Una certezza esiste, l’influenza A H1N1 - comparsa in Messico all’inizio dell’estate - va avanti. Nessuno (parliamo di scienziati ed esperti di sanità planetaria) sa con certezza cosa succederà nei prossimi mesi. I paesi finora colpiti sono 177, le persone contagiate sono più di duecentomila (il dato reale potrebbe essere molto superiore). Chi di voi sa veramente qualcosa su tale virus? Nessuno.
È vero che una qualunque epidemia stagionale fa molte più vittime, è vero pure che rispetto alla pandemia del 1918 - il virus mutò e diventò più pericoloso decimando circa 50 milioni di persone nel mondo (grazie Wikipedia) - questa influenza si scontra con una popolazione con un sistema immunitario sicuramente migliore. Ma rimane l’incognita: nessuno può prevedere come muterà in inverno il nuovo virus. La pandemia, che è passata da paesi in via di sviluppo a paesi come Stati Uniti, Giappone, Francia e soprattutto Gran Bretagna, è una realtà da non sottovalutare.
Cerchiamo di capire allora cosa è il virus A H1N1.
Il virus dell'influenza suina classica è stato isolato per la prima volta negli anni 30 del secolo scorso. Nel corso degli anni, sono emerse diverse varianti di virus influenzali suini; al momento, nei maiali sono stati identificati 4 sottotipi principali di virus influenzali di tipo A: H1N1, H1N2, H3N2, e H3N1. L’influenza suina è una malattia respiratoria acuta che colpisce i maiali, ma non si contrae mangiando la loro carne. I casi d’infezione umana da virus dell’influenza suina si possono invece manifestare in persone con esposizione diretta ai maiali e a contatto diretto con essi (per esempio lavoratori addetti ad allevamenti e industrie alimentari, frequentatori di fiere zootecniche). I primi decessi, infatti, sono avvenuti proprio in un paese come il Messico dove la macellazione della carne non segue delle rigide procedure igieniche ed etiche.
La trasmissione del virus da persona a persona, però, è più insidiosa. Infatti avviene con le stesse modalità di un’influenza classica, cioè attraverso la diffusione di gocce di secrezioni naso-faringee con la tosse e lo starnuto.
I sintomi che il virus A H1N1 comporta sono quelli dell’influenza stagionale: febbre, sonnolenza, perdita di appetito, tosse. In alcune persone si sono manifestati anche raffreddore, mal di gola, nausea, vomito e diarrea.
L’obesità e la gravidanza sono fattori di rischio per lo sviluppo di complicazioni gravi. L’età media dei pazienti in cura in terapia intensiva per l’influenza A è 40 anni, il 25% dei quali circa muore.
Il virus, poi, ha un piccolo vizio: mostra capacità mutanti, sviluppando ceppi resistenti agli anti-virali. Questo vizio crea anche dei problemi per il vaccino. Una vaccinazione di massa non potrà essere compiuta prima di novembre o dicembre, il vaccino servirà soprattutto per proteggerci da un suo ritorno nel 2010, ma un mese dopo lo scoppio dell’epidemia il vaccino serve a poco. Questo ritardo è dovuto soprattutto ad un difetto del primo ceppo virale che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fornito alle case farmaceutiche.
In genere per fabbricare un vaccino, si mette in coltura il virus su delle uova di gallina per farlo moltiplicare. Ma questa volta la coltura sulle uova del ceppo “californiano” (quello difettoso) è risultata tre volte più lenta, e il numero di dosi da sintetizzare sono molte. Si è quindi ripartiti con un nuovo ceppo, ma il tempo stringe e i governi hanno già versato molti soldi alle potenti cause farmaceutiche.
In tutto questo caos una cosa è certa, tutti gli esperti interpellati (compresi molti italiani) affermano che i problemi più grandi li affronteranno le strutture sanitarie. Molti medici neo-pensionati sono stati richiamati, con l’arrivo delle basse temperature la paura e l’influenza manderanno sicuramente gli nel caos gli ospedali di mezzo mondo.
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