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Marzo - Aprile/2011 - Contributi
Gravi disagi organizzativi al commissariato di Cesena
di Ugo Vandelli - Segr. prov.le Uilps

Questa organizzazione sindacale, prendendo spunto dal grave disagio legato alla scarsa sicurezza dei cittadini del territorio cesenate, che in questo anno hanno visto l’esponenziale aumento di furti e rapine, intende denunciare la seria disorganizzazione in cui versa l’Ufficio Anticrimine del commissariato di Cesena.
Preliminarmente giova ricordare che il settore anticrimine è il primo ufficio del commissariato deputato a svolgere nel territorio cesenate le opportune indagini al fine di individuare ed assicurare alla giustizia gli autori dei reati.
Ciò nonostante, l’ufficio preso in esame è stato ridotto all’osso nell’organico e lasciato ad operare con mezzi tecnico/logistici obsoleti; inoltre il personale attualmente impiegato, pare, sia stato totalmente abbandonato a se stesso.
Infatti, lo scoro anno l’organico dell’ufficio, se pur insufficiente, era composto da 12 unità. Ad oggi, nonostante l’assegnazione in commissariato di 8 nuovi soggetti, come evidenziato ampiamente anche dalla stampa locale, l’organico si è ridotto a 10 operatori.
Pur con l’organico così ridotto, al personale in servizio vengono assegnate quotidianamente pratiche burocratiche di ogni tipo, dalle più generiche notifiche di atti giudiziari ed amministrativi, alla raccolta di informazioni, alla richiesta di accertamenti vari, provenienti anche da altri Reparti, ed alla trattazione di fascicoli di ogni genere, compresi quelli di competenza del giudice di pace.
Detta attività, seppur necessaria, distoglie gli agenti ed ufficiali di Polizia giudiziaria dalle più importanti attività di investigazione - fine primario dell’Ufficio Anticrimine - tanto più necessarie in questo periodo, in considerazione degli innumerevoli furti e rapine che stanno falcidiando la città di Cesena e le zone limitrofe.
In più occasioni e a vario titolo, è stato richiesto al dirigente del commissariato di aumentare l’organico dell’Ufficio per permettere agli operatori di potersi dedicare compiutamente alle indagini relative ai reati posti in essere, come ad esempio furti, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti e quelli ancor più delicati contro la persona. Il dirigente, in ogni occasione, ha “promesso” che avrebbe provveduto, ma, ad oggi, tutte le promesse sono state disattese, tanto che il personale è sempre più sommerso da fascicoli e notifiche, non riuscendo così ad intervenire quasi mai in un sopralluogo di furto e rapina al fine di raccogliere elementi utili all’individuazione degli autori del reato.
Il personale dell’Anticrimine, inoltre, nonostante sia insufficiente, viene spesso e volentieri impiegato in ogni genere di servizio: dall’ordine pubblico allo stadio, alle manifestazioni nelle piazze, agli eventi al Carisport, così come in ogni altra occasione, più o meno rilevante, alla stregua di un qual si voglia operatore di polizia.
Per quando riguarda detti servizi, in particolare quelli allo stadio e nelle piazze, il personale viene impiegato ovviamente in uniforme, a differenza della Squadra Mobile di Forlì, vanificando così gli sforzi fatti per assicurare la necessaria “riservatezza” degli operatori che durante la settimana, per ovvie ragioni, quando si dedicano ad indagini, anche delicate, prestano servizio in abiti civili.
Infatti, non si comprende come mai l’Amministrazione abbia l’onere di fornire abiti civili al personale, che per le funzioni svolte, non deve essere immediatamente riconoscibile, invece poi, lo stesso personale viene impiegato frequentemente in uniforme.
Detto questo, anche se a grandi linee, si chiede come può il personale impiegato all’Anticrimine svolgere serenamente la propria funzione, affidatagli dalla dirigenza, se lo attendono solo fascicoli da trattare che riguardano le notifiche, gli accertamenti burocratici, i servizi di istituto e non anche un’attività propria e specifica di intelligence?
Tra l’altro, le dotazioni tecnico-logistiche a disposizione del personale sono insufficienti, obsolete e inadeguate; così come le tre autovetture con colori di serie di cui dispone l’Ufficio Anticrimine, sono, eccetto una, considerate “d’epoca” e conosciute dai pregiudicati di tutto il territorio; tra l’altro, l’Ufficio non dispone di nessuna dotazione all’avanguardia, utile allo svolfimento delle indatini ed alla individuazione delle persone poste sotto controllo.
Altra nota dolente riguarda la scarna fornitura di personal computer, sia per scrivere che per effettuare gli accertamenti alle varie banche dati: sdi, anagrafe comune, compagnie telefoniche, Internet, ed altre ancora. Spesso accade che un computer, essendo quasi tutti datati, si rompa. A questo punto l’operatore di Polizia deve attedere che chi dispone di un pc funzionante si assenti, in quanto solo in questo modo si può proseguire nella propria attività istituzionale.
Per quanto riguarda i collegamenti alle banche dati, poiché molti computer non sono dell’Amministrazione, ma sono forniti da Enti o privati in comodato d’uso, ci è stato riferito che non possono essere collegati in rete poiché esiste una disposizione ministeriale in tal senso.
Premesso che altri Uffici, così come alla questura di Forlì, con le dovute “autorizzazioni” hanno i computer collegati in rete, non si capisce come mai al commissariato di Cesena ciò non possa avvenire. Se però così è, se ne deduce che la stessa ministeriale non dovrebbe permettere neppure la possibilità di utilizzarli negli Uffici di Polizia.
Alla luce di quanto sopra si invita il dirigente a far predisporre almeno due postazioni di computer autonome, collegate alle banche dati e accessibili a tutti gli appartenenti dell’Ufficio Anticrimine; dato che solo alcuni colleghi dispongono del computer dell’Amministrazione e lo stesso viene utilizzato sia per il lavoro quotidiano che per il collegamento alla rete.
A causa delle sopra citate anomalie procedurali-operative, accade che quando si ha necessità di fare un accertamento urgente, si invita chi utilizza il computer collegato in rete - abbiamo appreso che solo il 30%, sempre per disposizione ministeriale, possa esserto - ad alzarsi e andare a “fare un giro” per il tempo strettamente necessario all’accertamento; in caso contrario, il più delle volte si evita, si rimanda, si disattende. Altra disfunzione è creata dalla mancanza di un fax, strumento indispensabile per ricevere o inviare corrispondenza all’Autorità giudiziaria: quello esistente, rottosi un anno fa, ancora non è stato sostituito.
Ovviamente, questo stato di cose influisce negativamente nell’attività di tutti gli operatori di Polizia che chiedono solo di poter svolgere la propria funzione; ma principalmente danneggia il cittadino contribuente che, giustamente, pretende di ricevere un servizio efficiente, efficace, al passo con i tempi e magari che dia anche dei risultati concreti da parte degli investigatori ai quali è stato affidato tale delicato compito istituzionale.

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