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Novembre/2009 - Contributi
Un’offensiva sbagliata
di Giuliano Zignani - Segr. Uil e Ugo Vandelli - Segr. Uilps

Alcuni dipendenti che negli ultimi mesi hanno visto il protagonismo incontenibile dell’onorevole Brunetta, ci chiedono se non sia il caso di rispondere colpo su colpo a tale aggressione.
Pensiamo che il Ministro, forte di un consenso popolare e di una forza parlamentare del tutto evidente, non abbia cercato un confronto su una legge poi imposta, ma abbia voluto semplicemente uno scontro mediatico e anche le repliche dei sindacati per contro replicare a sua volta o per sostenere che il sindacato fa opposizione politica.
Questo brutto gioco non ci ha convinto e continuiamo a pensare che sia sbagliato scendere al livello del Ministro in queste continue e dannose comunicazioni. Brunetta ha prodotto un grave guasto nel metodo di confronto, che andrà valutato compiutamente e concretamente nella stagione per il rinnovo dei contratti, dal cui esito si definiranno le iniziative di mobilitazione.
L’offensiva mediatica e legislativa contro i pubblici dipendenti ha prodotto dibattiti in quantità industriale, in alcuni dei quali si è assistito alla fiera delle ipocrisie. Benpensanti alla mercè di specifici interessi padronali o ideologici e politici in cerca di capri espiatori hanno spiegato che il male dell’Italia sono i pubblici dipendenti e festanti hanno conseguito consensi popolari mai registrati prima (al primato della ragione e del pensiero è stato sostituito il primato dell’istinto di massa).
Chi si colloca fuori dal coro agirebbe, secondo la parte più “moderna della pubblica opinione”, per corporativismo sindacale e anche qui... via con gli applausi... tanto è di moda attaccare il sindacato.
Cadono in questo tranello tanti cittadini comuni - lasciamo stare i cittadini “interessati” e per tutti ricordiamo gli evasori - lavoratrici e lavoratori dipendenti, pensionati, giovani in cerca di lavoro, ai quali va riconosciuta la buona fede; far credere che la macchina pubblica è solo fonte di sprechi a causa di tasse insopportabili crea un formidabile alibi per la futura privatizzazione di interi settori pubblici quali la previdenza, l’istruzione, i servizi locali, la salute.
Abbiamo già potuto toccare con mano cosa ha significato privatizzare alcuni servizi locali.
Togliere credito al sindacato confederale, certo non esente da responsabilità ma ancora oggi strumento insostituibile di rappresentanza di milioni di cittadini, significa togliere un grosso ostacolo che frena, e dare il via libera alla modernizzazione, che potrà così finalmente travolgerci.
La Cina è vicina e incombe! La posta in palio è alta: mantenere o ridimensionare lo stato sociale e la rete dei diritti ovvero quel sistema di redistribuzione delle risorse che anche attraverso i servizi pubblici rende un po’ meno diversi fra loro cittadini ricchi e meno ricchi. A molti non è ancora chiaro che i pubblici dipendenti sono lavoratori che garantiscono lo “stato sociale” e non è ancora chiaro che attaccando i dipendenti pubblici “in realtà si attacca lo stato sociale e la sicurezza della gente”.
Paradossali i tagli subiti dalle Forze dell’ordine in un momento di particolare difficoltà per la sicurezza pubblica. Per la Uil e per la categoria Polizia di Stato lo stato sociale e i dipendenti pubblici sono un patrimonio della collettività irrinunciabile ed essenziale. Migliorarne l’efficienza, l’efficacia e l’organizzazione è un obiettivo che ha sempre cercato di perseguire insieme ai dipendenti stessi.
Quella di “chi” non fa bene il proprio lavoro è una realtà con la quale occorre fare i conti; e peraltro nella consapevolezza degli stesi lavoratori che si vedono ingiustamente screditati da questa minoranza, lasciata “libera di agire da vertici non sempre attenti e ligi al loro dovere”.
L’onorevole Brunetta ha deciso di colpire tutti per educarne alcuni! Basti guardare ai tagli sulla retribuzione nei primi giorni di malattia... Chissenefrega se così penalizzo i malati veri, avrà pensato il Ministro, convinto anche dall’approvazione dei sondaggi. Il governo (forte dei numeri) ha fatto la legge nella compiacenza generale e anche nel silenzio compiaciuto di destra, sinistra e centro, in fondo è una scelta popolare che non conviene contrastare.
Come Uil e Uilps provinciale “rispettosamente” proponiamo al “coraggioso Ministro” qualche scelta analoga; giacché molti parlamentari sono assenteisti, proponiamo il metodo Brunetta, tagliamo le indennità del 20% a tutti e chissenefrega se quallcuno non si assenta o lo fa per ragioni giustificabili. Anche i parlamentari assenteisti, dopo pochissimi anni di legislatura, maturano il diritto ad una lauta pensione (loro possono), proponiamo ancora il metodo Brunetta e tagliamo questo privilegio; chissenefrega se qualche parlamentare si assenta per svolgere meglio il proprio ruolo di rappresentante dei cittadini.
E ancora: in Italia le tasse sono alte perché le pagano pochi, con gravi ricadute anche sullo stato sociale, proponiamo anche qui il metodo Brunetta applicando a tutti i cittadini con attività autonoma un incremento della tassazione del 20%, chissenefrega se diversi di questi professionisti pagano tutto il dovuto. Questo metodo semplificato può funzionare in queste e tante altre situazioni, tuttavia troviamo più liberale, più giusto e più democratico scovare i furbi e colpire solo quelli.
A nostro parere, accanto ad un dipendente furbo, e tanto più accanto ad alcuni dipendenti furbi, molto spesso siedono un dirigente, un funzionario, un direttore generale che a volte è troppo occupato a fare cose più “importanti” che non prendersi cura del loro settore e del loro personale. A volte sono compiacenti, a volte sono assenti loro stessi, a volte sono amici o amici degli amici di partito con interessi comuni.
La nostra organizzazione sindacale pensa che il datore di lavoro pubblico, nel ruolo politico di indirizzo e nel suo ruolo tecnico gestionale, sia il principale responsabile di ciò che avviene nei rispettivi Enti, dell’efficienza ed efficacia della propria struttura, della “trasparenza” nella conduzione dell’ufficio, della capacità di motivare il personale senza quei condizionamenti politici che originino due pesi e due misure nella valutazione del personale e nelle opportunità di carriera, così come è responsabile dell’abuso ingiustificato, avvenuto nel corso degli anni, di troppi soldi spesi per troppe consulenze esterne e prebende varie.
Dall’eliminazione di queste storture politiche e gestionali occorre procedere per onorare i tanti bravi lavoratori pubblici, motivarli ulteriormente o rimotivarli dove necessario, per dimostrare che anche nella Pubblica amministrazione è il merito e non la conoscenza di “chi conta”, o “l’appartenenza politica” che riconosce la professionalità.
Solo colpendo queste storture arriveremo a togliere quella cappa di coperture che a volte protegge i furbi, quei furbi che spesso sono necessari per mantenere un sistema di interessi diversi da quelli della collettività e solo allora la meritocrazia sarà uno strumento trasparente e condiviso.
Forse ci vuole troppo coraggio per fare anche questo, vero signor Ministro? Allora, cari politici, comunque sia, non dimenticate mai che sedete sugli scranni del Parlamento italiano per rappresentare tutti i cittadini.

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