al volontariato degli anziani dell’Emilia Romagna rappresenta una aperta falsificazione della esperienza sviluppata in diverse città di quella regione. E’ lo Stato di diritto che deve assicurare ai propri cittadini sicurezza e libertà, mettendo a disposizione risorse umane e materiali per le polizie, un sistema giudiziario efficiente ed indipendente, municipalità capaci di assicurare ad ogni persona l’ambiente più sicuro ed i sostegni più efficaci, e creando anche le condizioni affinché le tante associazioni di volontariato impegnate a sostegno dei soggetti più deboli e nella mediazione dei conflitti che la crisi determina possano agire positivamente.
L’insieme delle attività promosse dallo Spi ha sinora prodotto primi risultati, a partire dalla promozione culturale ed allo sviluppo della negoziazione sociale. Ha inoltre favorito una relazione positiva tra sindacato dei pensionati e sindacato di polizia, creando il presupposto per una collaborazione utilissima anche a livello locale. Ha portato lo Spi-Cgil a collaborare con Associazioni che, come la rete di “Libera” promossa da Don Ciotti, si battono contro la criminalità organizzata e le mafie. Ha portato realtà del Nord e del Sud a conoscersi ed a studiare insieme percorsi di lotta alle insicurezze degli anziani e di affermazione della legalità. Primi risultati, che il lavoro futuro dovrà approfondire e sviluppare.

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