In effetti la cosa è andata avanti per tanti secoli che nessuno ci fa più caso. Certo, a depredare le opera d’arte dell’antico Egitto avevano cominciato i Romani, portando nella capitale dell’impero quei magnifici obelischi che da tempo guardiamo come se fossero sempre stati nostri. E da allora la grande rapina era continuata, come testimoniano i musei dei Paesi europei ricchi di reperti egizi di ogni genere. In parte portati via “manu militari”, in parte rubati da poco scrupolosi archeologi (ma in Egitto pochissimi lo erano) spesso in combutta con le direzioni dei musei, in parte proveniente dal mercato nero alimentato dai ladri locali, e in parte acquistati più o meno legalmente.
Da alcuni decenni le autorità egiziane chiedono senza risultato il rientro in patria di almeno alcune delle opere sottratte, ma ora il dottor Zahi Hawass, capo delle Antichità egiziane del Cairo, ha deciso di dare un segnale forte, prendendo di petto il Louvre, che vanta una fastosa sezione egizia, la cui presenza sembra evocata dalla piramide di vetro eretta nella grande corte del museo. Il motivo del contendere è costituito da cinque frammenti di affreschi provenienti dalla Valle dei Re, nei pressi di Luxor, sottratti dalla tomba di un faraone, che il museo ha acquistato da un venditore non identificato. Da un ladro, afferma Hawass che nell’agosto scorso ha scritto alla direzione del museo una lettera indignata: “come può un museo comprare un oggetto sapendo che è stato rubato? Come si possono scoraggiare i predatori di tombe?”. E infine Hawass ha deciso di arrivare alla rottura dei rapporti con i colleghi francesi, annullando due conferenze, e soprattutto sospendendo i lavori sul sito di Saqqaram nei pressi del Cairo, diretti da archeologi del Louvre.
Per cercare una soluzione il ministro francese della Cultura, Frédéric Mitterrand, ha chiesto il parere della Commissione scientifica nazionale dei musei di Francia. Al di là della conclusione di questa vicenda, ci si chiede se l’Egitto voglia avviare una serie di richieste di restituzione: si ricorda, ad esempio, che, sia pure in sordina, vi sono dei contenziosi per la Nefertiti conservata all’Alten Museum di Berlino, per la famosa Stele di Rosetta, al British Museum, e e per il Canone Reale, al Museo Egizio di Torino.
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