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dicembre/2009 - Articoli e Inchieste
Nuove frontiere
Alla conquista del lato oscuro della Luna
di Lorenzo Baldarelli

Nell’anno dell’anniversario
del primo sbarco dell’uomo sulla Luna
e della scoperta dell’acqua
sui suoi poli, la comunità internazionale
si interroga sulle prospettive
e sulle problematiche


Sono passati quarant’anni da quando il primo uomo ha messo piede sulla Luna, in questo ultimo anno molti scienziati e giornalisti si sono interrogati su quali potranno essere le prossime tappe dell’esplorazione lunare. È pensabile una colonizzazione?
La Luna ha sempre esercitato un fascino particolare sull’uomo, forse per via della sua vicinanza o forse per la suo ormai provata influenza, e colonizzarla è un sogno che nasce ben prima dell’era spaziale. In Il viaggio nella Luna, uno dei primi film di fantascienza (1902), Georges Méliès racconta con meraviglia ed ironia (la verososomiglianza narrativa apparirà più in là nella storia del cinema di fantascienza) il congresso scientifico che dà il via alla spedizione, la realizzazione industriale del velivolo, il viaggio cosmico, l’esplorazione del territorio, l’incontro con le nuove forme di vita e il ritorno a casa. Oggi risulta evidente il collegamento tra il film e il forte sviluppo che godette l’economia mondiale negli anni a cavallo fra i due secoli. In quel periodo le scoperte scientifiche sembrano inarrestabili e giocano un ruolo chiave. Invenzioni come la lampadina e il trasporto a propulsione elettrica, il motore a scoppio e l’automobile, caratterizzano il sorgere di nuovi settori industriali. A Parigi si costruiscono la Tour Eiffel e la metropolitana, negli Stati Uniti i primi grattacieli, e un anno dopo l’uscita del film, i fratelli Wright compiranno i primi voli in aeroplano. Nel film di Méliès gli alieni che vivevano sulla Luna vengono rappresentati come dei selvaggi, classica rappresentazione della mentalità colonizzatrice del tempo. Ma già nel 1954 Arthur C. Clarke (noto per il suo romanzo 2001: Odissea nello spazio) propose l'idea di una base lunare composta da moduli gonfiabili ricoperti di sabbia lunare. Nel giro di cinquant’anni, quindi, si è passati dall’immaginare il primo allunaggio al teorizzare la colonizzazione. Il processo creativo ricalca un noto processo storico, in fondo oggi alcuni scienziati discutono della Luna come i conquistadores discutevano del Nuovo Mondo. A volte l’uomo non sembra imparare dai propri errori: l’Africa, l’America Latina e l’Antartide sono solo storia. La natura umana ha da sempre portato le grandi civiltà a scontrarsi con altre e a invadere sempre più territori. “Non a caso una delle persone che ha preso più sul serio l’idea della colonizzazione umana dello spazio - scrive la Dottoressa Eleonora Presani, laureata in astrofisica - è l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush”.
Passando dalle idee ai fatti storici, la fase esplorativa della superficie lunare ebbe inizio il 12 settembre 1959, quando la sonda sovietica Luna 2 - prima navetta costruita dall’uomo ad atterrare su un altro corpo celeste - impattò sul terreno lunare. Le missioni sovietiche denominate Luna furono in tutto ventiquattro e terminarono agli inizi degli anni Settanta. La missione Luna 3 fu la prima a trasmettere sulla Terra fotografie della faccia nascosta della Luna. Fu l’inizio di una guerra condotta da sonde automatiche (inserita nel più ampio contesto della Guerra fredda) per il prestigio e per la supremazia tecnologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
John F. Kennedy, infatti, in risposta al programma sovietico di esplorazione spaziale, nel maggio del 1961 dichiarò al congresso la volontà di vincere questa guerra. “Io credo che questa nazione debba impegnarsi per raggiungere entro la fine del decennio l'obiettivo di portare un uomo sulla Luna e riportarlo sulla Terra”.
La prima volta che occhi umani videro direttamente la Luna fu nel 1968, con la missione Apollo 8 che aveva lo scopo di orbitare attorno al satellite. L'anno successivo il modulo Apollo 11 portò sulla superficie due astronauti, dimostrando la possibilità umana di viaggiare fino alla Luna, eseguire attività di ricerca e ritornare con campioni di suolo lunare. Malgrado le difficoltà iniziali, Neil Armstrong e Buzz Aldrin riuscirono a compiere i loro esperimenti e a trasmettere le prime immagini in bianco e nero di uomini sulla superficie di un altro corpo celeste. Quelle sequenze fecero il giro del mondo e vennero viste in diretta da almeno 600 milioni di persone.
Le missioni successive ampliarono l’esplorazione. Apollo 12 allunò vicino alla nave Surveyor 3, dimostrando la fattibilità di allunaggi di precisione. Dopo il quasi-disastro dell'Apollo 13, la missione Apollo 14 fu l'ultima in cui gli astronauti rimasero in quarantena al loro rientro. La missione Apollo 15 fece uso di un Rover lunare (un mezzo grande come una Fiat 500 che si trova ancora lì) e Apollo 16 fece il primo allunaggio sugli altopiani della Luna.
Apollo 17 fu l’ultima missione americana, i sovietici si fermarono con la missione Luna 24 nell’agosto del 1976. L'interesse per l'esplorazione della Luna iniziava a calare presso il pubblico, lasciando nei decenni successivi solo pochi entusiasti a sostenere un ritorno. Solo nel 1990 una missione giapponese portò di nuovo un sonda robotizzata - chiamata Hiten - nell’orbita lunare. La missione era stata progettata con lo scopo di testare la tecnologia necessaria per future missioni lunari o interplanetarie e per individuare rotte alternative e a basso consumo di carburante per raggiungere la Luna. In questi ultimi anni è proprio l’oriente (soprattutto Cina, Giappone ed India) a monopolizzare le missioni lunari. Nel 2007 il Giappone lancia Kaguya (dal racconto della vicenda della principessa lunare Kaguya Hime), il 24 ottobre dello stesso anno la Cina spedisce Chang’e 1 (dalla dea della Luna) e nel 2008 anche l’India decide di lanciare Chandrayaan 1. Anche l’Agenzia Spaziale Europea nel 2003 lancia Smart 1 nell’orbita lunare, il suo scopo però non era tanto esplorare la Luna, quanto testare i nuovi motori ionici.
Lo scopo della maggior parte di queste missioni era la realizzazione di mappe tridimensionale della superficie della Luna e la ricerca di siti utili ad un allunaggio morbido, la conquista della Luna sembra aver ripreso vigore. Se seguiamo la fantasia del mondo cinematografico, è di quest’anno Moon (film inglese presentato al Sundance Film Festival), una possibile colonizzazione della Luna potrebbe essere motivata dalla presenza dell’elio-3, un isotopo contenuto nella polvere lunare e prodotto dal vento solare che si è accumulato sulla superficie lunare nei miliardi di anni, disponibile sulla Luna in quantità illimitate. Nel film, thriller cupo ma molto avvincente, un solo dipendente controlla una serie di macchinari - una sorta di mietitrebbiatrice - che ricavano dal terreno il prezioso isotopo spedendolo poi sulla Terra. Nel film la multinazionale che gestisce questo monopolio ha di fatto risolto il problema energetico del pianeta.
Sembrerebbe fantascienza ma la già citata missione indiana Chandrayaan 1 tra i suoi scopi aveva proprio la ricerca dell'elio-3. L’isotopo, rarissimo sulla Terra, serve per la fusione nucleare. Gli scienziati pensano ad un suo utilizzo come alimento per centrali nucleari. Si è calcolato che una tonnellata di elio-3, più o meno la stiva di uno shuttle, potrebbe bastare per un anno di consumo di elettricità per gli Stati Uniti. Inoltre, fattore non trascurabile, pur essendo un combustibile nucleare è completamente pulito, non ha scorie radioattive perché impiegato fondendo nuclei atomici leggeri e non scindendo elementi pesanti come l'uranio. La mancanza di neutroni come prodotti di reazione, semplificherebbe enormemente la progettazione di un reattore.
Il possibile sfruttamento dell’elio-3 da parte delle potenze emergenti come l’India e la Cina ha spinto l'amministrazione Bush ha investire sulla Nasa. Lo scopo? Trovare l’acqua (magari in forma di ghiaccio), spedire un equipaggio sulla Luna entro il 2020 e realizzare sul lungo termine una base stanziale che faccia da trampolino per raggiungere Marte. Il 13 novembre, poi, la Nasa conferma le speranze dei scienziati. Il mese scorso, infatti, il satellite Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (Lcross) ha lanciato Centaur come un proiettile contro il cratere Cabeus, nella zona perennemente in ombra della Luna. Il team di Lcross ha poi osservato i getti prodotti dalla collisione. I dati degli spettrometri - strumenti che esaminano la luce emessa o assorbita da un materiale per capirne la composizione - non lasciano quasi più dubbi. A dare la notizia è Anthony Colaprete, uno dei scienziati del progetto Lcross: “Numerose prove ci dicono che l'acqua è presente nei getti creati dall'impatto. Ci vorranno ulteriori analisi, ma possiamo dire con sicurezza che Cabeus contiene acqua”. La missione, partita il 18 giugno, era articolata e complessa. Era composta da Lro e il già citato Lcross. Lro era una sonda di 2 tonnellate, in orbita lunare dal 23 giugno, ha sorvolato il satellite a 50 km d’altezza. Un giocattolo da 500 milioni di dollari pieno di strumenti di precisione come laser, telecamere e radar con lo scopo di tracciare mappe molto precise dei rilievi presenti sulla superficie, indicare la temperatura a livello del suolo e l’intensità di radiazioni nocive per gli uomini e materiali. La sua ultima missione è stata farsi esplodere sul fondo di un cratere alla ricerca di eventuali tracce di ghiaccio sepolto. Lcross, invece, è stato direttamente lanciato come un proiettile da 2 tonnellate, alla velocità di 2,5 km al secondo, contro un cratere polare. I ricercatori dell'Ames Center di Moffet Field, in California, erano entusiasti di questo ultimo esperimento, gli strumenti scientifici della sonda Lcross, infatti, hanno lavorato sorprendentemente bene e hanno inviato sulla Terra una gran quantità di informazioni che oggi dimostrano la presenza di acqua sulla Luna.
Questa notizia apre scenari scientifici nuovi ed emozionanti, ma anche dispute politiche e diplomatiche nuove e pericolose.
Il sogno di basi permanenti potrebbe diventare realtà, grazie a un serbatoio naturale da cui attingere acqua da bere e da cui si può ricavare energia. La missione statunitense Lunar Prospector del 1998, aveva teorizzato la presenza di una riserva di acqua tra i 10 e i 300 milioni di tonnellate, distribuite su una superficie totale di 70mila chilometri quadrati ai due poli. Basti pensare che il trasporto di trenta milioni di tonnellate di acqua dalla Terra alla Luna costerebbe circa 60mila miliardi di dollari e potrebbe mantenere per un secolo un insediamento umano di 1.000 nuclei familiari, ognuno con due persone. È l’astronauta e astrofisico italiano Umberto Guidoni, in una intervista, ha delineare le aspettative degli scienziati. “Dato che portare acqua dalla Terra in giro per il Sistema solare è estremamente complesso e costoso, una riserva naturale sul nostro satellite potrebbe semplificare di molto la realizzazione e il mantenimento di una base lunare. Non solo si risolverebbe il problema della sopravvivenza degli astronauti, ma anche quello di reperire combustibile ed energia elettrica. E lo si farebbe, scindendo l'acqua nei suoi componenti base, idrogeno e ossigeno. Entrambi sono fondamentali per le celle a combustibile del tipo di quelle usate nello Space Shuttle per ricavare energia elettrica”.
Insediare una colonia su un corpo celeste non è però cosa semplice, anche se la immaginiamo come una colonia industriale, e non come spesso è stata immaginata dalla fantascienza, ovvero un luogo dove insediare città, fornendo una vera e propria alternativa di vita. Anche l’eventuale insediamento industriale, però, ha vantaggi e svantaggi. La Luna potrebbe fornire grandi quantità di materiale per la costruzione della base stessa, nonché per altri utilizzi, compresa la schermatura dalle radiazioni. L'energia richiesta per lanciare oggetti dalla Luna verso lo spazio sarebbe molto inferiore a quella richiesta per eseguire la stessa operazione dalla Terra, questo permetterebbe alla Luna di fungere da sito di costruzione o stazione di rifornimento per astronavi. Oltre a ciò, la Luna è il corpo celeste più vicino alla Terra tra quelli di grandi dimensioni, la sua distanza si mantiene stabilmente attorno ai 384.400 chilometri. Questa vicinanza ha alcuni vantaggi: un tempo di percorrenza breve, il ritardo delle telecomunicazioni è di pochi secondi e non impedisce le normali conversazioni in voce e video, sulla faccia vicina della Luna la Terra apparirebbe grande e sempre visibile riducendo così il trauma psicologico dei lavoratori e, per finire, una base lunare sarebbe un eccellente sito per un osservatorio astronomico. Data la lenta rotazione della Luna, le osservazioni in luce visibile potrebbero durare interi giorni. Tra gli svantaggi, però, c’è la bassa gravità del nostro satellite che, data l'esperienza fin qui accumulata, sembra essere essenziale per la salute umana sul lungo termine. Se la gravità lunare (un sesto di quella terrestre) sia o meno sufficiente per questo, è ancora da verificare. È però dimostrato che l'esposizione all'assenza di peso per periodi di tempo dell'ordine di mesi crea una riduzione delle masse di ossa e muscoli, nonché una depressione del sistema immunitario. Effetti simili vengono prodotti da un ambiente a bassa gravità, anche se le uniche evidenze sperimentali di cui finora disponiamo sono riferite ad ambienti a gravità zero. La lunga notte lunare, inoltre, impedisce di far affidamento all'energia solare e richiede la progettazione di una struttura capace di reggere temperature estreme. Un'eccezione a questa restrizione sono alcuni rilievi posti in prossimità del polo nord lunare, che sono sempre illuminati. La Luna è anche priva degli elementi chimici leggeri - idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto - benché si sia trovato del ghiaccio d'acqua in prossimità dei poli. Questi elementi sono necessari per produrre aria respirabile, cibo e propellente e dovrebbero essere importati dalla Terra fino alla scoperta di fonti più economiche. Questo limiterebbe la crescita della colonia e la manterrebbe dipendente dalle risorse terrestri. Per finire, uno degli svantaggi maggiori è l’assenza di atmosfera, caratteristica che rende il nostro satellite esposto al rischio di impatto da meteore; in queste condizioni anche piccole pietre hanno il potenziale per distruggere strutture non adeguatamente protette.
Una fatto è sicuro, una volta che i progetti per colonizzare la Luna partiranno le ripercussioni per le innovazioni tecniche saranno evidenti. Infatti, come spesso è accaduto nella storia, le difficoltà nel raggiungere degli obiettivi rende l’essere umano veramente ingegnoso. La progettazione degli habitat, ad esempio, potrebbe risolvere problemi sulla terra. Basti pensare allo sbalzo termico, nuovi tipi di cemento - già teorizzati dagli ingegneri della Nasa - potrebbero far risparmiare energia anche qui sulla Terra. L’energia e l’ambiente, anche per la nostra stessa sopravvivenza, sono le vere sfide del futuro. La colonizzazione della Luna potrebbe velocizzare lo sviluppo di varie fonti energetiche, ad esempio quella nucleare. Abbiamo già parlato delle possibilità dell’elio-3, la costruzione di un reattore a fissione nucleare potrebbe, oltre che rendere la base lunare autonoma, fornire un input per le ricerche scientifiche. Anche l’eventuale costruzione di pannelli solari, potrebbe dare il via a nuove tecnologie utili al risparmio energetico qui sulla Terra. La vera innovazione, però, potrebbe essere l’integrazione dei vari sistemi energetici. Sulla Luna sarà necessario, infatti, creare una metodo efficace e sicuro per integrare varie fonti energetiche. Riflettendo, sarà necessario installare sia pannelli solari (fotovoltaici e termici) per il giorno, sia celle a combustibile (di quelle usate dallo Space Shuttle) per la lunga notte lunare (14,75 giorni). Durante il giorno lunare i pannelli produrrebbero l'elettricità necessaria per scindere nuovamente l'acqua (che è lo "scarto" delle celle a combustibile) in idrogeno e ossigeno da usare durante la notte lunare successiva. Secondo molti ricercatori i margini di miglioramento sono molti. L'attuale tecnologia delle celle a combustibile, infatti, ha già superato quella sullo Space Shuttle, le celle a membrana a scambio protonico (Proton Exchange Membrane, Pem) sviluppano meno calore, richiedono pertanto radiatori meno ingombranti e risultano essere più leggere e quindi più economiche da lanciare da Terra.
La Terra, con la colonizzazione della Luna, oltre che assistere alla nascita di nuove soluzioni tecnologiche, potrebbe incrementare anche la sua economia. Per una sostenibilità a lungo termine, una colonia spaziale dovrebbe essere autosufficiente o andarci molto vicino. L'estrazione mineraria e la raffinazione di materiali lunari da usare sulla Terra potrebbe essere una buona fonte di sostentamento, dato anche il minor costo energetico necessario, rispetto alla Terra, per lanciare i prodotti nello spazio. Tra le altre opportunità economiche rientrano la possibilità di produrre materiali in ambienti sterili, nel vuoto e a bassa gravità, la ricerca e la manipolazione di materiali potenzialmente pericolosi sulla Terra e lo stoccaggio a lungo termine delle scorie nucleari. Un ultimo aspetto da non sottovalutare, visto l'ampliamento che il settore ha subito nell’ultimo secolo, è il turismo. Per ora, ho cercato tra i vecchi articoli di New Scientist, è possibile ricevere un funerale lunare. Sulla sonda Lunar Prospector, che si schiantò sul polo sud del nostro satellite nel luglio del 1999, sono state imbarcate le ceneri di un noto astronomo. Oggi sono decine le persone che vorrebbero un funerale simile, costo? Basta pagare 12.500 dollari a una società di pompe funebri specializzata, la Celestis di Houston, in Texas. Altra azienda, altro progetto commerciale: la TransOrbital programma l’invio e il deposito definitivo sul satellite di merci personali, come fotografie o messaggi, per la modica somma di 2.500 dollari al grammo.
Fino ad ora abbiamo descritto solo i lati positivi di un’eventuale colonizzazione della Luna, William Cullerne Bown (fondatore di Research Fortnight, pubblicazione online rivolta al mondo della ricerca), in un suo ragionamento prevede anche delle difficoltà. Tali difficoltà sono più politico-diplomatiche che scientifiche. Innanzitutto dovremmo chiederci di chi è la Luna. Il trattato fondamentale dell'utilizzo dello spazio fu elaborato in ambito delle Nazioni Unite negli anni Sessanta, quando si preparava lo sbarco sulla Luna. In quegli anni, dominati dalla guerra fredda tra le due superpotenze Usa e Urss, la sfida della Luna era un tema di grande rilevanza strategica sul piano della capacità tecnologica e del prestigio: ognuna delle due parti in competizione temeva che l'altra parte potesse arrivare sulla Luna per prima, e reclamandone il possesso, potesse rendere problematico l'accesso per tutti gli altri. Nel trattato del 1967 quindi vengono tracciati dei principi guida che oggi, teoricamente, sono ancora validi. Primo: la proprietà dello spazio e dei corpi celesti non può essere reclamata da alcuno. Secondo: l'accesso allo spazio e il suo utilizzo è libero per tutti. Terzo: l'esplorazione e l'utilizzo dello spazio deve mirare al beneficio dell'umanità. L’idea di fondo era quella di incoraggiare l'esplorazione rimuovendo i più probabili ostacoli politici. Anche se una potenza possiede il predominio tecnologico - era il caso degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica - non può creare un monopolio dello spazio, ma le restrizioni territoriali legate alla sovranità nazionale degli Stati non si applicano allo spazio. In poche parole nessuno può protestare su base legale se un satellite gli passa sopra la testa. Il terzo principio, dell'utilizzo dello spazio a beneficio dell'umanità, tendeva a rassicurare e coinvolgere nel trattato anche i Paesi non ancora dotati di capacità spaziali. Questa però è la teoria, nella pratica nessuna legge governa veramente la proprietà del territorio lunare. E l’esempio della corsa al continente antartico - come scrive William Cullerne Bown - non promette nulla di buono. Alla luce delle missioni, che hanno interessato la Luna, la domanda che pone Bown è semplice e machiavellica. “Chi si aggiudicherà le sue risorse recuperabili, come l’ossigeno e l’acqua? La questione si potrebbe risolvere con dei negoziati, come sperano gli scienziati spaziali che affidano i loro strumenti alle sonde straniere. Per la Luna - la terra nullius per antonomasia - potremmo assistere ad un conflitto per il territorio”. In effetti la storia dimostra che i primi passi sono la colonizzazione e, soprattutto, la rivendicazione di un diritto. Nell’articolo, poi, per dimostrare tale tesi si fa riferimento alla questione antartica. Gli esploratori Roald Amundsen, Robert F. Scott e le prime navi per la caccia alle foche aprirono la strada per il continente ghiacciato ma segnarono anche tensioni tra la Gran Bretagna e Norvegia. Oggi entrambi rivendicano circa un sesto dell’Antartide ciascuna. In effetti si potrebbe assistere ad un futuro fatto di rivendicazioni, sfide tecnologiche, spavalderia e dichiarazioni. Sì, come quella detta dallo scienziato responsabile del programma cinese per l’esplorazione lunare, Ouyang Ziyuan: “Chiunque conquisti per primo la Luna ne ricaverà per primo dei vantaggi”. Lo scontro per la colonizzazione potrebbe far nascere una nuova era tecnologica, ma anche una nuova era di tensioni.
L’Esercito degli Stati Uniti ha già dichiarato l’intenzione di “controllare lo spazio”. Lo affermano gli stessi militari americani. Spulciando i documenti dell’U.s. Space Command, si evince che per l’Esercito “la supremazia nello spazio servirà a proteggere gli interessi e gli investimenti americani”. All’inizio del 2004 l’ex Presidente Bush, inoltre, ha infatti fondato il progetto Vision For Space Exploration, un progetto complesso che prevede vari studi e missioni successive per rendere attuabile l’esplorazione umana del cosmo. In risposta la Cina ha divulgato i suoi piani per l'esplorazione lunare, inclusa una missione con equipaggio nel 2017.
Il “fattore Obama” potrebbe frenare le mire espansionistiche nel cosmo, in una sua recente dichiarazione il neo Presidente statunitense ha infatti espresso la volontà di dirottare altrove i fondi verso le scuole pubbliche elementari. “Non avremo mai ingegneri e scienziati in grado di continuare l’esplorazione spaziale se non abbiamo bambini capaci di leggere, scrivere e fare di conto”. Queste parole si sommano a quelle espresse nel suo recentissimo viaggio diplomatico in Oriente. Per la prima volta un Presidente degli Stati Uniti ha ufficialmente dichiarato che l’economia del proprio Paese è fortemente dipendente da quella cinese e che, parole sue, “noi non cercheremo di contenere la Cina”. Un chiaro riferimento alla dottrina applicata da Washington, negli anni della tensione, nei confronti dell’espansione sovietica.
Ciò nonostante, in attesa che l'attuale amministrazione definisca la revisione delle missioni spaziali, “la Nasa - ha spiegato l'amministratore associato dell'ente spaziale, Christopher Scolese - prosegue con le esplorazioni programmate”.
La discussione, almeno per il mio modesto parere, deve rimanere aperta, prima di tutto dovremmo chiederci quanto l’esplorazione umana dello spazio sia effettivamente una priorità. Poi, una volta specificate le priorità, dovremmo fissare dei principi - questa volta restrittivi - per continuare l’esplorazione fuori dall’atmosfera terrestre e far sì che gli eventuali vantaggi siano ripartiti a tutta l’umanità.

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Le missioni sulla Luna

- Luna 2 (Unione Sovietica) - 12 settembre 1959
Prima navetta ad atterrare su un altro corpo celeste.
- Ranger 7 (Stati Uniti) - 28 luglio 1964.
- Ranger 8 (Stati Uniti) - 17 febbraio 1965.
- Ranger 9 (Stati Uniti) - 21 marzo 1965.
- Luna 5 (Unione Sovietica) - 9 maggio 1965.
- Luna 8 (Unione Sovietica) - 3 dicembre 1965.
- Luna 9 (Unione Sovietica) - 31 gennaio 1966.
- Surveyor 1 (Stati Uniti) - 30 maggio 1966.
- Lunar Orbiter 1 (Stati Uniti) - 10 agosto 1966.
- Surveyor 2 (Stati Uniti) - 20 settembre 1966.
- Lunar Orbiter 2 (Stati Uniti) - 6 novembre 1966.
- Luna 13 (Unione Sovietica) - 21 dicembre 1966.
- Lunar Orbiter 3 (Stati Uniti) - 5 febbraio 1967.
- Surveyor 3 (Stati Uniti) - 17 aprile 1967.
- Lunar Orbiter 4 (Stati Uniti) - 4 maggio 1967.
- Surveyor 4 (Stati Uniti) - 14 luglio 1967.
- Lunar Orbiter 5 (Stati Uniti) - 1 agosto 1967.
- Surveyor 5 (Stati Uniti) - 8 settembre 1967.
- Surveyor 6 (Stati Uniti) - 7 novembre 1967.
- Surveyor 7 (Stati Uniti) - 7 gennaio 1968.
- Luna 15 (Unione Sovietica) - 13 luglio 1969.
- Apollo 11 (Stati Uniti) - 16 luglio 1969
Prima missione con equipaggio ad atterrare sulla Luna.
- Apollo 12 (Stati Uniti) - 14 novembre 1969.
- Luna 16 (Unione Sovietica) - 12 settembre 1970.
- Luna 17 (Unione Sovietica) - 10 novembre 1970.
- Apollo 14 (Stati Uniti) - 31 gennaio 1971.
- Apollo 15 (Stati Uniti) - 26 luglio 1971.
- Luna 18 (Unione Sovietica) - 2 settembre 1971.
- Luna 20 (Unione Sovietica) - 14 febbraio 1972.
- Apollo 16 (Stati Uniti) - 16 aprile 1972.
- Apollo 17 (Stati Uniti) - 7 dicembre 1972.
- Luna 21 (Unione Sovietica) - 8 gennaio 1973.
- Luna 23 (Unione Sovietica) - 28 ottobre 1974.
- Luna 24 (Unione Sovietica) - 9 agosto 1976.
- Hiten - 24 gennaio 1990.
- Lunar Prospector (Stati Uniti) - 7 gennaio 1998.
- Smart 1 (Europa) - 27 settembre 2003.
- Kaguya (Giappone) - 14 settembre 2007.
- Chang’e 1 (Cina) - 24 ottobre 2007.
- Chandrayaan 1 (India) - 22 ottobre 2008.

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