Il linguaggio dei ragazzi è un fenomeno
che ci circonda. E’ divertente, creativo, ma
per molti rimane un mistero. Internet, le chat, l’uso
del cellulare, lo hanno profondamente
modificato, introducendo un moderno stile
di scrittura, una sorta di “codice cifrato”, composto
da numeri e abbreviazioni. Sui display di pc
e cellulari leggiamo parole come “c6, xkè, nn”. Ma
perché i giovani sentono la necessità
di creare un linguaggio tutto loro?
Si dice che la civilizzazione dell’uomo abbia avuto inizio con la comunicazione e con lo sviluppo di una delle abilità che meglio di altre hanno caratterizzato l'uomo civilizzato e che lo hanno accompagnato nel corso di tutto il suo processo di socializzazione interpersonale. Grazie alla comunicazione ed allo scambio di pensieri ed opinioni è stato possibile creare le prime società complesse e dare impulso alla progressione dello sviluppo sociale della specie umana, poichè comunicare rende possibili le relazioni tra più persone, superando così i limiti di ogni singolo individuo. La comunicazione umana è stata quindi la prima grande conquista dell’homo sapiens che ha reso possibile lo sviluppo delle prime antiche civiltà. Da allora la comunicazione umana non ha fatto altro che svilupparsi, articolarsi, arricchirsi e progredire, approfondendo il suo valore con studi sia delle componenti linguistiche che non verbali.
Ha accompagnato l’uomo in ogni istante della sua vita, evolvendosi ed adattandosi ai differenti settori umani, fino alla nascita delle lingue speciali, caratterizzate da un vocabolario ricco di termini specifici e peculiari di un determinato ambito. Ne sono un esempio il linguaggio burocratico, quello scientifico o quello filosofico.
Questo sviluppo e questa evoluzione ora rischia di arrestarsi per la presenza di una tecnologia comunicativa (sms, Internet, chat line, twitter, e.mail, …) che non segue e privilegia gli aspetti linguistici (come la forma, la sintassi, …), bensì privilegia gli aspetti temporali (come la velocità di comunicazione), quelli spaziali (come la brevità e la sintesi della comunicazione), quelli economici (come il basso costo della comunicazione) e quelli individuali (comunicare come esigenza personale anche in assenza di un interlocutore).
Questo tipo di comunicazione veloce, sintetica, abbreviata, economica, soggettiva, simbolizzata è massivamente diffusa all’interno della società occidentale (satura di tecnologia comunicativa), ed in modo particolare all’interno delle fasce giovanili, al punto da creare una nuova lingua speciale, gergale, sottoculturale, tipica dell’età adolescenziale. E' da considerarsi alla stregua di una nuova lingua, caratterizzata quindi da un vocabolario di termini specifici e difficili da decifrare, al punto da diventare un vero e proprio gergo, cioè una lingua utilizzabile e comprensibile solo da una cerchia ristretta di persone e caratterizzata da termini complessi.
C’è da chiedersi perchè i giovani sono indotti ad utilizzare un linguaggio così specifico e linguisticamente povero. Riflettendoci sopra si scopre che le motivazioni non sono poi così ovvie. C’è da considerare che l'età giovanile è una età difficile, poiché è caratterizzata dalla ricerca della propria identità, nel momento di passaggio e transizione dall’infanzia all’età adulta. In questa età di incertezza l'uso di un linguaggio autonomo, personale, gergale con i propri coetanei, permette ad un giovane di acquistare una propria identità, un senso di indipendenza dagli adulti formali ed un maggiore senso di forza nei confronti del mondo esterno.
C’è da aggiungere che l'ambiente giovanile è un grandissimo crogiolo di persone molto differenti tra di loro: c’è un diverso bagaglio culturale, diverse condizioni economiche, differenti provenienze geografiche, varie esperienze e vissuti di vita. Così come è stato ricordato nelle prime righe, l’evoluzione del linguaggio riflette necessariamente ed obbligatoriamente l'evoluzione dell'individuo. Quindi il linguaggio e le comunicazioni giovanili saranno eterogenee e variegate, così come lo è il mondo giovanile.
Quando si parla di “giovani” o di realtà giovanili occorre prima di tutto capire di chi e di che cosa si tratta. Giovane è un concetto molto soggettivo. Una persona di trent’anni è giovane dal punto di vista di chi ne ha cinquanta, ma è vecchia agli occhi di un adolescente. La stessa persona, indipendentemente dall’età, può avere cultura e atteggiamenti di vivace attualità o di antica tradizione, può essere “giovane” in alcuni comportamenti, “vecchia” in altri.
Uno dei dati più rilevanti è che nella società attuale non esistono “i giovani” come categoria omogenea. Non solo ci sono forti differenze individuali, per cui quasi nessuno appartiene totalmente a una “tribù” con caratteristiche condivise di cultura e comportamento, ma ci sono notevoli differenze fra le diverse età. Sappiamo che i “giovanissimi” (14-18 anni) sono molto diversi dai “più grandi”.
Nel mondo del linguaggio e della comunicazione giovanile, a parte l’ovvia “onnipresenza” della televisione, è evidente che il “menu” delle tipologie della comunicazione è molto più ricco rispetto ad altre fasce di età. Un caso particolare è quello ad esempio di Internet, dove si rileva una “spaccatura” fra l’uso che ne fanno i giovani (blog, chat), rispetto alla restante popolazione di navigatori (motori per la ricerca e l’informazione). Possiamo immaginare che i diciottenni di oggi, anche quando cresceranno, continuino a usare Internet in modo un po’ diverso. Possiamo aspettarci che per questa abitudine a collegarsi ad Internet guardino un po’ meno la televisione, leggano di più i giornali, e che leggano meno libri perché, specialmente con l’inizio del lavoro, “hanno meno tempo”.
Tornando alla varietà ed all’eterogeneicità del linguaggio giovanile, possiamo dire che queste si caratterizzano principalmente su tre elementi: il vocabolario, il luogo ed il tempo.
Sull’origine del vocabolario giovanile c’è da dire che la provenienza dei vocaboli è diversificata. Molti dei vocaboli particolarmente in uso nei giovani sono di origine dialettale, ed in particolare di provenienza meridionale. Come ad esempio il termine di “sfigato”. Sfigato è un vocabolo meridionale che inizialmente significava sfortunato, ma che nel linguaggio attuale dei ragazzi indica anche una persona disadattata e incapace. Molte altre parole di uso comune, spesso con significati relativamente forti, sono state traslate da altre forme gergali ed adattate per nuovi usi. Così ad esempio “ci stai dentro una cifra” viene detto a una persona che si stima molto, mentre “tipo” o “tipa” sono utilizzati anche per indicare il “fidanzato” o la “fidanzata”.
C’è da aggiungere che la popolazione giovanile è estremamente influenzabile dai mass-media, in modo particolare dagli spot pubblicitari e dai canali musicali (Mtv, All Music), per cui vari vocaboli del loro linguaggio sono tratti dagli slogan pubblicitari, imitando i modi di dire dei testimonial degli spot che sono spesso dei personaggi famosi.
Non basta, c’è dell’altro, come ad esempio l’osservazione che le fasce giovanili sono ricche di idee e di creatività. Ed anche per la lingua, i vocaboli e gli slogan, non si limitano a copiare, scimmiottare o riadattare termini, ma spesso di fantasia creano numerosi neologismi.
Al riguardo dei contenuti e delle tematiche che sono all’interno delle comunicazioni giovanili, c’è da dire che il linguaggio giovanile abbraccia numerosi campi differenti, ma che alla fine, restringendo, si concentra su quelli che sono gli argomenti che più interessano ai ragazzi: la sessualità, la scuola, il divertimento.
Le osservazioni degli esperti del linguaggio giovanile segnalano che in generale la lingua dei ragazzi cambia, si modifica, si aggiorna e distorce con nuovi vocaboli gergali molto rapidamente, seguendo il loro cambiamento di gusti sociali, scolastici e musicali. In questo modo si osserva che non solo nel passaggio da una generazione a un'altra, ma anche nel giro di pochi anni o di alcuni mesi, molti vocaboli vanno persi, mentre altri si mostrano più duraturi, sopravvivendo su più generazioni.
Passando ora a considerare quali siano le forme espressive nelle quali meglio si esprime il linguaggio giovanile, c’è da premettere che anche per comunicare, i giovani hanno canali propri. Il più utilizzato è, ovviamente, il canale della comunicazione orale. Molto meno diffuso è invece il canale della comunicazione scritta, vale a dire la trasmissione di pensieri ed opinioni attraverso l’utilizzo della carta e della penna come mezzo comunicativo.
Estremamente tipici e molto diffusi tra i giovani d’oggi sono invece gli sms (short message service), cioè - per i pochi che non li conoscessero - dei messaggi testuali mandati tramite il cellulare. Gli sms hanno la caratteristica che, per motivi di tempo e di spazio (dato che vi è un limite fisico di caratteri scrivibili), si cerca di abbreviare il più possibile ciò che si scrive. La necessità di brevità, per i limiti di spazio e per pagare tariffe minori, porta alla nascita di un tipico linguaggio estremamente sintetico, che si sviluppa in vari modi. Sempre più spesso si riassumono intere frasi con delle sigle, scrivendo semplicemente le iniziali di ogni parola (ad esempio “ti voglio bene” viene riassunto con t.v.b.). Altre volte invece si risolve il problema dello spazio limitato scrivendo solo le lettere più significative di una parola, quelle che la identificano e la contraddistinguono senza ambiguità. In questo modo la parola “con” diventa cn, “comunque” diventa “cmq” (molto utilizzato), “perché” diventa xkè, “sono” diventa “sn”. Inoltre, ove è possibile, si utilizzano simboli al posto di gruppi di lettere: al posto del verbo “sei” si utilizza “6”, al posto di “per” si utilizza “x”. Nella continua ricerca di sintesi ed abbreviazioni non mancano le classiche abbreviazioni, dove viene semplicemente accorciata la parola. In questo modo, ad esempio, “ci vediamo” diventa “c ved”, “rispondi” diventa “risp”. E non bisogna dimenticare l'uso della k al posto del gruppo ch, che permette di risparmiare la digitazione di un carattere.
L’abitudine alla sintesi, alla simbolizzazione, alle abbreviazioni si estende poi anche ad altre forme di linguaggio scritto. L’abitudine di sostituire il gruppo ch con la k è diventata molto diffusa, per cui la k viene utilizzata anche al di fuori degli sms, spesso anche al posto della semplice c, diventando così una caratteristica tipica e propria del linguaggio giovanile (sempre più spesso capita, per esempio, di vedere scritte sui muri come “okkupiamo la skuola”).
Un altro tipico canale di comunicazione giovanile è quello delle scritte sui muri. L’abitudine di scrivere sui muri abbraccia una fascia più ristretta di persone, ed è caratterizzato, oltre che da un linguaggio specifico, anche da grafie talvolta molto difficili da comprendere per chi non faccia parte di quella fascia d’età. I testi scritti sui muri, sempre e rigorosamente con vernice spray, possono essere semplici messaggi, ma talvolta vengono realizzare anche opere dotate graficamente di un certo valore. I cosiddetti “writers”, cioè coloro che scrivono sui muri, spesso si firmano con una “tag”, cioè la firma, che costituisce un loro soprannome.
Non bisogna poi dimenticare le chats, dei servizi nati insieme con la diffusione di Internet, che permettono ai vari utenti connessi a uno stesso sito di comunicare in tempo reale tra di loro. Le migliori chats possono arrivare ad avere migliaia di iscritti, e difficilmente può succedere che non vi sia nessuno connesso con cui comunicare, in qualsiasi ora della giornata. Il nome di chi utilizza una chat è anonimo, e al suo posto è utilizzato un “nickname”, cioè un soprannome.
La chat può essere utilizzata in senso positivo, come semplice mezzo di divertimento, favorendo gli scambi di idee tra persone, venendo in questo modo a contatto con differenti culture in poco tempo. Spesso tuttavia la chat rischia di assumere anche delle valenze negative. Può essere utilizzata da malintenzionati per conoscere ed adescare prede o vittime, come spesso succede per i pedofili o gli strupatori. Per molti giovani, inoltre, la chat diventa un mezzo di sfogo, di evasione dalla realtà, dove si può diventare ciò che si vorrebbe essere ma non si è: nella chat tramite il nickname si è anonimi, e si può dare di se l'immagine che si vuole.
Nel caso di Internet, una diffusa, ma infondata, leggenda riporta che fin dalle origini la rete fosse frequentata soprattutto da ragazzini. I fatti dimostrano che il nucleo “storico” della rete è formato da persone di svariata età, ma con una significativa concentrazione fra i 25 e i 45 anni. Ed ancora oggi sono in quella “fascia di età” le persone che si collegano più spesso. Negli ultimi anni è stata osservata una maggiore presenza online di giovani, ma l’uso tradizionale della rete, con gli scopi e gli obiettivi per cui è nata, rimane principalmente un comportamento da “adulto”.
Nella rete si chiacchiera, nelle chats, tra ragazzi, il più delle volte con perfetti estranei, con conversazioni abbastanza inutili e con persone dalla conoscenza superficiale. Succede che la persona nascosta dietro al nickname non la si ritrova più alla successiva connessione: ha cambiato chat. Dopotutto, a differenza del “mondo reale”, in questo caso non costa nulla inserirsi in una nuova aggregazione umana. Il mondo delle chats è un mondo facile anche per i ragazzi timidi ed introversi. Nessuno sa chi sei, non ci rimetti la faccia, non sei costretto a parlare subito, il comportamento da tenere non è troppo impegnativo e qualora si avverte noia, mai disagio, basta disconnettersi e nessuno verrà mai tacciato di scortesia. Difficile incontrare due volte la stessa persona sul web, impossibile ritrovarla con lo stesso nick, quindi nessuna paura di giudizi o brutte figure.
Tuttavia questa era la chat dei primi tempi, tutta circondata da quella ingenuità con cui le ragazzine grassocce, con l’apparecchio ai denti, si spacciavano per bionde pattinatrici a livello agonistico, mentre gli adolescenti brufolosi e sfigati raccontavano le proprie peripezie in sella a moto mai possedute. A volte si fissavano degli appuntamenti, altre volte addirittura si istauravano fidanzamenti virtuali ancora prima di vedersi di persona. In quel caso bastava inviare via mail una fotografia, magari quella della cugina più bellina.
Poi è arrivata Msn. Se andiamo a chiedere cos’è Msn al sito di Wikipedia, lei ci spiegherà che si tratta di un “client di messaggistica istantanea facente parte dei servizi di Windows Live on-line”. Se invece lo chiediamo a nostro figlio o a nostro nipote, ci risponderà che è il modo più semplice di mettersi in contatto contemporaneamente con gli amici per organizzare la partita di calcetto. In realtà si tratta di una delle più avanzate mutazioni genetiche della chat, un miglioramento della specie che senza alcun dubbio ha stravolto gli stili di vita e la comunicazione giovanile, almeno quanto gli sms. Con la comparsa di Msn i primi a convertirsi alla novità sono proprio i più giovani.
Il sistema Msn funziona necessariamente con un indirizzo di posta elettronica, il che permette di poter aggiungere solo quei contatti di cui si conosce la mail. Questo ha causato un meccanismo abbastanza interessante, simile a quello dei telefoni cellulare; i ragazzi si incontrano ad una festa, si scambiano l’indirizzo di Msn, tornati a casa aggiungono il contatto ed ecco fatto, è stato creato un canale di comunicazione.
Di meno rispetto al telefonino c’è il fatto che non si può reperire la persona in qualsiasi momento, ma solo quando questa si connette a Internet e apre la finestra di Windows Live Messenger. Di più c’è la casualità, componente fondamentale nelle relazioni tra adolescenti sempre a dibattersi tra scarsa autostima e l’orgoglio. In questo modo è facilissimo cominciare a parlare con il proprio innamorato segreto adducendo la tipica scusa “nessuna delle mie amiche è in linea e avevo voglia di fare quattro chiacchiere con qualcuno”. Oltre agli scopi pratici e ricreativi dell’utilizzo di questo servizio, c’è tutto un sottobosco che difficilmente Wikipedia ci racconterà, situato tra antropologia e costume.
In primo luogo il tipo di linguaggio che viene utilizzato. Come se non bastassero le abbreviazioni e le k gratuite a cui il popolo degli sms è da anni avvezzo, qui entra in campo un abuso smodato di emoticon. Per i pochi che ancora non lo sanno, si tratta delle faccine volte ad esprimere uno stato d’animo o che possono addirittura sostituire le parole mediante piccole animazioni. Ad esempio scrivi “ciao” e compare una faccina che saluta con la mano, o scrivi “dormire” e ti compare una faccina su un cuscino. Il problema è quando in una frase digitata ogni parola è sostituita da una faccina. In questo caso si tratta di veri e propri rebus, e per chi ha meno di 18 anni risulteranno del tutto incomprensibili.
Più sottile e raffinata è invece la storia delle frasi. Dal momento che la tecnologia di Msn permette di corredare il proprio profilo di “messaggio personale” con immagini, frasi ed altre simbologie, è possibile cambiare periodicamente l’immagine personale del proprio nickname, detta anche avatar rappresentativo, quasi come un vestito.
In questi casi è possibile osservare che c’è chi scrive frasi incomprensibili riguardanti la propria vita privata, decifrabili solo dal diretto interessato, ma che creano un’aria di mistero indubbiamente affascinante per gli altri utenti. In sostituzione al messaggio personale c’è anche la possibilità di far comparire il titolo e l’autore del brano musicale che si sta ascoltando in quel momento al computer.
Agli occhi scettici e perplessi di un adulto potrebbero sembrare dettagli, ma lo sono in proporzione a quanto riteniamo tali il vestito, il trucco, la borsa e gli orecchini che si indossano quando usciamo di casa. In più, proprio come l’immagine personale, il look, questi elementi, in mancanza di argomenti migliori, possono sempre servire a sciogliere il ghiaccio tra i vari utenti ed iniziare a dialogare, con frasi del tipo “Che bella borsa, cos’è? Fendi?” “Dove hai preso quelle scarpe?” “Come stai bene nella foto nell’immagine personale” “Che significa quella frase che hai messo?”.
Come se non bastasse, esiste nel mondo giovanile anche un insieme di convenzioni non scritte che distingue l’utente Msn “fico” dal primo arrivato non avvezzo a queste raffinate pratiche social-virtuali. Oltre alla frase misteriosa dell’avatar c’è anche lo stato personale, che avverte se il contatto è: In linea, Non al computer o Occupato. Quelli più smaliziati e che vogliono attirare l’attenzione su di sé, non sono mai In Linea, sono sempre Non al Computer, per dimostrare che loro non sono degli attaccati al Pc, oppure nello stato di Occupato, nel senso che se proprio stanno al Pc è solo per cose molto importanti. Se quando ti parlano, mantenendo il loro stato di Non al Computer, gli chiedi come sia possibile, visto che al computer ci stanno e come, loro ti risponderanno che non vogliono essere scocciati, per questo non hanno impostato il loro stato come In Linea. Scontata poi è la possibilità di aprire due finestre di Msn, quindi di sostenere due o più conversazioni differenti con amici diversi contemporaneamente, passando dall’uno all’altro.
Con le possibilità di Msn tuttavia non è finita qui. Se fino a poco tempo fa le ragazzine guardavano con occhi lucidi e un po’ invidiosi i telefilm su Disney Channel dove adolescenti proprio come loro, tranne per il fatto di essere americane, facevano delle entusiasmanti telefonate a tre, adesso queste chiacchierate multiple a distanza sono riproducibili anche dalle teenagers italiane con Msn grazie alla funzione “invita un contatto ad unirsi alla conversazione”. Quello che a volte esce fuori dall’abuso di questa funzionalità sono conversazioni gigantesche, caotiche, dove non si capisce nulla, del tipo venti e più utenti che scrivono senza riuscire a comunicare tra di loro e senza conoscersi, essendo stati aggiunti alla conversazione da amici diversi. Quasi un ritorno alla chat vecchia maniera.
Quelle che abbiamo appena scorso sono quindi le caratteristiche salienti del linguaggio giovanile, come abbiamo visto si tratta della eterogeneità del vocabolario, della varietà nel tempo e nei luoghi, nonché la varietà dei canali espressivi tipici e propri. E' quindi un linguaggio molto variegato, spesso contestato, raramente valorizzato, ma che, con i suoi pregi e i suoi difetti, rimane uno degli elementi che meglio caratterizzano la realtà giovanile ed i ragazzi di oggi.
(cannavicci@iol.it)
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