Un soldato costa 26 euro al giorno
I militari inviati a Bologna dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, in supporto alle Forze dell'ordine, costano allo Stato 19 euro in più, ogni giorno, dei poliziotti impiegati negli stessi servizi.
A denunciare lo “spreco” sono stati i sindacati degli agenti di Polizia invitati in Comune a Bologna dalla Commissione Affari Istituzionali per illustrare condizioni e criticità della loro situazione lavorativa.
A sollevare per prima il problema è Rita Parisi, Segretaria provinciale del Siulp, definendo un “paradosso” l’investimento delle risorse nell’impiego di militari in città: “Non ha spiegazioni economiche, è la scelta politica di chi vuole dare il controllo del territorio a una divisa militare”.
L’indennità a cui ha diritto un militare utilizzato per svolgere funzioni che non gli spetterebbero, spiega Parisi, è di 26 euro al giorno (questo perché vengono “equiparati ad agenti di Pubblica Sicurezza”), mentre l’“indennità di servizio esterno” che un poliziotto percepisce, spiega più tardi Gianni Tonelli del Sap, è di sette euro.
Ci sono 19 euro di differenza, che secondo Parisi potrebbero essere risparmiate se i militari si mandassero al corso per diventare poliziotti. Infatti, dice Parisi, dato che “i militari sono l’unica forma di alimentazione dell’organico della Polizia” e nei giorni scorsi “dalle Scuole di Alessandria e Piacenza sono usciti 900 poliziotti provenienti dai ruoli dell'Esercito, per risparmiare sarebbe bastato mandare al corso anche i militari”.
“Perché non ammetterne al corso 960 invece che 900? In questo modo i 60 militari che abbiamo costerebbero 26 euro al giorno in meno”.
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Siulp
Il Segretario provinciale di Novara Tommaso Di Gaudio comunica: “Questa Segreteria provinciale ha tenuto un incontro on l’on. Roberto Cota. La delegazione del Siulp novarese, vista la carenza di organico e mezzi che soffre la Polizia di Stato di questa Provincia, ed in virtù della maggiore richiesta di sicurezza da parte della collettività, ha chiesto al parlamentare il proprio personale impegno per richiedere al Ministro dell’Interno:
- di garantire il ripianamento degli organici degli uffici della Polizia di Stato, almeno così come previsti dalla riorganizzazione degli uffici periferici del 1989, attualmente carenti del 30%, anche in virtù delle maggiori incombenze ricadute nel tempo in questo territorio, tra cui l’acquisto da parte dell’attuale Presidente del Consiglio di una residenza nel nord-est di questa Provincia;
- di istituire presso la Caserma attualmente in uso alla Polizia Stradale di Borgomanero, un commissariato di Ps, ovvero in prima istanza un Ufficio Distaccato (anche stagionale). Ciò al fine di poter garantire maggiore sicurezza nel nuovo alto novarese e il trattamento decentrato delle pratiche amministrative di esclusiva competenza legislativa della Polizia di Stato; ciò attingendo alle proprie risorse umane;
- l’adeguamento rispetto alle esigenze minime dei mezzi (la maggioranza delle vetture ha percorso da 150mila a 250mila km), con gravi difficoltà economiche per le riparazioni e la manutenzione ordinaria;
- l’adeguamento dei mezzi tecnologici, procedure più snelle per la loro assistenza e riparazione;
- la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture e degli edifici, per garantire ai lavoratori di Polizia condizioni minime di vivibilità e di decono; in questo argomento rientra anche la pulizia dei locali che ultimamente ha subito una riduzione del 50% del tempo assegnato alle ditte.
Il Siulp novarese è convinto che le legittime richieste dei lavoratori di Polizia di questa Provincia siano state prese in considerazione dall’on. Cota, auspicando che il suo intervento presso il Ministro dell’Interno possa portare i risultati attesi dalla categoria”.
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Silp-Cgil
Il Segretario generale Claudio Giardullo dichiara: “Ieri i poliziotti, oggi i magistrati e il loro organo di rappresentanza: è sempre più difficile convincere l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori che non vi sia, da parte di questo governo, un vero e proprio fastidio verso le Istituzioni impegnate sul versante della legalità, e in particolare verso chi, all’interno di queste Istituzioni, ha il compito di rappresentare i problemi organizzativi e funzionali con i quali ogni giorno le stesse Istituzioni devono fare i conti.
Esprimiamo, dunque, solidarietà alla magistratura e all’Associazione magistrati per gli inaccettabili attacchi a chi garantisce il controllo di legalità nel nostro Paese, nonostante le inadempienze del governo sui versanti delle risorse, degli organici e delle strutture destinate alla funzione di giustizia”.
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Coisp
Il Segretario generale Franco Maccari dichiara: “Dopo le inquietanti dichiarazioni di Berlusconi contro le Procure di Palermo e Caltanissetta, non possiamo che apprezzare le dichiarazioni del Presidente della Camera Gianfranco Fini, che a Gubbio ha invitato il Pdl a fugare ogni possibile sospetto di voler contrastare l’azione dei giudici sulle stragi di mafia del ’92.
Non può esserci ombra di dubbio sulla necessità di accertare la verità su quegli anni in cui si è consumato il sacrificio di giudici coraggiosi e di tanti colleghi delle Forze dell’ordine, che hanno dato la vita per uno Stato che non può ora voltare le spalle.
Non importa quanti anni siano passati: i cittadini devono sapere chi sono i responsabili di quella assurda mattanza, a maggior ragione nel momento in cui è sollevato il sospetto di connivenze e complicità nelle Istituzioni.
Oggi auspichiamo che il sussulto di legalità manifestato dal presidente Fini, venga esteso dalle dichiarazioni politiche ai provvedimenti concreti: a partire dal reperimento delle risorse necessarie al rinnovo del Contratto del personale della Polizia di Stato, per il quale bisogna immediatamente aprire le trattative.
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Sappe
Il Segretario nazionale Donato Capece comunica: “Lo Stato, il ministero dell’Interno, paga sei milioni di euro l’anno, anche quest’anno, per il nolo dei braccialetti elettronici per i detenuti che non vengono utilizzati. Si sono dimostrati inefficaci e oggi la loro tecnologia è obsoleta. Sono tenuti in una stanza blindata al Viminale, ma purtroppo il contratto firmato con la Telecom nel 2001 obbliga lo Stato a pagare e non solo, c’è anche una clausola che obbliga a non poter usare altre apparecchiature fino al 2011.
Riguardo al piano per l’edilizia carceraria, è intenzione del Consiglio dei Ministri affrontare il problema. Il piano prevede la costruzione di 15 nuovi istituti e il reperimento di 7mila nuovi posti attraverso la costruzione di nuovi padiglioni nei penitenziari già esistenti. Ma ci sono solo 200 milioni di euro messi a disposizione dal ministero delle Infrastrutture. Tutto il resto delle risorse finanziarie sono da trovare.
Bisogna avere il coraggio di trovare misure alternative e pensare a carceri più a misura d’uomo. In carcere devono stare detenuti con reati socialmente pericolosi o gravi”.
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Uil-Pa Sicurezza
Il Segretario generale Eugenio Sarno dichiara: “L’omicidio-suicidio perpetrato da un ssistente capo di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa reclusione di Eboli è il terzo evento delittuoso che vede coinvolto un appartenente al Corpo nel giro di pochissimi giorni. Davvero troppi per essere semplice coincidenza.
Infatti, noi riteniamo che non siano coincidenze ma concreti, palesi segnali di un profondo malessere che attraversa i poliziotti penitenziari, sempre più depressi e arrabbiati per le condizioni in cui sono costretti ad operare. Sentimenti che si ampliano nel constatare la distanza, il silenzio, l’insensibilità di chi è deputato a gestire, possibilmente risolvere, le notevoli criticità che si abbattono sul personale stremato.
Se davvero il premier Berlusconi vuole dedicare la propria attenzione al mondo penitenziario, lasci da parte utopistici ed irrealizzabili progetti e si concentri sull’immediatamente fattibile. Occorre urgentemente porre argine al baratro in cui tutto il personale sta sprofondando.
Occorre ridisegnare l’intera Amministrazione Penitenziaria, oramai accertatamente incapace di risolvere il benché minimo problema e pertanto inadeguata a rispondere ai bisogni e ad assolvere al proprio mandato.
Da tempo abbiamo lanciato l’allarme. Il suicidio di un assistente capo a Monza; l’omicidio-suicidio di un ex ispettore appena andato in pensione a Venezia e la tragedia nel salernitano, segnano con il sangue le responsabilità politiche e gestionali di chi aveva, ed ha, il dovere di intervenire e colpevolmente non lo ha fatto e non lo fa.
Evidentemente la distanza, l’insensibilità, il silenzio del Dap e del ministro Alfano continuano a produrre effetti orrendi e nefasti. Siamo stanchi degli appelli e degli allarmi disperati mentre la gente si ammazza ed ammazza.
Ionta e Alfano diano un segno della loro presenza e si dimostrino capaci di individuare soluzioni immediate. Altrimenti ne traggano le conseguenze e rimettano i rispettivi mandati”.
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Siap
La Segreteria provinciale di Napoli , raccolte le proteste dei colleghi, segnala con questa nota alcune problematiche che si verificano di sovente al personale del Reparto Mobile partenopeo quando viene inviato in servizio fuori sede a Roma: “Nel caso di specie, avviene quasi sistematicamente che i contingenti vengano informati erroneamente sulla durata della missione, sempre in difetto, con i conseguenti e comprensibili disagi famigliari ed organizzativi che ciò comporta. Un’incertezza che ha creato un crescente malumore perché, contrariamente a quanto avviene con le comunicazioni al nostro personale, gli albergatori che li ospitano sono invece a conoscenza dell’esatta durata della loro permanenza a Roma.
Si segnalano, inoltre, grosse difficoltà nell’organizzazione dei servizi, perché vengono pianificati direttamente dall’Ufficio Servizi del Reparto che mantiene i rapporti diretti con l’Ufficio di Gabinetto, tale modalità allunga ulteriormente i tempi per la pubblicazione degli ordini di servizio, creando di fatto disagio al personale.
Il caso di Napoli risulta però essere la punta di un iceberg; sono infatti molte le segnalazioni di analoghi problemi riscontrati tra il personale di altri Reparti Mobili che subiscono l’incertezza rispetto al servizio da espletare, in special modo quando si tratta di servizi fuori sede nella Capitale.
La Segreteria nazionale ha chiesto ai competenti uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza un intervento urgente, affinché vengano sanate le tematiche suesposte e venga permesso al personale del Reparto Mobile di Napoli di poter espletare il proprio servizio al meglio delle possibilità, servizio che, come è noto, è particolarmente disagiato”.
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Sap
La Segreteria di Torino comunica: “Siamo intervenuti con il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, attraverso la Segreteria generale, per segnalare la gravissima problematica che stanno vivendo i colleghi del Reparto Mobile in merito all’utilizzo delle nuove divise da ordine pubblico, consegnate prima dell’ultimo G8 a L’Aquila.
Su sollecito ministeriale sono state, infatti, diramate disposizioni al personale per chiedere di utilizzare, per il periodo invernale ormai giunto, le vecchie divise da ordine pubblico, considerando che le nuove sono estive. Si tratta di una determinazione che ha creato sconcerto e disagio tra gli operatori.
Ci chiediamo anche noi i motivi di una scelta a dir poco oscura, imposta - pare - da Roma: non sarebbe stato più ovvio prevedere una vestizione invernale con nuove divise ad hoc? Evidentemente, i tagli del ministro Tremonti hanno colpito anche i colleghi dei Reparti Mobili, visto che la situazione non riguarda solo Torino.
Una condizione inaccettabile perché non si può tornare ad utilizzare le vecchie divise inaugurate per il G8 di Genova del 2001 o addirittura per i mondiali di calcio italiani del 1990! Per altro, nell’ambito della sperimentazione ministeriale per la nuova divisa da ordine pubblico, si era concordata la possibilità di utilizzare la divisa estiva appena fornita anche per l’inverno, con l’accorgimento di indossare la giacca in goretex col sottogiacca in pile.
L’intervento immediato del Sap di Torino e l’azione della Segreteria generale col portavoce nazionale Massimo Montebove, stanno producendo un ripensamento delle decisioni ministeriali e adesso si dovranno trovare rapide e concrete soluzioni. I colleghi non possono morire di freddo e, soprattutto, devono utilizzare divise nuove e dotate di tutte le protezioni possibili. Se le metta Tremonti le vecchie divise da ordine pubblico”.
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Uil-ps
Il Segretario provinciale di Latina Roberto Tatarelli comunica: “Mentre tutti parlano di sicurezza e si cercano soluzioni bizzarre - come le ronde - i fondi, quelli veri, sono sempre di meno ed il controllo del territorio della nostra Provincia è al collasso.
Con un costante assottigliamento dell’organico e un carico di lavoro accresciuto nel tempo, il personale della questura e dei commissariati della Provincia ha ormai superato ogni livello di umana sopportazione.
Dirigenti di commissariati che formalizzano con asterischi il doppio turno del personale o lo straordinario programmato, ufficiali di Polizia giudiziaria che, a causa di continui disservizi, rischiano di non essere in grado di rispondere per tempo all’Autorità competente.
La situazione non è sostenibile: l’unica soluzione è una riorganizzazione dei commissariati pontini. Ce ne sono alcuni, come quelli di Fondi e Terracina, le cui funzioni potrebbero essere suddivise. Mentre i commissariati di Formia e Gaeta potrebbero essere accorpati con la chiusura di Gaeta, il cui personale, se trasferito a Formia, potrebbe garantire quel controllo del territorio ora carente”.
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