Uno schema di
comportamento anomalo
che si è manifestato sempre più frequentemente
con l’aumento del numero dei divorzi di genitori
con figli. Oggi metà dei matrimoni finiscono
col divorzio, e anche il numero dei bambini
coinvolti nel divorzio è fortemente aumentato.
La maggior parte di questi casi è “risolta”
dal punto di vista legale, ma la battaglia continua
fuori del Tribunale. Occorre però distinguere
fra le diverse situazioni che si pongono
In questi ultimi anni, con il crescere del numero dei divorzi che coinvolgono coppie con bambini, è emerso uno schema di comportamento genitoriale anomalo e che ha suscitato una certa attenzione negli operatori che si occupano dell’affidamento dei figli. Lo studio del fenomeno, condotto inizialmente negli Usa, ha portato alla descrizione di una sindrome, detta “Sindrome della Madre Malevola”, emergente nei casi di divorzio con figli e di cui ci vogliamo occupare in questo studio, tracciandone degli specifici criteri nosografici attraverso delle esemplificazioni comportamentali. In Italia sono ancora assenti dati scientifici sul fenomeno, è necessario quindi approfondirne i problemi della classificazione, dell’eziologia, della cura e della prevenzione.
La cronaca, in argomento, mette a disposizione situazioni del tipo: un divorziato ottiene l’affido dei figli e l’ex-moglie gli brucia la casa; una donna che era in guerra col marito per l’affido, regala ai figli un gatto pur essendo a conoscenza che il marito è allergico a questi animali; una madre obbliga i figli a dormire in macchina per “dimostrare” che il loro padre li ha portati alla bancarotta.
Queste azioni illustrano uno schema di comportamento anomalo che si è manifestato sempre più frequentemente con l’aumento del numero dei divorzi di genitori con figli. Oggi metà dei matrimoni finiscono col divorzio ed anche il numero dei bambini coinvolti nel divorzio è fortemente aumentato. La maggior parte di questi casi viene “risolta” dal punto di vista legale, ma la battaglia continua fuori dal Tribunale.
La "Sindrome della Madre Malevola" presenta inoltre notevoli punti di contatto con la parallela “Sindrome da Alienazione Parentale”, tanto da esserne considerata la continuazione fenomenica e clinica.
La Sindrome da Alienazione Parentale (nota negli Usa come Pas) si manifesta con una serie di manovre attuate con successo dal genitore affidatario per alienare il figlio dal genitore non residente. Dopo essere stato sottoposto ad un efficace condizionamento psicologico, il bambino è “dominato dall’idea di denigrare e disapprovare uno dei genitori in modo ingiustificato ed esagerato”.
Nei casi tipici di Sindrome da Alienazione Parentale la madre e il figlio mettono in atto, senza apparente accordo tra di loro, una serie di azioni anomale contro il padre. Gli autori considerano il concetto di “lavaggio del cervello” troppo limitato per comprendere la manipolazione psicologica che il bambino subisce quando lo si spinge all’ostilità nei confronti del padre non residente.
Nel corso delle cause di divorzio si verificano nei confronti dei mariti attacchi gravi che vanno al di là della semplice manipolazione dei figli. Inoltre queste azioni rivelano l’intenzionalità da parte di alcune madri di violare la legge.
La Sindrome da Alienazione Parentale è una forma di disagio psicologico che affligge il genitore affidatario che ritiene controproducente, se non pericoloso, il rapporto dei figli con l’altro genitore, e che pertanto pone in essere una serie di strategie allo scopo di escluderlo dalla vita dei figli. Il risultato di tale atteggiamento è la nascita di una sorta di alleanza tra il genitore affidatario e il minore, il quale finisce per nutrire e dimostrare astio e disprezzo nei confronti dell’altro genitore, il quale, a prescindere da reali comportamenti pregiudizievoli o colpevoli, è visto come l’assente, l’indifferente, il responsabile del naufragio della famiglia.
Si tratta di una psicopatologia ancora piuttosto oscura, tuttavia, con il crescere del numero dei divorzi che coinvolgono i bambini, è pressante l’esigenza di affrontare una situazione patologica alla quale sinora è stata dedicata scarsa attenzione.
La Sindrome di Alienazione Parentale è considerata come un disturbo che emerge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli: un genitore ("alienatore") pone in essere un vero e proprio programma di denigrazione contro l’altro genitore ("alienato"), fino ad allontanarlo totalmente, ad alienarlo appunto, dalla vita del figlio.
Occorre tuttavia premettere che non tutte le ipotesi di "denigrazione" di un genitore nei confronti dell’altro possono ricondursi allo schema della Sindrome di Alienazione Parentale. Per la diagnosi di SAP infatti non è sufficiente che un genitore ostacoli semplicemente il rapporto dell’altro genitore con i bambini, o che manifesti una certa ostilità nei suoi confronti, cercando di trascinare il figlio dalla propria parte nella "guerra" che spesso consegue alla separazione. Perché possa parlarsi di vera sindrome di alienazione parentale infatti è necessario che sussistano alcune precise condizioni.
In primo luogo, il genitore alienato deve essere "innocente". In presenza di reali abusi o di un effettivo atteggiamento di trascuratezza e disinteresse, la diagnosi di Pas non è applicabile.
In secondo luogo, occorre che il bambino rivesta un ruolo attivo nel processo di alienazione: il bambino fornisce un suo personale contributo alla campagna di denigrazione.
Entriamo quindi nel dettaglio della sequenza dello schema comportamentale che produce la Sindrome della Madre Malevola e dell’Alienazione Parentale:
1. L'alienazione dei figli - La gamma di azioni intraprese da parte delle madri per tentare di alienare i figli dal padre è impressionante. Per esempio: una madre ha mentito ai figli dicendo che non poteva più comprare il cibo perché il padre aveva speso tutto il loro denaro con le donne nei “topless bar”; la moglie di un medico ha obbligato il figlio di 10 anni a richiedere i pasti gratis a scuola per fargli credere che il padre li aveva fatti diventare poveri; ad una donna che per anni era stata vicina ai bambini nel corso della battaglia legale per la custodia la madre ha chiesto di abbandonare l’atteggiamento di neutralità e di schierarsi dalla sua parte per ”ballare sulla tomba del marito”; quando l’amica ha rifiutato, la madre ha detto ai figli, mentendo, che la donna aveva una relazione col loro padre.
Comportamenti simili, se coronati da successo, possono portare i figli non solo ad odiare il padre, ma forse a non vederlo per anni. Come è stato osservato: “Lo scopo del genitore alienante è cristallino: privare il genitore perduto non solo del tempo da trascorrere col figlio, ma anche della sua infanzia”.
2. Coinvolgere altri in azioni dolose - La seconda componente con cui la madre tenta di punire il marito, implica la manipolazione di altre persone da coinvolgere in azioni dolose contro il padre. Esempi di questo tipo sono: durante la battaglia legale per la custodia, una madre ha mentito al terapista riguardo al comportamento del padre; il terapista, che non aveva mai parlato col padre, ha testimoniato davanti al giudice in qualità di esperto esprimendo il parere che la custodia dovesse essere affidata al genitore residente e che il padre doveva sottoporsi a terapia; una madre in preda alla rabbia ha spinto i figli adolescenti a lasciare lettere anonime di minaccia nella casa dell’ex-marito; una madre che aveva perduto la custodia legale dei figli ha indotto la segretaria della scuola del figlio ad aiutarla a rapire il bambino.
Nei casi suddetti è importante rilevare che la persona manipolata dalla madre è stata coinvolta nella rabbia della madre e “alienata” dal marito di questa in procinto di divorziare. La persona “raggirata” assume un tipico atteggiamento di virtuosa indignazione che contribuisce a creare un’atmosfera gratificante per la madre che si appresta ad intraprendere azioni dolose.
3. Eccesso di azioni legali - È indubbio che entrambe le parti in causa nelle procedure per il divorzio o per l’affido hanno il diritto di presentare istanze o avviare azioni legali. Tuttavia alcune donne che soffrono della Sindrome della Madre Malevola tentano di punire il marito con un eccesso di azioni legali: una madre bellicosa e irragionevole attaccava verbalmente il marito dovunque lo incontrasse, col tempo la reazione di lui è stata quella di ignorarla, allora lei ha portato il suo ex-marito davanti al giudice per obbligarlo a parlarle; una madre ha detto al giudice che sua figlia non era figlia del marito; una donna si è rifiutata di rinunciare alle continue azioni legali contro l’ex-marito, malgrado numerosi avvocati avessero abbandonato il caso volontariamente o fossero stati licenziati, in tre anni si erano succeduti sette diversi avvocati. Esistono dati che possono aiutare a determinare la gamma delle azioni legali.
4. Proibizione di visite regolari - Gli esperti sono abbastanza concordi nel ritenere che le visite regolari e ininterrotte al genitore non residente siano auspicabili e benefiche per i figli, tranne in circostanze estreme. Anche quando il padre e i figli hanno diritto legale alle visite, madri affette dalla Sindrome della Madre Malevola continuano a frapporre ostacoli all’esercizio di questo diritto.
Una madre, che aveva in precedenza aggredito fisicamente il marito quando questi andava a prendere i figli, gli ha impedito di prenderli con sè anche quando si è presentato con la Polizia; una madre, per impedire al padre di vedere i figli, non si faceva mai trovare in casa quando il marito divorziato andava a trovarli; una madre ha spinto il suo nuovo compagno, un tipo aggressivo, ad aggredire il marito che era venuto a prendere i figli.
Il presidente dell’Associazione per i diritti del fanciullo, negli Usa, osserva che questa alienazione è considerata una ulteriore forma di violenza sul bambino. Purtroppo la Polizia in genere evita di essere coinvolta in queste situazioni. Inoltre, a meno che il padre vittimizzato non sia finanziariamente in grado di ritornare in Tribunale sulla base dei fatti, si può fare poco per impedire questi comportamenti da parte della madre.
5. Libere conversazioni telefoniche con il padre - Nei casi di assenza fisica di un genitore il telefono svolge un ruolo importante nel mantenere il legame tra il figlio e il genitore non residente. Alcune madri affette dalla Sindrome della Madre Malevola nei casi di divorzio compiono una serie di atti volti ad impedire i rapporti telefonici: ad un padre che telefonava per parlare con i figli è stato detto che essi non erano in casa, mentre lui sentiva le loro voci in sottofondo; un altro padre che chiamava per parlare con i figli è stato lasciato in attesa al telefono senza che nessuno venisse avvertito della telefonata; sapendo che il padre era in vacanza, una madre ha spinto i figli a lasciare numerosi messaggi alla sua segreteria telefonica nei quali gli si chiedeva di richiamare immediatamente in caso fosse disponibile per andarli a prendere al di fuori del tempo stabilito per le visite.
Alcuni padri trovano questi tentativi di alienazione così dolorosi che alla fine smettono di telefonare ai figli: semplicemente “mollano”. In uno scenario di sconfitta, l’abbandono del padre sfortunatamente raggiunge proprio il risultato che la madre affetta dalla Sindrome della Madre Malevola si proponeva.
6. Impedimento della partecipazione alle attività extracurricolari - Una parte integrante del processo di mantenimento del legame col proprio figlio è la partecipazione alle attività che si svolgevano prima che i genitori si separassero. Attività sportive a scuola, sport di gruppo ed eventi religiosi sono solo alcuni tipi di attività importanti. Le madri malevole spesso adottano manovre atte ad evitare la partecipazione a tali attività. Ad un padre sono state date volutamente la data e l’ora sbagliate di un evento importante per il figlio al quale la madre ha chiesto: “Chissà perché tuo padre oggi non è voluto venire a trovarti?”; una madre ha rifiutato di dare al padre informazioni sulle attività extracurricolari in cui erano impegnati i figli; prima di una partita di calcio a cui partecipava il figlio, una madre ha raccontato delle falsità a discredito del marito a molti dei genitori degli altri bambini, quando lui è arrivato per assistere alla partita, molti dei genitori gli lanciavano occhiate irritate, si rifiutavano di parlare con lui e si allontanavano quando lui si avvicinava.
Le madri malevole che hanno questi comportamenti raramente subiscono delle punizioni come conseguenza delle loro azioni. Giudici, avvocati e pPolizia non possono occuparsi di tutti i casi in cui al padre viene impedito il contatto con i figli. Inoltre la maggior parte dei padri non può permettersi le spese necessarie. Così il ciclo di interferenze nei rapporti tra padri e figli si perpetua.
7. Menzogne malevole ai figli - Data la loro condizione evolutiva, i bambini in una situazione di divorzio conflittuale sono piuttosto vulnerabili. Quando un genitore decide di danneggiare l’altro mentendo ai figli, si possono verificare casi di comportamento malevolo come i seguenti: una madre in fase di divorzio ha detto alla sua giovanissima figlia che il marito non era il suo padre vero, anche se lo era; una ragazzina di 8 anni è stata obbligata dalla madre a consegnare al padre delle fatture non pagate: la madre lo aveva accusato falsamente di non provvedere al sostentamento della famiglia; una madre ha raccontato ai figli che il padre in passato l’aveva ripetutamente picchiata, cosa assolutamente falsa. Questi esempi di bugie malevole possono esser confrontate con le manovre più sottili tipiche della Pas, come le “asserzioni virtuali”: la madre che causa la Sindrome da Alienazione Parentale può insinuare che vi è stata violenza, mentre la madre affetta dalla Sindrome della Madre Malevola afferma falsamente che vi è stata effettivamente violenza.
8. Menzogne malevole agli altri - È possibile che delle madri affette dalla Sindrome della Madre Malevola coinvolgano un numero considerevole di persone nei loro attacchi contro l’ex-marito. Tuttavia, nel caso di questo particolare modello, il soggetto affetto dalla sindrome mente esplicitamente ad altre persone nel conflitto contro il marito. Ecco alcuni esempi: una madre furente ha chiamato al telefono il presidente del luogo in cui il marito lavorava sostenendo falsamente che questi usava beni dell’azienda per guadagno personale e che usava violenza ai figli sul luogo di lavoro; una donna ha mentito a dei funzionari statali sostenendo che l’ex-marito abusava sessualmente della figlia; nel corso delle procedure per l’affido, una madre ha mentito al tutore che stava svolgendo indagini sulle capacità genitoriali di ciascun genitore, riferendogli che il padre le aveva usato violenza.
Le autorità legali incontrano notevoli difficoltà quando si trovano di fronte qualcuno che è un ottimo bugiardo. Le ricerche concordano sull’incapacità degli specialisti di scoprire la menzogna e sulla capacità di un abile bugiardo di testimoniare in Tribunale in modo persuasivo. Si rileva peraltro che la menzogna patologica, per quanto talvolta si riscontri in personalità “borderline”, non è limitata a quel particolare disturbo della personalità.
9. Violazioni della legge per danneggiare il marito - La battaglia contro il marito da parte delle donne affette da Sindrome della Madre Malevola non ha praticamente alcun limite. Le violazioni della legge sono comuni in molti casi, anche se di solito si tratta di infrazioni relativamente non gravi. Tuttavia in alcuni casi le violazioni sono abbastanza serie. Una madre ha intenzionalmente spinto la sua automobile contro la casa dell’ex-marito nella quale risiedevano i loro figli; nel corso della battaglia per la custodia legale dei figli, una donna si è introdotta nella residenza del marito ed ha trafugato dei documenti importanti.
Gli esempi suddetti possono richiamare certi disturbi della personalità (per esempio, antisociale, “boderline”, sadica); tuttavia questi comportamenti si possono riscontrare anche in donne affette da Sindrome della Madre Malevola che non sembrano conformarsi ai modelli diagnostici ufficiali dei disturbi della personalità. Inoltre nessuna delle madri malevole coinvolte nei casi menzionati ha subito una condanna dal giudice per il suo comportamento.
10. Comportamento non dovuto ad altro disturbo - Nel valutare la Sindrome della Madre Malevola è importante notare che molti dei suddetti casi clinici sembrano essersi verificati in soggetti che non avevano ricevuto una diagnosi o cure precedenti per disturbi mentali. Anzi una madre che aveva un comportamento estremamente malevolo nei confronti del marito, in fase di divorzio ha presentato molti testimoni, specialisti di salute mentale, che hanno asserito che non soffriva di alcun tipo di disturbo mentale.
La descrizione della Sindrome della Madre Malevola solleva una molteplicità di problemi clinici, legali e scientifici importanti. Sotto l’aspetto clinico le famiglie in cui si manifesta la sindrome sono soggette a gravi episodi di stress e angoscia. Tuttavia non vi è chiarezza scientifica su come affrontare il fenomeno. Questa è particolarmente compromessa dal fatto che molti dei soggetti che sembrano conformarsi ai modelli diagnostici proposti negano che vi sia in loro qualcosa di anomalo.
Un’ulteriore difficoltà è causata dal fatto che molti terapisti non sono consapevoli di questo schema di comportamento malevolo. Così vi sono terapisti che vengono ingannati nel trattare questi casi e, come è stato osservato prima, testimoniano in Tribunale che non vi è niente di anomalo nel comportamento della madre coinvolta.
Sotto l’aspetto legale ci sono avvocati che possono, involontariamente, incoraggiare questo tipo di comportamento. D’altro canto vi sono anche avvocati che incoraggiano intenzionalmente questo comportamento in quanto ne ricavano un tornaconto che è legato alla durata dell’azione legale.
Nessuna donna che abbia questo tipo di comportamento perde il diritto all’assegno di mantenimento, a meno che non sia affetta da turbe così gravi da perdere la custodia dei figli. Così molti clienti denunciano una notevole frustrazione quando essi e i loro figli sono esposti a questo tipo di comportamento, e sembra che i Tribunali facciano ben poco.
In una rassegna di scritti giuridici sul pregiudizio nei confronti degli uomini nei procedimenti legali si conclude che vi è una diffusa discriminazione. Questa è bene illustrata dall’affermazione di un giudice di processi relativi a controversie familiari che ha detto: “Non ho mai visto i vitelli seguire i buoi, seguono sempre la mucca; perciò io do sempre la custodia alle mamme.” Analogamente, si nota che il rigore che viene applicato per far rispettare l’ordinanza relativa all’assegno di mantenimento, non viene invece esercitato nel far valere il diritto di visita da parte del padre.
In conseguenza di questi pregiudizi contro gli uomini nella procedura del diritto di famiglia alcuni padri diventano senza volerlo vittime relativamente inermi del sistema. Questa situazione sembrerebbe rafforzare il comportamento doloso messo in atto da donne che soffrono della Sindrome della Madre Malevola. Certo occorre affrontare il problema dell’incidenza del disturbo secondo il sesso. La schiacciante maggioranza dei genitori affidatari sono donne e si è notato che la Pas si presenta più comunemente nelle donne, anche se è possibile che un uomo a cui è stata affidata la custodia dei figli abbia lo stesso tipo di comportamento alienante. Ciò significa che non ci sia la possibilità che la sindrome del ”padre malevolo” esista.
Qual è la diffusione della Sindrome della madre malevola nei casi di divorzio? Non abbiamo una risposta. Alcuni autori riferiscono che circa il 90% delle controversie per la custodia implicano aspetti di alienazione parentale, altri che addirittura il 40% delle madri a cui è stata affidata la custodia hanno impedito al padre di visitare i figli allo scopo di punirlo, o che il 50% di un campione di 125 padri indicava che la madre intralciava le loro visite ai figli. Aspetti di alienazione parentale possono essere comuni, ma è estremamente improbabile che una tale percentuale di madri a cui sono stati affidati i figli rientrerebbe in tutti i modelli della Sindrome della Madre Malevola.
Per quanto riguarda l’incidenza, dal nome della sindrome sembrerebbe che il comportamento malevolo sia accelerato dal processo di divorzio. Tuttavia questa è una questione empirica. Le azioni malevole possono essere notate durante il processo di divorzio, ma è possibile che il comportamento malevolo fosse pre-esistente, anche se nascosto. Questa ipotesi è suffragata dalle ricerche sul conflitto parentale precedente al divorzio. Infatti può anche accadere che vi siano casi di disturbi mentali che non vengono scoperti finché non interviene lo stress del divorzio.
Infine si deve osservare che cominciano ad apparire anche in Italia ricerche sul funzionamento della famiglia dopo il divorzio. Esistono dati sul ruolo del conflitto parentale nei confronti del comportamento dei figli dopo il divorzio, ma finora in Italia non sono ancora apparsi studi sui casi più estremi di Sindrome da Alienazione Parentale e Sindrome della Madre Malevola.
La Sindrome della Madre Malevola rappresenta quindi un importante fenomeno sociale. Il disturbo coinvolge bambini, genitori, avvocati, giudici, tutori, operatori psichiatrici e altri. Finché il fenomeno non viene esplorato più accuratamente nella letteratura scientifica e clinica, i problemi causati da persone affette dalla Sindrome della Madre Malevola continuerà ad esistere. L’auspicio è che la sempre maggiore conoscenza del problema stimoli la ricerca così da rendere possibile lo sviluppo di linee di orientamento per la gestione clinica e legale del problema.
La gravità della situazione è evidente, se si considerano due fattori. In primo luogo, gli effetti sul minore, il quale subisce una violenza emotiva che crea danni enormi e che spesso produce significative psicopatologie sia nella vita presente sia nella vita futura: non sono pochi i casi di minori coinvolti in casi di PAS che sono diventati giovani con disagi psicologici anche notevoli, come l’indebolimento della capacità di provare simpatia o antipatia, o mancanza di rispetto per l’autorità, anche estesa a figure non genitoriali come insegnanti o datori di lavoro.
In secondo luogo, non è raro che le cronache diano notizia di gesti estremi compiuti da genitori non affidatari, come omicidi, rapimenti, ma soprattutto suicidi. Tristemente nota è la tragica vicenda dell’ispettore di Polizia Saverio Galoppo, il quale l’otto luglio del 2003 uccise a Genova la moglie, da cui era separato, ed i due figli di otto e quattro anni, suicidandosi poi con la stessa pistola. In una lettera, l’uomo spiegava i motivi del gesto disperato: la separazione, la difficoltà nel vedere i figli, l’intenzione della moglie di trasferirsi con i bambini a mille chilometri di distanza. Sembra che, qualche tempo prima, la donna avesse minacciato il marito di "mandarlo sul lastrico", togliendogli i figli e lo stipendio.
Sembra una visione troppo semplicistica ritenere che simili episodi siano da imputarsi esclusivamente a turbe mentali, senza considerare l’importanza del ruolo rivestito da un sistema giudiziario che, anziché risolvere il problema, ne crea degli altri.
Il conflitto giudiziario è la soluzione che il sistema offre ai conflitti coniugali. E’ fin troppo scontato affermare che le coppie che entrano in Tribunale con un altissimo livello di conflittualità ne escono con un livello ancora più alto. Il conflitto giudiziario infatti è basato sulla logica del vincitore e del vinto, e da esso si esce vincitore o sconfitto, salvo poi scoprire con amarezza che la battaglia ha lasciato solo ed esclusivamente vittime.
(cannavicci@iol.it)
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La Sindrome della Madre Malevola
La Sindrome della Madre Malevola nei casi di divorzio, osservata da casi clinici e giudiziari, abbraccia un principale modello di comportamento, descritto come segue:
a - una madre che senza giustificazione punisce il marito da cui sta divorziando
o ha divorziato:
- tentando di alienare i figli dal padre
- coinvolgendo altri in azioni malevole contro il padre
- intraprendendo un contenzioso eccessivo
b - la madre tenta semplicemente di impedire:
- le visite regolari dei figli al padre
- le libere conversazioni telefoniche tra i figli e il padre
- la partecipazione del padre alla vita scolastica e alle attività
extracurricolari dei figli
c - lo schema è pervasivo e comprende azioni malevole come:
- mentire ai figli
- mentire ad altri
- violazioni della legge.
Il disturbo non è specificamente dovuto ad un altro disturbo mentale, pur potendo coesistere con un altro disturbo mentale distinto.
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I sintomi primari della Sindrome da Alienazione Parentale
Gli otto "sintomi" primari della Sindrome da Alienazione Parentale sono:
- la campagna di denigrazione;
- la razionalizzazione debole dell’astio, ossia le motivazioni deboli, futili, spesso
illogiche su cui si fonda l’astio del bambino;
- la mancanza di ambivalenza, vale a dire il giudizio totalmente negativo del bambino
nei confronti del genitore;
- il fenomeno del pensatore indipendente, ossia la convinzione del bambino di aver
elaborato una propria visione negativa senza alcuna influenza del genitore alienante;
- l’appoggio automatico al genitore alienante;
- l’assenza di sensi di colpa nel bambino;
- gli scenari presi a prestito, cioè espressioni, situazioni, termini che normalmente
un bambino non conosce e che possono essergli state inculcate solo da un adulto;
- l’estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore alienato.
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La Sindrome di Alienazione Parentale in Tribunale
Non sono molte le pronunce giurisprudenziali intervenute in tema di Pas, anche perché le cronache giudiziarie riguardano prevalentemente ipotesi in cui il genitore si sottrae all’adempimento degli obblighi familiari piuttosto che il caso in cui egli è vittima di comportamenti manipolativi dell’altro genitore.
Una recente pronuncia del Tribunale di Bergamo (Ufficio Gip, n. 3490/2004) si è tuttavia espressamente occupata della Sindrome di Alienazione Parentale, affrontando un caso di presunti abusi sessuali compiuti dal padre ai danni del figlio minore. Il giudice ha ritenuto non attendibile il racconto del minore, ascoltato in sede di incidente probatorio, in quanto contraddittorio, incoerente, illogico ma soprattutto in contrasto con quanto riportato "de relato" dal soggetto che aveva raccolto le prime dichiarazioni del bambino.
Erano state altresì disposte intercettazioni ambientali a carico dell’imputato, le quali avevano dimostrato che l’imputato, accusato di abusi e maltrattamenti, si era invece sempre comportato nei confronti del figlio in modo esemplare, affettuoso e sereno, e che il bambino non manifestava alcun disagio nei confronti del padre, anzi era ben disposto nei suoi confronti.
Il medesimo giudice concludeva affermando che "altresì inficia l’attendibilità del racconto del minore l’accertata presenza di un acceso conflitto coniugale dei genitori relativo alla loro separazione e all’affidamento del figlio, specie ove si riscontri la cosiddetta ‘sindrome di alienazione genitoriale’, stato psicologico tipico delle coppie che si separano con liti senza esclusione di colpi pur di impedire all’altro la custodia del minore".
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