Riaquistare e rifondare alcuni valori
Egregio Direttore,
chi scrive è un vecchio sostenitore della rivista Nuova Polizia e Riforma dello Stato prima, poi di Polizia e Democrazia, entrambe fondate dall’indimenticabile Franco Fedeli, sostenitore delle tantissime battaglie per la Riforma di Polizia.
Con Franco Fedeli avevo ottimi rapporti di amicizia e stima in quanto egli seppe interpretare molto bene il ruolo della Polizia in una società come la nostra, atteso che l’emancipazione sociale e le trasformazioni politiche richiedevano anche il rinnovamento delle Forze di polizia. Molto calzante quel titolo “da sbirro a tutore dell’ordine”.
Il Movimento per la riforma concretizzatasi con la legge 121/81 è stato più forte ed incisivo che non tutti i sindacati di Polizia messi insieme. Il quadro politico ed i partiti, in particolare il Pci e il Psi, sono scomparsi dalla geografia politica della nazione. Essi in Parlamento avevano avuto un ruolo preponderante in quanto la smilitarizzazione e la sindacalizzazione di Polizia era sinonimo di un diritto civile. L’attuale classe politica, con pochissime essezioni, appare veramente come un agglomerato umano che debutta nell’apprendistato.
Bisogna riacquistare e riformare alcuni valori di fare politica in quanto essa gestisce la società attraverso l’assicurazione di servizi, strutture ospedaliere, trasporti, ecc. Oggi, ‘ordine’ e ‘sicurezza’ costituiscono un polo di attrazione delle diverse classi sociali. Tutti rivendicano maggiore sicurezza; da Milano a Palermo, da Cagliari a Udine, eppure sembra parlare in un deserto dove nessuno è intenzionato ad ascoltare le istanze dei cittadini che rivendicano maggiore sicurezza e dall’altra le esigenze delle Forze di polizia che, senza mezzi e senza denaro, non sono in grado di garantire la pacifica convivenza.
Chi scrive, a distanza di molti anni dal Concresso del Siulp all’Ergife (Roma) 1982, continua a svolgere attività sindacale (segretario generale provinciale Uilps Messina) anche se si rende conto che, nella sostanza, il movimento sindacale non gode di buona salute. Ritiene tuttavia che il giornale sia uno strumento in grado ancora di svolgere un ruolo nell’ambito della società ed all’interno delle Forze di polizia.
Con questa breve nota indento manifestare la mia personale disponibilità a collaborare intensamente con la rivista Polizia e Democrazia.
Cordiali saluti.
Antonio Barbiero - Taormina Trappitello (Me)
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Vaccino per la PolPen
Caro Direttore,
gli operatori che sono quotidianamente a contatto con cittadini stranieri ed extracomunicati, con particolare riferimento al personale della Polizia Penitenziaria, vivono con preoccupazione la problematica relativa all’influenza da virus A/H1N1 che si sta rapidamente diffondendo. Una preoccupazione che ha seri e fondati motivi, considerando che il personale della Polizia Penitenziaria è in contatto con persone, provenienti dall’estero, che possono aver contratto l’influenza in questione e che i detenuti stranieri presenti sono circa 24mila. Per questo, con particolare riferimento, ma non solo, agli operatori della Polizia Penitenziaria, è opportuna una attenta valutazione affinché siano distribuiti guanti di protezione e mascherine ad hoc, che pur non potendo totalmente garantire una immunità dalla malattia, possono certamente contribuire a ridurre i rischi.
Esponenti dell’attuale governo hanno garantito che ci sarebbe stata la possibilità di vaccinarsi e ovviamente coloro che esercitano professioni “a rischio” saranno messi nella condizione di poter usufruire dell’opportuna profilassi. Ciò nonostante, pur consapevoli che l’influenza A/H1N1 deve essere ancora studiata ed approfondita, è evidente che le possibili modalità di trasmissione della malattia fino ad oggi individuate, espongono il personale ad un rischio di contagio elevato. Per tali ragioni si rendono necessarie adottare con urgenza provvedimenti per contribuire a ridurre i rischi di esposizione e contagio.
Cordialmente.
Donato Capece - Segr. gen. Sappe
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Una gita a Monaco
Gentile signor Direttore,
recentemente sono stato tre giorni in Germania visitando Monaco e dintorni, dove con gli occhi da semplice turista, molte cose mi hanno colpito positivamente. L’unica in parte negativa è di aver notato in circolazione pochissime automobili italiane, per altro come già lo scorso anno mi capitò di vedere in Francia nella zona parigina. A parte ciò, l’impressione avuta è che Monaco, capitale del land della Baviera, è veramente una bella e grande città di un milione e trecentomila abitanti, con un reddito procapite mediamente alto di circa 2.400 euro mensili. Attraversata dal fiume Isar, vanta monumenti storici e antiche tradizioni tra cui il Giardino reale, il Castellodi Nymphenburg, birrerie, la fabbrica della Bmw, quella di elettrodomestici e telefonini, la sede europea dei brevetti, la Cattedrale gotica, il nuovo e vecchio Comune, la medievale piazza Marienplatz, e così via.
Ma le cose che tengo a sottolineare tra le tante notate sono perlomeno sei. Accoglienza: è buona e all’insegna della cordialità che si percepisce subito, sia in alberto che al ristorante e in giro tra la gente. Pulizia: quasi nessuna cartaccia o lattina o cicche sono gettate a terra nonostante una affluenza umana notevole.
Senso civico: lo si intuisce anche nel rispetto reciproco, o nel mettere le auto solo negli spazi consentiti, o nell’usufruire, da parte della maggioranza della popolazione, dei servizi pubblici come tram e metropolitana.
Amore per il verde: si evidenzia nei moltissimi alberi e piante che segnano le strade e i viali della città sin dai primi anni Settanta, grazie a una politica istituzionale costante e lungimirante. Piste ciclabili pubbliche:un circuito fenomenale e ben tenuto, sparso per svariate centinaia di chilometri sul territorio, dal centro alla perigeria, stimola l’uso delle biciclette a persone di ogni età. Integrazione degli stranieri: già sono il 20% della popolazione, tra cui africani, slavi, italiani, asiatici, romeni, e ciò determina una comunità monacense multietnica. Essa viene perseguita e agevolata con disponibilità. seppure con leggi e normative severe ma includenti e non solo per questo, in zona il tasso di microcriminalità è tra i più bassi di Germania.
Urbanistica: a parte quelle di antica data, tutte le case nel dopoguerra sono state costruite con criteri sensati e moderni, rispettosi del paesaggio e del contesto urbano. Ben tenute anche esteriormente, pure nella tinteggiatura che, ogni 15-20 anni, va rinnovata per legge grazie a incentivi economici pubblici. Insomma, un grande territorio accogliente, pulito e ordinato, che migliora la qualità della vita della gente e agevola persino il turismo.
L’impressione, suffragata da dettagliate informazioni della locale guida accompagnatrice, è stata sorprendente e desta stupore e ammirazione. Il paragone con il nostro biellese, e molte città italiane, è doveroso, per cui mi permetto di dire che in rapporto a quanto accennato, in genere siamo rimasti indietro.
Urge una nuova coscienza etica e pratica, a partire da ciascuno di noi, per affermare comportamenti individuali e collettivi che obblighino amministratori e istituzioni a operare e legiferare meglio che in passato, in barba a intrallazzi interessati, speculazioni odiose, mazzette sporche, amici e compari corrotti, mafie di ogni tipo e a ogni livello.
Cordialmente.
Aldo Fappani - Valle Mosso (Bi)
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