Silp-Cgil
Solidarietà alla magistratura per gli “inaccettabili attacchi” che arrivano dal governo, viene espressa dal Segretario generale Claudio Giardullo.
“Ieri i poliziotti - nota Giardullo - oggi i magistrati e il loro organo di rappresentanza: è sempre più difficile convincere l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori che non vi sia, da parte di questo governo, un vero e proprio fastidio verso le Istituzioni impegnate sul versante della legalità, e in particolare verso chi, all’interno delle Istituzioni, ha il compito di rappresentare i problemi organizzativi e funzionali con i quali ogni giorno le stesse Istituzioni devono fare i conti”.
“Esprimiamo, dunque - prosegue il Segretario - solidarietà alla magistratura e all’Associazione magistrati per gli inaccettabili attacchi a chi garantisce il controllo della legalità nel nostro Paese, nonostante le inadempienze del governo sui versanti delle risorse, degli organici e delle strutture destinate alla funzione di Giustizia”.
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Siulp
“L’arresto di Domenico Raccuglia, numero 2 di Cosa nostra, ad opera della Squadra Mobile di Palermo in collaborazione con lo Sco, è l’ennesima conferma dell’altissima professionalità degli investigatori palermitani e dell’intera Polizia di Stato”.
Ad affermarlo è il Segretario generale Felice Romano il quale, senza nascondere la grande soddisfazione per l’eccellente risultato della Squadra Mobile palermitana, ribadisce come la guerra contro la mafia può essere vinta ed oggi, con questo ennesimo duro colpo inferto all’ala dei corleonesi, si sono create tutte le condizioni per il raggiungimento di tale risultato.
“Il Siulp - continua Romano - proprio a Palermo aveva rilanciato, in un convegno insieme a Libera e alla Commissione parlamentare Antimafia, l’appello a rinnovare la guerra alla mafia perché, e i fatti lo stanno dimostrando, c’erano tutte le capacità investigative per dare l’affondo finale contro la mafia; per fare questo però - conclude Romano - occorrono le necessarie risorse che il governo, a questo punto, ha il dovere di reperire in seno alla legge Finanziaria che sta per essere discussa alla Camera dei Deputati. Non invertire oggi l’azione che il governo sinora ha portato sulla sicurezza, che è stata caratterizzata solo dai tagli, significherebbe ridare ossigeno al cancro della mafia che, invece, come le professionalità della Polizia di Stato dimostrano, può essere definitivamente azzerato”.
Un ultimo appello Romano lo lancia a favore dei colleghi che si sono distinti in questa brillante azione. “Speriamo che a differenza di quanto avvenuto per l’arresto di Provenzano, per il quale i colleghi vantano ancora un credito di 20.000 ore non pagate, questa volta il governo, attraverso il Ministro dell’Interno, dimostri riconoscimenti concreti a questi valorosi colleghi e non la consueta pacca sulla spalla”.
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Sappe
Il Segretario generale Donato Capece dichiara: “Può essere valutata positivamente la decisione del ministro della Giustizia Angelino Alfano di percorrere la tanto da noi auspicata strada dei circuiti penitenziari differenziati e, in questo contesto, riaprire il carcere di Pianosa. Ma per farlo è necessario avere gli uomini della Polizia Penitenziaria che oggi non ci sono. Tutti sanno che gli organici del Corpo patiscono carenze quantificate in ben più di 5mila agenti. Il ministro Alfano ottenga dunque in Consiglio dei Ministri una deroga al blocco delle assunzioni e riesca ad assumere nuovi agenti. Solo allora si potrà riaprire una struttura importante come quella di Pianosa.
Da tempo immemore il Sappe sostiene l’esigenza di definire i circuiti penitenziari differenziati in relazione alla gravità dei reati commessi, con particolare riferimento al bisogno di destinare, a soggetti di scarsa pericolosità, specifici circuiti di custodia attenuata e potenziando il ricorso alle misure alternative alla detenzione per la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale.
E quindi valutiamo positivamente le parole del ministro Alfano. Ma riaprire il carcere di Pianosa vuol dire impiegare quel personale che oggi non c’è per ricoprire le gravi carenze organiche. Di più. Oggi ci sono in carcere ben 65.300 detenuti a fronte di circa 42mila posti letto, il numero più alto mai registrato nella storia d’Italia.
Bene percorrere la strada dei circuiti penitenziari differenziati, ma è necessaria una concreta riforma del sistema penale - sostanziale e processuale - che renda stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi, affidando a misure alternative al carcere la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale, prevedendo che i compiti di controllo sull’esecuzione penale, e sulle misure alternative alla detenzione, siano affidati alla Polizia Penitenziaria.
Oggi circa 20mila degli attuali detenuti sono condannati a pene inferiori a 3anni. Potrebbero essere affidati ai servizi sociali e impiegati in lavori socialmente utili, quindi fuori dal carcere, avvalendosi di procedure di controllo mediante strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici (come il braccialetto elettronico) che hanno finora fornito in molti Paesi europei, una prova indubbiamente positiva”.
GSiap
La Segreteria provinciale di Genova segnala le reiterate violazioni all’Accordo nazionale Quadro, in danno del personale della questura e dei commissariati.
Vengono denunciati numerosi cambi turno, in violazione del limite massimo previsto per dipendente in ogni settimana, come ad esempio al commissariato di Sestri Ponente. Ciò comporta una palese sperequazione di trattamento nei carichi di lavoro, oltre al danno economico che potrebbe nascere dal mancato pagamento dell’indennità dovuta a causa del superamento del limite annuo previsto per dipendente. Si segnala, inoltre, il forte malumore del personale, dovuto ai cambi d’incarico subiti da alcuni dipendenti senza la dovuta e prevista motivazione, così come sancito dalle recenti normative in materia.
Alla luce di quanto esposto, la Segreteria nazionale è intervenuta presso i competenti uffici del Dipartimento della Pubblica sicurezza, per un sollecito intervento urgente nei confronti del questore di Genova, affinché vengano sanate le tematiche segnalate.
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Uilps
Il Segretario regionale dell’Emilia Romagna Ugo Vandelli dichiara: “Gestione personalistica della cosa pubblica da parte del questore di Forlì? Finalmente qualche cosa si è mossa e adesso in maniera ufficiale e pubblica.
In attesa di conoscere l’esito che potrà avere l’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Forlì in data 11 luglio 2008 dalla Uilps provinciale di Forlì-Cesena, con il quale è stata denunciata l’indebita apertura della corrispondenza sindacale indirizzata a questa organizzazione sindacale da parte di vertici dell’Amministrazione (art. 616 del Codice penale). Questa volta è il sindacato di Polizia maggiormente rappresentativo sul piano nazionale a scendere in campo e rivolgersi alla magistratura.
Guarda caso gli stessi argomenti evidenziati dal Siulp erano stati più volte oggetto di richieste di chiarimento da parte anche di questa organizzazione sindacale, ma sempre con esito negativo, tanto da dover interrompere le relazioni sindacali con il questore il 23 ottobre 2008. Per tali motivi, più specificatamente per comportamento antisindacale, furono informati anche i vertici nazionali della Uilps e del ministero dell’Interno. Come se non bastasse interrogativi legali all’istituzione e alla gestione del posto estivo di Cesenativo, già sollevati da questo sindacato con diversi interventi, a partire dal primo documento del 24 maggio 2007, non hanno mai trovato nè risposte nè soluzione.
Ora però il tempo, che ancora è galant’uomo, ha fatto emergere evidentemente elementi oggettivi che forse dimostreranno inequivocabili responsabilità, non solo di carattere amministrativo.
Altra anomalia segnalata e denunciata nelle sedi opportune, da parte di questa organizzazione sindacale, è l’interpretazione distorta del regolamento di disciplina, applicato o non applicato ad personam, in maniera del tutto ‘singolare’. Purtroppo il questore, non solo non ha mai avuto rispetto per le conquiste sindacali, o come nel nostro caso per le minoranze, ma probabilmente si è esposto, se gli elementi che hanno spinto il Siulp a muoversi sono concreti, ad accuse ben più delicate e gravi.
A questo punto come Uilps seguiremo gli sviluppi della situazione, certi che in questa occasione verrà fatta finalmente luce e chiarezza sulla gestione complessiva, a nostro avviso non del tutto trasparente, di come sono state utilizzate le risorse a disposizione dell’Autorità di Pubblica sicurezza in provincia”.
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Coisp
Il Segretario generale Franco Maccari non nasconde la rabbia per la sconcertante situazione di incuria e di menefreghismo in cui gli operatori della Polizia sono costantemente abbandonati. Una situazione che oggi vede il sindacato lottare per chiedere quel che è stato promesso, ma naturalmente, tanto per cambiare, mai corrisposto.
Il Coisp ha protestato formalmente, inviando una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi; al ministro dell’Interno Roberto Maroni; al ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, ricordando loro che “l’art. 5 del decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2009, n. 51, ha previsto, a favore del personale della Polizia di Stato, un incremento per l’anno 2008 di circa 46 milioni di euro delle risorse del Fondo per l’efficienza dei servizi istituzionali”.
Ma si legge ancora nella missiva, “ad oggi gli uomini e le donne della Polizia di Stato sono in credito di circa 450,00 euro ciascuno, in quanto i 46 milioni dell’incremento sopra specificato non sono ancora nella disponibilità del ministero dell’Interno”.
“Non so davvero se ci si debba vergognare di più a dover chiedere ciò che spetta, o a negare ciò che è stato promesso. Una cosa è certa, da giorni sentiamo da Ministri e Premier fandonie tipo ‘è tutto a posto’, ‘al Comparto Sicurezza non manca nulla’, ‘lo Stato è pronto a far fronte a tutti i suoi impegni’. Ma allora il punto qual è? Che ce l’avete proprio con i poliziotti in particolare?!”.
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Usp
La Segreteria generale nazionale comunica: “La rivolta di poche centinaia di ultras scalmanati contro le recenti misure del ministro dell’Interno Roberto Maroni per arginare il tifo violento, costituisce l’ultimo colpo di coda di una fazione prepotente ed aggressiva, che nulla ha a che fare con il vero sport e con i veri tifosi.
Indubbiamente giuste e inevitabili quindi tutte quelle nuove regole tese a limitare lo strapotere di gruppuscoli di persone violente che ogni domenica, spacciandosi per tifosi, si recano allo stadio unicamente per creare disordini e per cercare ad ogni costo lo scontro con la Polizia.
Non è più possibile, infatti, assistere prima, durante e dopo ogni partita ad episodi di inaudita violenza, pestaggi e atti vandalici, seguiti poi sistematicamente da un coro di ridicole, quanto vergognose, accuse contro la presunta brutalità dei poliziotti dei Reparti Mobili, intervenuti per riportare l’ordine, ed essi stessi principali vittime di reiterate aggressioni da parte degli ultras.
Dal corteo dei supporter che ha sfilato recentemente per le vie di Roma, non abbiamo sentito però levarsi alcuna voce per ricordare la morte assurda di chi, come Vincenzo Paparelli e molti altri, si erano recati allo stadio solo per veder giocare la squadra del cuore. Si sono invece uditi solo cori di insulti contro l’agente Spaccarotella e i poliziotti in genere, ma anche minacce nei confronti del ministro dell’Interno Roberto Maroni, mentre le Forze dell’ordine sono state, come di consueto, aggredite con il lancio di bombe-carta, pietre e altri oggetti in grado di uccidere o ferire gravemente.
Al ministro Maroni esprimiamo solidarietà per le minacce ricevute e lo esortiamo ad andare avanti affinché una partita di pallone non sia più il facile pretesto per risse e scorribande varie, ma torni ad essere un momento di festa per quanti ancora credono nella vera competizione sportiva e nel rispetto delle regole”.
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Ficiesse
Il Segretario generale dell’Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà Carlo Germi comunica: “Il 28 ottobre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo di un decreto legge con il quale, tra l’altro, verrà prorogato di un anno il mandato dei componenti in carica dei Consigli centrali interforze della rappresentanza militare, mentre due giorni dopo le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro del Senato hanno licenziato un testo del disegno di legge in materia di lavori usuranti nel quale è contenuto il prolungamento del mandato dei Cocer fino all’aprile 2011, senza peraltro, in entrambi i casi, esplicitare le ragioni di tali convergenti interventi. Tutto è avvenuto nonostante le tante voci che si sono levate da più parti perché ciò non accadesse, non ultima l’iniziativa sul nostro sito Internet www.ficiesse.it.
La riconferma degli attuali delegati della rappresentanza militare ben oltre la naturale scadenza del mandato costituirà, infatti, se tradotta in legge dello Stato, la palese negazione del principio di democraticità dei Cocer, Coir e Cobar, i cui delegati verrebbero sottratti al giudizio della loro base elettorale.
Le Forze armate ed i Corpi di Polizia ad ordinamento militare italiani non hanno bisogno di iniziative che rappresenterebbero una evidente limitazione dei pochi spazi di libertà conquistati dal 1978 ad oggi.
Ci rivolgiamo pertanto a tutti i parlamentari di Camera e Senato sensibili affinché si adoperino per impedire che sia inflitta una così grave ferita ai cittadini militari e alla democraticità degli organismi deputati a rappresentarli”.
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