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dicembre/2009 - Articoli e Inchieste
Forze dell'ordine
"La sicurezza è un diritto: i diritti non si tagliano ma si difendono"
di Felice Romano Segretario generale Siulp

Il 28 ottobre scorso a Roma si è svolta la grande manifestazione nazionale
dell’intero Comparto Sicurezza, a cui hanno aderito le organizzazioni
sindacali della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria e del Corpo
Forestale dello Stato. Si è trattato di un’iniziativa di protesta contro i tagli
alla sicurezza previsti dalla precedente Finanziaria e la mancanza
di previsioni di stanziamenti economici sul disegno di legge
della Finanziaria 2010. Migliaia di agenti, provenienti da tutte le città
italiane, hanno manifestato contro la carenza di personale e la riduzione
delle risorse, il riordino delle carriere, il rinvio del rinnovo del contratto
2008/2009, la mancanza di mezzi e strutture adeguate
per poter garantire la sicurezza dei cittadini lavorando con dignità.
L’intervento del Segretario generale del Siulp Felice Romano


Cittadini, colleghi della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale, grazie per essere venuti in tanti, tantissimi (siamo oltre 30.000) da tutta l’Italia (ed un particolare ringraziamento vogliamo farlo ai colleghi dell’Aquila che malgrado la tragedia che ha colpito quei luoghi e la popolazioni, oggi non hanno voluto mancare per portare la loro testimonianza al grido di allarme) in questa giornata meravigliosa e importantissima per la vita del Paese, per i diritti dei cittadini e di tutti gli operatori della Sicurezza.
Ancora una volta i sindacati della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, della Forestale (insieme al Cocer della Guardia di Finanza che è qui con noi e a quelli dell’Aereonautica e Marina, che pur non potendo essere fisicamente con noi, hanno inviato l’appoggio e la solidarietà a questa meravigliosa manifestazione) sono stati costretti a scendere in piazza per protestare contro la politica del governo sulla sicurezza.
Ancora una volta sono costretti a far sentire la propria voce in nome e per conto di chi non può parlare: in nome di tutte quelle donne, di tutti quegli uomini del Comparto Sicurezza che ogni giorno, con gravi rischi, con indicibili disagi, con grande senso di sacrificio, assicurano malgrado gli ostacoli e l’inefficienza del governo la sicurezza dei cittadini in Italia e all’estero.
E vogliamo che la nostra voce oggi giunga a chi, pur avendo la responsabilità di governare il nostro Paese, dimostra sempre più spesso con i fatti di volersi in realtà limitare ad una politica della sicurezza fatta solo di annunci, di spot e di promesse.
Si annunciano nuove risorse, si annunciano potenziamenti ed investimenti specifici per rafforzare gli organici, per dotare il Comparto Sicurezza di nuovi equipaggiamenti, di mezzi più potenti, di quegli strumenti, cioè necessari a rendere efficiente l’apparato Sicurezza dello Stato.
Lo hanno detto in campagna elettorale, lo dicono quotidianamente sulla stampa e in televisione, lo annunciano anche nei salotti buoni delle città che contano.
Ma, al momento dei fatti, per noi che ogni giorno rischiamo di farci ammazzare… ancora una volta un bel niente!!!
40,00 euro di aumento contrattuale e 13 centesimi al giorno di specificità! Questi i fatti concreti di questo governo.
40,00 euro di aumento contrattuale e 13 centesimi al giorno per la specificità del nostro lavoro, per essere costretti ad intervenire anche al di fuori del normale orario di lavoro, per essere costretti ad intervenire anche quando siamo con i nostri figli, per essere disposti anche al sacrificio estremo.
Noi diciamo al governo, come sempre in modo concreto e non con gli spot, che queste “elemosine” sono vergognose ed oltraggiose.
13 centesimi in cambio del nostro senso dello Stato, della nostra abnegazione, del nostro senso di sacrificio, della serenità dei nostri familiari, è una vera e propria offesa alla dignità di onesti servitori dello Stato!!!!
13 centesimi questo è quanto ci vuole dare in concreto questo governo! Un governo che esiste oggi soprattutto grazie alle promesse che aveva fatto per garantire una sicurezza migliore ai cittadini di questo Paese.
Questo governo che anziché investire come promesso, taglia! Taglia sulle risorse per le Forze di polizia, taglia sugli investimenti che servono a garantire il livello di sicurezza minimo ed indispensabile ai cittadini del nostro Paese.
Taglia sui nostri stipendi dimenticando che loro stessi, quando c’erano gli altri a governare, li definivano i più bassi ed assolutamente inadeguati “per i nostri ragazzi” rispetto ai poliziotti dei Paesi europei.
Così ci definivano “i nostri ragazzi”, quando governavano gli altri ed invocano migliori stipendi subito e tutto insieme.
Oggi, rispetto agli obblighi che ci vengono imposti e ai sacrifici che ci vengono richiesti, ci riempiono di ulteriori promesse e ci anticipano solo offese. Offese alla nostra dignità di professionisti e di persone.
Noi diciamo basta alle offese di chi, come qualche ministro in carica, ci ha definito poliziotti panzoni. A questi delatori vogliamo ricordare che questi poliziotti offesi sono gli stessi che garantiscono la loro sicurezza e quella di questo Paese, per credo e missione, nelle strade delle nostre città, nelle nostre carceri, nei nostri territori e anche all’estero, portando onore e gloria al nostro Paese.
Ma tagli significa anche macchine fatiscenti, che spesso ci lasciano a piedi, risparmi sulla formazione, sull’addestramento, sull’equipaggiamento, sulla logistica e, soprattutto, tagli significa riduzione degli organici; perché oggi, grazie ai tagli operati da questo governo a fronte di diecimila operatori tra tutte le Forze di polizia che ogni anno si perdono, perché vanno in quiescenza o decidono di impegnare la propria professionalità altrove, dove è maggiormente remunerata, si pretende di sostituirli con appena 2.500 che, se tutto va bene, prenderanno servizio due o tre anni dopo.
Questo ci sta regalando il governo con i tagli all’apparato sicurezza! Altro che investimenti e maggiori risorse.
“Tagli” che vogliono anche dire farsi sfrattare dai privati proprietari delle nostre caserme e dei nostri uffici perché non paghiamo l’affitto. Anche l’umiliazione dei senza tetto dobbiamo subire per la prima volta!
“Tagli” che vogliono dire farci scendere in strada con armi che non sono più efficienti, proprio adesso che il terrorismo e la criminalità organizzata ritornano ai livelli di aggressività e di potenza come quella tristemente nota degli anni passati.
“Tagli” che vogliono dire dover lavorare con divise logore e consumate, con giubbetti antiproiettile che non proteggono più dai colpi di pistola o di fucile.
“Tagli” che vogliono dire, mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini, mettere a repentaglio la nostra sicurezza, la nostra dignità, la nostra efficienza e i nostri sacrifici.
Ma è giusto dire che i cittadini di questo Paese non hanno mai dato delega a questo governo di tagliare sulla sicurezza?
Noi diciamo che è giusto dirlo!
Ed è giusto anche dire che tutta la responsabilità di queste scelte, estremamente penalizzanti per i cittadini e per le Forze di polizia, deve necessariamente ricadere su questo governo che non mantiene quello che ha promesso?
Noi diciamo che è giusto dirlo!!! Perché così è!
Questo governo non ha mantenuto le promesse fatte a poliziotti, poliziotti penitenziari, forestali e, soprattutto ai cittadini rispetto ai suoi programmi elettorali e agli impegni assunti sui tavoli istituzionali.
Oggi noi sindacati della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale dello Stato siamo qui per lanciare il grido d’allarme per la sicurezza del nostro Paese e per i suoi operatori! E non ci interessa la possibile strumentalizzazione politica, perché noi abbiamo parlato sempre allo stesso modo, ad esponenti politici di destra e di sinistra, perché noi non abbiamo governi amici o governi nemici. Abbiamo solo il governo come interlocutore istituzionale che deve, però, essere anche credibile.
Noi diciamo oggi al governo Berlusconi quello che abbiamo detto ieri al governo Prodi: non tagliate più sulla sicurezza, perché voi oggi, per esigenze non prioritarie di risparmio, state mettendo a repentaglio la democrazia e la libertà di questa nazione.
Perché non c’è democrazia, non c’è libertà se i cittadini rimangono rintanati nelle loro case, perché manca chi fa il controllo del territorio, chi vigila nelle carceri, chi vigila sulla loro sicurezza.
I bluff sulla sicurezza di questo governo sono stati ormai smascherati anche dai fatti: non servono a nulla le ronde, se non a cercare di tacitare la coscienza di chi sa di essere in difetto rispetto ai propri doveri, istituzionali e personali. Anche perché l’inganno delle ronde è svanito nei sogni e negli annunci del governo. È bene che lo sappiano: non ci sono aspiranti rondisti né a Milano, né a Roma né a Napoli.
Abbiamo chiesto risorse e strumenti più potenti, ci hanno dato i medici spia e il registro dei barboni.
Abbiamo chiesto benzina per le nostre auto, e ci hanno tolto anche quelle!
Hanno introdotto nuovi reati e aggravato le pene per quelli esistenti pensando che così facendo potessero davvero debellare il crimine a prescindere dagli operatori della sicurezza.
Questa è stata l’incredibile risposta concreta del governo alla carenza di sicurezza che il Paese denuncia insieme a noi.
Ma per noi la domanda resta la stessa: con quali uomini, con quali mezzi il governo Berlusconi pensa di applicare queste norme?
Un altro dei misteri italiani che resterà senza risposta se il governo non cambia la sua politica sulla sicurezza.
Siamo ormai davvero all’assurdo!!!
Inaspriscono le pene, aumentano i detenuti, aumentano i compiti delle Forze di polizia…. e di contro diminuiscono sempre di più gli organici, le risorse e i mezzi.
Diminuiscono in maniera paurosa gli organici della Polizia Penitenziaria; ogni poliziotto penitenziario è costretto a lavorare con doppi e tripli turni in una situazione carceraria esplosiva: le nostre carceri possono ospitare 43mila detenuti, siamo già a quota 65mila e il governo che fa?
Propone nuove leggi con nuovi reati e con nuove pene. Che oltre ad aumentare la burocrazia, farà aumentare il numero dei detenuti, il loro disagio, e le difficoltà sempre più insormontabili della Polizia.
Ma qual è la strategia di chi è ai massimi vertici dell’apparato sicurezza?
Qui si vuole far credere che con quattro volontari con il giubbino giallo nelle province della Brianza si possa continuare a garantire il livello di sicurezza che noi, con il sacrificio nostro e di chi, in virtù di questa missione, ha rinunciato persino alla propria vita, da più di cent’anni garantiamo al nostro Paese!
Qui si vuole far credere che la nostra sia una professione facile da improvvisare, talmente facile che chiunque, basta indossare un giubbino giallo, da un giorno all’altro è in grado di esercitarla.
Noi diciamo basta!!!
Basta ad una sicurezza “urlata”, ad una sicurezza “fai da te”, ad una sicurezza “improvvisata”. L’unica sicurezza che noi vogliamo è una sicurezza senza aggettivi: la sicurezza.
Quella sicurezza che solo noi riusciamo a realizzare, l’unica che davvero può garantire il libero esercizio dei diritti democratici ai cittadini del nostro Paese.
A questo governo la sicurezza però non interessa!
Mai prima di oggi è accaduto che si pretendesse di garantire la sicurezza con gli spot pubblicitari! Mai il personale delle Forze di Polizia era stato ignorato come lo è oggi! Mai eravamo stati umiliati come lo siamo oggi!!!
E’ l’ora quindi di gridare basta e siamo qui per questo! Oggi noi sindacati della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, della Forestale, in rappresentanza di tutto il personale del Comparto Sicurezza, siamo qui ad urlare bastain faccia a chi rispolvera antiche idee contrarie alla sindacalizzazione delle Forze di Polizia; ad urlare basta in faccia a chi cerca di nascondere la verità che da mesi stiamo denunciando pubblicamente: la colossale panzana che da più parti cercano di rifilare ai cittadini; e cioè che la situazione migliora, che il crimine è sull’orlo della disfatta, che gli operatori delle Forze di polizia hanno tutto quello che gli serve per far bene il proprio mestiere e che sono pagati in maniera più che adeguata.
Lavoriamo in condizioni proibitive, senza mezzi, senza pianificazione e senza certezze. Questa è la verità.
L’età media degli operatori di sicurezza si avvicina pericolosamente ai cinquant’anni e questo vuol dire che presto avremo un apparato della sicurezza formato da professionisti anziani coadiuvati da altri anziani con il giubbetto giallo, in un momento in cui l’Italia diventa sempre di più un grazioso posto di richiamo per chi vuole delinquere, in cui terrorismo e criminalità organizzata sono ancora più vivi che mai.
Questa è la verità.
I nostri stipendi vengono tagliati, la nostra specificità umiliata, la previdenza complementare negata!
Questa è la verità.
A trent’anni dalla legge 121 che ha disegnato un nuovo modello di Polizia e di coordinamento tra le Forze dell’ordine, oggi registriamo nei fatti del governo la volontà di un colossale passo indietro nella qualità dell’apparato sicurezza.
Non ci può essere sicurezza quando manca il rispetto dello Stato, e di chi lo rappresenta, verso coloro, donne e uomini che, in nome dello Stato, sulla strada, in divisa, combattono il crimine per il bene comune.
Noi oggi condanniamo con forza la mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini ai quali viene negata quella sicurezza di cui hanno diritto; condanniamo la mancanza di rispetto che questo governo dimostra verso le donne e gli uomini delle Forze di polizia.
Al governo Berlusconi diciamo in modo chiaro e netto che non accettiamo elemosine, né prese in giro!!!
Da molti anni ormai la sicurezza viene vissuta come un costo, e sfugge sempre di più a chi governa l’idea essenziale che la sicurezza deve essere vissuta come un investimento.
Un investimento necessario per la sicurezza e legalità che sono la base per il rilancio dell’economia e della crescita del nostro Paese.
Questo governo sulla sicurezza ha fondato la propria campagna elettorale ed adesso sta disertando tutti gli impegni prendendo in giro tutti!
Noi siamo qui per dire, senza se e senza ma, che non lo permettiamo!!!
Ci dicono che questa è stata solo la prima fase, la fase degli antibiotici, e che presto sarebbe seguita la seconda fase, che è quella delle vitamine.
Denunciamo oggi con voce chiara e forte che da circa dieci anni ci somministrano solo antibiotici e che se continuano così, quando e se avranno le vitamine, l’ammalato sarà ormai un cadavere putrefatto.
Continueremo a lavorare con il medesimo impegno, con lo stesso spirito di sacrificio, subito dopo questa manifestazione: ma sia ben chiaro a tutti che le Forze di polizia, oggi rappresentate in questa piazza dai sindacati di tutto il Comparto Sicurezza e dalle migliaia e migliaia di operatori, denunciano la propria ferma indignazione contro questo governo e la sua politica.
Contro questo governo che più volte li priva di strumenti, di rispetto e tenta persino di privarli della loro dignità.
Noi oggi vogliamo urlare che comincia ad essere davvero troppo tardi, se il governo non inverte la sua politica e comincia ad investire immediatamente e in modo concreto, per impedire il collasso del sistema sicurezza.
Basta alle promesse vuote, agli impegni non mantenuti: siamo ad un punto di non ritorno.
Per questo, oggi da questa piazza, gremita da migliaia di lavoratori della sicurezza, posta vicino al Senato della Repubblica, oggi vogliamo lanciare un appello che speriamo non cada nel vuoto. Noi chiediamo con forza al Parlamento, con il consueto spirito di servizio per il Paese, di valutare, in sede di approvazione della Finanziaria per l’anno 2010, ogni possibile sforzo per garantire le adeguate risorse al nostro sistema sicurezza e ai suoi operatori che quotidianamente si sacrificano per garantire livelli di civile convivenza per tutti i cittadini.
In questa ottica chiediamo a tutti gli schieramenti politici che si diano da fare concretamente per dare risposte immediate e tangibili alla sicurezza del Paese e agli operatori che la garantiscono.
Noi, se il governo non ci ascolta, non ci fermeremo qui. Perché è in gioco il sistema sicurezza del nostro Paese e quindi la sua tenuta democratica.
Per questo oggi facciamo appello al signor Presidente della Repubblica, quale massimo garante delle nostre Istituzioni invocando, con un applauso fragoroso in modo che giunga sino al Quirinale, un suo autorevole intervento affinché possa dare una concreta speranza alle centinaia di migliaia di operatori delle Forze di polizia sulla tenuta e sul modello civile del sistema sicurezza del nostro Paese.
Perché per noi la sicurezza non è un costo ma un investimento; perché la sicurezza è un diritto e diritti non si tagliano, si difendono. Grazie a tutti.

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