Palermo gennaio 2002- La fiaccolata di solidarietà per gli agenti di Polizia e magistrati “vivi” si è alla fine concretizzata. Presenti gli stati generali del Silp-Cgil, concreta è stata anche l’adesione del sindacato Cgil della Funzione Pubblica, che rappresenta anche gli agenti della Polizia Penitenziaria e le Guardie Forestali. All'iniziativa del Silp ha aderito la locale sezione dell'Associazione nazionale Magistrati, che nei giorni precedenti aveva dichiarato di rinunciare a qualunque “scorta di poliziotti in divisa che non siano a bordo di un'auto blindata”. Ad appoggiare la manifestazione anche il sindaco di Palermo Diego Cammarata, forzista doc che si propose anche come mediatore con il ministro dell'Interno e collega di partito Claudio Scajola. “Gli agenti di Polizia di Palermo - dice Cammarata - avranno sempre il loro sindaco al fianco, per qualunque iniziativa. Sono disponibile ad appoggiare qualunque richiesta che arrivi da Palermo indirizzata al Ministero dell'Interno”.
Anche se alla fine il ministro Scajola ha rinunciato al faraonico progetto di riorganizzazione delle scorte per i magistrati - che si era poi concretizzato nella riduzione di uomini, peraltro obbligati, a fare servizio in divisa e senza auto blindata - la fiaccolata è stata molto partecipata. Il corteo si è snodato dalla Questura alla Prefettura dove è stato presentato un documento in cui si descrivono tutte le carenze di organico, di mezzi e di strutture dell’apparato giudiziario. Una specie di libro bianco. Contemporaneamente tutti i Segretari regionali e provinciali del Silp e della Cgil Camera del Lavoro, consegnarono un documento sulla propria realtà provinciale a tutti i Prefetti della provincia.
Il segretario nazionale Claudio Giardullo ha spiegato le motivazioni: “Partiamo da Palermo perché è il banco di prova delle politiche nazionali sulla sicurezza e sulla legalità. Noi ci vogliamo schierare a fianco degli agenti vivi dunque e non solo ricordare le vittime della mafia, perché - continua il segretario della Silp-Cgil - la riduzione delle scorte a chi lotta contro la criminalità organizzata è un messaggio inquietante di chiaro disimpegno dello Stato, ma anche di isolamento nei confronti di chi sta in prima linea”.
Nella speranza che le parole dei procuratori generali di Roma e Palermo - “La mafia può tornare a colpire in modo eclatante uomini delle Istituzioni” - non si realizzino, il prossimo passo da compiere è quello descritto dal segretario della Camera del Lavoro Franco Cantafia. “La vera questione è che le Autorità siciliane e le Istituzioni nazionali si impegnino perché la lotta alla criminalità organizzata rappresenti davvero una priorità”.
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