E’oramai sotto gli occhi di tutti, quanti e quali siano gli impegni a cui sono chiamati ad assolvere i poliziotti, durante le varie manifestazioni di piazza o sportive. Però non è altrettanto noto quale sia il vero trattamento che viene riservato alle donne e agli uomini della Polizia impegnati in questi ambiti. Basta accendere la tv per vedere dove, come e quando sono impiegati gli operatori di Polizia. Dalla più piccola e banale attività di ordine pubblico a veri e propri grandi eventi, leggasi visite di Capi di Stato, eventi internazionali (politici o sportivi).
Prendendo spunto da queste esposizioni, che sono riscontrabili in ambito nazionale, è d’obbligo continuare a mantenere una finestra aperta su tutto ciò che accade in materia di tutela della salute di chi è chiamato a garantire l’incolumità collettiva.
Per le questure, in linea di massima, tutti gli eventi prevedibili e quelli di calendario, come le visite di Capi di Stato esteri, il campionato di calcio e le varie manifestazioni sportive (sindacali e politiche), diventano, inevitabilmente, situazioni emergenziali da far ricadere sui poliziotti che vengono impiegati sulla strada con orari che vanno ben al di là delle canoniche griglie contrattuali, violando costantemente gli accordi sindacali, stravolgendo di fatto le programmazioni settimanali, e con ciò anche la vita privata di centinaia di uomini e donne della Polizia di Stato.
Di solito, accanto al danno, di pari passo va anche la beffa. Del danno, per libera scelta, si è preferito fare ben poca prefazione, anche perché si rischierebbe di essere ripetitivi e monotoni per cose dette e ridette, quindi è il caso di passare a piè pari alla beffa.
Gli uomini e le donne della Polizia che vengono impiegati in eventi ordinari, ma che per le questure, come già detto, vengono considerati straordinari, sono sottoposti ad orari che vanno ben oltre quelli previsti, e per un rafforzamento fisico vengono alimentati, in genere, con due panini ripieni di affettato, un frutto, due bottiglie di acqua da 50ml, e quando va bene anche una confezione di carne in scatola. Il tutto, contenuto all’interno di un sacchetto di plastica che non si sa bene ne dove ne quando e da chi, sia stato confezionato.
Da sempre ci siamo domandati perché il datore di lavoro non vigili sulla qualità e sulla quantità dell’apporto nutrizionale che viene fornito ai lavoratori, impegnati ore e ore nelle piazze e negli stadi, e con quale superficialità e approssimazione sia stata da sempre gestita la questione relativa al confezionamento e alla distribuzione dei pasti.
Altro elemento di folklore è quello rilevato dalle telecamere di RaiNews24 sulla piazza di Roma, tempo addietro, e afferente al mezzo con cui furono forniti i pasti durante la visita del Presidente Bush. Il mezzo utilizzato in quell’occasione per distribuire i pasti era lo stesso che di solito viene utilizzato per effettuare traslochi e trasporto di rifiuti. Non fu adottato un mezzo frigorifero in grado di garantire una certa temperatura, come peraltro dovrebbe essere, poco importa se i 40 gradi di temperatura avevano infuocato tutta la lamiera, trattenendo tutto il calore possibile, a tutto discapito delle vivande che in esso erano contenute. Le immagini passate da RaiNews24 erano decisamente sconsolanti per una nazione che si definisce tra le “grandi del mondo”!
E’ fuori discussione che in questi casi la sorveglianza, da parte del datore di lavoro, sia pressoché inesistente, e la vigilanza sanitaria non da meno. Basti evidenziare che in queste situazioni, chi consegna il cosiddetto 1° ordinario, con la formula del “catering nostrano”, non è sicuramente in possesso del previsto tesserino sanitario e tantomeno abilitato alla distribuzione dei generi di conforto.
La questione relativa alla sorveglianza, tutela e salvaguardia della salute dei lavoratori non è regolamentata da accordi sindacali tra le parti, bensì da precise leggi dello Stato (d.l. 155/97 e L. 81/2008, tanto per citarne due a caso), ma che vengono puntualmente disattese.
Nel caso in questione non viene distinta la figura istituzionale da quella di datore di lavoro, ma in un apparato quale può essere quello della Polizia di Stato, viene fatta sempre prevalere la figura istituzionale, e quindi gerarchica, lasciando in secondo piano gli obblighi previsti dalla legge 81/2008. Riteniamo che i questori debbano adempiere a quelli che sono i loro doveri istituzionali, ma che con altrettanta puntualità e rigidità, debbano assolvere a quelli che sono gli obblighi previsti nella loro figura di datore di lavoro.
Il sindacato, con il passare degli anni, anziché rivestire una figura prettamente conflittuale, è divenuto altamente propositivo, risultando, sempre di più, la punta avanzata della democrazia negli ambienti di lavoro.
E’ un peccato dover rilevare, con sempre maggiore frequenza, il fattore inversamente proporzionale da parte dell’Amministrazione, che risponde con nette chiusure e fragorosi silenzi.
E’ altresì utile fare un breve passaggio su una indagine condotta dalle associazioni di settore Augem-Fipe e Ancst-Lega Coop, che hanno puntato il dito contro il sistema delle gare d’appalto delle mense, svolte con criteri che favoriscono le corse al ribasso, minacciando quindi la qualità, la quantità di cibi e servizi. Le associazioni proseguono asserendo che il 30% dei circa 854 milioni di pasto, distribuiti ogni anno in Italia, sarebbero a rischio (una indagine Fipe dice che di questi, 260 milioni sono prodotti da lavoratori senza formazione).
Siamo portati a credere che anche i cibi forniti ai poliziotti facciano parte degli 854 milioni di pasti in considerazione delle associazioni di settore. Basterebbe poco per rendere più agevole, efficiente ed igienico, un servizio tanto delicato quanto importante per la salute di quanti sono chiamati ad assolvere lunghi turni di lavoro in mezzo alla strada.
Sino a che non si prenderà atto che queste scelte di “pesudo catering alla nostrana” o al “fai da te”, sono decisamente errate, e fino a che non si propenderà per andare nella direzione dell’assegnazione dei ticket restaurant, sarebbe opportuno attuare dei piccoli ma semplici accorgimenti, che si chiamano rispetto delle norme e della dignità delle persone.
Tutto ciò, oggi, è raggiungibile con un semplice colpo di mouse.
Grazie al potente strumento che è la rete delle reti, siamo in grado di mettere a disposizione due documenti, il primo dei quali concerne l’igiene dei prodotti alimentari (d.l. 26/5/97 n. 155). Il secondo, un approfondito studio del Cnr relativo agli aspetti qualitativi e quantitativi degli alimenti per il servizio di ristorazione.
Confidiamo in quanti sono preposti a far rispettare le leggi, che a loro volta siano i primi garanti delle leggi medesime.
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