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dicembre/2009 - Articoli e Inchieste
Anni di piombo
Protagonisti di una cupa stagione
di p.poz.

Giuseppe Valerio Fioravanti, 51 anni, è stato uno dei più noti fra i terroristi “neri” degli anni di piombo. Condannato a 8 ergastoli e 134 anni di carcere – in particolare, con sentenza definitiva della Cassazione, insieme a Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, per la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 -, dopo cinque anni di libertà vigilata, dall’aprile 2009 è completamente libero. Sposato dal 1985 con Francesca Mambro, è padre di una figlia. Lavora all’associazione “Nessuno tocchi Caino”, insieme a ex terroristi “rossi” e “neri”.
Proponiamo questa intervista come documento, ovviamente parziale, di un periodo segnato da una violenza assassina attuata da terroristi “neri” e “rossi”, indirizzata al sovvertimento della civile convivenza democratica, e inserita in strategie eversive di più occulto livello.
Ancora oggi Valerio Fioravanti esprime essenzialmente concetti che non condividiamo in alcun modo, e consideriamo anzi inaccettabili. Come quando, a proposito degli estensori della Costituzione, si riferisce a dei “terroristi” indicando con questo termine coloro che avevano partecipato alla Resistenza, e prima ancora alla lotta contro la dittatura fascista. Del resto, anche affermando che oggi la violenza terrorista non avrebbe senso, Fioravanti spiega, se non giustifica, i delitti suoi e dei suoi camerati con un nebuloso diritto “alla sopravvivenza” e a “essere fuori del coro”.
Al pari degli ex terroristi “rossi” che rivendicano una fantomatica “radice politica e sociale” ai crimini commessi. Ascoltandoli non dimentichiamo che gli uni e gli altri, tra loro intercambiabili malgrado le diversità cromatiche delle etichette, hanno pesato cupamente sulla vita del nostro Paese.


FOTO: Un’immagine della strage alla stazione di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980

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